• Non ci sono risultati.

Sangue dappertutto

Oggi, pur non essendo la mia giornata di turno al 118, essendo in-fatti il mercoledì, di solito il mio giorno, per il quale ho dato la mia disponibilità è il venerdì, chiamato dalla sede per assenza di un vo-lontario, sono in servizio con Victor 21-40, l’ambulanza della Cro-ce Verde a MaCro-cerata presso la C. O.

Per fortuna è una bella giornata di maggio, la temperatura è mi-te, quando fa caldo con le ns. divise , di materiale sintetico che sem-bra plastica, si suda e il corpo non respira!

Il mio collega che mi affianca è un milite dipendente della Croce Verde, è vecchio di mestiere, capace e molto professionale, ne sono contento; di solito la sera prima del mio turno, chiamo sempre la centralinista e mi faccio dire chi è il mio collega, e se non è di mio gradimento non vado o chiedo che mi venga cambiato!

La verità è che la maggior parte dei militi sono bravi e in gam-ba, sia volontari che dipendenti, ma a volte ci sono, come in tutte le organizzazioni, delle teste calde, non solo giovani, ma anche an-ziani che non mi danno fiducia, sia per la loro guida dell’ambulan-za, quando tocca a loro, sia per il fatto che si sentono, non dico dei super uomini, ma un po’ montati, questi sono tipi che ci godono a fare i codici rossi, come se fosse un’avventura, a me invece mi met-tono sempre apprensione e preoccupazione, non si sa mai cosa trovi e cosa è successo! E poi, uno dovrebbe essere contento che non suc-ceda niente di grave, sia per malattia che per incidente o infortunio!

Invece, questi tipi, ma ne sono pochi, si contano sulle dita di una mano, fra le centinaia di militi che prestano servizio nel 118, se nel loro turno non hanno chiamate di soccorso di massima allerta, co-me lo sono i codici rossi, si sentono coco-me cani bastonati! Ma valli

a capire! L’importante è che, anche essi svolgono il loro lavoro, con serietà e professionalità, e su questo ne sono sicuro!

Non sono rari i casi in cui queste “teste calde”, chiamiamoli così hanno causato incidenti, o danni all’ambulanza a volte seri e gra-vi, per fortuna senza pazienti trasportati! Nessuno di noi autisti è immune da incidenti che possono capitare, anche non volendo ed usando la massima attenzione! A me una volta successe un fatto si-mile, in una via stretta, per un cedimento della strada, ho toccato un muro di una chiesa con la fiancata dell’ambulanza! Ho dovuto faticare sette camice, per giustificarmi, i mezzi sono assicurati, se non è per dolo o colpa, noi siamo esenti da danni, ma se colpevo-li per negcolpevo-ligenza possiamo subire sanzioni o pagare i danni di tasca propria! Chiunque visiti una P.A., non solo la nostra, purtroppo si accorge che molti mezzi hanno, non solo l’età, ma molte ammacca-ture, e le spese per la manutenzione dei veicoli e la loro riparazioni sono uno dei problemi più grandi della stesse P.A.

Girare tutto il giorno, da una parte all’altra della città, della pro-vincia e non solo, ogni tanto qualcosa capita! A volte, per incidenti gravi, anche se rari, si hanno i mezzi devastati!

L’importante che oggi con me ci sia un collega che sa il fatto suo ed io mi sento molto tranquillo!

Sono passate appena due ore che squilla il telefono nella nostra sala collegato con la C.O.; il mio collega alza la cornetta, e come prassi scrive sul foglietto il messaggio con codice e indirizzo!

Finito di scrivere e riposta la cornetta, a me “Andiamo, Macerata zona Pace, codice Giallo”.

In pochi secondi già sono al posto di guida, col telecomando in dotazione faccio aprire la barra, mentre il collega “Qui Victor 21-40 in movimento per codice giallo”. “Qui C.O. ricevuto”.

La strada è breve, il quartiere “Pace” è a poca distanza, in meno di un minuto già siamo sul posto e posiziono il mezzo, davanti al palazzo, con le ruote tra la strada e il marciapiede, in città trovare un posto o un parcheggio è sempre un’impresa da eroi!

“Ok, saliamo, prendi lo zaino rosso, la borsa multiuso

dell’e-mergenza, e saliamo al 4° piano!. “Ci fosse una sola volta che dob-biamo salire solo al primo piano, sarà un destino, ma i pazienti so-no sempre e sempre ai piani alti”, questo feci appena in tempo a dire, che, saliti sull’ascensore, al 4° piano, aperta la porta ci venne incontro una signorina, dall’aspetto gentile e bello, una bella ragaz-za: “è mio padre, entrate, è in camera”!.

Avvertita la C.O., dopo esserci messi i soliti guanti al lattice mo-nouso; è questa impresa obbligatoria e da protocollo che spesso mi fa innervosire, infatti il più delle volte si rompono, o io sbaglio la misura giusta tra grande, media e piccola, o li metto o con fretta o con forza e il più delle volte li rompo! Per questo le tasche della mia divisa arancione, sono sempre rigonfie e piene di guanti!

Finalmente messi i guanti, seguiamo la ragazza che ci fa strada nel corridoio! “attenti” ci dice “il pavimento è sporco di sangue”.

Veramente il pavimento del corridoio, non solo è sporco di sangue, ma è come un fiume in piena, tutto rosso, il sangue è dappertutto!

I nostri scarponi mentre lasciano pesanti impronte, si imbrattano di sangue e macchiano anche i nostri pantaloni! Non ho mai visto niente di simile! In fondo al corridoio, seduto, quasi allungato su un piccolo divano, un signore che a fatica, con stampella cerca di non cadere a terra! È tutto imbrattato di rosso, è sangue, ha le gam-be dal ginocchio in giù, ricoperte da sangue, anzi si vedono perfet-tamente gocciare le vene un sangue rosso che ricade sul pavimen-to! Sinceramente, mi sento preoccupato, non so di che si tratti; il mio collega per niente intimorito, con la massima calma quasi da far paura, con garze cerca di pulirlo, di pulirgli le gambe, anche con degli asciugamani che la ragazza, sua figlia, gli porge, poi rivolto a me “ora dobbiamo cercare di metterlo a letto e di prendere i para-metri!”. Già, una bella impresa, il problema non è certo sollevarlo, siamo entrambi abbastanza robusti, quel signore peserà appena 60 Kg, il difficile è come prenderlo, sollevarlo e adagiarlo sul suo letto in camera, senza noi farci il bagno di sangue!

Il collega non si fa pregare, lo prende da dietro e lo solleva da sotto le ascelle, io sono costretto, volente o nolente a prenderlo per

i piedi, per le caviglie e insieme con cautela e calma lo mettiamo disteso sul letto! Sinceramente, il mio partner, vista la mia indeci-sione, provvede lui a prendere i parametri vitali, come presindeci-sione, saturazione e battiti, mentre io chiamo la C.O.

Non mi era mai capitato di vedere un paziente in quelle condi-zioni, aveva le vene sicuramente rotte o che si rompevano e gli usci-va liquido e sangue da tutte le parti; non so che malattia avesse, ma non era in pericolo di vita, certo la malattia non gli dava scampo;

infatti i parametri erano ok. Avvertii la centrale la quale non ci die-de ordine di caricare, ma ci fece sapere che avevano avvisato il me-dico di fiducia che sarebbe arrivato fra poco.

Dovevamo rientrare ed essere operativi.

Operativi si, ma abbastanza imbrattati di sangue ai pantaloni, agli scarponi, e qualche macchia sulla giacca; era meglio rientrare alla base e approfittare, prima di essere chiamati da un’altra emer-genza, di lavarci, disinfettarci, e se possibile mandare via le macchie dalla divisa!

Per la disinfezione, io non ho problemi, lo faccio sempre e con costanza maniacale, sia prima, sia dopo ogni intervento! La mia paura è di contrarre malattie, siamo si militi, ma siamo esseri uma-ni e come tutti possiamo contrarre infeziouma-ni o malattie, certo le re-gole da seguire le conosciamo, stiamo sempre accorti, ma non pos-siamo certo esser immuni!

Grazie a Dio, alla base abbiamo tutto il tempo di riposare, lavar-ci e quant’altro; poi quando incontrerò il dottore del 118, per cu-riosità gli chiederò quale malattia era quella che aveva colpito quel paziente, solo per pura curiosità!

Nella vita non si finisce mai di imparare, le malattie sono sem-pre tante, varie e inimmaginabili.

“La realtà supera a volte la fantasia !”