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La carrozzella col bimbo

Il servizio oggi riservato al nostro equipaggio di “Victor 21-40”

della Croce Verde è di essere operativi dalle ore 7 alle ore 14, ma con stazionamento presso la nostra sede in viale Indipendenza; da lì, siamo a disposizione della Centrale Operativa del 118. I codici ci vengono comunicati e assegnati tramite il nostro centralino, dove un operatore o operatrice volontaria o dipendente presta servizio e assegna i vari servizi che gli altri equipaggi con le altre ambulanze, con il mezzo disabile ed auto ad hoc, svolgono sia nella città, che nei paesi limitrofi.

Se non fossero per i numerosi volontari, ragazzi, ragazze, pen-sionati, lo stato non riuscirebbe a svolgere l’assistenza sanitaria, il trasferimento di pazienti, le dimissioni, i ricoveri; sono tutti volon-tari, pochi sono i dipendenti a libro paga, sono essi che alla guida di tutto il parco macchine in dotazione alla P.A., dalla mattina pre-sto, fino alla sera girano per la provincia, a volte anche fuori regio-ni, caricando e scaricando le barelle con i loro carichi umaregio-ni, da un ospedale all’altro, da un reparto all’altro. Basti pensare solo ai tra-sportati dializzati, che per alcuni giorni della settimana sono por-tati dalle loro case, ai reparti e viceversa; per un certo periodo l’ho fatto anche io questo lavoro! È un po’ monotono, ma certamente più tranquillo, meno emotivo, senza bisogno di correre, di sirene e di lampeggianti, adatto a chi non ama i rischi e vuole darsi da fare, senza forti emozioni!

La sede è immersa nel verde, l’immobile è abbastanza spazioso a due piani, con uffici amministrativi e sede operativa dove vengo-no organizzati i servizi e viene allertato l’equipaggio dell’Emergen-za Sanitaria.

La C. Verde svolge il servizio di emergenza per l’ASUR in ap-poggio ad altri due equipaggi e mezzi di soccorso (Croce Rossa e ASUR stessa), con un solo equipaggio per 24 ore con un’ambulan-za attrezun’ambulan-zata e adatta allo scopo, non tutte le ambulanze sono adat-te e di tipo “A”, pertanto ogni giorno occorrono 3 equipaggi per 3 turni, due per il giorno, dalle 7 alle 14, dalle 14 alle 22, uno, il più lungo per la notte dalle ore 22 alle ore 7.

Ogni giorno, il compito più duro delle centraliniste è quello di cercare gli equipaggi, un autista e un milite, entrambi abilitati al BLSD per assicurare il servizio di emergenza di 24 ore; a volte non si riesce, per malattie, per ferie, per cause diverse ed allora, purtrop-po si ricorre alla “persuasione” di volontari per un turno in più o al richiamo dei pochi dipendenti che devono lasciare a turno la repe-ribilità , anche quando sono a riposo!

Una volta controllata l’ambulanza , fatta la check- list, il tem-po qui, rispetto alla centrale del 118, passa più veloce, ci sono tanti militi, tanti autisti, tutti amici con cui puoi scambiare due parole e

“civili” che si rivolgono alla P.A. per varie esigenze come il trasporto di familiari o il telesoccorso per anziani!

Se il tempo è buono, ci scappa pure di lavarsi l’auto, approfit-tando della pompa e del compressore, posti accanto ai garage e che servono per ripulire i mezzi; almeno questo ci è concesso gratuita-mente, dato che altro compenso o rimborso non abbiamo, noi vo-lontari!

Senza bisogno di muoversi o di allontanarsi, abbiamo in sede macchinette distributrici per caffè, cappuccino, the, e merendine e panini , tutti a gettoni e a pagamento, s’intende! Alla Croce Gialla di Montegranaro, per chi far servizio fino al pomeriggio, all’ora di pranzo alcune volontarie ci cucinavano, anzi al mattino potevamo fare anche colazione gratis! Le offerte di cibo, salumi, mortadelle, formaggi, dolci, pane e paste, non mancavano mai! Ricordo con piacere al mattino ci arrivava sempre qualche fila di pane o pagnot-ta calda ed anche i quotidiani gratis, tutti offerti dagli esercizi del posto! Alla Croce Verde, questa usanza non c’era! Spesso mi son

do-mandato del perché, ma non ho trovato mai la soluzione!

Evidentemente le realtà, le abitudini, le tradizioni, sono diverse da comune a comune, da P.A. a P:A; ciò non era un problema, lì vicino ci sono negozi, bar, macellerie, alimentari, dove spesso io e i colleghi, negli attimi di pausa potevamo dare la giusta risposta, sia alla sete che alla fame!

Spesso mi è capitato, mentre mi facevo fare un bel panino con salame o porchetta d’oc e già stavo con l’acquolina in bocca, il ri-chiamo della centrale al nostro cellulare di dotazione per una emer-genza codice rosso, mi costringeva a lasciare tutto lì , andare via di corsa e sperare, magari di rientrare presto e rifarmi della voglia!

Non dico, forse è meglio, che di solito, in quei momenti , per emer-genze gravi si finiva di tornare dopo molte ore!

Succedeva come la stessa cosa, che a Macerata, non si sa per qua-le motivo, ma i pazienti da soccorrere, per il 90%, sono sempre si-tuati o al 4° o al 5° piano!

Dalle 7, da quando ho preso servizio, tutto è filato liscio, non ci sono richieste di interventi, posso sdraiarmi e fare un pisolino!

Ma quando mai! Non appena mi siedo e allungo le gambe il tele-fono “rosso” così lo chiamiamo noi degli equipaggi di emergenza, che poi è solo nero, ma identificabile, in quanto la linea è collega-ta solo col 118, suona e la centraliniscollega-ta scrive subito sul foglio che subito ci consegna!

Non vi è bisogno di parole, basta leggere: “codice rosso in piazza della libertà”! In un balzo siamo a bordo, il collega alla radio “qui Victor 21-40 in movimento per codice rosso!”

Qui la sbarra, non occorre aprirla con il telecomando, è sem-pre aperta, anche perché rotta e dopo centinaia di volte riparata, di nuovo rotta, e da anni è sempre aperta per questo semplice motivo!

Con la sirena già in funzione e con i lampeggianti accesi, a tut-ta velocità ci dirigiamo verso il centro della città, dobbiamo fare il giro delle mura, non ci sono altre strade per raggiungere il centro, mentre siamo ne pressi della sede della “Caritas” e della “Accademia di Belle Arti”, il collega alla radio chiede conferma dell’indirizzo e

notizie particolari della chiamata.

“Qui Macerata Soccorso, avanti l’ex sede dell’UPIM, dovrebbe trattarsi di un bambino su 6 anni, Alfa 21-08 (l’auto medica con infermiere e autista) in arrivo!”

In quei momenti, quando si tratta di soccorrere bambini, la pre-senza di un medico è indispensabile, noi siamo abilitati al BLSD, non tutti abbiamo fatto il corso pediatrico per il BLSDP e nessuno di noi è infermiere! Per questo siamo sempre in “ansia” e preoccu-pati di svolgere le nostre funzioni di soccorritori con la perfetta ap-plicazione delle regole e della preparazione che abbiamo!

La verità, è che pochissimi equipaggi sono all’altezza di soccor-rere un bambino o un neonato, la faccenda è molto seria, noi lo sappiamo e l’arrivo pronto dell’auto medica ci da fiducia e sicurez-za, non dobbiamo nasconderlo, è la pura verità! Sinceramente in questi tipi di intervento, quando si tratta di bimbi, gli stessi medici sono molto preoccupati, e nei casi gravi allarmano subito la centra-le operativa che contatta il pediatra di turno, o il reparto pediatri-co dove portiamo, una volta stabilizzato il picpediatri-colo paziente, a tutta velocità!

Non faccio in tempo a pensare queste cose, che già siamo sul posto, davanti l’ex UPIM, il supermercato che ha segnato la vita di noi pensionati quando eravamo bambini o ragazzi! Allora era l’uni-co supermercato, dopo la “Standa”, oggi sono tutti super, ipermer-cati, e tutti in periferia o lungo la superstrada!!

Una mamma stringeva un bambino al petto piangente, ci avvi-ciniamo chiediamo di poter vedere il bimbo, ma la signora era tal-mente scossa, che lo stringeva così forte al petto, che non riusciva-mo a vedere se era ferito o che avesse altri problemi! Il mio collega, forse aveva studiato più di me all’università psicologia materna ed infantile, con parole dolci, calme e suadenti era riuscito a farsi con-segnare il bambino, ma sempre rimanendo vicinissima al figliolet-to; con la massima cortesia e gentilezza la facciamo salire col figlio sull’ambulanza, al di fuori della curiosità, a volte morbosa, dei soliti ficcanaso o cittadini veramente preoccupati per l’incidente! Infatti,

alcune persone lì presenti ci avvertirono che il bimbo, dentro la car-rozzella, era stato trascinato per diversi metri da un mezzo a tre ruo-te “apecar” del comune; la vista del mezzo a pochi metri, e le facce preoccupatissime di due operai con le divise arancioni, quasi come le nostre, addetti alla manutenzione ci confermarono l’incidente! Il mezzo, senza che gli occupanti se ne accorgessero, aveva agganciato la carrozzella del piccolo e l’aveva trascinata per diversi metri, men-tre la madre e i presenti urlavano a squarciagola per fermare quel trabiccolo, che pur andando piano, fa un sacco di rumore!

Ad un primo nostro esame , dopo averlo fatto spogliare dalla mamma, il piccolo, non aveva ferite , né alla testa, né al corpo, né agli arti! “meno male” mi scappò, ma lo pensai senza dirlo! In que-sti momenti le parole vanno misurate, sia per i bambini che per le madri, non si scherza, una parola di troppo, un giudizio errato o af-frettato potrebbe fare solo danni e noi rischieremmo grosso!

Quel giorno tutto andò meglio di quanto pensassi, il medico e l’infermiere erano già sull’ambulanza, e dopo un esame attento e accurato confermarono la nostra diagnosi, il bimbo era sano e sal-vo, solo impaurito come la madre, ma non aveva riportato traumi o lesioni; sceso dall’ambulanza, mentre gli altri erano dentro con ma-dre e bimbo, potei constatare di persona il motivo per cui il bimbo non aveva riportato lesioni: sia la carrozzella imbottita, era inver-no, sia il cappottino anch’esso imbottito e con cappuccio di pelo, l’

avevano protetto , il mezzo, per un caso fortuito aveva agganciato il “passeggino” tenuto dalla mamma, ma non l’aveva travolto, solo trainato fino a quando un passante di corsa aveva fermato “l’ape-car” con pugni sul vetro!

Era freddo, ma gli animi rasserenati, il pianto era interrotto, la mamma lo stringeva al petto con tanto amore, ma ora quasi sorri-deva; il medico rivolto a me “al P.S. con calma, senza fretta” – “qua-le codice dottore?” – “India 1 C01”

“Qui Victor 21-40 a C. O., Victor 21-40 si dirige al P.S. medico ed infermiere a bordo Codice India 1 C01” – Ora potevo guidare con la massima calma, anzi cercavo proprio di evitare le buche o i

dossi e gli avvallamenti che a volte anche piccoli la strada presen-ta, come se cercarsi quasi di accarezzarla ! La carezza del medico al bimbo che sbirciai sullo specchietto retrovisore, mi diede una sen-sazione di felicità e di tranquillità mai provata prima!