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Il cavaliere ucciso, la spada e il Graal

6. Parallelismi con la Queste e il Lancelot

6.3 Il cavaliere ucciso, la spada e il Graal

La narrazione di Manessier si inserisce perfettamente nell‟insieme delle Continuazioni di Chrétien de Troyes: l‟autore si è servito del testo di Chrétien, di quello dei due precedenti continuatori e del conte d’aventure che è la loro fonte. Manessier infatti riesce a dissipare il nodo lasciato insoluto dalla Prima Continuazione, ovvero la vicenda inerente alla figura del cavaliere ucciso a tradimento da Keu, malgrado il salvacondotto rilasciato da Gauvain, propostosi come garante. A seguito di questa morte, il nipote di Artù si era visto costretto a prendere il posto del cavaliere scomparso, cimentandosi nell‟avventura al Castello del Graal (Marx 1965, pp. 241-2).

Nel momento in cui viene introdotto Gauvain (6, 35051-299), la conoscenza di quanto è avvenuto nella Prima Continuazione (ms. L 6765-7038, Section du Graal) è data per scontata nell‟opera di Manessier, ragion per cui non sarà superfluo soffermarsi a ripercorrere sommariamente l‟antefatto. Avendo ricevuto l‟ordine di scoprire l‟identità di un cavaliere armato che era passato davanti alla regina Ginevra senza degnarsi né di salutarla né tantomeno di omaggiarla, il siniscalco Keu si era lanciato al suo inseguimento per fare in modo che il fuggitivo tornasse indietro ad adempiere quanto

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dovuto. Una volta raggiunto il cavaliere in fuga, Keu gli rinfaccia il comportamento scorretto che ha dimostrato nei confronti della sovrana, ma questi risponde di attendere a un‟impresa ben più urgente che non gli permette di ritornare sui propri passi, ma che una volta che avrà sbrigato l‟incombenza, non esiterà a porgere le sue scuse alla regina e a omaggiarla come si conviene. Ma il siniscalco non accetta alcun compromesso e lo minaccia di dargli battaglia, se questi non gli accorda subito quanto richiesto, ma il cavaliere previene con prontezza il suo attacco e lo disarciona con un colpo di lancia, per poi riprendere il proprio cammino portando con sé il cavallo dell‟avversario. Tornato a piedi all‟accampamento, Keu non manca di tacciare d‟infamia colui che l‟ha umiliato.

Allora Gauvain, che personalmente non ha creduto a una sola parola del siniscalco, viene a sua volta incaricato di rimediare al tentativo vano di Keu, partendo a sua volta alla ricerca del cavaliere. Dopo aver raggiunto rapidamente lo sconosciuto in fuga, Gauvain lo invita a recarsi di persona a salutare la regina, ma questi ripete quanto aveva risposto a Keu; ma quando apprende di trovarsi di fronte Gauvain, il cavaliere aggiunge che gli rincresce di non poter soddisfare la sua richiesta, per via dell‟ammirazione che egli nutre nei suoi confronti, ma deve portare a termine un‟impresa che nessuno, all‟infuori di lui stesso e forse di Gauvain, potrebbe compiere, per giunta senza alcuna garanzia di successo. Dopo un nuovo invito di Gauvain a recarsi presso la regina per smentire le calunnie che Keu aveva detto al suo riguardo, il cavaliere finisce per piegarsi al suo volere e tornare indietro con lui, in cambio della promessa che il nipote di Artù si impegni ad aiutarlo e, qualora se ne presenti la necessità, a sostituirlo nell‟esecuzione del compito. Ma quando essi arrivano all‟accampamento, nel momento in cui passano dinanzi alla prima tenda, il cavaliere viene ucciso a tradimento da un misterioso aggressore. Prima di cadere a terra esanime, trafitto da un giavellotto, il cavaliere fa notare a Gauvain che incorrerà nel biasimo generale per aver permesso che sotto la sua protezione si consumasse un crimine tanto efferato e lo prega di mantenere la parola data poc‟anzi. Accorsi dall‟accampamento al luogo del misfatto, i presenti si dividono tra chi non sa cosa pensare e chi invece incolpa il siniscalco Keu, malgrado questi finga di provare del vivo dispiacere per la morte del cavaliere. Colto da un attacco d‟ira, Gauvain si scaglia sul siniscalco, lo riversa al suolo, accusandolo, tra un colpo e l‟altro, di omicidio e di tradimento, con la minaccia che presto dovrà affrontare le conseguenze del suo gesto. Dopo aver portato il corpo senza vita del cavaliere alla tenda reale e fornito le debite delucidazioni alla regina, Gauvain indossa le armi del defunto, per poi prendere congedo da tutti i presenti, diretto là dove il cavallo dello sconosciuto lo condurrà (L 6765- 7038).

Dopo aver affrontato diverse prove nel corso della stessa notte2, delle quali il narratore tace, in quanto si tratterebbe dei segreti del Graal, il giorno seguente Gauvain è condotto dal cavallo in una

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grande sala gremita di gente che gli serba una gioiosa accoglienza, come conviene soltanto a un salvatore. Ma una volta appurato che non si tratta dell‟ospite atteso, la folla svanisce nel nulla e Gauvain rimane solo. Dopo aver scorto nel mezzo della sala una lunga bara sulla quale è appoggiato un troncone di una spada, Gauvain assiste a una processione funebre, seguita dalla celebrazione delle esequie, al termine delle quali il cavaliere rimane di nuovo solo con la bara. Al segno della croce, la folla fa ritorno nella sala. Preceduto da venti servitori, entra un cavaliere dall‟aspetto nobile con al capo una corona d‟oro, al quale è offerta dell‟acqua. Dopo aver dato ordine di porgere l‟acqua a Gauvain, il re lo invita a prendere posto a tavola accanto a lui. Ed è allora che Gauvain assiste alla processione di un graal provvisto di pane, vino e diverse pietanze, che provvede a servire a sazietà tutti i convitati. Al termine del pasto, la sala rimane vuota e Gauvain si ritrova da solo per la terza volta. In quel momento si accorge di una lancia che dalla punta stilla delle gocce di sangue che cadono in una coppa d‟argento posta sotto di essa, per poi defluire verso una destinazione nascosta all‟osservatore.

Il re ricompare con in mano una spada che Gauvain riconosce essere quella di cui si era in precedenza disfatto disarmandosi, della quale aveva spogliato il cavaliere sconosciuto dopo la sua morte. Il re conduce Gauvain dinanzi alla bara, dove compiange la morte del cavaliere; sguainata la spada, la porge a Gauvain: essa si presenta rotta, essendo priva della metà che era stata posta nella bara, che viene ugualmente offerta a Gauvain, il quale è esortato a riassemblarne i pezzi.

Ma quando il cavaliere prova ad accostare le due metà, il tentativo di ricomporre la spada fallisce. Il re riprende i pezzi e li depone sulla bara, senza celare la delusione provata, poi conduce l‟ospite in una sala gremita, dove lo fa accomodare. Il re gli spiega inoltre che l‟impresa che egli deve compiere esige ben più valore di quanto egli possieda al momento. Invitato dal re a fare tutte le domande che vuole, colto peraltro in un momento di estrema stanchezza, Gauvain si sforza di chiedere il motivo per cui la lancia esposta nella sala stillasse del sangue e che ne fosse della spada rotta e della bara che era stata oggetto della processione. Dopo aver informato l‟interlocutore che si tratta di domande audaci che mai nessuno ha osato porre prima di lui, il re annuncia di intendere rispondere puntualmente, premettendo che la lancia in questione è quella con la quale fu ferito al costato il figlio di Dio sulla croce del Calvario e che non ha mai cessato da allora di sanguinare, come continuerà a fare fino al giorno del Giudizio, quando all‟umanità sarà finalmente concesso di godere della vista del Salvatore. Dopodiché il re passa a illustrare a Gauvain la questione della spada, presentata come strumento per mezzo di cui molta gente illustre ha trovato la morte. Presupponendo che Gauvain sappia della distruzione dell‟intero regno di Logres per via di un solo colpo di spada, il re si dichiara pronto a svelargli l‟autore di tale gesto e il nome di colui che ha perso la vita, anticipando che la rivelazione lo stupirà. Dopo aver cominciato a narrare in lacrime la

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storia delle sventure capitate al proprio regno, il re si accorge che l‟ospite è caduto in un sonno profondo, allora interrompe il suo racconto e lo lascia riposare. Gauvain dormirà fino al mattino seguente, ignaro di quanto lo attende: al risveglio si troverà steso in riva al mare, circondato dal nulla. Non gli resta che rimontare a cavallo tra i sensi di colpa per aver ceduto alla fatica e promettersi di rimediare alla propria mancanza compiendo gloriose imprese d‟armi per l‟avvenire e augurandosi di guadagnarsi in tal modo una seconda possibilità per venire a conoscenza dei fatti di cui stava per essere messo al corrente. Ma nel ripercorrere la via del ritorno, si accorge che il regno desolato e in rovina che aveva visto la notte prima, per volere di Dio (stando a quanto afferma l‟autore) ha in parte riacquistato splendore e prosperità, non completamente però, a motivo dell‟inadempienza commessa involontariamente da Gauvain. Il regno appare altresì ripopolato e gli individui nei quali Gauvain si imbatte strada facendo non mancano di congratularsi con lui per aver posto al re il quesito inerente alla lancia, pur dolendosi per il fatto che egli non l‟abbia interrogato riguardo al graal, condizione necessaria affinché al paese derivi un assoluto giovamento.

Il narratore ci informa che in seguito Gauvain errò a lungo prima di fare ritorno in Bretagna, senza tuttavia scendere nei particolari (L 7153-796)3.