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Festa tragico comica alla Croce Gialla

Siamo alla fine di luglio, quasi in piena estate, oggi è sabato sera, non sono in servizio come milite, ma come invitato con mia moglie alla festa annuale della “Croce Gialla di Montegranaro”.

La festa è al centro, in un piazzale nella parte posteriore di una chiesa, c’è l’orchestra per una festa di ballo e ci sono gli stand con tavoli e sedie per mangiare, i volontari della P.A. cucinano; non posso mancare, ho fatto il volontario autista soccorritore con que-sta associazione e poi ci sono tanti amici e colleghi che come me amano ballare. Infatti la sede della mia prima scuola di ballo è pro-prio in questa città, è qui che ho cominciato ad imparare a ballare e da qui poi è iniziata nel 2001 la mia carriera di dirigente spor-tivo della FIDS (Federazione Italiana danza Sportiva), una F.S.N.

del CONI.

Sono arrivato verso le 20,30, in auto, con mia moglie e degli amici, una coppia di ballerini , che con noi si fermeranno a cena; la serata è buona, il cielo è limpido , la temperatura è gradevole, co-me l’odore dei cibi cucinati alla brace che si diffonde per tutto il piazzale.

Salutati gli amici, e ne sono tanti, salutati i miei ex colleghi dell’emergenza sanitaria della P.A. di Montegranaro, tra cui due medici, moglie e marito del 118 di Fermo che conosco da tempo, ci accomodiamo e facciamo la prenotazione della cena.

Tra un piatto e l’altro, tra un bicchiere e l’altro, l’orchestra inizia a suonare, vi è anche una cantante, una ragazza molto brava , bion-da e carina, che conosciamo, figlia di nostri amici.

Le musiche e le danze sono per tutti i gusti, si va dal liscio, allo standard, e alle musiche caraibiche, tanto qui a Montegranaro

“bal-lano pure i sassi”, un modo di dire, in quanto ci sono diverse scuole di danza, e molti sanno ballare, nella stessa Croce Gialla molti so-no anche professionisti, nel senso che partecipaso-no alle gare di dan-za sportiva, anche se sono di età diverse. Nella dandan-za si va dagli 8 anni ad oltre 60 anni, anzi le coppie di competitori sportivi sono in maggioranza anziani e non più giovani!

Il ballo fa bene, si fa amicizia, si sta insieme, si sta in coppia di solito marito e moglie e ci si scambia fra amici i ballerino o la bal-lerina, ci si diverte e si socializza!

Il piazzale è tutto addobbato a festa con bandiere, palloncini co-lorati, festoni e luci dappertutto; le ambulanze e i mezzi della Cro-ce Gialla sono parcheggiati all’intorno in bella mostra, le ambulan-ze più nuove e moderne sono con i portelli aperti pronte per essere visitate e ammirate dai visitatori e invitati curiosi; è la festa di que-sta associazione di volontari di Pubblica Assistenza che solo in città conta ben 800 volontari iscritti e che svolge per una vasta zona il servizio di emergenza sanitari del 118 di Fermo.

Io qui ho prestato servizio per ben tre anni, qui ho superato l’e-same di autista soccorritore e ho svolto numerosi turni al mattino , soprattutto il mercoledì, dalle 7 alle 14; mi ricordo molti servizi ed emergenze fatte, molti codici rossi, soprattutto lungo quella “strada maledetta” della “mezzina”, che va dal mare fino a Montegiorgio!

Una strada, con molti rettilinei, dove le auto sono invitate a correre e gli incidenti , purtroppo, sono molti e gravi data la quasi sempre velocità elevata dei veicoli coinvolti.

Qui l’ospedale di Montegranaro, come nel mio paese, non è abi-litato al Pronto Soccorso e i pazienti soccorsi devono essere portati all’Ospedale di Fermo e la sede responsabile dell’emergenza sanita-ria è quella di Ascoli Piceno.

Le cose, che ricordo con piacere nel mio servizio in questa P.A.

sono diverse: una ad es. come il servizio mensa che ti passano se si supera col turno l’ora di pranzo, il servizio colazione e spuntino, tutti gratuiti; esiste una cucina e una dispensa ben rifornita a dispo-sizione dei militi, pane, affettato, dolci, bibite a volontà. So che nel

paese fanno a gara a rifornire con donazioni gratuite la sede, addi-rittura il mattino portano, sempre a titolo gratuito alcuni quotidia-ni, non politici, e il pane quasi caldo, da poco sfornato!

Un altro ricordo è quello che qui si trovano molte volontarie donne e anche abilitate autiste dell’emergenza sanitaria, questo per me è stata una novità, infatti alla Croce Verde non le ho mai trova-te, per i servizi si , ma per l’emergenza sanitaria no!

Durante la cena, iniziano le danze, molti amici già sono in pista;

mia moglie, che non mangia tanto, forse per la linea, dopo il primo piatto già mi invita a ballare! Veramente non ne ho voglia, vorrei seguitare a stare seduto , comodo e godermi la carne alla brace che è una delizia! Ma, che vuoi fare, da che mondo è mondo le donne comandano gli uomini e così mi convinco ad andare in pista.

Facciamo prima un fox, un ballo da sala lento, tanto per riscal-dare i muscoli, poi un walzer viennese, e al terzo ballo la polka; la polka è un ballo delle discipline sportive della danza liscio inter-nazionale, noi siamo abbastanza allenati, è un ballo che sappiamo fare bene e che abbiamo fatto in tante gare! L’unico difetto è che la pista è in cemento, poco scorrevole, non perfettamente levigata e poi mia moglie non ha la gonna , ma indossa dei pantaloni neri col risvolto.

Io ho qualche esitazione, non mi va, il pavimento è duro e ri-chiede un certo sforzo fisico; lo faccio presente alla mia consorte.

“Ma dai, non ti preoccupare, un altro ballo, e poi ci ritorniamo a cenare!” Mi dice.

Iniziamo prima con la polka camminata, poi con quella salta-te e insalta-tervallata con dei passi salsalta-tellati lasalta-terali, che servono per non stancarsi e intervallare i saltelli propri della polka in avanti o indie-tro dopo il giro!

Tutto va bene fino al terzo giro della pista: all’improvviso, vedo mia moglie che mi cade a terra, come trascinata da una forza invisi-bile, cerco di tenerla forte, con la mano destra la sorreggo alle spal-le, la forza di gravità o quella centrifuga (siamo lanciati) ci trasci-na tutte e due a terra! Io cado in ginocchio, mia moglie all’indietro

sempre più, capisco che rischia di battere con la nuca sul pavimen-to di cemenpavimen-to, la trattengo da dietro, lei è quasi a terra! Purtroppo, il capo, per la forza di accelerazione gli cade indietro, non faccio in tempo a ripararlo con la mano, sono attimi, batte fortemente il capo sul cemento! La musica si ferma, c’è un silenzio tombale, la gente, gli amici intorno sono allibiti e azzittiti, sento un tonfo be-stiale che rimbomba su tutto il piazzale dato il silenzio totale di quei attimi!

“Oddio, si è fracassata la nuca” ! Esclamo. Lei è frastornata, qua-si svenuta, io sono stupito e preoccupato; accorrono tutti! È la festa della Croce Gialla, intorno è pieno di militi, di autisti, di volonta-ri e dipendenti; un mio amico subito con la mano e con le dita le tiene la testa e cerca di fermare il sangue che comincia a bagnarle i capelli!

La pista di ballo si riempie di soccorritori, di borse rosse del pronto soccorso; per fortuna mia moglie è ancora cosciente, ma san-guina ed ha un forte dolore alla testa, sia io che gli altri militi ci ac-cordiamo di andare subito al Pronto Soccorso con l’ambulanza! So-no molto preoccupato: “mannaggia alla polka, glielo avevo detto!”

Solo ora capisco come siamo caduti all’improvviso, il tacco alto delle scarpe non da ballo di mia moglie gli si è infilato sul bordo del pantalone e l’ha tirata con forza del suo peso in basso, a terra, tra-scinando anche me! “Questo dico ai presenti, spiazzati dall’evento!

Ci mancava pure l’incidente, proprio in mezzo ad una festa della P.A.; ma la cosa sbalorditiva, non era l’incidente accadutoci!

Quello che segue fu o da comiche o da panico, non saprei come definirlo: portata mia moglie sull’ambulanza, medicata e in attesa di andare con lei al P.S., le chiavi dell’ambulanza non c’erano! Non si trovavano, quello che è bello non si trovavano nessuna delle chia-vi di tutti i mezzi e delle ambulanze della Croce Gialla lì posteggia-te e in bella mostra!

Da come capivo dai discorsi le chiavi erano state prese in conse-gna dal responsabile dei mezzi e che non era lì, non si trovava! Fu un attimo di panico generale, se non era per la ferita di mia moglie,