Pur trattandosi di un condominio solidale, la cui realizzazione è comune al condominio di via Manzoni a Trieste, considerata l’unità dell’esperienza Itis, il caso viene riportato in questa sezione perché l’aspetto specifico che lo caratterizza sono i dispositivi domotici a supporto dell’autonomia della persona, progettati secondo percorsi che valorizzano la capability della persona, e favoriscono l’abitare autonomo grazie anche a dotazioni differenziate negli alloggi, come ha affermato il Direttore Bonetta:
“ci sono tante piccole particolarità che distinguono le singole unità, oltre all’applicazione di forme di tecnologia di supporto: sensori, collegamenti, forme di apertura facilitata. In questi appartamenti abbiamo ritenuto di utilizzare una tecnologia “soft”. Gli appartamenti domotici veri e propri sono stati realizzati a Casa Rusconi: hanno una tecnologia “hard”, per cui sono totalmente automatizzati e informatizzati secondo la Information Commication
Technology (ICT), permettendo il controllo a distanza e quindi assicurando al fruitore la
fondamentale sensazione di sentirsi protetto. Casa Rusconi è stata realizzata per essere una residenza normale, un condominio solidale, il cui canone di locazione è definito in base ai valori di mercato, che tengono conto delle dimensioni e della qualità degli spazi, garantendo un giusto equilibrio, tanto che le persone anziane non hanno protestato e gli alloggi sono tutti occupati”.
tipologie di servizi “web-based” a supporto degli assistenti informali hanno iniziato ad affrontarne le esigenze utilizzando i network on-line come ambienti virtuali, come ad esempio forum e blog. Tali iniziative, tuttavia, rimangono limitate in termini di adesioni, durata, e soprattutto di integrazione con i servizi di assistenza formale.
La spinta verso la ricerca transazionale nell’ambito dell’ICT a supporto dell’invecchiamento e all’assistenza formale e informale ha posto in evidenza la necessità di perseguire un’approfondita comprensione del profilo dell’utente, al fine di sviluppare tecnologie che siano usabili, accettabili e rispondenti alle reali esigenze del target.
Nel caso della popolazione anziana, in particolare non autosufficiente, è necessario il coinvolgimento degli operatori in tutte le fasi dello sviluppo, dal design al testing finale, attraverso l’analisi degli effettivi bisogni e della capacità dell’utente di interfacciarsi con i dispositivi tecnologici. Il design è molto importante per evitare che i dispositivi necessari snaturino la dimensione domestica e l’estetica della casa: la personalizzazione e la cura dell’ambiente domestico sono di fondamentale importanza.
Di conseguenza, si rende necessaria anche la formulazione di una metodologia “di confine” che sappia coniugare tecniche afferenti a diverse discipline e che permetta di raccogliere le informazioni necessarie da tutti gli utenti coinvolti.
Benché le soluzioni e i servizi siano concepiti per offrire assistenza agli anziani, esistono barriere alla diffusione dell’innovazione tecnologica che possono essere risolte sin da oggi, a partire dal frequente rifiuto della tecnologia: molte persone anziane, infatti, sono legate ai loro ricordi e al loro stile di vita precedente e rifiutano fortemente tutto ciò che potrebbe cambiare le loro abitudini.
Altra barriera che non va sottovalutata è rappresentata dalla mancanza di finanziamenti adeguati per l’innovazione (Banchero et al., 2013), anche se Regioni come il Friuli Venezia Giulia hanno avviato sperimentazioni con i Poli tecnologici regionali, e finanziato progetti sperimentali in materia, è necessario dare continuità strategica ai progetti già avviati. La scarsa conoscenza dei benefici che la tecnologia potrebbe apportare dovrebbe essere affrontata attraverso la promozione di tirocini specifici, che avvicinino gli anziani alla tecnologia, anche prima del manifestarsi del bisogno di assistenza, ma soprattutto promuovendo la diffusione della tecnologia anche all’interno dei servizi socio-sanitari. Valutazione dell’impatto della tecnologia
L’obiettivo finale di ogni intervento tecnologico è quello di produrre effetti positivi nella fascia di popolazione anziana di riferimento: la valutazione dell’impatto della tecnologia rappresenta una sfida
Situata in via della Valle, è composta da 18 appartamenti mono e bi-vano, di cui tre sono dotati di tecnologie domotiche e di Information Commication Technology, con dispositivi non invasivi per rendere possibile la vita autonoma anche alle persone con disabilità: un appartamento è attrezzato con binari a soffitto per lo spostamento in autonomia, due appartamenti sono dotati di cucina studiata per la fruizione autonoma di persone che deambulano su sedia a ruote.
È stato installato un sistema di automazione non invasivo, che non altera l’aspetto domestico, che copre le funzioni e le applicazioni domotiche relative a comfort, sicurezza, risparmio energia e comunicazione, ed in grado di mettere in contatto la persona con gli operatori, in particolare con il servizio essenziale di portierato sociale che si occupa dei problemi e delle esigenze quotidiane.
Il sistema è suddiviso in aree funzionali che riguardano il comfort – la termoregolazione, il sistema di automazione luci e la diffusione sonora; la sicurezza – antifurto, allarmi tecnici e richiesta assistenza; il risparmio energetico e il controllo della semplicità del funzionamento dei sistemi.
Per svolgere nel modo più autonomo possibile e privo di pericoli le attività domestiche più faticose, per esempio in bagno o in cucina, i luoghi in cui avvengono con maggiore frequenza incidenti e infortuni, gli appartamenti sono stati dotati di pavimenti antiscivolo e la cucina, con piano di lavoro e pensili accessibili, è dotata di piastre a induzione e cappa aspirante con sensori di umidità dell’aria. Il controllo centralizzato dei sensori, permette di compensare la diminuzione delle capacità della persona anziana. Gli ausili e i dispositivi non richiedono un intervento complesso da parte del fruitore.
attuale dal punto di vista metodologico poiché si rende necessaria l’integrazione di nuove tecniche e nuove aree derivate dalla valutazione multidimensionale, dalla psicologia sociale e dal design.
Nello specifico, la valutazione è estremamente importante sia per dare indicazioni ai decisori, senza le quali non può esserci una strategia efficace di scelta e finanziamento per rispondere ai bisogni espressi dalle persone e dal territorio, sia per indirizzare la progettazione delle tecnologie nello sforzo di superare la diffidenza, la scarsa familiarità con la tecnologia, e soprattutto per individuare le funzioni essenziali che servono ai fruitori, attraverso lo sviluppo della progettazione ergonomica per garantire l’usabilità e superare il possibile impatto estetico di tipo “sanitario” dei dispositivi necessari che potrebbe alterare l’ambiente domestico in termini negativi.
Di seguito, vengono riportati e descritti alcuni costrutti che devono necessariamente essere presenti nella valutazione dell’impatto tecnologico, in relazione alla qualità della vita, alla partecipazione sociale, all’empowerment e altre dimensioni strettamente influenzate dalla specifica tecnologia offerta.
Attitudine
Con il termine “attitudine” si intende la predisposizione individuale verso un oggetto, una persona o un evento che può influenzare il comportamento, e nel caso specifico, l’utilizzo della tecnologia. L’attitudine dipende dalle credenze e dai valori personali dell’utente (Kai-ming e Enderwick, 2000). Nel caso della tecnologia, è strettamente connessa alla consapevolezza che l’utente – sia esso paziente, caregiver o operatore socio-sanitario – ha del dispositivo tecnologico in sé, delle finalità del suo utilizzo, della rispondenza ai suoi bisogni e desideri e della possibilità di ricevere supporto. Kai-ming ed Enderwick (2000) hanno ipotizzato che l’attitudine sia influenzata anche da credenze personali come ad esempio la difficoltà percepita, la storia personale di utilizzo della tecnologia e il valore percepito dell’utilizzo. In accordo con la letteratura di settore, è importante capire la natura dell’attitudine poiché si modifica durante il corso di vita ed è in grado di dare informazioni utili circa la predisposizione all’utilizzo dei supporti tecnologici (Czaja e Sharit, 1998).
Usabilità
La norma ISO 9241-11 definisce l’usabilità come il “grado in cui un prodotto può essere usato da particolari utenti per raggiungere gli obiettivi prefissati con efficacia, efficienza e soddisfazione all’interno di uno specifico contesto d’uso” (International Organization for Standardization, 1998).
zona giorno zona notte
altri da tenere in considerazione come la flessibilità, la comprensibilità, la sicurezza e la qualità nell’uso. Non esiste dunque una definizione assoluta, ma l’usabilità va declinata e compresa in relazione alla persona, ai suoi obiettivi e alle sue risorse.
La progettazione di un prodotto o di un ambiente intelligente deve tenere in considerazione numerosi fattori, ma spesso le tecnologie vengono sviluppate a partire dall’utenza media, a discapito della peculiarità delle caratteristiche e dei bisogni di alcune fasce di popolazione, come proprio quella anziana. Pertanto, è fondamentale associare al concetto di usabilità anche quello di accessibilità, un prerequisito essenziale per lo sviluppo di qualsiasi tecnologia assistiva. L’accessibilità, intesa come “la caratteristica di un dispositivo, di un servizio, di una risorsa o di un ambiente d’essere fruibile con facilità da una qualsiasi tipologia di utente”, secondo la definizione del 2009 di Petrie e Bevan, può essere ottenuta attraverso l’Inclusive Design, ovvero la “filosofia progettuale mirata alla produzione di beni, servizi e sistemi fruibili al maggior numero di utenti possibile, senza necessità di essere adattati” (International Organization for Standardization, 2000).
Attualmente esistono numerosi strumenti e tecniche che possono essere applicati per la valutazione dell’usabilità, ma molte di esse non tengono in considerazione la specificità dell’utenza anziana, la variabilità e il dinamismo dell’invecchiamento.
Una buona soluzione per superare questo limite è rappresentata dal metodo “Persona”, che ha l’obiettivo di aiutare lo sviluppatore a capire se un artefatto può essere utile ed usabile per un utente specifico. Più che un semplice scenario, infatti, il metodo Persona descrive gli obiettivi, lo stile di interazione, le motivazioni e le attività che si richiedono al sistema, stimolando l’assunzione della prospettiva dell’utente finale. Nonostante il problema della grande eterogeneità della popolazione anziana, attraverso il metodo Persona è possibile raccogliere informazioni su caratteristiche rilevanti come l’età, le esperienze di vita fondamentali, le abilità cognitive e fisiche, l’attitudine tecnologica, lo stato emotivo e il contesto di riferimento.
Accettazione
L’accettazione della tecnologia è un tema di ricerca affrontato da numerose discipline, ed è particolarmente importante alla luce del già citato problema del “primitivismo digitale” che assilla soprattutto la fascia anziana. Benché non esista una definizione dominante, si possono evidenziare alcuni aspetti comuni che sottolineano ancora una volta l’influenza dell’individualità, del contesto sociale e soprattutto situazionale, oltre che della cultura e dell’attitudine. Al fine di affrontare il tema dell’accettazione è importante avere una precisa conoscenza degli elementi che possono essere
considerati gli antecedenti che determinano l’uso della tecnologia, non direttamente connessi ai bisogni da supportare.
Il modello di Thinker e McCreadie, per esempio, suggerisce uno stretto legame tra il bisogno percepito di assistenza e le qualità che vengono attribuite alla tecnologia, nel percorso verso l’accettazione (McCreadie e Thinker, 2005). Sempre in quest’ottica, è possibile definire l’accettazione come la volontà manifestata dagli utenti di utilizzare la tecnologia per i servizi per cui è stata progettata.
L’accettazione positiva o negativa di un dispositivo è strettamente connessa a fattori come ad esempio l’errata valutazione delle sue potenzialità che può portare ad una visione del dispositivo in senso esageratamente positivo o negativo. Tale rappresentazione può essere normalizzata attraverso specifici training volti alla promozione dell’alfabetizzazione tecnologica, definita dall’International Technology Education Association (ITEA) come “l’abilità di usare, gestire, valutare e comprendere la tecnologia. Essa coinvolge la conoscenza, le abilità e la loro applicazione in situazioni reali [...], ottenute attraverso ambienti di apprendimento formali o informali” (ITEA, 2007).
A partire dalla rappresentazione della tecnologia, un training adeguato dovrebbe fornire competenze per l’utilizzo appropriato del dispositivo, ma anche per la comprensione di come la tecnologia può realmente migliorare la vita quotidiana degli anziani.
Grazie all’avanzamento tecnologico che ha portato alla miniaturizzazione dei componenti elettronici, alla ricerca scientifica che sta trovando nuove soluzioni nei campi relativi all’Ambient Intelligence e all’Internet of Things, la maggior parte degli oggetti di uso quotidiano sono ormai sempre più tecnologicamente avanzati, evoluti e funzionali. Questo trend è in continua crescita e nel breve periodo sarà sicuramente possibile realizzare una miriade di applicazioni evolute fino ad oggi ancora impensabili. Se fino ad oggi era l’utente che doveva adattarsi ai vincoli e limiti della tecnologia, l’obiettivo è fare in modo che nel prossimo futuro, sia la tecnologia e l’ambiente circostante a doversi adattare ai bisogni e necessità delle persone e non viceversa. La visione è quella di porre l’uomo al centro dell’attenzione e renderlo protagonista attivo e principale.
Questo tipo di impostazione e di ricerca è di fondamentale importanza per la sicurezza della persona anziana e per lo sviluppo delle strategie dei servizi territoriali e di cure domiciliari: il problema dei sensori e soprattutto degli allarmi che in passato dovevano essere attivati dalla persona assistita stessa – con il pericolo che in caso di malore il dispositivo di allarme fosse vano – viene superato da una filosofia per cui la tecnologia deve anticipare e prevedere le informazioni essenziali da trasmettere ai servizi, basandosi sulla rilevazione delle abitudini del fruitore.