6. Parallelismi con la Queste e il Lancelot
6.4 La scena del Graal
Lo sviluppo che la storia del Graal ha ricevuto ad opera dei continuatori di Chrétien si presenta con una diminuzione del potenziale narrativo che aveva nell‟originale, limitandosi a sviluppare i particolari più notevoli del modello. Nella redazione lunga compare una prima replica della scena del Graal, che trae da Chrétien gli stessi oggetti comparsi nella sua opera, raggruppati secondo un ordine nuovo, ma privati dell‟immaginazione visuale dell‟originale, dal momento che non vi è un aggettivo concreto che ne accompagni la descrizione. C‟è però l‟aggiunta significativa di una bara portata da quattro servitori, sulla quale è posata la spada: l‟impressione è che si stia assistendo alle esequie di un guerriero, la cui spada è spezzata, mentre la lancia che l‟ha colpito si presenta ancora insanguinata, e una fanciulla piangente reca un vaso misterioso. Allorché è invitato a saldare la spada, Gauvain non vi riesce, cede al sonno e il castello svanisce. La seconda replica della scena del Graal presuppone la conoscenza del testo di Chrétien, alla quale è in gran parte ispirata, e quella della redazione lunga di cui si è appena detto, dalla quale riprende l‟enumerazione degli oggetti, invertendone l‟ordine del raggruppamento e sviluppando ogni motivo secondo uno schema in cui Fourquet ha intravisto una sorta di trittico. A seguito della spada e della bara, che costituiscono il
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fulcro della processione funebre, il Graal torna ad essere al centro di un pasto, regolarmente preceduto dal lavaggio delle mani: nella scena l‟oggetto stesso è preposto al servizio dei commensali, senza giovarsi dell‟ausilio di alcun servitore, un aspetto che impressiona molto Gauvain (Fourquet 1966, p. 124). Nella Queste del Saint Graal, il Graal appare misteriosamente il giorno della Pentecoste al palazzo di re Artù a Camaalot4. Jean Frappier non ha mancato di interrogarsi in merito al dubbio che a questo punto si profila, riassumibile nella formulazione seguente: questo motivo costituisce un apporto dei continuatori o è stato desunto dal testo del Conte du Graal, magari ispirato dalle espressioni ambigue impiegate da Chrétien? Malgrado non sia dato di approdare a conclusioni definitive, appare lecito attirare l‟attenzione su di un tratto costante, rappresentato dalla copiosa disponibilità di pietanze cui immancabilmente si assiste in presenza del graal. I successori di Chrétien si dimostrarono più vicini del proprio predecessore alle concezioni mitologiche di stampo celtico. Secondo Frappier, non è affatto inappropriato ricorrere a testi anteriori a quello di Chrétien, aspettandosi di ravvisare qualche indizio che illumini sulle origini del Graal, dal momento che l‟autore del Conte du Graal non fu il primo a parlare della leggenda che lo riguarda, soprattutto se si presta ascolto a quanto egli stesso dichiara nel prologo, dove ammette di fare uso di un libro donatogli da Filippo d‟Alsazia. Frappier non esclude l‟ipotesi che i continuatori abbiano rinnovato, giovandosi di fonti del calibro di Chrétien o di minor prestigio, le narrazioni celtiche riguardanti elementi come il Graal, attenuando in certa misura la perspicuità dei dati da esse ricavati (Frappier 1972, pp. 187-9).
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La Queste del Saint Graal, p. 15: «Et quant il se furent tuit asis par laienz et il se furent tuit acoisiez, lors oïrent il venir un escroiz de tonoire si grant et si merveilleus qu‟il lor fu avis que li palés deust fondre. Et maintenant entra laienz uns rais de soleil qui fist le palés plus clers a set doubles qu‟il n‟estoit devant. Si furent tantost par laienz tot ausi come s‟il fussent enluminé de la grace dou Saint Esperit, et comencierent a resgarder li un les autres; car il ne savoient dont ce lor pooit estre venu. Et neporquant il n‟avoit laienz home qui poïst parler ne dire mot de sa bouche: si furent tuit amui grant et petit. Et quant il orent grant piece demoré en tel maniere que nus d‟aux n‟avoit pooir de parler, ainz s‟entreresgardoient autresi come bestes mues, lors entra laienz li Sainz Graal covers d‟un blanc samit; mes il n‟i ot onques nul qui poïst veoir qui le portoit. Si entra par le grant huis dou palés, et maintenant qu‟il i fu entrez fu li palés raempliz de si bones odors come se totes les espices terriennes i fussent espandues. Et il ala par mi le palés tout entor les dois d‟une part et d‟autre; et tout einsi come il trespassoit par devant les tables, estoient eles maintenant raemplies endroit chascun siege de tel viande come chascuns desirroit. Et quant tuit furent servi et li un et li autre, li Sainz Graax s‟en parti tantost, que il ne sorent que il pot estre devenuz ne ne virent quel part il torna» («E quando si furono tutti seduti là dentro in silenzio, udirono allora giungere un tuono così incredibilmente forte che essi credettero che dovesse far crollare il palazzo. E subito entrò un raggio di sole che rischiarò il palazzo sette volte di più rispetto a quanto non fosse prima. Così all‟improvviso là dentro furono come [se fossero stati] illuminati della grazia dello Spirito Santo, e cominciarono a guardarsi gli uni gli altri; giacché non sapevano da dove ciò potesse essere giunto fino a loro. Nondimeno non vi era là dentro nessuno che potesse parlare o proferire parola dalla propria bocca: tutti restarono muti, grandi e piccini. E quando furono rimasti a lungo in maniera tale che nessuno di loro era in grado di parlare, anzi, si guardavano tra di loro come bestie mute, allora entrò là dentro il Santo Graal ricoperto da uno sciamito bianco; ma non vi fu nessuno che potesse vedere chi lo portava. Allora varcò il grande uscio del palazzo, e non appena fu entrato, il palazzo si riempì di fragranze così gradevoli come se tutte le spezie esistenti vi si fossero sparse. Ed esso andò in mezzo al palazzo tutt‟intorno da entrambi i lati, da una parte all‟altra; e non appena passava davanti ai tavoli, questi erano presto riempiti, di fronte a ciascun posto a sedere, del cibo che ognuno desiderava. E quando proprio tutti furono serviti, il Santo Graal se ne andò all‟improvviso, sicché non seppero che cosa poté esserne di lui e non videro da quale parte si diresse»).
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