MIR, rendering di Stadsradhus på Södermalm, Stockholm (Utopia Arkitekter), 2015 SLASHCUBE, rendering di Schanzengraben, Zurich, Switzerland, (Halter AG), 2014
immagine prodotta da Bloomimages nel 2006 ha catalizzato un tale consenso da prendere il sopravvento sul progetto stesso, diventando un’icona della città ben prima di scontrarsi con le difficoltà e i ritardi nella sua costruzione. Poiché il progetto è stato inaugurato nel 2017 con diversi anni di ritardo e con un costo tre volte più alto di quello inizialmente previsto, al successo iniziale è seguito per lungo tempo un senso di delusione e inadeguatezza del progetto rispetto alle promesse, e in un certo senso l’edificio è ancora oggi valutato in rapporto alla figura impressa nell’immaginario collettivo e non per le proprie effettive qualità58.
Analogo è il caso della Tour Triangle di Parigi, sempre di Herzog & de Meuron. Il dibattito pubblico innescato dai rendering della nuova torre ha contrapposto il sindaco e l’assessore all’urbanistica, sostenitori del progetto in nome del rinnovamento di una Parigi schiacciata sul suo passato, e le proteste di un nutrito gruppo di storici, conservatori e cittadini, arrivando a essere dibattuto anche all’Assemblea Nazionale, ed è tuttora incerto se il progetto sarà costruito.
Un terzo caso è quello del Guggenheim Abu Dhabi di Frank Gehry. Il progetto non è stato ancora realizzato, ma già nel 2007 il rendering campeggiava su tutte le riviste di architettura e di viaggi come icona della capitale degli Emirati Arabi, quando, allora come oggi, l’edificio non era altro che uno scavo su un’isola semi deserta59. Ormai da diversi anni, inoltre, le immagini
del faraonico Guggenheim Abu Dhabi sono al centro delle dimostrazioni della società civile americana a denuncia delle condizioni di lavoro cui sono sottoposti gli operai che dovranno realizzare il nuovo museo.
Un secondo tipo di fotorealismo è quello delle immagini strettamente promozionali. Questi rendering solitamente sono commissionati direttamente dai developer di grandi operazioni immobiliari per mostrare gli interni di un edificio e le sue finiture (per esempio un ufficio tipo; le stanze di un appartamento o di un hotel) ai clienti finali. Si tratta di immagini stereotipate, mutuate dalle convenzioni della fotografia di architettura commerciale, di interni e di arredamento, in cui spesso ricorre il grandangolo e un punto di vista ribassato, per fare sembrare gli spazi interni più grandi. Queste immagini sono molto letterali ma alcuni elementi non sono esattamente realistici, come ad esempio i pilastri e i serramenti, le cui sezioni sono ridotte, o non sono rappresentati del tutto, come le bocchette dell’aria condizionata e gli interruttori e i comandi della domotica. Nelle
58. C. Zöllner, “The Elbphilharmonie Renderings”, Clog 4 (2012): 100-101.
59. Su questi due ultimi casi vedi D. Ponzini e M. Nastasi, Starchitecture. Scenes, Actors and Spectacles in Contemporary Cities cit. Sulla vicenda del Guggenheim di Abu Dhabi vedi anche nella seconda parte il caso studio dedicato a Saadiyat Island.
KILOGRAPH, rendering di Atlanta Falcon Stadium, Atlanta, USA (Gensler), 2012 Pierre-Herri de Valencienne, Studio di cielo sul Quirinale, 1782, (Louvre) TEGMARK, rendering di una torre a Shenzhen, China (PLP), 2014
François-Mairus Granet, Nuvole e Cielo su Monte Mario, prima del 1807 (Musée Granet, Aix-en-Provence) John Robert Cozens, Tempesta fra Bressanone e Bolzano, 1782 (Victoria & Albert Museum)
viste esterne, quando il rendering del progetto è inserito in una fotografia, sono eliminati tutti gli elementi di disturbo, come i lampioni e i cartelli stradali, le foglie cadute e altre cose che darebbero al progetto un senso della stagione e un “mood”, così come si evita un cielo troppo nuvoloso o cupo. Le gru e gli elementi di cantiere non si devono vedere e anche gli edifici circostanti, se sporchi, sono ripuliti per dare all’immagine un senso generale di “happiness”, una parola ricorrente in molte interviste sul tema del rendering.
Alcuni studi di rendering che lavorano nei settori più avanzati e competitivi del real estate internazionale (e.g. Visualhouse con sedi a New York, Los Angeles, Miami e Londra; Kilograph a Los Angeles) non si limitano a realizzare le immagini, ma propongono una completa strategia di branding per promuovere un progetto, in modo non dissimile alla pubblicità di un prodotto di lusso, appropriata all’high-end real estate di matrice anglosassone. In questo senso la tagline di Visualhouse “We envision design and evoke desire” ben rappresenta il modo in cui il fotorealismo è utilizzato per suscitare una reazione emotiva e un desiderio attraverso le immagini, le quali veicolano una visione idealizzata e semplificata dell’architettura, della città, e della vita al loro interno. La sinergia tra immagine fotorealistica, intrinsecamente spettacolare, e mercato, sta acquisendo via via sempre più importanza, a discapito degli stessi architetti, e sta spostando il controllo del progetto dalle mani dell’architetto in quelle di altri operatori del mercato: developer, broker, agenti di real estate. Il rendering è dunque sempre più uno strumento di marketing: Keely Colcleugh dello studio Kilograph ha raccontato che i developer californiani che operano nel mercato delle aziende hi-tech, poiché seguono una strategia “core and shell”60, hanno necessità di
visualizzare gli interni per poter rendere attrattivo un progetto agli occhi di potenziali clienti e finanziatori61. Per questo si rivolgono direttamente agli
studi di visualizzazione chiedendogli di creare un’immagine enfaticamente evocativa degli interni (“look and feel”, “populating the spaces with cool
looking tech worker people and lots of dogs”62) in grado di vendere il progetto.
Queste immagini, che rappresentano una specie di fotografia di architettura di progetti che non saranno realizzati - poiché una volta venduto, il progetto sarà realizzato da altri - sostituiscono il progetto preliminare, che fino a poco tempo fa sarebbe stato parte integrante del lavoro degli architetti, e
60. Un modo di sviluppare gli edifici per uffici e commercio in cui il progetto architettonico si limita agli esterni e alle predisposizioni per gli interni. Questi sono sviluppati da altri progettisti solo dopo che il progetto è stato venduto, con un risparmio di risorse e tempo e maggiori possibilità di personalizzazione da parte degli utenti finali.
61. Vedi l’intervista nella seconda parte. 62. Vedi l’intervista nella seconda parte.
Rendering del masterplan per Saadyiat Island, Abu Dhabi, UAE (AECOM), 2006 Didier Barra, Veduta di Napoli a volo di uccello, 1647, (Museo di San Martino, Napoli)
possono orientare le attese di chi utilizzerà gli edifici63.
Il terzo tipo di immagini, che definirei super-fotorealistico, è costituito da rendering molto dettagliati che, a differenza di quelli che ho appena descritto, mostrano il progetto in modo particolareggiato e i suoi possibili usi, non solo per trasmettere un’atmosfera ma anche per sintetizzare un grande numero di informazioni in una serie limitata di immagini. Sono immagini debitrici alla fotografia di architettura e di paesaggio, ma possono anche simulare fotografie amatoriali e istantanee per ottenere un effetto più disinvolto. Si tratta di rendering elaborati, che richiedono più tempo per essere realizzati e sono più costosi, e nascono in fasi successive al concorso, quando il progetto è presentato a un cliente, o al pubblico, o per altre ragioni comunicative in cui è necessario che l’architettura appaia in modo realistico e come se fosse già costruita. Queste immagini in alcuni contesti possono essere utilizzate per promuovere processi decisionali più aperti e condivisi, e per verificare in modo ampio e approfondito il rapporto dei nuovi progetti con le preesistenze64. Non bisogna però dimenticare che il loro scopo, così
come quello di tutti i rendering, rimane quello di promuovere un progetto, il quale deve, in qualche modo, essere il soggetto principale delle immagini e apparire sempre sotto una luce positiva.
Tutti i rendering descritti qui sopra hanno elementi iconografici ricorrenti, che possono essere osservati mettendone a confronto un certo numero, e che contribuiscono alla creazione dell’immaginario dell’architettura. E’ utile
63. Negli Stati Uniti, l’utilizzo del rendering come strumento per procacciare finanziatori di un progetto attraverso i media, è documentato almeno a partire dagli anni 20. In C. Willis, Form Follows Finance cit., l’autrice lo racconta attraverso i casi esemplari dell’Empire State Building e del Chrysler Building. “Once a site was assembled, the promoter would hire an architect to create an impressive rendering that could be sent to the newspapers with a press release announcing the project. Such publicity was often designed to attract a major client or buyer for the entire package; the plans for the Chrysler Building were sold in this manner” (161). Il primo rendering del Empire State Building degli architetti Shreve and Lamb, in una prima versione di massima, fu pubblicato nel 1928 sulla Real Estate Record and Builders Guide dall’imprenditore che aveva comprato il Waldorf-Astoria che, non riuscendo a trovare i finanziamenti sperati, fallì. Il progetto suscitò però l’interesse del suo banchiere, che insieme ad altri due soci lo portò avanti seguendo una ferrea strategia finanziaria, che determinò una buona parte delle scelte progettuali (90-96). Il rendering allora era in tutti i casi richiesto agli architetti, che realizzavano un progetto di massima, mentre oggi è demandato agli stessi studi di visualizzazione.
64. Vedi per esempio l’intervista a Jan Knikker dello studio MVRDV, e a Michele Pasca di Magliano di Zaha Hadid Architects.