• Non ci sono risultati.

Nasce una nuova coscienza

Nel documento La Chiesa e la 'ndrangheta in Calabria (pagine 32-35)

1.4 ‘’Mamma di San Luca’’ e il ruolo del Santuario della Madonna di Pols

2.1 La posizione della Chiesa Istituzione

2.1.1 Nasce una nuova coscienza

Bisogna attendere gli anni ’70 per trovare una denuncia sempre più dettagliata del fenomeno mafioso, quando vengono emanati i primi comunicati della Conferenza Episcopale Calabra, che ne ricercano le cause e indicano il modus operandi per la Chiesa e per le istituzioni civili75.

Il 1975 rappresenta l’anno di svolta nella lotta contro la mafia. Nella riunione di agosto dello stesso anno, i presuli prendono atto, in Calabria, di tanti fatti criminosi e di faide atroci e si rattristano perché vengono coinvolti anche molti giovani.

Visto l’intersecarsi della vita religiosa all’interno di un più ampio scenario sociale, i presuli si rivolgono soprattutto a tutti coloro i quali operano nella vita civile affinché siano rimosse le cause remote e prossime di tali fenomeno patologici, che hanno origine nel sottosviluppo economico, culturale e sociale della Calabria e si esprimono, anche, nella triste realtà della mafia che prospera in diversi settori76.

Il 30 novembre 1975, viene emanata la lettera pastorale dal titolo ‘’L’episcopato Calabro contro la mafia, disonorante piaga della società’’. I vescovi levano nuovamente la loro voce contro uno dei

74 A. Mantineo, Op. cit., p. 63. 75 A. Mantineo, Op., cit., p. 64.

76 Conferenza episcopale Calabra, “Bollettino Ecclesiale del Clero. Organo

Uifficiale per l’Arcidiocesi di Catanzaro e la Diocesi di Squillace”, anno LII, serie

28 mali più gravi, che affliggono la società e ne ritardano la evoluzione materiale e spirituale77. Ulteriore novità è che i Vescovi calabresi ora

si pronunciano collettivamente, in modo coraggioso e senza mezzi termini. Nella lettera ciascuno è richiamato al suo dovere, infatti ai Sacerdoti ed a quanti collaborano nel servizio pastorale del Popolo di Dio chiedono di rispondere all’universale attesa di amore fraterno e di giustizia, insegnando con la parola e con l’esempio a vivere completamente il Vangelo della riconciliazione e della pace, nel servizio di tutti i fratelli. I Vescovi si rivolgono, anche, ai fratelli nella fede delle altre regioni d’Italia affinché siano coscienti della gravità della situazione calabrese ed esprimano solidarietà attraverso l’opera di recupero e riabilitazione. Mentre a quanti fanno parte delle oscure associazioni mafiose, rivolgono l’invito ad abbandonare le squallide e disprezzabili vie del male. Alle autorità locali e nazionali rivolgono, infine, l’invito a comprendere ed a dare risposta alle legittime e urgenti istanze di lavoro, di abitazione, di servizi sociali, di promozione umana78.

Negli anni successivi al 1975 - ricordiamo esser stato l’anno che ha posto una pietra miliare per i successivi pronunciamenti della Conferenza Episcopale Calabra - la Chiesa particolare di Calabria, attraverso i Vescovi delle varie Diocesi, ha continuato ad affrontare il dannoso fenomeno della ‘ndrangheta emanando ulteriori lettere pastorali.

Il 7 dicembre 1988 è nominato Vescovo di Locri – Gerace Monsignor Antonio Ciliberti. Il suo episcopato, in un difficile contesto criminale come la locride, inizia con forti denunce, infatti la ‘ndrangheta locale non tarda nel rispondere e posiziona – sotto le

77 M. Casaburi, Vescovi calabresi e ‘ndrangheta nell’ultimo trentennio, Rivista semestrale di storia contemporanea, Anno X n.1 – giugno 2007, Pellegrini, p. 111. 78 Conferenza Episcopale Calabra, Documento dell’Episcopato Calabro contro la mafia, ‘’Bollettino Ecclesiale del Clero. Organo Ufficiale per l’Arcidiocesi di Catanzaro e la Diocesi di Squillace’’, anno LII- Serie II. Anno 20°- n.6, novembre- dicembre 1975.

29 finestre dell’episcopio – tre colpi di lupara. Sarà il primo Vescovo costretto a vivere sotto scorta dallo Stato. Convinto, però, che un pastore debba spendersi fino all’ultimo per il proprio gregge, va avanti. Sempre lo stesso Vescovo invita i parroci a leggere, durante la messa domenicale, una lettera in cui si invitano i fedeli a non acquistare merce nei negozi direttamente riconducibili a uomini appartenenti ad ambienti criminali79.

È questa l’epoca dei sequestri di ‘ndrangheta e monsignor Ciliberti assume un ruolo fondamentale nel sequestro di Cesare Casella, avvenuto nel giugno del 1988. Accoglie la madre dello stesso ragazzo e, insieme, ne chiedono la liberazione che avrà esito positivo due anni dopo. Il caso Casella chiude l’epoca dei sequestri e si registra la nascita di una nuova coscienza collettiva. Il presule indica in tre punti l’impegno che la Chiesa “deve vivere nel combattere la mafia, evangelizzando, ponendosi come coscienza critica e formando le coscienze”80. Appunto, la formazione delle coscienze è il contributo

più prezioso della Chiesa nella lotta alla mafia e per l’effettivo decollo della religione81.

Incisiva fu la sua azione nell’educare il popolo alla fede. Nel 1993, in occasione della Santa Pasqua, scrive la lettera pastorale ‘’Vieni e seguimi’’, chiaro era il messaggio contro ogni forma di delega: “la Chiesa è una comunità in cui ogni membro ha un ruolo insostituibile: ciò che dovrò fare io non potrà mai essere fatto da altri; ciò che dovrai fare tu non potrà mai essere fatto da me”. Il suo obiettivo era orientato ad una pastorale della corresponsabilità. Infatti, Mons. Ciliberti, riteneva che il Sud non sarà mai liberato se non in una

79 L. M. Guzzo, 27/01/2014, Da Locri a Catanzaro, 25 anni di episcopato per

Ciliberti,, Il Quotidiano del Sud: (http://www.quotidianodelsud.it/calabria/societa-

cultura/2014/01/27/locri-catanzaro-25-annidi-episcopato-ciliberti), consultato 05/03/2018.

80 M. Casaburi, Borghesia mafiosa, Edizioni Dedalo, 2010, p. 312.

81 A. Cantisani, Criminalità organizzata e condizioni socio-economiche, in LA

Chiesa a Catanzaro e Squillace, “Bollettino Ufficiale”, n.s., anno IV, n.2, luglio-

30 trasparenza etica di chi governa ed in un comportamento onesto di ogni cittadino.

Limitatamente al luogo dove operava, appunto la locride, credeva necessario un impegno che fosse comune, affinché si limitasse al minimo il pericolo di rimanere isolati e quindi soggetti ad infiltrazioni mafiose82. Il clima inizia a farsi pesante, quindi la Santa Sede lo promuove alla sede arcivescovile di Matera-Irsinia, il 6 maggio del 1993.

La Chiesa calabrese prende ben presto coscienza e consapevolezza del fenomeno mafioso. Negli anni seguono interventi ed altrettante ferme prese di posizione di condanna, talora anche ripetitive e non adeguatamente efficaci83, fino ad arrivare all’affermazione che la ‘ndrangheta è ‘’negazione del Vangelo’’, ossia l’antivangelo84.

Nel documento La Chiesa e la 'ndrangheta in Calabria (pagine 32-35)