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Raffaella Riva

4. Casi studio internazional

Gli ecomusei sono dunque strumenti di democrazia dei luoghi nella misura in cui riescono a costruire una governance efficace, individuando forme struttura- te di partecipazione che possono essere mutuate anche da altri contesti.

Guardando al panorama internazionale diversi sono i casi studio che si pos- sono prendere a riferimento per derivarne indicazioni e buone pratiche, con approcci anche molto diversificati tra loro (RIVA, 2017).

In Francia l’attività degli ecomusei si basa generalmente su una struttura or- ganizzativa interna ben articolata per risorse e competenze, che consentono la costruzione di ampi partenariati stabili con tutti i soggetti del territorio. Il mo- dello garantisce buoni livelli di partecipazione, sia nel caso di strutture accreditate dal sistema museale nazionale, come l’Écomusée du Val de Bièvre4, sia di strutture che hanno volutamente mantenuto una maggiore autonomia, è il caso dell’Ecomusée Paysalp5.

L’esperienza canadese mostra un approccio alla governance rigoroso. Ne sono un esempio le indicazioni contenute nel Development Framework for Newly- Forming Ecomuseums, pubblicato nel 2016 dall’Heritage Saskatchewan per lo sviluppo ecomuseale dell’omonima Provincia6. Il documento, riferendosi al modello teorico di Policy Governance elaborato da John Carver (CARVER, CARVER, 2001), afferma che per essere efficaci i principi della governance devono essere stabiliti all’inizio del processo, per fungere da guida nelle decisioni e nel- la risoluzione dei conflitti. In particolare, prevede la negoziazione con l’organo di governo territoriale, modalità di gestione calibrate sulla realtà locale, accordi

4 L’Écomusée du Val de Bièvre – ampliamento dell’Écomusée du Fresnes creato nel 1979 da Françoise

Wasserman in un sobborgo a sud di Parigi, dal 2006 esteso all’intera agglomerazione della Valle – ha lo scopo di promuovere e valorizzare il patrimonio suburbano. È concepito come una rete di partner del ter- ritorio e opera per creare sinergie e partecipazione attorno alle azioni di rivitalizzazione dell’area, in collegamento con le strutture professionali di musei e beni culturali, regionali e nazionali.

5 L’Ecomusée Paysalp, nell’Alta Savoia, si è costituito negli anni ‘90 come evoluzione del Musée Paysan

fondato nel 1980, a sua volta derivato dalla Maison des Jeunes et de la Culture Intercommunale creata all’inizio degli anni ‘70 per favorire l’integrazione di 500 nuovi abitanti insediati a seguito dell’apertura della fabbrica Gambin nel villaggio di Viuz-en-Sallaz nei pressi di Ginevra. Oggi l’ecomuseo interessa decine di Comuni della fascia periurbana della Greater Geneva ed è gestito dall’Associazione Paysalp, composta da un centinaio di membri, che opera con i volontari per tutte le attività di programmazione culturale, raccolta della memoria e fruizione dei siti, e un team di 12 professionisti dipendenti per accoglie- re i visitatori e sviluppare i progetti.

6 Il fenomeno degli ecomusei nella Provincia del Saskatchewan è recente, dal 2011 un numero crescente

di comunità ne sta applicando il modello per favorire la conservazione in situ del patrimonio culturale. A livello provinciale questo sviluppo è guidato da un Comitato interagenzia, il Saskatchewan Ecomuseums Partnership, che comprende istituzioni e associazioni culturali, parchi naturali, istituti finanziari, sotto la direzione dell’Università.

per proprietà e gestione delle collezioni e occupazione degli spazi, un piano pluriennale di sviluppo con garanzie di copertura finanziaria a lungo termine, personale adeguato per numero e specializzazione.

All’opposto del rigore canadese l’esperienza brasiliana, pur scontando alcu- ne debolezze nella limitata presenza di personale dipendente e nella mancanza di riconoscimento formale, offre modelli efficaci di partecipazione spontanea e diffusa, anche per la più stretta derivazione dai musei di comunità.

Gli ecomusei brasiliani sono generalmente costruiti a partire da un tessuto associativo forte e al centro dei loro programmi è la capacitação, ovvero il pro- cesso che porta le persone a rendersi indipendenti, acquisendo il know-how necessario per lo sviluppo di un’economia di autosufficienza, fatta di consumo controllato, creazione di microimprese, diffusione di un turismo di comunità, creazione di nuove associazioni, negoziazione di diritti collettivi con le autorità pubbliche7. Strumento interessante spesso usato dagli ecomusei brasiliani per finanziare progetti e interventi è il bilancio partecipativo, introdotto a Porto Alegre dal Partito dei lavoratori alla fine degli anni ‘808.

Un esempio di autogestione è offerto dalla Spagna con La Ponte-Ecomuséu che non opera per costruire relazioni con le autorità pubbliche, ma basa la sua azione solo sulla cooperazione volontaria nella gestione del patrimonio comu- ne, attraverso l’attivazione di processi di fiducia e alfabetizzazione, con l’obiettivo di creare una “impresa sociale di conoscenza” e una “nuova comu- nità”, ovvero uno spazio alternativo di discussione, partecipazione e promozione di modelli di sviluppo e innovazione sociale9.

7 Ne sono alcuni esempi il NOPH Ecomuseu Comunitario de Santa Cruz in un quartiere a ovest di Rio de

Janeiro i cui coordinatori e facilitatori sono volontari, l’Ecomuseu da Amazônia gestito da funzionari resi disponibili dall’Amministrazione comunale, l’Ecomuseu da Serra de Ouro Preto che opera in stretta rela- zione con le associazioni di abitanti.

8 Lo strumento prevede che annualmente i cittadini, suddivisi per quartieri, siano chiamati a elaborare

proposte di bilancio per il finanziamento di opere di interesse pubblico, classificate in ordine di priorità secondo criteri oggettivi e condivisi, successivamente sottoposte al voto dei consiglieri eletti. Il bilancio così elaborato consente di realizzare gran parte degli interventi ritenuti prioritari dai cittadini. Dal 2015 il bilancio partecipativo è utilizzato anche nella città di Milano, pur con risultati ben più modesti. La parte- cipazione al voto è stata infatti limitata (inferiore al 2% della popolazione) e il budget messo a disposizione per la realizzazione delle opere minimale (0,1% del bilancio comunale), consentendo di finanziare solo una esigua parte delle pur significative azioni candidate.

9 La Ponte-Ecomuséu è un’iniziativa sociale nata nel 2011 per sopperire alla mancanza di azioni concrete

di valorizzazione e sviluppo locale in un’area rurale marginale delle Asturie. Tra le iniziative sviluppate particolare interesse riveste HESIOD The Heritage and Social Innovation Observatory, piattaforma per

identificare, analizzare e divulgare esperienze socialmente innovative nel campo dei beni culturali, connette- re gli innovatori sociali e facilitare la loro cooperazione.