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6. Parallelismi con la Queste e il Lancelot

6.6 Eroi a confronto

L‟episodio che nella Terza Continuazione vede Perceval e Hector affrontarsi in un duello quasi fatale (26, 41318-606) si ritrova anche nel Lancelot (CVI, 35-46)15. Sebbene le dinamiche che riguardano il sanguinoso scontro si presentino pressoché analoghe a quelle della Terza Continuazione, si avverte una lieve dissimiglianza per quanto concerne le modalità dell‟agnizione, dell‟apparizione del Graal e della successiva spiegazione del miracolo. All‟esplicita richiesta di Perceval di palesargli la propria identità, Hector si presenta, e Perceval, rimanendo esterrefatto per la notizia, fa altrettanto. Dopo aver appreso di essersi battuti contro un compagno della Tavola Rotonda, entrambi i cavalieri si disperano. Da parte sua, Hector si duole di non poter rivedere suo fratello Lancelot, addossando alla regina la responsabilità della propria morte imminente e di quella di molti uomini che erano partiti alla ricerca del cavaliere che questa aveva cacciato dalla corte, commettendo un grave errore. Dopodiché, constatando le pessime condizioni in cui versa Perceval, Hector chiede perdono per entrambi a Dio, giacché se si sono combattuti, non l‟hanno fatto coscientemente. Inoltre, Hector ammette che la loro morte desterà molto scalpore, in quanto mai prima di allora era successo che due cavalieri appartenenti alla stessa compagnia si dessero la morte l‟un l‟altro. Alla richiesta di Hector a Perceval di montare a cavallo e di andare a cercare un eremita, quest‟ultimo dichiara di non potercela fare, mentre l‟altro, credutosi in punto di morte, chiede di portare i suoi saluti al fratello Lancelot, consigliandogli di omettere come sia avvenuta la sua dipartita per non contrariarlo. Tuttavia Perceval dubita di vivere abbastanza per accontentarlo in quest‟ultima richiesta. Quando i due sembrano aver abbandonato ogni speranza di salvezza, al calar della notte sopraggiunge un chiarore, come se il sole discendesse su di loro. Ai loro occhi appare un vaso dalla forma di calice, coperto da uno sciamito bianco, preceduto e seguito da due paia di incensieri; ma i due cavalieri ignorano chi li porti.

Nella Terza Continuazione il Graal discende tra i due cavalieri portato da un angelo reale, il quale compie tre giri intorno ai due, al termine dei quali ascende di nuovo al cielo insieme alla luce nella quale era comparso. La percezione del sollievo da parte dei due compagni è successiva alla partenza del Graal. Nel Lancelot, invece, nel percepire l‟aura di santità connessa al calice, Perceval e Hector si sentono dapprima sollevati da tutte le loro sofferenze, poi addirittura risanati e guariti dalle ferite. Accaduto ciò, il santo calice se ne va all‟istante, lasciando i due cavalieri nell‟incredulità16

.

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Lancelot. Du retour de Gauvain et des ses compagnons à la cour de Pentecôte jusqu’à la fin du roman, ed. Micha 1980, pp. 199-207.

16

La Troisième Continuation, vv. 41531-45: «Endroit la mïenuit avint / Qu‟entre eus deus une clarté vint / Si grant c‟onques de lor veüe / N‟orent si grant clarté veüe. / Por la clarté les iauz ovrirent / Et enmi cele clarté virent / Trestot seul un ange roial / Qui en ses mains tint le Graal. / Trois torz tot entor eus torna / Et puis arrieres retorna / En la clarté o cui il vint, / Que nus ne sot que il devint; / Ne mes que vers le ciel monta / Li sainz anges qui en porta / Entre ses mains

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È significativo che, tanto nella Terza Continuazione quanto nel Lancelot, Perceval sembri non nutrire alcun dubbio nell‟attribuire l‟evento salvifico alla misericordia divina17

. I due parlano a lungo di quanto è appena avvenuto, interrogandosi riguardo all‟oggetto che hanno visto dinanzi a loro. Dal momento che Perceval dichiara di non sapere di che si tratti, Hector gli offre una spiegazione, confermando la natura sacra dell‟oggetto, dichiarato causa di molti avvenimenti prodigiosi verificatisi nel regno di Logres e altrove a testimonianza dell‟amore di Dio18

. Nella Terza Continuazione, invece, è Perceval a fornire una spiegazione sulla natura dell‟oggetto a Hector, presupponendo altresì che quest‟ultimo ne abbia già sentito parlare.

Ritornando all‟episodio corrispondente del Lancelot, meravigliatosi delle informazioni che egli comunque giudica veritiere, Perceval esprime il desiderio di poter vedere chiaramente il Graal, qualora ad esso sia lecito apparire a occhi mortali. Dopo aver reso grazie a Dio, i due attendono il

le Saint Graal» (p. 594; «Proprio a mezzanotte accadde che discese tra loro due una luce così abbagliante che con i loro occhi non videro mai un chiarore tanto intenso. Grazie alla luce aprirono gli occhi e in mezzo a quel chiarore videro un angelo reale che teneva il Graal nelle sue mani. Questi compié tre giri intorno a loro e poi tornò indietro nella luce dalla quale venne, sicché nessuno seppe che cosa ne fu di lui, se non che il santo angelo che reggeva tra le mani il Santo Graal ascese al cielo»). cfr. Lancelot, CVI, 43: «Au point qu‟il erent en tel peril et an tele angoisse qu‟il cuidoient vraiement morir virent vers els venir une clarté si grant come se li soulaux descendist sus aux; si se mervillerent moult que ce pooit estre. Il resgardent et voient .I. vessel qui estoit fez en samblance de galice et fu couverz d‟un blanc samit, et devant venoient dui ancencier et dui autre les sivoient aprés, mais il ne voient mie qui les portoit ne qui le veissel soustenoit; et neporquant li vaissiaux samble sainte chose et tant i espoirent de bonté qu‟il li anclinent par mi toutes les angoisses qu‟il sueffrent. Et maintenant lor avint une si bele aventure qu‟il se santirent sain et haitié et gari des plaies qu‟il avoient. Et ne demoura gueres que li sains vaissiaus s‟en ala si soudainnement qu‟il ne sorent qu‟il ert devenuz» (ed. Micha 1980, pp. 204-5. «Nel momento in cui si trovavano in un pericolo e in un‟angoscia tali che essi pensavano davvero di morire, videro venire verso di loro una luce così forte come se il sole discendesse su di loro; e si meravigliarono molto di che cosa potesse essere. Essi guardarono e videro un recipiente [che era fatto] a forma di calice e ricoperto da uno sciamito bianco, e davanti venivano due incensieri e altri due li seguivano immediatamente, ma non vedevano chi li portava, né chi reggeva il recipiente; e nondimeno il calice sembra [essere] sacro e tanto confidano in esso, come conviene, che si inginocchiano al suo cospetto malgrado tutte le sofferenze che provano. E subito accadde loro un avvenimento così bello che si sentirono sani e guariti dalle ferite che avevano. E non passò molto che il santo calice se ne andò così all‟improvviso che essi non seppero che fine avesse fatto»).

17 La Troisième Continuation, 41546-9: «Molt s‟en esjoï Perceval / [Et] molt li plot et molt li sist; / Maintenant en seant

s‟asist, / Toz sains et haitié se santi. / Damedieu qui onc ne menti / Et son pooir et sa faiture / Mercïa por ceste aventure, / De cuer sospirant doucement» (p. 594; «Molto se ne rallegrò Perceval e molto gli piacque; subito rimontò in sella, si sentì completamente sano e guarito. Domineddio che mai mentì e il suo potere e la sua opera [egli] ringraziò per questo avvenimento, di cuore dolcemente sospirando»); cfr. Lancelot, CVI, 44: «…bien nos a Diex secouruz par sa grace et par sa pitié, car autrement ne veissions nos ja le jor de demain. Or poons nous dire vraiement que Nostre Sires a eu pieté de nos, quant il nos a anvoié garison par si bele aventure» (ed. Micha 1980, p. 205. «…Dio ci ha ben soccorsi per mezzo della sua grazia e della sua pietà, perché altrimenti non avremmo mai visto l‟indomani. Ora possiamo dire davvero che Nostro Signore ha avuto pietà di noi, quando ci ha concesso la guarigione per mezzo di un‟avventura così bella»).

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Lancelot, CVI, 45: «“…Sachiez vraiement que ce est li sainz Graaux par qui tantes mervilleuses aventures sont avenues el reaume de Logres. Et en maintes autres terres a Nostre Sires monstré por amor de lui mains granz miracles. […] Li sainz Graax est li vaissiaux ou Nostre Sires menga l‟aingnel le jor de Pasques o ses deciples en la meson Symon le liepreux.” Lors li conte conment Joseph d‟Arimacie l‟avoit aporté el reaume de Logres; si en a l‟an puis, fait il, veu tex miracles que de la grace de lui ont esté repeu si oir et encor en est li rois Pellés repeuz chascun jor et toute sa mesnie et sera tant com il sejornera an cest païs» (ed. Micha 1980, p. 205. «“…Sappiate davvero che si tratta del Santo Graal per mezzo del quale tante avventure meravigliose sono avvenute nel regno di Logres. E in molte altre terre Nostro Signore ha mostrato per amore di lui molti grandi miracoli. […] Il Santo Graal è il recipiente in cui Nostro Signore mangiò l‟agnello il giorno di Pasqua con i suoi discepoli a casa di Simone il lebbroso”. Allora gli racconta come Giuseppe di Arimatea l‟aveva portato nel regno di Logres; così l‟anno dopo si erano visti, dice, dei miracoli tali che della grazia di lui sono stati nutriti così allora e ancora ne sono nutriti ogni giorno re Pellés e tutta la sua compagnia e [così] sarà fintanto che egli dimorerà in questo paese»).

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levar del giorno. Al mattino i due si riabbracciano, dopo essersi promessi l‟un l‟altro di non battersi insieme finché saranno in vita, poi salgono a cavallo. Hector dichiara che, prima di imbattersi in Perceval, si era messo sulle tracce di Lancelot che non vedeva da due anni, in una ricerca che si era protratta a lungo senza risultati apprezzabili. Non avendo avuto sue notizie da allora, Hector spera di ritrovarlo in vita. Alla proposta di Perceval di proseguire il cammino alla ricerca di Lancelot, i due partono insieme, diversamente da quanto accade al termine dell‟episodio corrispondente della Terza Continuazione, in cui i due cavalieri si separano in prossimità di un bivio per poi proseguire il rispettivo cammino individualmente.

Bibliografia