• Non ci sono risultati.

La studentessa svenuta

Mentre mi avvio verso la sede del 118 di Macerata, oggi un venerdì di aprile, sono in anticipo e ne approfitto per fermarmi al solito bar per un bel cappuccino, una brioche e sfogliare i soliti giornali quo-tidiani, soprattutto quelli locali che riportano quasi sempre notizie di cronaca nera in prima pagina e fatalità i soliti incidenti stradali, incidenti sul lavoro, e notizie politiche locali.

Per fortuna non è il lunedì, quando le cronache locali sono pie-ne dei soliti incidenti mortali del sabato sera, e spesso le vittime e i feriti sono quasi sempre giovani; ne ho troppo esperienza al 118, è per questo che quasi mai accetto il turno la domenica o il lunedì.

Il tributo di sangue che i nostri giovani pagano per l’usanza cre-tina dello sballo o del divertimento senza regole o della guida con troppo alcol in corpo, è una piaga sociale che io, in particolare non riesco a digerire; sono stato, per la maggior parte della mia vita, im-pegnato come docente, ho avuto migliaia di alunni, non mi sono mai stancato di educarli, dar loro consigli, di far capire la vita e il sano divertimento, oltre che la rovina delle droghe!

Quante riunioni, quante discussioni, quante assemblee con i ge-nitori, con i ragazzi ho tenuto anche con altri insegnanti, purtrop-po dobbiamo constatare che la nostra battaglia spesso è persa o va-nificata, molti giovani si fanno vincere dallo sballo a tutti i costi, dalle droghe sia leggere che pesanti, dalla guida pericolosa e spesso in stato di ebbrezza!

Come docente, anche io debbo, con grande dolore, constatare la morte di ben due miei ex alunni, per incidenti stradali tragici, dove loro o i loro amici erano alla guida o con troppo alcool o con troppa esuberanza, o negligenza, o sonno nel ritorno dalle discote-che a mattina inoltrata!

La cronaca del lunedì è spesso piana di tragiche fatalità con per-dita di giovani vite e con gravi lutti per le famiglie!

Perciò il venerdì mattino, dovrebbe essere, ma ci sono anche le eccezioni, un giorno più calmo, dove al mattino si muovono meno persone, e soprattutto i giovani sono o a scuola o al lavoro.

Speriamo che anche oggi sia una giornata tranquilla, non di quelle “particolari” da film famosi che ironicamente chiamano tranquille giornate che poi sono di inferno o tragiche !

Alla sede provinciale del 118, parcheggio la mia auto e mi avvio verso la nostra sala riservata, dove incontro il mio collega di turno, questa volta è un milite dipendente, di quelli esperti che mi fa qua-si da tutor e mi rende particolarmente qua-sicuro, qua-si chiama Andrea, un nome come Emanuele, Luigi, Mario, come tanti altri!

Un saluto agli altri equipaggi presenti, e poi procediamo alle consegne dell’altro equipaggio che dopo averci dato le dovute in-formazioni sull’ambulanza Victor 21-40 che dobbiamo gestire noi, procediamo ai controlli del mezzo e alla stesura della check -list, co-me da protocollo.

Andrea è un ragazzotto, molto serio e liscio al dovere, procede con calma al controllo del mezzo e alle apparecchiature e dotazioni medicali, non è questione di fiducia o meno verso l’equipaggio che abbiamo sostituito, ma solo una regola che segue e ne risponde con regolarità e impegno.

Io lo apprezzo per questa sua pignoleria, con lui sono sicuro che siamo in perfetta regola e nessuno medico o infermiere ci potrà rimproverare di qualche omissione o mancanza!

Il tempo scorre ora veloce, usciamo per fare il pieno, c’è metà serbatoio, ma non si sa mai, se capitano emergenze in sequenza, come a volte capita, potremmo non avere il tempo per il pieno, e poi ci serve per una piccola sosta nel bar annesso alla stazione e per due caffè!

Avvertiamo la C.O. “Qui Victor 21-40 in movimento per rifor-nimento”.

“Ok, ricevuto”.

Sono io alla guida, mentre il collega scende e va al bar, io conse-gno le chiavi all’addetto alla pompa e: “Il pieno, per favore”, e me ne vado dentro il locale anche io.

Quando vado alla stazione di rifornimento con la mia auto, po-che volte dico “il pieno”, solo nei lunghi viaggi programmati e rari, di solito dico “venti euro”; con quello che costa il gasolio! L’ambu-lanza, per ragioni facilmente comprensibili, non può certo stare col gasolio contato o in riserva, ci mancherebbe! Mia figlia in riserva ci sta una settimana!

Facciamo appena in tempo a sorseggiare due caffè, e scambiare due chiacchiere con la signorina alla cassa, che già squilla il cellula-re di servizio tenuto da Andcellula-rea!

“Codice giallo alla stazione degli autobus di piazza ... llo, muo-viamoci”, con la massima calma, mi sussurra all’orecchio, quasi per non farsi sentire. Nel nostro servizio, infatti dobbiamo mantenere la riservatezza, sia sui pazienti, sia sulle loro patologie, sia sui loro nomi, e questo mi sembra giusto. Quando siamo in emergenza, le comunicazioni tra noi e la Centrale Operativa, quando si tratta di fare nomi, di specificare patologie o altro, ci sentiamo non per ra-dio, “ma per via cavo”, così diciamo in gergo per dire col cellulare!

In poco più di due minuti, già siamo sul posto; vedo un autobus fermo, con gli sportelloni aperti; ci fermiamo, avvertiamo Charly Oscar e scendiamo. L’autista ci invita a salire, a terra una giovane ragazza svenuta, bionda e ben vestita, con i libri a terra! “È svenu-ta, è caduta da sola, nessun incidente o trauma, le amiche che era-no con lei hanera-no detto che si è sentita male”, aggiunge l’autista del mezzo, quasi impaurito e preoccupato!

Procediamo come da protocollo del BLSD: sicurezza ok, non è cosciente, ma respira e da segno di circolo! Proviamo a rianimarla, a svegliarla, con dei colpetti sul viso, tenendola ben distesa e con le vie aere libere! Il collega si appresta ad andare a prendere la bom-bola dell’ossigeno portatile, quando arriva il dottore e l’infermiere dell’auto medica sopraggiunta che la prendono in consegna, men-tre io continuo a chiamarla e a darle dei colpetti sulle guance! Bene

ragazzi, respira, controlliamo la saturazione e il battito! La ragazza, una studentessa, da segni di risveglio, tossisce, apre gli occhi, sta rinvenendo dopo che il medico le fa annusare una boccetta con il liquido, a me sembra aceto!.

Si riprende presto, per fortuna; il medico aspetta che si rimetta in sé e poi le chiede il nome ed altre cose per rimetterla in sesto! Alla fine, le chiede, ma oggi hai mangiato qualcosa? Il dottore ha subito intuito, è un esperto, anche io l’avevo immaginato, lo vedo con un sorrisetto sulle labbra!

La ragazza, quasi per paura e a mezza bocca, risponde: “niente”!

Un caso come tanti, spesso le ragazze di oggi, per paura di in-grassare o di non essere attraenti non mangiano! Eppure so per cer-to che a scuola si fanno i corsi sull’alimentazione, dove si può man-giare e mantenere la giusta dieta e performance! L’importante per oggi che nulla di grave sia avvenuto!