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Paesaggio della Regione Puglia e l'Osservatorio del Paesag gio della Catalogna

3. Processi di patrimonializzazione

Per compiere la sua mission l’Osservatorio organizza periodicamente, nelle varie aree, incontri con le comunità pertinenti, soprattutto quando c’è una spe- cifica richiesta di mediazione. Le richieste pervengono dalle suddette entità direttamente alle municipalità di appartenenza, al Governo Catalano o all’Osservatorio che ha poi il compito di instaurare un dialogo con i detentori di interesse specifico.

A titolo esemplificativo delle pratiche attuate, il periodo di ricerca svolto presso il Centro di documentazione di Olot, ha reso possibile la mia partecipa- zione a un incontro sulle politiche agricole nell’ambito del territorio Les Garrigues15, per il quale è stato progettato un sistema idrico che dovrebbe ridi- segnare i confini di alcune aree coltivate a ulivi, che trasformerebbe la percezione paesaggistica e di appartenenza a quei luoghi che non si vogliono modificare. Dopo una visita sul territorio, i partecipanti hanno espresso le loro opinioni per creare un dialogo e lo hanno fatto chiedendo ai tre rappresentanti dell’Osservatorio di posizionarsi al centro di una sala per poi essere accerchiati dei paesaggi della Catalogna, i loro valori manifesti e latenti, lo stato di conservazione, gli obiettivi di qua- lità da raggiungere e i mezzi per realizzarli.

14 Olot (Girona), 5 luglio 2018, intervista a Laura Puigbert, geografa, responsabile delle pubblicazioni

presso l’Osservatorio del Paesaggio della Catalogna. In merito alla gestione dell’Osservatorio, a differenza della situazione pugliese caratterizzata da fondi limitati, nell’intervista L. Puigbert specifica che in Catalo- gna il 60% dell’Osservatorio è finanziato dal Governo Catalano, attraverso il Dipartimento del Territorio e della Sostenibilità, dal Governo locale di Olot, in minima parte, e dalle due province di Girona e Barcel- lona per la restante parte. Anni fa arrivavano altri contributi dall’Ordine degli architetti o dalla Fondazione Territori i Paisatge della Caixa de Catalunya, una banca per metà pubblica e per metà privata che aveva l’obbligo di sostenere progetti sociali e lo faceva comprando terreni con dei valori paesaggistici par- ticolari per poi gestirli. Adesso i terreni appartengono alla Fondazione che gestisce la Pedrera di Gaudì e dal ricavato derivante dal turismo viene gestito il paesaggio. Da circa quattro anni per progetti importanti e puntuali come le pubblicazioni o l’archivio di immagini c’è solo un finanziamento privato.

da circa una trentina di partecipanti che intorno a loro e con loro dialogavano fisicamente (Fig. 1). Erano presenti rappresentanti di associazioni ambientaliste locali, altre associazioni di categoria che riportavano le voci dei contadini e de- gli allevatori, così come i club sostenitori di candidature Unesco per quei luoghi, e rappresentanti delle istituzioni locali.

Fig.1 – Alcuni dei momenti di lavoro della terza riunione sulla pianificazione territoriale a Les Garrigues (foto di Angela Cicirelli).

La giornata di lavoro è proseguita con la raccolta di proposte annotate su una lavagna, punto di raccolta delle criticità segnalate e delle proposte che ognuno dei presenti poteva avanzare (Fig. 2).

La redazione in corso dell’ottavo Catalogo del Paesaggio è invece la risul- tante di un altro processo di patrimonializzazione bottom-up circa la ridefinizione dei confini territoriali della Bagheria del Pedenes, a sud della Cata- logna, ora divisa in due aree nelle quali i cittadini non si identificano. L’elaborazione del Catalogo è, pertanto, portata avanti in stretta relazione con l’opinione pubblica, attraverso richiami alla collaborazione dietro slogan che incitano alla partecipazione per la definizione e la gestione del territorio.

Fig. 2 – Esempio di partecipazione attiva dei cittadini che ‘vivono’ quotidianamente il mercato di Olot, oggetto di recente ristrutturazione, i quali, invogliati ad esprimere un parere che verrà poi preso in consi- derazione, hanno espresso le loro esigenze nei confronti della novità cittadina (foto di Angela Cicirelli).

Un altro processo molto partecipato, che ha portato alla realizzazione di una Carta del Paesaggio, è quello transfrontaliero con la Francia, in Cerdania, dove insiste un piccolo territorio catalano in terra francese, dove il paesaggio è lo stesso (una valle unica) e il senso di appartenenza è il medesimo a prescinde- re dalle divisioni amministrative.

Rilevante partecipazione e adesione volontaria riscontra anche il progetto Wikipedra, un sito web open source dove si catalogano le costruzioni di pietra a secco, un’iniziativa che ha aiutato a proteggere numerose costruzioni di pietra a secco grazie ad agenti consolidati sui territori per l’identificazione di questi patrimoni. Un progetto sperimentale che ha preso forza grazie alla popolazio- ne, una collaborazione spontanea che contribuisce alla definizione della cosiddetta cittadinanza attiva, una partecipazione singola o collettiva che quo- tidianamente contribuisce a mappare il territorio. Il progetto è stato replicato nella zona transfrontaliera della Cerdania e sull’isola Majorca (Baleari), dove al- tri cittadini attivi hanno richiesto di aderire con la mappatura delle loro costruzioni in pietra a secco per il forte valore identitario che esse rivestono. Ogni tipologia di struttura ha visto il coinvolgimento di consulenti tecnici, o storici, o semplici informatori conoscitori della materia, che controllano le in- formazioni inserite nel portale.

lano, utilizza attualmente il database di Wikipedra16 per elargire finanziamenti ai contadini per il ripristino delle strutture in pietra a secco persistenti nelle pro- prietà agricole. Un elemento fortemente identitario anche sulle Baleari, dove il Governo ha decretato il riutilizzo della tassa turistica per la ricostruzione dei muretti e delle architetture rurali con i metodi e le tecniche tradizionali.

Un progetto simile a Wikipedra riguarda il paesaggio dei cimiteri, secondo la proposta giunta all’Osservatorio da parte di una ricercatrice universitaria che ha chiesto di realizzare un portale open source, avvalendosi della metodologia dell’Osservatorio, ma rimanendo responsabile della ricerca.

Fig. 3 – Home page portale WiKipedra.