Oggi, il primo venerdì di luglio, fa molto caldo, dopo aver fatto co-lazione alle 6,30, sono già in auto verso il “118” per il mio turno delle ore 7 presso il P.S. di Macerata.
È una giornata molto calda e afosa, con la divisa arancione già indossata e con gli scarponi pesanti dell’infortunistica, c’è poco da stare allegri, speriamo di non morire dal caldo e di fare interven-ti di soccorso al fresco! È solo un pensiero, o un pio desiderio che non avrà seguito.
Arrivato al P.S. incontro l’equipaggio del cambio, l’autista mi consegna le chiavi dell’ambulanza C.V. e mi dice: “ok, tutto a po-sto, abbiamo controllato da poco e nel turno di notte siamo usciti solo tre volte!”. – Ok, “rispondo”, grazie a buon lavoro!”. Loro de-vono andare a lavorare in tempo per le 8, io sono pensionato e mi posso permettere il turno diurno!
Come solito, per sicurezza con il mio collega già sul posto, ri-controlliamo il mezzo, non è questione di sfiducia, ma per evitare rogne o magari per trovare sorprese durante il soccorso che magari ci manchi qualcosa, preferiamo ricontrollare il tutto e fare la chek-list come da regolamento! Dopo 10 minuti tutto è ok, non faccia-mo in tempo a rientrare nella sala degli equipaggi, dove si sta bene al fresco a leggere e vedere la tv, che il telefono già squilla e il mio collega con la cornetta all’orecchio , già scrive sul foglietto! “Codice Rosso partire subito, l’auto medica al seguito!” “L’ho segnato, an-diamo”, mi dice.
In un baleno, in contemporanea con l’equipaggio dell’auto me-dica, autista, medico ed infermiere, partiamo azionando le sirene e i lampeggianti; la sbarra al mio tocco del pulsante si apre in un
batter d’occhio, mentre i due mezzi sfrecciano verso la destinazione in un fracasso di due sirene il cui suono lugubre rimbalza sui mu-ri delle case!
In appena due o tre minuti già siamo sul posto, dentro il centro storico della città; posizionate i mezzi, procediamo tutti e 5, tut-ti vestut-titut-ti di arancione, come un esercito di “gabibbo” verso la casa, meglio verso il palazzo, dobbiamo salire molte scale, il paziente si trova al 5° piano!
Con il caldo e così vestiti, già sudiamo, il medico ci apostrofa:
– “forza, diamoci da fare si tratta forse di un arresto cardiaco, avete preso tutto? L’ossigeno ?!”. “Tutto Ok” – , risponde il mio collega!
All’interno dell’appartamento tutta la famiglia, un uomo diste-so a terra nel bagno, non cosciente, i familiari, forse la moglie e il figlio che urlano e imprecano!
Noi non facciamo caso a niente, non possiamo distrarci, il medi-co segue il protomedi-collo e poi “forza, defibrillatore, ambu e ossigeno”!!
Il medico ha già provveduto a denudare il petto del paziente; il problema ora è lo spazio, siamo in 5, dove posare tutta l’attrezzatu-ra e in ambiente sicuro, è il primo problema principale, l’altro è il caldo infernale in un ambiente stretto anche se la finestra viene su-bito aperta dal mio collega!
Procediamo con l’analisi del defibrillatore, che subito ci chie-de il massaggio cardiaco! Tocca a me massaggiare, procedo stretto tra il lavandino e la vasca da bagno di fianco al paziente, mentre il dottore si pone davanti la testa del paziente con l’ambu a cui ha già provveduto ad attaccare l’ossigeno, non vedo la bombola, chissà dove sarà riuscito a posizionarla l’altro collega, siamo in un buco!!
Nel massaggio cardiaco, ci alterniamo, anche se non è facile di-stricarsi tra i sanitari che ci sembrano muri e montagne insormon-tabili, va bene che siamo abituati a tutto, “ma per la miseria qui si crepa”, dico fra me, ed infatti il sudore lentamente mi scende dal-la fronte, da ogni parte del corpo; dopo una mezz’ora di massag-gio cardiaco, noi soccorritori siamo fradici e madidi di sudore che sembra acqua! Per fortuna il paziente riprende, dopo un tossito, a
respirare, a fatica, piano, ma respira! “Dio te ne ringrazio” dico fra me, non ce la faccio più! Ho la fronte, la schiena e il petto comple-tamente bagnati dal sudore ! Interviene il medico, che dopo aver parlato con i familiari inebetiti e terrorizzati, ha capito la situazione e la causa del collasso! Subito ci allontana, prende una pinza e una torcia e si “avventa” sulla bocca del paziente, invitando l’infermiere ad aprirla più che può!
Noi aspettiamo in attesa di ordini del medico; dopo un po’ il medico, ce l’ha fatta, ha estratto ciò che ostruiva la gola e quasi co-me un trofeo, ci fa vedere, lo fa vedere a tutti, attaccato alla pinza un sottile filo di arancio!!
Quel poveretto stava strozzandosi, mentre mangiava, andando al bagno forse per vomitare è stramazzato al suolo! Non vi dico la gioia
dei familiari nel vedere il loro congiunto respirare e col volto ri-lasciato, quasi normale , non più olivastro!
La defibrillazione non è stata necessaria, il DAE , non l’ha auto-rizzata, buon per noi! Caricato il paziente e lo portiamo al P.S. per sicurezza secondo l’ordine del medico che subito dopo averci dato tutte le istruzioni e le raccomandazione ad usare l’ossigeno si con-cede una breve pausa accanto al paziente, ma tenendolo sempre in osservazione! Anche lui è madido di sudore e si asciuga la fronte con un fazzoletto! Riparto verso il P.S. di Fermo, mentre dallo spec-chietto retrovisore vedo l’auto medica con il solo autista che ci se-gue a ruota! Dentro di me “mi sa che quando mangerò aranci, starò più attento anche io!!” mi dico!
Esercitazione di massaggio cardiaco su manichino