La giornata è bella, dalle due del pomeriggio fino a quando non ha imbrunito, c ‘è stato sempre sole; ormai è sera, le ore sono trascorse tranquille, non ci sono stati grandi eventi, siamo stati chiamati oggi una sola volta per un ricovero! Niente di particolare.
Nella sede tra il via vai dei militi, che si avvicendano nei servizi per gli ospedali e le case di cura, io ed il mio collega d’equipaggio cerchiamo di ingannare il tempo tra giornali, chiacchierate ed un PC di un volontario venuto quel pomeriggio a sostenere gli esami di “Retraining BLSD”.
Tutti noi soccorritori abilitati BLSD ogni sei mesi dobbiamo ri-petere l’esame con un “retraining BLSD”, non è una grande fatica, ma “repetita iuvat”; è vero che l’uso de DAE (defibrillatore semi-automatico) ci capita di rado, ma capita e quando capita non pos-siamo avere esitazioni o dubbi, dobbiamo usarlo e bene con tutti i regolamenti e come da protocollo; basti solo pensare che questo apparecchio “salva vite umane” registra anche quello che noi dicia-mo al dicia-momento!
Sembra che oggi il tempo non trascorra mai! Fuori è già not-te, ho quasi sonno per la noia, mi prendo un caffè e mi mangio un cioccolatino, tento per fare qualcosa.
Ormai sono le 21,30, il nostro turno sta per finire, speriamo che in questa ultima mezz’ora non capiti niente e la centrale operativa del 118 non ci chiami!
Questi sono i nostri pensieri, come pensiamo siano di tutti i mi-liti: essere chiamati quasi alla fine del turno, questo vuol dire, per chi fa questo lavoro, sicuramente smettere con due, a volte tre ore di ritardo!! E con la fame che ti prende, è un problema dopo ben 8
ore! Magari tua moglie ti spetta con la cena pronta al massimo alle 22,15!!!! Arrivare a casa a mezzanotte , è tutto freddo!! Forse ci scap-pa qualche rimprovero, come: “me lo potevi dire!” Valle a capire le donne, come si fa a prevedere il destino!? Un incidente, un males-sere, un infarto, non hanno certo orari!
Sono i miei ultimi pensieri, arriva la solita telefonata di fine turno: il telefono è quello nero, riservato al 118; non solo noi due dell’equipaggio ci guardiamo sugli occhi, ma tutti i militi presenti ci guardano, con lo stesso sorriso della giovanissima centralinista, come per dire (in senso buono): “siete fregati!”
Di corsa andiamo verso l’ambulanza, le chiavi le ha prese il mio collega; allora gli dico, guida tu, dato che hai le chiavi! Prendo il microfono “ – Victor 21-40 a Charly Oscar Macerata Soccorso, Victor 21-40 parte per il codice rosso, confermate indirizzo e no-minativo? Dalla Centrale: “ Indirizzo e nominativo confermato, auto medica inviata!”
La barra della sede si alza automaticamente, accendo i girofari e la sirena, l’ambulanza corre veloce, sembra che il mio collega abbia fretta del diavolo, non tanto di arrivare sul posto, ma di terminare il turno. È un po’ “incavolato”! – “Lo sapevo, l’altra volta, mi hanno fregato alla fine del turno e sono andato a casa dopo ben tre ore!!!”
– pensai dentro di me, “speriamo di no, ho appena mandato a mia moglie un sms che arrivavo alle 22,15 per tenermi calda la cena!”
Nella notte, la strada ci sfreccia veloce davanti, le strade sono quasi deserte, a quell’ora la gente è a cena o seduta davanti il televi-sore; dopo il viale Carradori, alla prima rotonda il collega alla giuda rallenta, l’ambulanza non è certo un’autovettura e sulle curve biso-gna rallentare, ora l’attenzione è al massimo e la serietà e la guida sicura è d’obbligo!
Sul viale lungo il cimitero, superiamo una fila di auto, alla fine prima di girare verso le Vergini un’auto ci taglia la strada, non sa se andare a dx o a sx; a volte l’urlo della sirena rende gli automobilisti impacciati o inebetiti, penso fra di me; sembra che l’auto sembra ci voglia venire addosso!
Il mio amico alla guida sembra aspettare la sua mossa, all’im-provviso devia sulla sinistra con giusto anticipo, lasciando l’auto sfrecciare sulla destra verso la città!
Sinceramente, io non avrei fatto come lui, avrei rallentato e fat-to anche passare l’aufat-to, ma la sua esperienza e sicurezza è molfat-to su-periore alla mia; io lo faccio una o due volte a settimana, lui lo fa sempre.
È notte, non riusciamo a trovare il numero civico, non si vede niente, neanche una persona che ci venga incontro; per fortuna il chiarore dei girofari dell’auto medica ci rivela la casa, siamo pro-prio arrivati. “Victor 21-40 C. Oscar, siamo sul posto” – “C. O.
ricevuto” – Ora sono io alla guida, il paziente è stato stabilizzato e monitorato dal dottore e dall’infermiere: sono tutti dentro ad assi-sterlo, a fargli domande a rincuorarlo; una testa fa capolino sul mio finestrino semiaperto: – “Sono il fratello, come sta ?” – “Tutto OK”
rispondo, lo portiamo al Pronto Soccorso per un monitoraggio al cuore!” – “Stia tranquillo”.
L’infermiere, un vero gigante grande e grosso, sarà alto un me-tro e ottanta e peserà 120 Kg., un bravissimo istruttore, lo conosco da tempo, mi dice: “dammi il microfono” – “Qui Mike 21-40 ri-entriamo al P.S. con medico ed infermiere a bordo, India 1 C 4”.
Sono le 21,45, quando scarichiamo la barella e sistemiamo il pa-ziente su una lettiga del Pronto Soccorso; prima di lasciarlo gli sus-surro “Arrivederci e auguri “– “ Grazie, non ce la faccio più, il dolo-re alla gamba mi fa impazzidolo-re!” Nella mia mente – “ poveraccio, ha 72 anni ed un tumore lo sta divorando”. Procediamo ad andatura normale verso la sede, sono io alla guida, ora non occorre correre, sono le 21,5: giusto il tempo di terminare il turno e di effettuare il cambio equipaggio!
Per noi è andata bene! Ceneremo secondo l’orario stabilito.
La postazione del 118 sede della C.O. Charly Oscar MC Garage ambulanze e auto medica