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Il caso del parroco di Platì avverso l’ordinanza di divieto dei funerali pubblici per il boss

Nel documento La Chiesa e la 'ndrangheta in Calabria (pagine 97-106)

dell’autorità di pubblica sicurezza sulla negazione delle pubbliche esequie 2.1.2 – Il caso del parroco di Platì

2.1 Il potere di intervento dell’autorità di pubblica

2.1.2 Il caso del parroco di Platì avverso l’ordinanza di divieto dei funerali pubblici per il boss

Giuseppe Barbaro.

Abbiamo visto ordinanze che dispongono il divieto di pubbliche esequie non solo per soggetti condannati per reati di mafia, ma anche per soggetti incensurati, però legati da un rapporto di parentela con clan mafiosi. Ciò che pare singolare e che, recentemente, ha fatto discutere è il caso di un parroco di Platì – paese della provincia di Reggio Calabria – il quale lamenta una compromissione dell’autonomia della Chiesa in ordine all’ordinanza del questore di Reggio Calabria che dispone la celebrazione delle esequie del boss Giuseppe Barbaro presso la cappella del cimitero e a orario inconsueto, così come deciso per altri esponenti di clan mafiosi.

254 Un esempio di divieto emesso a conferma della linea adottata in circostanze analoghe è quello disposto dal questore di Reggio Calabria Raffaele Grassi, nell’agosto 2016, a seguito del decesso di Paolo Sergi, boss di Platì. Il Questore a fondamento della sua ordinanza di servizio tiene conto, in questo caso specifico, dello spessore criminale del defunto e del trascorso giudiziario dello stesso. 255 F. Balsamo, Op. cit., p. 5.

93 Giuseppe Barbaro è stato condannato a 5 anni con sentenza definitiva nel maxi processo Minotauro256, quindi non un soggetto qualunque.

Dobbiamo premettere che la decisione del questore di imporre funerali in forma privata per ragioni di ordine pubblico e pubblica sicurezza impedisce al fedele defunto di essere accompagnato con il rito delle esequie nel suo passaggio alla vita eterna e, soprattutto, neutralizza il potere – riconosciuto dall’ordinamento canonico all’autorità ecclesiastica – di valutare l’opportunità di concedere o negare le solenni esequie ai sensi del can. 1184 C.I.C257. Potere che non viene pregiudicato quando parroco e vescovo danno seguito a quanto disposto dall’autorità di pubblica sicurezza, a sostegno del fatto che il mafioso, stante le norme del codice di diritto canonico, è annoverato tra i peccatori manifesti ai quali va negata la celebrazione delle pubbliche esequie, senza però arrecare pubblico scandalo nella comunità dei fedeli. Anche qualora una tale scelta dovesse arrecare pubblico scandalo, il potere dell’autorità ecclesiastica resterebbe priva di effetti di fronte al provvedimento del questore258. Ciò che pare oggetto di contrasti tra autorità civile e autorità ecclesiastica è semplicemente la privazione delle pubbliche esequie per quei soggetti che, secondo l’ordinamento canonico, avrebbero diritto alla celebrazione delle esequie in quanto non consistono dubbi sulla limpidezza della propria fede. Ecco che, allora, il ricorso a misure così rigorose da parte del questore dovrebbe rappresentare l’extrema ratio per far fronte a problemi di particolare criticità.

256 G. Legato, Folla al cimitero di Platì per il funerale all’alba del mafioso di

Volpiano, La Stampa, Giuseppe Barbaro è un boss dell’omonima famiglia di Platì e

affiliato al locale di Volpiano. Barbaro, inoltre, sottrattosi alla cattura nel 1987 rientrava nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità e venne arrestato nel 2001.

sito web: (http://www.lastampa.it/2016/10/25/cronaca/folla-al-cimitero-di-plat- per-il-funerale-allalba-del-mafioso-di-volpiano-

XBX93ZETntXyjYKyoHBJcP/pagina.html), consultato in data 02/09/2018. 257 F. Balsamo, Op. cit., p. 5.

94 Torniamo al caso del parroco Giuseppe Svanera, il quale lamenta una lesione dell’autonomia confessionale259 – stante l’art. 7

della Cost. § 1, il quale recita che ‘’lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani’’ ed il successivo Accordo di Villa Madama del 1984 – ed invoca l’illegittimità del provvedimento del questore, adducendo tra i motivi del ricorso una sentenza del TAR Campania n.28168 del 2010, secondo la quale al questore sarebbe stato concesso intervenire in ordine ai riti o processioni celebrati al di fuori dei luoghi di culto e sul trasporto funebre. Mentre, nel caso di specie, il questore incide sulle modalità di svolgimento del trasporto funebre, ma anche sullo stesso rito funebre e doveva, quindi, ritenersi illegittima per eccesso di potere. Però il ricorso del parroco appare carente in quanto non è in grado di argomentare e giustificare l’insussistenza di quelle ragioni di sicurezza che costituiscono presupposto applicativo e giustificativo del provvedimento impugnato. Infatti non si trova alcuna soluzione alle consuete problematiche che accompagnano i funerali di un boss, ossia evitare che la celebrazione costituisca ostentazione del potere mafioso e momento di riunione tra le varie cosche del territorio260.

259 Cfr. P. Floris, Autonomia confessionale. Principi-limite fondamentali e ordine

pubblico, Jovene, Napoli, 1992, cit. p. 92. La dottrina ecclesiastica riconosce una

sfera di autonomia ed indipendenza della chiesa nelle materie riguardanti l’organizzazione ed il funzionamento di istituti e persone ecclesiastiche, che non sia oggetto di diretta regolamentazione da parte della legge statuale; nella materia sacramentale, compresa la disciplina matrimoniale; ed infine nella materia spirituale e disciplinare.

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