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5. Tempo e spazio nel romanzo arturiano

5.6 Il motivo delle domande

Nella maggior parte dei testi della fine del XII e dell‟inizio del XIII secolo che, ispirandosi direttamente a Chrétien, assegnano a Perceval il ruolo del protagonista, il motivo delle domande da porre detiene un‟indiscutibile centralità, rappresentando un tema strettamente legato al Graal. Spetta dunque all‟eroe rivolgere la domanda risolutiva. E i continuatori del Conte du Graal, così come l‟autore del Perceval en prose, posti dinanzi alla prospettiva di seguitare la narrazione, dovettero affrontare la delicata questione delle domande mirate che l‟eroe avrebbe posto al re, una volta tornato al castello del Graal (Baumgartner 1994, pp. 445-6). È opportuno ricordare che il Graal, tra tutti i romanzi arturiani in versi, non compare che nelle Continuazioni (Baumgartner 1994, p. 94): se si eccettua infatti l‟insieme costituito da queste ultime, la totalità dei romanzi sul Graal databili al secolo XIII è in prosa (Baumgartner 1994, p. 90, n. 19). Il fatto che il padre del Re Pescatore, il Vecchio Re, non compaia nelle Continuazioni, ha reso inopportuna la lezione cui l’an an sert che si ritrova tanto nella Seconda (vv. 20972, 29118, 32433 «cui an an sert et qu‟an an fet») quanto nella Terza Continuazione (v. 32645). La nota di William Roach al verso 29118 indica che l‟editore ha corretto sistematicamente la lezione que an an sert / servoit («que lan sert») data dal manoscritto E (Edinburgh, National Library of Scotland, 19.1.5) sostituendo al que iniziale „cui‟, per uniformare la domanda che si leggeva su E alla formulazione riscontrata nel Conte du Graal. Quanto all‟opportunità di questa scelta, va tuttavia notato come di fatto il manoscritto E si premurasse di testimoniare l‟avvenuto cambiamento comportato dall‟eliminazione del Vecchio Re, imprimendo nel contempo un nuovo rilievo al motivo del Graal e della lancia, giacché la domanda logicamente non verte più sul destinatario della processione, bensì sull‟origine delle due reliquie e, in particolar modo, sul servizio compiuto dal Graal (Baumgartner 1994, p. 448)46.

Le domande che Perceval pone con una certa insistenza al Re Pescatore, nella sua visita al Castello del Graal in apertura della Continuazione di Manessier (vv. 32630-3079), scaturiscono dalle

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The Second Continuation, p. 496: «Non scorse altra luce che quella della luna e questo vide là fuori, poiché intorno a sé non vedeva più di quanto avesse fatto in un pozzo. Non restò più lì, se ne andò dalla cappella. E ben si avvicinava la mezzanotte, egli raggiunge il suo cavallo e vi sale, prega Dio che con il suo grande potere lo protegga dal male. Subito si allontana dalla cappella e dall‟albero, di cui vi dico. Dentro di sé è molto pensieroso per via delle cose incredibili che ha visto e che gli erano successe».

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promesse che quest‟ultimo gli aveva fatto prima che il cavaliere ricongiungesse le due metà della spada nella Seconda Continuazione, una volta udito il giovane narrare dei curiosi fenomeni cui aveva assistito e dei quali non era riuscito peraltro a comprendere il significato (vv. 32314-85):

Puis vos conterai la novelle Dou chevalier de la chapelle, Et aprés dou riche Graal Et de la lance au fer roial, Et de tout ce que vos vorroiz. Ja mar de riens an douteroiz, Que vos n‟oiés les avantures Qui ont esté crïeus et dures Et pesanz et desmesurees. Quant elle[s] vos seront contees,

A grant mervoilles lou tendroiz47. (vv. 32533-43)

Nella Continuazione di Manessier, Perceval chiede al Re Pescatore le fondamentali spiegazioni inerenti alla lancia e al Santo Graal (vv. 32640 e ss. «De la lance et dou Saint Graal… Me dites tout premierement cui l‟an sert et dont il vienent»), ottenendone informazioni in merito all‟origine e alla storia delle due reliquie: va però notato che la risposta fornita all‟eroe non sortisce l‟effetto di guarire il Re Pescatore, che è invece demandato ai motivi del Coup Douloureux, della spada spezzata e della vendetta (Baumgartner 1994, p. 448).

Dopodiché Perceval non esita a porre al re i propri quesiti sulle candele che ha visto appese all‟albero, sull‟altare situato all‟interno della cappella dov‟era steso il corpo del cavaliere, sulla candela e sulla Mano Nera, nonché sul fracasso ivi udito (vv. 32980-93). Il Re Pescatore risponde che l‟albero è incantato, essendo il punto di ritrovo in cui le fate sono solite riunirsi. Di conseguenza, quelle che parrebbero delle candele a coloro che intravedono l‟albero da lontano, in realtà sono opera delle fate che tentano di indurre in inganno coloro che non credono in Dio. Perciò il fatto che Perceval non abbia più visto nulla, una volta giunto in prossimità dell‟albero, è il segnale che questi era l‟eletto, il prescelto, destinato a portare a termine le grandiose avventure che di lì a poco avrebbe incontrato. Di conseguenza, nessuno dopo di lui avrebbe più potuto vedere l‟albero illuminato, giacché il cavaliere, per il semplice fatto di essersi avvicinato, ne aveva cacciato via le fate. La cappella, spiega nuovamente il Re Pescatore, fu costruita per ordine di Branguemore de Cornouailles, la madre del crudele re Pinogrés, la quale aveva preso i voti in quella cappella, poco prima di morire decapitata per mano di suo figlio. Il suo corpo fu deposto sotto l‟altare, inaugurando

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The Second Continuation, p. 510. «Poi vi racconterò la storia del cavaliere [che si trova] nella cappella, e poi del prezioso Graal e della lancia dal santo ferro, e di tutto ciò che voi vorrete [apprendere]. Non abbiate a dubitare di udire le avventure che sono state terribili, dure, ardue e smisurate. Quando vi saranno rese note, proverete un immenso stupore».

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in tal modo una macabra consuetudine che prevedeva l‟uccisione quotidiana di un cavaliere da parte di una misteriosa mano scura che colpiva a tradimento lo sventurato avventore, spegnendo la candela e cagionando un insopportabile rumore. Informatosi riguardo alla possibilità di liberare la cappella da questa calamità, Perceval apprende dal Re Pescatore la necessità di combattere contro la Mano Nera e l‟esistenza di un rituale da praticarsi per mezzo di un velo, che però si trova custodito all‟interno di un armadio dal diavolo in persona. Soltanto dopo aver intinto il velo e cosparso ogni cosa lì intorno di acqua benedetta, il coraggioso cavaliere potrà dirsi a tutti gli effetti immune dagli attacchi del diavolo (vv. 32994-3079).