• Non ci sono risultati.

Il vecchio contadino

Oggi è un giorno particolare, siamo di servizio presso la centrale operativa del 118 presso l’Ospedale di Macerata, il medico e l’infer-miere devono venire con noi, l’auto medica infatti è dal meccanico.

La nostra ambulanza Victor 21-40 Macerata è secondo il proto-collo dell’emergenza Mike 21-40.

Sono arrivato da poco, sono riuscito a parcheggiare la mia au-to lungo la strada a pagamenau-to, il parcheggio riservaau-to al personale dell’emergenza sanitaria è sempre occupato dalle auto del personale sanitario addetto. A dir la verità spesso vedo persone uscire da quei parcheggi che non conosco, né so che lavoro svolgono e dove ... A me non importa avere il posto riservato, anche perché spesso, se si entra non si sa come uscire, è sempre un groviglio d’auto!

Preferisco pagare il ticket, piuttosto che tornare a casa, dopo il turno, con due ore di ritardo!

Mi presento alla sala operativa, lì trovo il mio collega della Croce Verde; insieme andiamo giù verso il garage delle ambulanze, l’infer-miera ci aspetta sta già eseguendo la check-list di tutte le attrezzatu-re e dei medicinali; l’aiutiamo e insieme controlliamo e proviamo il funzionamento delle apparecchiature. L’unica difficoltà è sistemare il monitor sullo scaffale metallico riservato; dopo vari tentativi ci riusciamo, ora è tutto a posto: lo zaino emergenza multiuso, il kit della ventilazione, il saturimetro, le fisiologiche, il kit immobilizza-zione, il kit infusione, il kit 02, il kit trasporto, il kit emostasi, l’a-spiratore elettrico, il ventilatore automatico, monitor defibrillatore portatile, bombole 02 valigetta farmaci di scorta, zaino emergenza multiuso ecc., tutto è OK!

La firma sul foglio dell’infermiere lo conferma! Sembra una

sciocchezza, ma un’ambulanza di serie A abilitata per l’emergenza deve avere in dotazione tutto questo “armamentario”, guai se man-ca qualcosa! Per fortuna abbiamo una lista di tutto, dove possia-mo segnare con una penna la verifica della dotazione di tutto, che poi lasciamo in sede per eventuali controlli! Solo un equipaggio con poco cervello o scellerato, potrebbe partire senza aver fatto la check-list, ma questo è inverosimile, la mia esperienza mi confer-ma che tutti volontari e non, sono molto scrupolosi e il controllo dell’ambulanza, prima di essere operativa è scrupoloso e serio, senza eccezione alcuna! Ne va della nostra sicurezza e di quella degli altri!

Chiudo gli sportelli, inserisco la spina per la ricarica all’ambu-lanza, quando l’infermiere della sala operativa, ci chiama dalla fi-nestra: “Codice Rosso per Mogliano, partite subito, il medico sta arrivando”.

Salgo al posto di guida, accendo il motore, l’infermiere è già sali-to dietro ed armeggia con le borse, il mio collega è già al mio fianco con lo sportello aperto: aspetta il medico.

“Mike 21-40 a C.O. Macerata Soccorso, chiediamo conferma indirizzo e numero civico” – “Mogliano, contrada cast ... una casa di campagna, persona anziana priva di coscienza, sospetto arresto cardiaco..” “Ricevuto”– L’urlo della sirena mi accompagna, guido tranquillo e cerco di far presto: la destinazione è lontana, e con l’ar-resto cardiaco non si scherza!

Attraverso la città, le auto fanno fatica a scansarsi, c’è molto traf-fico, devo fare tutto il giro delle mura prima di imboccare via Ro-ma e da Sforzacosta devo dirigermi verso l’Abbadia di Fiastra dire-zione Mogliano.

L’ambulanza corre veloce, le sirene e i lampeggianti mi aprono la strada, ma a volte devo rallentare, le curve, il traffico, gli automobi-listi che non sanno cosa fare o che sentono la sirena solo all’ultimo momento mi trattengono il piede dell’acceleratore! Sono le 13,00 , un’ora di punta! Tra me penso “Devo accelerare, rischio di arrivare tardi, non posso certo volare! Finalmente l’Abbadia! Ora posso cor-rere più veloce, qui il traffico è scarso. Il medico è seduto dopo il mio collega, sembra leggermi in fronte; si piega in avanti e mi dice,

“fai quello che puoi, veloce ma con la massima attenzione”.

Non gli rispondo nemmeno, sono troppo preso a controllare la strada, ora si corre veloce, solo alle curve l’ambulanza sembra qua-si fermarqua-si, sono troppo strette e a gomito! Dentro di me penso: “ – ai corsi BLSD, ci insegnano che dopo 4, al massimo 6 minuti, se non si interviene ossigenando il paziente in arresto cardiaco, quel poveretto è spacciato, o se si salva, avrà lese molte delle sue funzio-ni cerebrali” – Guardo l’orologio: sono le 13,13, “ci sono da fare ancora 4 o 5 km, non arriveremo mai in tempo! Quel poveretto, se di arresto cardiaco si tratta, sarà già morto!”.

Ormai siamo vicini, il medico richiama la centrale e chiede nuo-ve istruzioni sull’indirizzo preciso, non possiamo sbagliare! Per for-tuna lungo la strada un signore da lontano agita le braccia, ci chia-ma, siamo arrivati!

Fermo il mezzo, mentre il medico, l’infermiere e il mio colle-ga corrono verso quel poveretto, posiziono l’ambulanza, chiamo

la centrale: “Mike 21-40 a Macerata Soccorso siamo sul posto”,

“C.O. Macerata Soccorso ricevuto”.

Guardo l’orologio, sono passati esattamente 17 minuti! Infilo i guanti e mi avvicino anche io veloce; l’uomo è un anziano agricol-tore, ha ancora il falcetto stretto sulla mano.

È disteso sul prato , a pochi metri dalla sua casa, non respira e non si muove. Il medico e l’infermiere eseguono il protocollo, veri-ficano il respiro, il battito ecc. Già il mio collega ha acceso il moni-tor e collegato i sensori, esce il primo elettrocardiogramma: è com-pletamente piatto! È Morto dice il medico!

Tutti tacciono, noi militi pure. I familiari esplodono a piangere, ma non si disperano più di tanto, sembrano rassegnati, non aveva-no certo speranze!

La famiglia ci prega gentilmente di portarlo in casa, lo facciamo e lo sistemiamo sul suo letto, mentre il medico stila il certificato di morte.

La sensazione che provo in questi momenti è una certa rabbia.

Il peso delle persone morte, sulla spinale sembra quasi il dop-pio delle vive!

Ritorniamo verso la sede operativa, il medico mi è ora accan-to e alla radio “Mike 21-40 riaccan-torna in sede, India 4” e poi rivolaccan-to a me, forse per rassicurarmi: “purtroppo, non c’era niente da fare, era già morto da un pezzo, non potevamo fare niente, in un certo senso è stato fortunato, l’infarto è stato fulminante, non se n’è ne-anche accorto!”.

Non so se può dirsi fortuna quella di morire in un attimo, senza accorgersi, per causa di un infarto fulminante! Certamente ci sono morti peggiori, a volte agonie strazianti a cui è meglio non pensare!

Ora procedo ad andatura normale, il dottore seduto accanto a me ora sembra rilassato e con aria tranquilla e il viso rasserenato, guardandomi negli occhi mi dice: “ora puoi andare piano, non c’è più fretta!”.

Il mio pensiero mi suggerisce una riflessione, ma non ho il co-raggio di dirla e la tengo nella mia mente: “nell’emergenza sanitaria

chi è più vicino alla C. O è favorito, rispetto chi è a diversi km! Se si deve intervenire nel caso di infarto entro 4-5 minuti , da Macera-ta ad es. a Mogliano ci vorrebbe l’elicottero o Schumaker!! Questo non sarebbe giusto! Infatti i pazienti più vicini alla Centrale Ope-rativa sarebbero favoriti rispetto a quelli posti in paesi lontani. Al-la fine mi faccio coraggio e espongo il mio pensiero al dottore che mi siede accanto, e quello con la massima calma, e con la sigaretta accesa, ma tenuta fuori dal finestrino: “che possiamo fare? Ci vor-rebbero più postazioni del 118 o più postazioni della P.A. abilitate all’emergenza! Non ci sono risorse finanziarie sufficienti e volonta-ri!” Io non risposi, la risposta la conoscevo a memoria!

Zona Cascinare auto fuoristrada

È una giornata umida, fredda, nebbiosa e piovosa di novembre. So-no le sei e mezza del mattiSo-no, anche l’auto è fredda; ho appena pre-so un caffè e latte e mi sto dirigendo verpre-so Montegranaro.

Finalmente si sente un po’ di tepore, i tredici km sono volati e già tra la nebbia intravedo la sagoma bianca ed arancione di Alfa Yanky 11.

È mercoledì, il mio turno di autista soccorritore alla Croce Gialla.

È ancora buio, nella sede solo la stanza della centralinista è acce-sa; firmo il foglio presenze e cercando di non svegliare nessuno, mi siedo a leggere il mio quotidiano; il secondo di equipaggio è già in sede; – “ok, mi sussurra, siamo operativi!” – , mentre l’equipaggio della notte ci saluta: – “ciao a tutti, andiamo a lavorare!”

La cosa più impegnativa nei turni è come passare il tempo!

Di solito, leggo libri di narrativa o scrivo; così nell’ attesa di chiamate d’intervento del 118 di AP , il tempo passa più in fretta.

Veramente, di fretta io non ne ho, sono in pensione da alcuni anni!

Fuori ancora piove, la strada è bagnata e viscida, come tutte le altre penso; all’andata, nelle numerose curve tra casa mia e la sede, ho avvertito il volante più leggero. – “Speriamo bene! – Ho pensato tra me! È un attimo, la telefonata del 118 mette in moto la campa-nella d’emergenza: è un suono che ti fa sobbalzare.

Almeno quando ero a scuola, la campanella suonava la fine del-le del-lezioni! Allora era quasi un urlo di tutta la classe, che a stento, ma, veramente, senza tanta voglia, noi insegnanti, cercavamo di far cessare!

“Codice rosso, località Cascinare, auto fuoristrada, un ferito da estrarre, usate il Kit, spinale e ragno! “Con queste parole scritte su

un foglietto velocemente, la centralinista ci grida; ho già preso le chiavi del mezzo, il mio collega, un ragazzo piccolo ma, robusto da-gli occhi azzurri, mi corre accanto sollevando la pesante borsa rossa del soccorso, è grande quasi più di lui!.

Ho già avviato l’ambulanza, le sirene iniziano ad urlare, il mio collega è alla radio di bordo che conferma “Charly Oscar, Yanky Alfa 11 è partita per il Codice Rosso” .

La strada scorre veloce, le auto si scansano sulla destra o sulla si-nistra; i rettilinei fuggono veloci, ma le curve prima di imboccare la

“mezzina” sono tante! L’asfalto è viscido, come un lago ghiacciato, rallento e sto in guardia: dobbiamo arrivare per tempo, ma integri e senza incidenti a noi e al mezzo! È questo il dilemma di ogni autista soccorritore: fare presto, ma arrivare integro e in tempo utile! Il ret-tilineo della strada “maledetta, arriva subito; ora posso accelerare. Il mio istinto mi dice: massima prudenza. Infatti la strada bagnata mi fa ricordare i numerosi fuori strada di automobilisti da noi soccorsi.

Siamo quasi alla fine della “mezzina” (la strada più maledetta del Fermano per numeri di incidenti mortali, quasi quanto la “Regina”

che unisce Macerata e Porto Recanati, due strade troppo dritte che invitano a pigiare l’acceleratore); una “Ford color grigio cenere” è in mezzo al campo, appena arato e intriso d’acqua. – “Y. A. 11 a C. Oscar Ascoli Piceno: siamo sul posto !” – “Ricevuto Y. A. 11 – “

La cosa più difficile, non è stato immobilizzare sulla spinale il paziente, ma uscire dal campo alla strada, per raggiungere la barel-la e l’ambubarel-lanza.

Gli stivali antinfortunistica non ne vogliono sapere di staccar-si dal terreno su cui, ad ogni passo sprofondiamo! Per fortuna, la presenza dei soliti curiosi è provvidenziale! Ci aiutano ad uscire da quel pantano con la spinale e il paziente imbragato e telato.

Comunicati i parametri, raccolte tutte le nostre attrezzature, sia-mo pronti; la polizia stradale accorsa, mi fa da guida nella manovra di retromarcia.

“– Y. A. 11 a C. Oscar” – Y. A .11 riparte per P.S. Di Fermo, co-dice india 1 C 1”– Il mio collega è dietro – “tutto ok ? Gli grido” –

“O.K, vai pure, andatura adagio, attento alle buche!”

Una volta in sede, di quella giornata umida ricordo solo le paro-le di quell’automobilista giovane, sui 30 anni, sposato, mentre gli sistemavamo il kit per estrarlo dal posto guida, mormorava tra i la-menti: – “non fatemi morire, sono sposato da poco, ho un figlio-letto! Non so come mi sia accaduto, ero sulla mia destra, mi sono trovato fuori strada in mezzo al campo! Eppure avevo gomme ter-miche !!” “E il mio collega: – “tranquillo, sei fortunato, niente di grave!” – Forse l’asfalto viscido per la pioggia è la causa!”

“È la quarta volta che mi capita di soccorrere autisti finiti fuori strada, da soli, a causa dell’asfalto viscido di questa maledetta stra-da! – “Per fortuna che per la mia auto uso gomme antipioggia!” Mi son detto, incrociando le dita!