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I Nebrodi come grande Laboratorio di Ricerca per la speri mentazione dell’auto-sostenibilità tra territorio e comunità

2. La società civile animatrice del territorio

L’approccio ai problemi di spazio e società, territorio e comunità da parte degli urbanisti è cambiato, così come sono cambiati anche i profili, gli interessi e gli ambiti scientifici, culturali e professionali degli urbanisti. In primo luogo, è mutata la riflessione sulla disciplina, la critica ed anche la pratica professionale. Cosicché i problemi che affliggono la città e il territorio7 unitamente alla co- stante ricerca hanno messo da parte l’approccio scientificamente compositivo, decorativo e squisitamente estetico dando spazio sempre più ad un approccio

7 In tal senso appare opportuna una rilettura, in chiave comparativa, dei manifesti culturali che hanno

segnato l’ultimo secolo come la Carta di Atene, la Carta di Gubbio, la Carta del Macchu Picchu, La conferenza di

Rio, in relazione ai mutamenti delle condizioni della città e del territorio e per comprendere che non sia-

mo più di fronte ad un problema squisitamente tecnico-progettuale ma le questioni che si pongono sono divenute domande complesse non risolvibili tradizionalmente dalle discipline ortodosse dell’architettura o dell’ingegneria.

completamente diverso, più completo, quasi olistico. Infatti già dalla seconda metà degli anni ‘60 de secolo scorso in Italia, alcuni urbanisti (e non solo se si pensa alla poliedrica attività di Adriano Olivetti) incoraggiavano nuove meto- dologie di costruzione degli spazi urbani e territoriali mediante il recepimento della domanda sociale attraverso le pratiche di partecipazione degli abitanti alle scelte di governo del territorio sulla scia dell’advocacy planning8 degli Stati Uniti lanciato nel decennio precedente e la contaminazione dal ‘situazionismo inter- nazionale’9. Così dal nord al sud del nostro Paese, dalla scala urbana a quella territoriale, alcuni pionieri del riformismo progettuale quali Giancarlo De Car- lo, con la progettazione di Case Matteotti nei pressi di Milano, e Danilo Dolci (sociologo che operò con la collaborazione e il supporto della scuola urbanisti- ca siciliana) nella Sicilia occidentale10, avviavano la sperimentazione di quella che veniva definita progettazione partecipata, attraverso la fase di ascolto degli abi- tanti. Tuttavia, negli anni più recenti, è da segnalare una fertile esperienza condotta da altri urbanisti, ed in tal senso appare ancora oggi interessante l’esperienza della Rete Nazionale del Nuovo Municipio (RNM) presieduta a suo tempo da Alberto Magnaghi; la Rete promuoveva la diffusione dei Laboratori di Ricerche Territoriali (LART) e di molte pratiche partecipative tra le quali la redazione del bilancio partecipativo (esperimento che proviene dal World So- cial Forum di Porto Alegre11) dei comuni di tutta Italia. In tal senso, tra il 2000 ed il 2006 circa, diverse amministrazioni comunali avevano avviato, su solleci- tazioni della rete, istanze di adesione alla rete che promuove la partecipazione

8 In tal senso si fa riferimento a Jane Jacobs, Donald Appleyard e Paul Davidoff e alle loro attività che

puntano sul paradigma della partecipazione degli abitanti e presuppongono una pluralità d’interessi nel planning, dove la partecipazione svolge un ruolo centrale. In esso si riconosce che un gran numero di persone non sono di fatto rappresentate nel processo di pianificazione a causa dell’esistenza di molte di- seguaglianze nel sistema politico e dello scarso potere contrattuale di altri gruppi sociali. Il planner deve pertanto garantire a tutti di essere equamente rappresentati nell’ambito del processo, promuovendo gli interessi dei soggetti più deboli e il cambiamento sociale. Il suo ruolo è quello di “animatore sociale” so- stenendo gruppi non equamente rappresentati e incoraggiandoli a intervenire nel processo di pianificazione.

9 Come ad esempio il pensiero di Henri Lefebvre con la sua opera Le droit à la ville (1968), trad. it. Il diritto

alla città, Padova 1970, scaturito da maggio francese e clima del 1968.

10 Non passa indifferente l’esperienza di approccio maieutica antropologica e pedagogica della vita comu-

nitaria di Danilo Dolci (avviata nel 1950) e potenziata con il ruolo di Carlo Doglio (che arriva in Sicilia nel 1960) nella zona compresa tra Partinico, Roccamena, Menfi, Trappeto, Corleone e Montelepre, nella par- te Nord-occidentale della Sicilia che si affaccia sul golfo di Castellammare. Un approfondimento si può indicare con la pubblicazione di URBANI L., DOGLIO C. (1972), La Fionda Sicula, Il Mulino, Bologna.

11 Il WSF si svolse in Brasile, nel 2001, guidato dal Partito Nazionale dei lavoratori ed organizzato dai

movimenti alternativi alla globalizzazione e muovendo forti critiche sul neoliberismo e neoimperialismo (con lo slogan: un altro mondo è possibile). Il forum vide la partecipazione di intellettuali di rango come Ariel Dorfman, Oscar Niemeyer, Sebastiao Salgado, Danielle Mitterand, il movimento di opinione che seguì dopo il WSF di Porto Alegre portò alla vittoria elettorale di Luiz Inacio Lula da Silva (Lula).

dei cittadini al governo del territorio: si ricordano, ad esempio, il comune di Trezzo sull’Adda (MI), il comune di Pieve Emanuele (MI), la Provincia di Pra- to, il comune di Roma con la riqualificazione di alcuni manufatti periferici come il Corviale. I LART, quindi, diventavano sede e spazio per i cittadini ed al contempo interlocutori della pubblica amministrazione per la realizzazione di politiche, programmi di città e territorio, il laboratorio diventa sede dell’immaginario, è strumento di ricerca per puntare verso orizzonti di trasfigu- razioni realizzabili.

Fig. 1 – La Vision, dal basso, del Piano per la riqualificazione delle aree costiere in relazione al Parco dei Nebrodi. L’elaborato è l’esito degli studi di alcuni ricercatori poi confluiti all’interno del LART Nebrodi. L’elaborazione della tavola di progetto è di Andrea Marçel Pidalà_2004.

Il vero tentativo di Alberto Magnaghi era quello di fare incontrare a ‘mezza strada’ politiche top down e bottom up12. Nella fattispecie, per quanto riguarda la Sicilia è nei Nebrodi (Messina) che la ricerca e la sperimentazione di una nuova forma di pianificazione sostenibile mediante forme di analisi, valutazione e

12 Per un approfondimento si veda MAGNAGHI A. (2000), “Problemi, procedure e requisiti di un progetto

progettazione13 prendeva avvio già nel 2004 traendo spunto da alcune espe- rienze di urbanistica partecipata portate avanti in più occasioni e con differenti soggetti sociali e istituzionali tentando di avviare un processo di partecipazione democratica per la costruzione di uno scenario strategico di sviluppo auto- sostenibile (condiviso dal basso) per un territorio già in forte erosione culturale e territoriale e che vedeva progressivamente emergere nuove criticità.

Dapprima si sperimentò una forma aggregativa dal basso, con un collettivo denominato ‘laboratorio’, termine che veniva mutuato da un concetto di una certa artigianalità mista alla elaborazione di tesi scientifiche e riflessioni cultura- li nei diversi campi del sapere (SENNET,1992). Il laboratorio nasceva (in seno al circolo locale di Legambiente) per partecipare all’elaborazione di una propo- sta di osservazioni allo strumento urbanistico del Comune di Capo d’Orlando, allora in corso di approvazione14. Successivamente il movimento di opinione si diffuse e diede luogo alla costituzione di un Comitato Promotore15 per la for- malizzazione di un Laboratorio di Ricerche Territoriali (che prese il nome di LART Nebrodi) che, una volta costituitosi spontaneamente, aderì alla Rete Nuovo

Municipio così organizzandosi puntualmente per avviare un nuovo paradigma ai

problemi del territorio. Il LART rappresentava un momento di incontro tra esperti, operatori culturali attenti alla qualità urbana e ambientale e abitanti che intendevano promuovere la costruzione di uno scenario futuro di elevata quali- tà urbanistica e civile e di sostenibilità ambientale per la città di Capo d’Orlando e il suo comprensorio più vasto, i Nebrodi.

Il laboratorio rappresentava la struttura di ricerca e di dibattito in cui le idee degli abitanti, tese ad affermare i valori del territorio locale (ecologia, storia, cultura, tradizioni, arte, paesaggio, ecc.), trovavano – per la collaborazione con esperti e uomini di cultura – forme e indirizzi tali da prospettare un disegno fu- turo di ecosostenibilità anche sociale e culturale per la città di Capo d’Orlando ed il suo comprensorio. Con queste premesse il LART Nebrodi coinvolse diver- si soggetti sociali, in più momenti, tra cui la Legambiente, la CGIL Camera del Lavoro di Messina e di Capo d’Orlando, il Comune di Gioiosa Marea ed il Par- co Regionale dei Nebrodi, il GAL Nebrodi Plus e diede vita ad un percorso di

13 La ricerca-azione condotta dalla RNM trovava la sua istituzionalizzazione all’interno dell’Università di

Firenze, Dipartimento DUPT-LAPEI costituendone il corpus scientifico. Per un approfondimento si veda: http://www.lapei.it/.

14 L’approvazione degli strumenti urbanistici (attuativi e generali) viene effettuata dal competente organo

dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente della Regione Siciliana (ARTA).

15 Il Comitato Promotore a suo tempo era costituito da un piccolo nucleo di interessati e appassionati di

cui facevano parte: Alberto Ziparo (Università di Firenze), Marçel Pidalà (Legambiente), Ramon La Torre (Partito di Rifondazione Comunista), Salvatore Giarratana (Direttore Parco Regionale dei Nebrodi), Giu- seppe Pollicina (abitante ed ex Dirigente UTC del Comune di Capo d’Orlando).

studio più vasto, articolato su due dimensioni (Capo d’Orlando e Nebrodi) con una struttura interdisciplinare, elaborando un Report di Piano16 che descriveva una vision eco-creativa d’area vasta per lo sviluppo auto sostenibile dei luoghi concretizzandosi con un set di strategie e azioni per la bioregione17 dei Nebro- di e di contro offriva le analisi di dettaglio sul centro urbano di Capo d’Orlando18 e altri centri urbani limitrofi. Come tutti i movimenti (e conse- guentemente alle vicende interne della Rete Nuovo Municipio) anche il LART ha avuto momenti apicali e flessioni che costantemente gli hanno via via fatto perdere aderenza al territorio, anche la stagione della partecipazione possiede alti e bassi.

È riconducibile verosimilmente a questo momento l’organizzazione dal bas- so di alcuni soggetti attori del territorio che negli anni, non sentendosi realmente e/o pienamente rappresentati nelle scelte politiche, hanno dato av- vio a percorsi alternativi e virtuosi di crescita rispetto al canonico percorso istituzionale. Così, questa formula aggregativa si è riproposta e di recente ma con soggetti diversi si sono ricreati i presupposti per una nuova alleanza sul territorio: produttori, cittadini, amministratori pubblici stringono un ‘patto eti- co’ sulla gestione sostenibile delle risorse, secondo i principi dell’agricoltura biologica e dell’agro-ecologia19 mediante l’istituzione del Bio-Distretto.

In Italia il Biodistretto viene inteso come politica territoriale proposta dai vari sistemi di governance e trova linfa nell’interpretazione che vede un territorio naturalmente vocato al biologico e da queste premesse è stato avviato, ovvia- mente non senza difficoltà, il Biodistretto dei Nebrodi grazie ad una forte sinergia e condivisione di intenti tra alcuni soggetti locali e promotori della go-

vernance locale, quali: il ‘Gal Nebrodi Plus’20, l’Associazione ‘Città del Bio’21 e il

16 Elaborato anche grazie al contributo fornito dalle diverse tesi di laurea di giovani studiosi che venivano

condotte nelle Università di Messina, Reggio Calabria e Palermo e aventi come oggetto di analisi il territo- rio dei Nebrodi.

17 La bioregione è stata intesa come un'unità territoriale, dalle caratteristiche fisiche ed ecologiche omoge-

nee; in questo caso i Nebrodi sono intesi come area da conoscere sotto tutti i punti di vista, tutte le potenzialità e le risorse naturali, sociali e culturali, al fine di definire meglio una ricerca di un modo di vi- vere sostenibile e locale in armonia con le leggi della natura e con tutti gli esseri viventi.

18 In tal senso il LART aveva elaborato, oltre alle Osservazioni al PRG di Capo d’Orlando, anche analisi

puntuali sul traffico cittadino mediante la realizzazione di una schedatura, dei questionari rivolti agli abi- tanti e dei rilievi puntuali effettuati nei punti nodali nei vari periodi dell’anno.

19 <http://biodistretto.net/> (ultima visita: settembre 2017).

20 Denominata GAL – Gruppo di Azione Locale Nebrodi Plus. L’associazione è iscritta nel registro delle Per-

sone Giuridiche della Regione Sicilia giusto D.D.G. n. 575, Dipartimento regionale interventi infrastrutturali per l’agricoltura, Servizio IV interventi di sviluppo rurale ed azioni leader, del 25 maggio 2011. L’associazione è costituita quale gruppo di azione locale (GAL), così come previsto dall'iniziativa comunitaria in materia di turismo rurale (Leader Plus), istituita dall'art. 20, paragrafo 1, lettera C del rego- lamento (CE) n. 1260/1999 del Consiglio dell'Unione Europea recante disposizioni sui fondi strutturali e

‘Comune di Mirto’22. Sui Nebrodi quindi il Biodistretto nasce come tentativo ‘progettuale’23 (che trae le sue linee da anni di ricerche sulla pianificazione terri- toriale, sul paesaggio, sui centri storici, sull’uso del suolo, sulla storia dell’arte, dell’architettura e dell’urbanistica dei Nebrodi) per un modello di sviluppo di- verso da quello attuale e rivolto prevalentemente alla eco-sostenibilità, caratterizzato dal coinvolgimento delle comunità locali e da una progettualità fortemente partecipativa. I tre soggetti promotori si pongono l’obiettivo di va- lorizzare l’economia, le tradizioni locali tipiche di questi luoghi e contemporaneamente avviare un percorso di crescita virtuoso e alternativo per le aree più interne fortemente penalizzate da molte discontinuità spaziali, ma ricche di potenzialità inespresse. Il Biodistretto dei Nebrodi è soprattutto l’esperimento evidente per avviare un modello di crescita diversa, autosuffi- ciente, basato sull’auto-sostenibilità (sociale, economica, ambientale, culturale) dei sistemi urbani e territoriali. La costituzione del Biodistretto dei Nebrodi ricalca le orme tracciate dall’esperienza del Laboratorio, nasce e si alimenta non solo da un’adesione formale ad una linea di ricerca della partecipazione demo- cratica alle scelte di governo del territorio ma in primo luogo trova il suo incipit all’interno di una tensione culturale e sociale degli abitanti o di un gruppo mo- tivato di essi, che esprimano amore verso i luoghi, più in generale di cura e protezione reale verso il ‘bene comune’ che è il territorio. Il territorio dei Ne- brodi, con le recenti esperienze, rappresenta nondimeno il riferimento su base locale di una vastissima rete di esperienze e azioni analoghe portate avanti da dal programma regionale elaborato ed attuato sulla base degli orientamenti adottati dalla Commissione delle Comunità europee nella comunicazione agli Stati membri del 14 aprile 2000 (pubblicata in GUCE C 139 del 18.05.2000, p. 5) e del programma operativo Leader + della Regione Siciliana, approvata dalla Commissione Europea con Decisione C (2002) 249 del 19.02.2002. Il Gal Nebrodi Plus partecipa alle politiche, ai programmi e alle azioni di sviluppo comunitari, statali e regionali per il territorio dei Nebrodi attraverso Piani di Sviluppo Locale. Per ulteriori approfondimenti sul Gal Nebrodi Plus si può consultare la pagina:

<http://www.galnebrodiplus.eu/index.php?option=com_content&view=featured&Itemid=101> (ulti- ma visita: Settembre 2017).

21 L’Associazione ‘Città del Bio’ favorisce una forte sinergia tra realtà anche molto diverse tra loro ma

dalla cui relazione nascono opportunità per promuovere la conservazione dell`ambiente e la qualità della vita. Associa i Comuni e le città che vogliono condividere il vantaggio di far parte di una rete internazio- nale per ricevere e offrire conoscenza, per realizzare un progetto in comune e dare più valore ai territori. Per un approfondimento si veda il sito web <http://www.cittadelbio.it/> (ultima visita: Settembre 2017).

22 Il Comune di Mirto fa parte della Bioregione dei Nebrodi (all’interno della Città Metropolitana di Mes-

sina). Comune di circa un migliaio di abitanti è conosciuto per le potenzialità agricole, biologiche e silvopastorali, fa parte del Parco Regionale dei Nebrodi e svolge una forte attività di sensibilizzazione ambientale.

23 Si sottolinea il termine ‘tentativo’ poiché ancora siamo di fronte ad un delineamento delle potenzialità

anni in diverse realtà nazionali, europee, ed in parti diffuse del globo terrestre tramite l’incontro tra comunità scientifica, professionalità tecniche, associazio- nismo socio-culturale e/o ambientalista, abitanti dei ‘luoghi’ e, talora, (sempre di più) amministrazioni attente all’evoluzione sostenibile dell’assetto dei territo- ri di riferimento in una visione diversa dal punto di vista intellettuale e politico.

Fig. 2 – Estratto dalla Tavola 12 delle ‘Linee Guida per l’elaborazione del Piano Strategico per il Biodi- stretto dei Nebrodi’24.

In questo percorso cominciano a crederci, anche se timidamente, le Istitu- zioni che, con capofila il Parco Regionale dei Nebrodi, aderiscono alla

governance associativa proposta dal GAL Nebrodi Plus, dal Comune di Mirto e dall’Associazione Città del Bio per deliberare amministrativamente il modello di

governance, ma anche i produttori locali che, unitamente ad altri soggetti, credo-

24 L’elaborato è basato su alcune azioni chiave come la valorizzazione dei fiumi e del reticolo idrografico

come elemento di connessione ecologica tra mari e monti, il potenziamento dei centri urbani minori e storici per il rilancio di attività culturali e servizi, la tutela e la conservazione delle pianure alluvionali e il blocco dell’edificazione lungo la costa (peraltro con un volume consistente di vani in esubero) come ele- mento di alta protezione paesistica e della qualità della vita degli abitanti. In generale veniva fuori un piano di riequilibrio e di grande sostenibilità paesaggistica, ambientale e sociale della ‘bioregione’, tradotta in una vision eco-creativa per i Nebrodi.

no chiaramente nelle Linee Guida per il Piano Strategico del Biodistretto, con il Co- mitato Tecnico Scientifico e le unità operative messe in campo con il

Nebrodi_BioLab che si occuperanno di organizzare i temi di ricerca e program-

mare le iniziative per il modello di crescita autosufficiente, basato sull’auto- sostenibilità (sociale, economica, ambientale, culturale) dei sistemi urbani e ter- ritoriali che coinvolga fattivamente gli abitanti dei luoghi ad una partecipazione reale per il territorio e le comunità insediate.

Bibliografia

LEFEBVRE H. (1968), Le droit à la ville, 1968, Éditions Anthropos, Paris.

MAGNAGHI A. (2000), Problemi, procedure e requisiti di un progetto di sviluppo locale

auto sostenibile, in CARTA M., LO PICCOLO F.,SCHILLECI F., TRAPANI F. (a cura di), Linee di Ricerca, Alinea, Firenze.

SENNETT R. (1992), La coscienza dell’occhio, Feltrinelli, Milano.

URBANI L.,DOGLIO C.(1972), La Fionda Sicula- Piano della Autonomia Siciliana, Il Mulino, Bologna.

Sitografia

<http://biodistretto.net/> (ultima visita: settembre 2017).

<http://www.galnebrodiplus.eu/index.php?option=com_content&view=f eatured&Itemid=101> (ultima visita: settembre 2017).

Laboratori di Collaborative Knowledge: sperimentazioni itine-