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Casi studio

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La 15° Biennale di Architettura di Venezia, intitolata Reporting from the front, ricercava esempi di architetture capaci di affrontare problematiche sociali, politiche ed economiche, migliorando la qualità della vita per la collettività, piuttosto che per il singolo. Per spiegare quali possano essere i nuovi modelli di casa legati ad una fruizione temporanea dell’abitare e come la tipologia si possa e si debba adattare a differenti temporalità, significativo è a mio parere il tema del Padiglione Inglese, intitolato Home Economics e curato da Shumi Bose, Jack Self and Finn Williams. I cambiamenti sociali e tecnologici hanno trasformato radicalmente i paradigmi della vita domestica, portando alla nascita di nuove e urgenti questioni: la casa può mai sfuggire al suo status economico di risorsa? Le nostre case dovrebbero ancora essere considerate spazi privati? In che modo nuovi tipi di famiglie e famiglie producono nuovi bisogni spaziali? Quali sono

i modelli di proprietà, finanza e lavoro che rendono possibili queste condizioni?

Per rispondere a tali questioni essi propongono cinque modelli di casa, basati a loro volta su cinque diversi orizzonti temporali. L'obiettivo è mostrare come la casa britannica standard non sia più adatta ai bisogni e agli stili di vita della maggioranza. I curatori ritengono che gli architetti debbano ridisegnare queste case, ma anche proporre nuovi modi per pagarle. Infatti, attraverso questi prototipi immersivi in scala 1:1, essi intendono suggerire altrettanti modelli finanziari innovativi, includendo, nell’equazione per la risoluzione della crisi abitativa, le piattaforme di condivisione, le quali tendenzialmente vengono presentate più come causa che come effetto, e possibile soluzione, del problema. Bose, Self e Williams affermano che i modelli di proprietà collettiva - dove le persone condividono gli oneri finanziari della vita domestica - sono una soluzione

Abitare temporaneo: il padiglione inglese alla Bienna-

le di Architettura 2016

e potrebbero portare a case più economiche e più efficienti, data l’impossibilità di possedere una propria abitazione per un’enorme fetta della società.

La prima stanza è dedicata alla casa in termini di ore come esempio di proprietà collettiva, arredata con lettini modulari che possono rispondere a diversi usi e un grande armadio trasparente al centro della sala, al cui interno sono contenuti articoli che vanno dall’aspirapolvere, agli abiti, alle opere d'arte, con l’interrogativo su quali oggetti le persone sarebbero disposte a condividere. Le risorse ci sono, ma sono mal distribuite e le nuove tecnologie digitali, applicazioni e algoritmi, potrebbero aiutarci a controllarne la riorganizzazione e la condivisione.

La stanza dei giorni, progettata dal collettivo artistico åyr, contiene enormi sfere gonfiabili in cui i visitatori si possono infilare, abitandole. Esse sono destinate a simboleggiare la

fluidità e portabilità degli spazi abitativi di oggi. Si potrebbe forse arrivare a sostenere che la nostra casa sono il nostro computer o il nostro smartphone? Questi strumenti contengono infatti tutte le informazioni che ci riguardano, ci permettono di lavorare, assicurandoci il sostentamento, e di costruire e alimentare una sfera sociale e pubblica, anche se virtuale, in qualsiasi luogo ci troviamo. È un’affermazione estrema e radicale, ma potrebbe essere un motivo da cui partire per pensare a cosa significa domesticità oggi.

L'ufficio di architettura Dogma ha progettato la stanza dei mesi, dove un modulo a due piani suggerisce un nuovo approccio alle residenze a breve termine, mentre la stanza degli anni, dell'architetto Julia King, mostra una casa con pochissime utilità preinstallate, che costituiscono la base di un'ipoteco prodotto personalizzabile. L'ultima sala, che riguarda uno spazio progettato per essere vissuto decenni, è

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stata progettata dallo studio di architettura Hesselbrand. Diviso in aree piuttosto che in funzioni - chiaro e scuro, umido e secco, morbido e duro - propone una casa flessibile poiché costruita sulla ricerca di atmosfere più che sulla categorizzazione degli usi, degli spazi o abitanti.

Si tratta quindi di ripensare al tema della casa in termini di durata dell’occupazione, di flessibilità di spazi e arredi, di nuovi modelli economici e sociali di condivisione dello spazio domestico.

MONTHS 3. A house without houseworks YEARS 4. Space for living, not speculation HOURS 1. Own nothing, share everything DAYS 2. Home is where the Wi-fi is DECADES 5. A room without functions

18. Pianta delle stanze e descrizione, Padiglione Inglese, Biennale di Architettura di Venezia 2016

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controllo il consumo energetico e l'impronta. La sfida della ricerca è quella di proporre soluzioni che diano priorità al processo, alla negoziazione, così da creare ambienti fortemente customizzati. Vediamo come ciò è stato formulato. Partendo da dati statistici che testimoniano la tendenza all’inurbamento e la crescente diffusione della residenza collettiva, gli studenti hanno esaminato diverse tipologie architettoniche quali, la torre, il blocco, i complessi di appartamenti e le case unifamiliari. Per ogni tipologia hanno analizzato come venissero declinati i temi quali la connessione con l’esterno, la dimensione delle aperture e la percezione, la forma, la condivisione degli spazi, l’espansione e il tasso di personalizzazione. Dopodiché hanno ipotizzato un modulo (60 cm3) che funga da unità di lavoro, costruito a partire dalla dimensione standard di arredi ed elettrodomestici. Con questo modulo hanno dimensionato

diversi esempi di spazi interni, divisi per funzioni e dimensioni, dal basico al molto grande. Successivamente sono stati ipotizzati dodici profili d’utenti con diversi stili di vita, storie e desideri, attribuendo a ciascuno determinati indici (reddito, numero di occupanti dell’alloggio,

superficie dell’alloggio, altezza, illuminazione). Gli utenti immaginari avrebbero poi scelto ognuno il proprio programma individuale a partire dalla preferenza delle stanze precedentemente progettate e comunicando i rapporti di collegamento o separazione tra queste. Parametrizzando le informazioni dei dodici profili e mettendole a sistema si è dunque ottenuto un volume totale, a cui aggiungere il vano scala, in cui i diversi programmi subiranno delle negoziazioni per trovare la configurazione ottimale rispetto a viste, aperture, illuminazione naturale degli spazi.

<<The densification process is that

in which all users must compress

La richiesta per spazi specifici in un complesso ad alta densità, esposta nel paragrafo sulla tipologia della residenza collettiva era stata espressa già negli anni Ottanta. In progetti come High-

Rise of Home del gruppo SITE

(1981), la casa collettiva ad alta densità si trasforma in una casa individuale densa, capace di fornire risposte alle esigenze del soggetto contemporaneo, controbilanciando il fenomeno di espansione orizzontale sul territorio. L’alloggio e l’edificio manifestano dunque una nuova tensione individuale, capace di assorbire ed esprimere la ricchezza e la complessità della società contemporanea.

Lo stesso principio è stato recentemente applicato dalla Why

Factory per Wegocity, Tailor Made Housing (2016). La Why Factory

è un dipartimento di architettura e urbanistica dell’università TU di Delft che mira ad analizzare, teorizzare e costruire città future attraverso l'educazione e la ricerca proponendo, costruendo

e immaginando società e città ipotetiche. Lo studio ha come presupposto scientifico il dato della continua crescita del tasso di urbanizzazione, che ha portato di pari passo ad un aumento di costruzione di residenze collettive ad alta densità. L’obiettivo che si pone è la formulazione di una tipologia innovativa per complessi residenziali ad alta densità, capace di coniugare la concentrazione di più individui con la possibilità per quest’ultimi di soddisfare appieno i propri desideri, realizzando l’alloggio dei propri sogni. A tal fine l’idea è di sviluppare un software di gioco che funga da strumento di progettazione partecipativa. Il software parametrico faciliterà la progettazione delle necessità e desideri di ogni utente secondo un approccio dal basso.

Wegocity intende rispondere alla

questione di come associare la massima densità con il massimo soddisfacimento degli utenti, rispettando i diversi stili di vita a seguito di un involucro urbano limitato che mantiene sotto

Abitare denso e personalizzato: Wegocity

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elaboreri il progetto di un edificio, espressione concreta della migliore delle configurazioni possibili, ma pur sempre immagine materiale fissa dei desideri di un gruppo di individui e come tale non flessibile rispetto al cambiamento dei gusti o degli inquilini stessi. In tal modo il manufatto perderà la corrispondenza rispetto al massimo grado di soddisfazione e tornerà ad essere un qualsiasi edificio fatto di alloggi che possono solo essere acquistati così come sono. La seconda opzione è quella di immaginare un edificio parametrico che possa cambiare di volta in volta in base al cambiamento di preferenze e attributi, come in un videogioco. La seconda ipotesi è meno realistica, ma preferibile. Altra criticità del metodo è il fatto che il software calcoli la migliore soluzione in base a parametri quantitativi o qualitativi resi oggettivi e perciò assimilabili ai primi. Ciò diminuisce la componente di scelta qualitativa dell’architetto riducendone il campo d’azione e sminuendone l’expertise.

Riferendomi allo studio Wegocity il mio programma prevede di ibridare due tipologie, traducendo architettonicamente l’offerta di Airbnb e densificandola in un unico edificio. Per dimensionare le diverse tipologie di alloggio mi sono anche io servita del modulo di 60 cm3. Nel mio progetto la personalizzazione e la flessibilità degli spazi non sono determinati in base alle preferenze di ipotetici utenti, ma grazie alla varietà della scelta degli alloggi in termini dimensionali, qualitativi, spaziali, e temporali.

into the same building envelope. Here the solver combines the user inputs and definitions with the building envelope definition and converts them into forces. These forces, in turn, will act on the user geometries to obtain an output or

result>>*.

[<<Il processo di densificazione è

quello in cui tutti gli utenti devono comprimersi nello stesso involucro dell'edificio. Qui il programma combina gli input e le definizioni dell'utente con la definizione dell'involucro edilizio e li converte in forze. Queste forze, a loro volta, agiranno sulle geometrie dell'utente per ottenere un risultato o un altro>>].

Confrontando i desideri espressi dagli utenti e la configurazione finale, si procede misurando il livello di soddisfazione dei futuri inquilini. Alterando i parametri, si otterranno configurazioni diverse e diverse percentuali di

* Drew Gingrich, Wegocity, Drew Gin- grich.com, <http://drewgingrich.com/wego-ci- ty-tu-delft/>, [consultato il (13/11/2018)]

gradimento. Si introducono quindi nuovi parametri (rimescolamento, orientamento solare, adiacenza, reddito, densità e tipologia) e si prosegue calcolando i risultati delle diverse modalità. Infine, vengono introdotti ulteriori plug-

in nel software, per ottimizzare

ulteriormente la percentuale di soddisfacimento rispetto alla negoziazione e gestione dei vuoti tra un alloggio e l’altro. Questi sono: circolazione, superficie di pavimento, altezza dei soffitti, illuminazione naturale, ventilazione. Il risultato finale mostra la migliore condizione in termini di soddisfazione dei dodici utenti ipotizzati, tenendo conto di tutti i fattori sopraelencati. L’idea è perciò quella di un software capace di parametrizzare tutte le variabili per formulare la soluzione ideale a seconda dei desideri dei potenziali fruitori.

L’approccio è diagrammatico e sottintende due condizioni: la prima è che un insieme di possibili utenti esprima le proprie preferenze al software, questo

FLESSIBILITA' e PERSONALIZZAZIONE

Wegocity