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Fivizzano ‘conciliatorista’

Michele Finell

2. Il Risorgimento: Carrara, Fivizzano, Massa

2.3. Fivizzano ‘conciliatorista’

Le quattro lapidi poste sulla facciata del Palazzo Comunale di Fivizzano tra il 1878 e il 1890 e dedicate a Vittorio Emanuele II, Garibaldi, Cavour e Mazzini, meritano attenzione poiché è inusua- le trovare nel panorama nazionale un omaggio collettivo ai quattro ‘padri della Patria’; la prospettiva ‘conciliatorista’, che presentava il Risorgimento come un processo armonioso e privo di contrasti fra i suoi protagonisti principali trovò infatti maggior spazio nei testi 18 Si veda al proposito La memoria di marmo cit., p. 26. Su Edgardo Lami Starnuti, si veda M. Finelli, Un sindaco repubblicano nell’Italia monarchica, «Annali della Fondazione Ugo La Malfa», XXIII, 2008, pp. 185-196.

scolastici che nelle piazze. L’affermarsi di questa visione a Fivizzano è senza dubbio ascrivibile alla convivenza dei moderati e dei democra- tici, frutto di una comune avversione verso gli Austriaci, maturata a partire dal 1847, quando il passaggio anticipato dal Granducato di Toscana al Ducato di Modena fu vissuto in modo traumatico dai fi- vizzanesi. Nell’ottobre del 1847, infatti, a causa delle disastrose con- dizioni finanziarie del Ducato di Lucca, Carlo Ludovico chiese di anticipare l’applicazione dal Trattato di Firenze del 1844. L’accordo, firmato dal Granducato di Toscana, dal Ducato di Modena e Reggio e da quello di Parma e Piacenza per attuare alcune disposizioni del Congresso di Vienna e razionalizzare i confini tra Lunigiana e Garfagnana, prevedeva che alla morte di Maria Luisa d’Austria, du- chessa di Parma senza diretti successori, il Ducato di Lucca sareb- be passato al Granducato di Toscana, che - a sua volta - avrebbe ceduto Pontremoli con Caprio, Zeri, Bagnone, Filattiera, Lusuolo, Terrarossa e Albiano al Ducato di Parma, mentre Fivizzano sarebbe finita al Ducato di Modena.

In quella fase delicata Mazzini identificò nella Lunigiana la regio- ne da cui far partire una eventuale guerra contro gli Austriaci, raffor- zando la propaganda sul territorio, mentre i moderati fivizzanesi, sfu- mato il disegno neoguelfo e persa la fiducia nel Granduca, comincia- rono a guardare con interesse al Regno di Sardegna19. Figura rappre- sentativa e ancora poco nota di questa temperie politica fu il medico Michele Angeli, inviato dalla cittadinanza a trattare con Leopoldo II per scongiurare il passaggio al Ducato di Modena. Angeli parteci- pò personalmente alla ‘rivoluzione’ culturale portata dai Congressi degli Scienziati; da educatore si impegnò in prima linea nell’inse- gnamento di umanità e retorica nel Ginnasio di Fivizzano, delle cui scuole pubbliche divenne direttore nel 1863; poeta (fu grande amico di Giuseppe Giusti), ha lasciato una ricca produzione di terzine e sonetti: in particolare si segnala quello In morte di Giuseppe Mazzini, 19 Si veda al proposito l’esaustivo saggio di A. Volpi, Note sul 1848-49 a Massa

e Carrara, in Curtatone e il 1848 toscano, italiano ed europeo: la trasformazione di un popolo in nazione, a cura di P.F. Giorgetti, Pisa, ETS, 2010, p. 555, e in

dedicato nel 1872 alla Società operaia di Fivizzano, fondata nel 1864 da Giacomo Ricci, luogotenente di Mazzini in Lunigiana20.

Il fortissimo legame tra la località lunigianese e Firenze emerge anche nella biografia di Adolfo Bartoli, letterato di fama interna- zionale e autore dei testi delle lapidi dedicate a Vittorio Emanuele II e Garibaldi. Chiamato nel 1857 da Giovan Pietro Vieusseux a collaborare col prestigioso «Archivio Storico Italiano», Bartoli fu au- tore di una importante Storia della letteratura italiana, reputata da Alessandro D’Ancona «un lavoro che dovrà esser sempre consultato da chi si occupi dei primordi della nostra letteratura»21; sostenito- re di Gioberti e successivamente filopiemontese, egli mantenne con coerenza le sue posizioni antiaustriache, al punto da rifiutare la cat- tedra di letteratura italiana all’Università di Vienna22.

La cronologia dell’apposizione delle lapidi seguì la ‘gerarchia’ della narrazione ufficiale del Risorgimento: Vittorio Emanuele II e Garibaldi rispettivamente nel 1878 e nel 1882, anni della loro morte; Cavour nel 1885 e Mazzini nel 1890. Di seguito l’epigrafe dedicata a Vittorio Emanuele II:

Questo marmo | qui posto per deliberazione del Comune | dica alle più lontane generazioni | il dono di Fivizzano | per la morte | di | Vittorio Emanuele II | che | eroico sui campi di battaglia | sapiente nei consigli di Stato | redimeva l’Italia | si assise Re al Quirinale | ed ebbe gli onori del trionfo | quando andò a riposarsi nel Pantheon | acclamato da tutto un popolo Padre della Patria | salutato dall’Europa intera | miracolo d’uomo e di principe (1878).

Il testo esalta le gesta del ‘Re Soldato’, avvalorandolo come l’arte- fice principale dell’Unità. La lapide a Garibaldi fu collocata l’11 giu- 20 Si veda al proposito Id., L’Edera e il marmo cit., p. 28 e R. Mori, La lotta

sociale in Lunigiana, 1859-1904, Firenze, Le Monnier, 1958, p. 34.

21 G. Sforza, Adolfo Bartoli, in Atti e Memorie della Regia Deputazione di Storia

Patria per le provincie modenesi, Serie VI, vol. I, Modena, G.T. Vincenti e

Nipote, 1908, p. 111. Su Adolfo Bartoli si veda anche A. Benedetti, Vita di

Adolfo Bartoli, storico della letteratura, Pisa, Il Campano, 2013.

gno del 1882, a soli nove giorni dalla sua morte, durante la frenetica corsa dei Comuni italiani a celebrare il Generale:

Alla memoria | di | Giuseppe Garibaldi | il magnanimo soldato della libertà | l’epico duce dei Mille | il fiero nemico | di tutti i nemici d’Italia | che | fratello d’armi e d’amore | al Gran Re | compì con lui l’unità della | Patria | come lui fu pianto | da milioni di cuori | e sarà invocato | condottiero invisibile | ad ogni nuovo cimento della Nazione | 11 giugno MDCCCLXXXII Per deliberazione del Comune.

Seppur dettate a quattro anni di distanza l’una dall’altra, le epigra- fi richiamano nitidamente la ‘diarchia di bronzo’, Vittorio Emanuele II-Garibaldi, fratelli d’armi e pianti allo stesso modo, anche se è palese lo ‘sconfinamento’ del sovrano nella lapide dell’‘eroe dei due mondi’.

Impossibile invece risalire con certezza agli autori dei testi delle lapidi a Cavour e Mazzini, anche se non può escludere che siano sta- ti dettati da Adolfo Bartoli o da suo fratello Enrico, presidente della Società dei Reduci delle Patrie Battaglie e medico condotto, premia- to nel 1884 con una medaglia d’oro per le cure prestate ai concit- tadini durante l’epidemia di colera23. La lapide a Cavour costituisce un’eccezione nel panorama della penisola, considerando l’esiguità dei monumenti a lui dedicati tra il 1871 e il 191124:

Al nome grande | di | Camillo Benso di Cavour | che | l’antico sogno | dei cospiratori e dei martiri | tradusse | in forte diritto di Stato | giovandosi | con incrollabile fede | con cenno divinatore | con audacia sapiente | di eventi e d’uomini | per erigere | sulle rovine di sei tirannidi | il portentoso edifizio | dell’Unità e indipendenza d’Italia | per vendicare | la servitù e l’onta di tanti secoli | con la libertà e la gloria | dell’avvenire. | Questo marmo | per iniziativa del suo Comune | pose | la cittadinanza fivizzanese MDCCCLXXXV.

23 Su Enrico Bartoli si veda Sforza, Enrico Bartoli cit., pp. 128-129.

24 Stando all’Indice de «L’Illustrazione Italiana» gli omaggi monumentali de- dicati a Cavour furono sei mentre secondo il Fondo fotografico dei monu- menti risorgimentali del Museo Civico del Risorgimento di Bologna furono undici; si veda al proposito Finelli, Il monumento di carta cit., p. 36.

Per quanto riguarda la lapide di Mazzini, l’assenza di informazio- ni relative all’inaugurazione della lapide nell’Archivio di Gabinetto della Prefettura di Massa-Carrara infittisce il ‘mistero’; la data dello scoprimento è tuttavia significativa, celebrandosi il 22 giugno l’an- niversario della nascita del repubblicano genovese:

Alla memoria | di | Giuseppe Mazzini | che in tempi miserrimi | di sé fece tempio | all’italico pensiero | e vigile custodì | in mezzo ai dolori dell’esilio | alle ansie delle congiure | alle minacce del patibolo | che | colla parola e colle armi | pugnò tutta la vita | per il suo grande ideale | che ebbe la fede eroica | e l’indomito amore | degli apostoli dei precursori dei martiri | questo modesto ricordo | pose | la cittadinanza fivizzanese | XXII giugno MDCCClXXXX. È curioso notare che il 20 marzo del 1947 oltre ai repubblicani, anche i comunisti, attraverso le parole del prof. Ezio Marini, portaro- no l’adesione ufficiale alla manifestazione in ricordo della scomparsa di Mazzini; un fatto inusuale nel panorama politico nazionale, dovu- to probabilmente allo spirito ‘ciellenista’ ancora forte in provincia25.