• Non ci sono risultati.

Michele Finell

2. Il Risorgimento: Carrara, Fivizzano, Massa

2.2. Carrara mazziniana

Nonostante la vicenda del monumento di Mazzini a Carrara sia stata ampiamente indagata, essa merita uno spazio di rilievo poiché rientrò, come ha ricordato Massimo Baioni, nel processo di «un uso più intenso e dinamico dei miti risorgimentali e dei rituali connessi […] implica[ndo] il coinvolgimento di settori emergenti della so- cietà (conseguenza anche della riforma elettorale del 1882)»7. Sulla realizzazione dell’opera influirono senz’altro la legge sull’elezione diretta del sindaco, voluta da Crispi nel 1889 per bilanciare l’auto- ritarismo dei prefetti e l’approvazione in Parlamento, nel marzo del 1890, del disegno di legge presentato dallo stesso Crispi per l’erezio- ne del monumento nazionale a Mazzini nella capitale8. Lo Statista siciliano aveva imposto un controllo serrato sulle forze repubblicane e democratiche, le cui iniziative subivano l’ostracismo delle forze di pubblica sicurezza, ma il suo progetto di legge aveva in qualche modo ‘incoraggiato’ le amministrazioni progressiste locali a soste- nere i comitati di matrice democratica. A Carrara l’idea del mo- numento nacque nel 1872, sulla scia emotiva suscitata dalla morte di Mazzini, ma si concretizzò solo dal novembre del 1889, quando grazie alla nuova legge fu eletto sindaco il repubblicano Gerolamo Ratto; egli formò una giunta progressista composta dagli assessori repubblicani Pantaleone Del Nero, Andrea Raffo e Battista Cozzani e da quelli socialisti Andrea Serra, Oreste Dell’Amico e Amedeo Conserva9. La partecipazione delle forze democratiche alla realizza- zione del monumento fu corale, a partire dagli autori, Alessandro Biggi e Giuseppe Garibaldi: consiglieri comunali e sostenitori della giunta Ratto, entrambi erano professori all’Accademia di Belle Arti 7 Baioni, Introduzione, in I volti della città cit., p. 14.

8 Si veda al proposito Finelli, Il monumento di carta cit., p. 42.

9 A questo proposito cfr. M. Finelli, L’edera e il marmo. 160 anni di mazzinia-

di Carrara e scultori di fama internazionale10.Garibaldi era anche il cassiere del «Comitato promotore per il Monumento a Giuseppe Mazzini in Carrara», sodalizio che aveva raccolto le adesioni di asso- ciazioni repubblicane e di circoli socialisti; quattro dei sette membri della direzione erano consiglieri comunali: oltre a Garibaldi vi figu- ravano il presidente, l’avvocato Pantaleone Del Nero e i vicepresi- denti, A. Contigli e Riccardo Traggiai11.

Nel maggio del 1890, a due mesi dall’approvazione del progetto di legge di Crispi, il Consiglio comunale deliberò all’unanimità di collocare il monumento in uno dei luoghi più simbolici della cit- tà, piazza dell’Accademia, tra l’Accademia di Belle Arti, il Palazzo Comunale e la Chiesa del Carmine; tra il febbraio e l’aprile del 1892 l’assemblea civica intervenne con un contributo di tremila lire ad integrazione della sottoscrizione popolare. Il monumento fu inaugu- rato il 25 settembre del 1892, poche settimane prima delle elezioni politiche: come sempre lotta politica e celebrazione della memoria si mescolavano. L’evento avrebbe dovuto rafforzare la candidatura del milanese Antonio Maffi, collaboratore di Felice Cavallotti, eletto nelle suppletive del 1891 tenutesi a causa della morte del deputato del Collegio, Giovanni Pellerano. Ben presto Maffi «deluse profon- damente i progressisti carraresi per la superficialità dei suoi pubblici discorsi e per il poco tempo dedicato agli interessi del Collegio»12. Erano soprattutto le frange di matrice repubblicano-collettivista, vi- cine alle posizioni degli anarchici e dei socialisti, a esprimere ostilità nei confronti della sua candidatura, alla quale guardavano invece con favore i repubblicani ‘istituzionali’ di Aurelio Saffi. L’inaugurazione, articolata su due giornate, non riuscì a sanare i contrasti all’interno dello schieramento progressista. Il 25 settembre lo scoprimento della statua fu seguito dall’orazione di Giovanni Bovio, uno dei maggiori 10 Biggi aveva realizzato, tra gli altri, il monumento all’«Indipendenza Argentina» di Buenos Aires, mentre Garibaldi aveva vinto la medaglia d’ar- gento all’Esposizione Mondiale di Parigi.

11 Cfr. Finelli, La memoria di marmo cit., p. 24.

12 A. Bernieri, Storia di Carrara moderna, 1815-1935, Pisa, Pacini, 1983, p. 146.

esponenti repubblicani, mentre per il 26 era previsto il comizio di Maffi. La prima spaccatura si ebbe nella giornata del 25, quando il «Fascio Repubblicano Giuseppe Mazzini» inaugurò il proprio ves- sillo sociale prima di partecipare alla cerimonia ufficiale. La rottu- ra definitiva fu consumata il giorno successivo, quando duecento tra anarchici e repubblicani collettivisti disturbarono il comizio di Maffi, prima di abbandonare la sala del Teatro Animosi. A nulla ser- vì il tentativo di riconciliazione tentato da Bovio nei giorni seguenti: la loro defezione dalle urne determinò la sconfitta elettorale di Maffi, che perse il Collegio contro il deputato massese Silvio Pellerano, un moderato legato agli interessi dell’industria locale13.

Figura 1. Monumento a Mazzini, Carrara, piazza dell’Accademia. Foto di Michele Finelli

Il monumento (fig. 1) è indubbiamente pregevole e riflette i canoni dell’iconografia risorgimentale. Il piedistallo, realizzato da Garibaldi, presentava due allegorie: una, la lupa ferita, descriveva «il proditorio assassinio della Repubblica Romana»14, l’altra, «costituita

13 Si veda al proposito La memoria di marmo cit., p. 25. 14 «Lo Svegliarino», 28 settembre 1892.

da un artistico trofeo di armi e bandiere»15, raffigurava il «Pensiero e l’Azione», simboli dell’attività mazziniana. Secondo il foglio demo- cratico «Lo Svegliarino», che dedicò un numero speciale all’inaugu- razione, la statua, opera di Biggi, coglieva «Mazzini nell’atto in cui il sommo Maestro apprende la notizia di qualche nuova sciagura destinata forse ad inceppare la realizzazione del suo grande disegno: la resurrezione d’Italia, l’unità della Patria»16. Beniamino Gemignani ha definito «fantasia popolare» l’interpretazione del giornale, soste- nendo che «il monumento effigia Mazzini nell’atto di proporre, me- ditando, la Legge della nuova Italia»17. La verità è che si potrebbero accettare o rigettare entrambe le interpretazioni. Se rappresentare Garibaldi era estremamente semplice, non si può dire la stessa cosa per Mazzini, un uomo politico, un intellettuale, la cui penna dal punto di vista dell’impatto visivo è certamente meno efficace di una sciabola.

Il monumento di Carrara diventò immediatamente il riferi- mento delle manifestazioni repubblicane di maggior spessore: il 10 marzo, anniversario della morte di Mazzini; il 22 giugno, gior- no della nascita; il IX febbraio, anniversario della proclamazione della Repubblica Romana. Le commemorazioni, ispirate da una ‘liturgia laica’, seguivano un programma cadenzato dall’affissio- ne di un manifesto per le strade della città e delle frazioni, da un corteo di omaggio alla statua e dal comizio di un esponente del Partito Repubblicano. Il programma del 1912, quarantesimo an- 15 Ibidem.

16 Ibidem. «Lo Svegliarino», periodico di indirizzo democratico-repubblicano, fu una delle più autorevoli voci politiche della provincia di Massa-Carrara fino all’avvento del fascismo. Nato come organo degli azionisti dissidenti della Banca del Popolo di Firenze, divenne, dopo il suo fallimento, l’organo del blocco progressista repubblicano, che lo acquistò nel 1876 cambiando il nome da «Lo Svegliarino» a «Lo Svegliarino». Fu il punto di incontro e di dialogo tra tutte le forze democratiche, dai repubblicani ai socialisti, spe- cialmente dopo la vittoria del Blocco Progressista alle elezioni comunali del 1877. A questo proposito, cfr. M. Bertozzi, La stampa periodica in provincia

di Massa-Carrara, 1860-1970, Pisa, Pacini, 1979, pp. 17-21.

niversario della morte di Mazzini, è esemplificativo. In un articolo dal titolo Pel X Marzo, la «Sveglia Repubblicana», periodico della Federazione provinciale del Pri, presentò il programma della gior- nata: «Domenica 10 marzo ricorrendo l’anniversario della morte di Giuseppe Mazzini, questo Fascio unito ai Circoli delle Ville si recherà in corteo a deporre una corona sul monumento ricordante il Maestro. […] È rievocazione e manifestazione che ben si merita chi per mezzo secolo lottò e soffrì per il bene di tutti, perseguitato e dannato a morte, e spirando straniero in terra italiana». Il 9 marzo fu pubblicato il manifesto commemorativo affisso per le strade della città dal Pri: «Né tempo né barbari sono valsi a logorare la memoria del Grande Genovese che per mezzo secolo e primo fra tutti seppe affrontare la vecchia Europa alla quale contrappose il diritto dei popoli, la dignità delle nazioni: Giuseppe Mazzini». Il 10 marzo si tenne il corteo, cui aderirono anche i circoli di Avenza e Fossola. Dalla sede del Pri di Ponte Baroncino i partecipanti giunsero a piaz- za dell’Accademia, dove furono poste due corone, una delle quali recanti i famosi versi di Carducci dedicati a Mazzini: «Esule, antico, al ciel mite e severo, Alza or il volto che giammai non rise, Tu sol – pensando – o ideal sei vero». Anche l’Amministrazione comunale fece apporre una corona al monumento, esponendo «lo stendardo a mezz’asta al palazzo rosso». Successivamente, nella sede del partito, il segretario comunale Edgardo Lami Starnuti tenne la commemo- razione ufficiale18.