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Cenni al sistema sanzionatorio

Capitolo III. Le Regole sulle Discariche di Rifiut

3.10 Cenni al sistema sanzionatorio

Oltre alla contravvenzione previste dall'art. 256, comma 4, del Codice dell'Ambiente, che punisce l'inosservanza delle prescrizioni contenute o richiamate nell'autorizzazione, all'art. 16 del decreto sulle discariche troviamo una serie di sanzioni previste specificatamente per reati legati alla gestione delle stesse.

Il Legislatore ha individuato tre fattispecie distinte:

a) violazione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica: in questa fattispecie rientrano la collocazione in discarica di rifiuti senza averli sottoposti a trattamento (ad eccezione degli inerti quando non sia tecnicamente possibile e per quelli per i quali il trattamento non contribuisca al raggiungimento delle finalità di cui all'art.1), l'ammissione in discarica di rifiuti vietati nella sua categoria di appartenenza, etc.;

b) violazione delle procedure di ammissione dei rifiuti in discarica;

c) violazione dei divieti di diluizione e miscelazione dei rifiuti al fine di rendere gli stessi conformi ai criteri di ammissibilità; in questo caso deve esservi un dolo specifico. Per le prime due fattispecie la pena prevista è l'arresto da uno a tre anni e l'ammenda da 5.200 € a 52.000 € se si tratta di una discarica per rifiuti pericolosi, mentre si va da un

arresto da sei mesi a due anni e ad un ammenda tra i 2.600 € e i 26.000 € per gli altri tipi di discariche e per la violazione del divieto di diluizione e miscelazione.

Appendice I.

Il funzionamento di una discarica: cenni tecnici

La discarica controllata di rifiuti, come visto in precedenza, è l'ultimo sistema contemplato nell'ordine gerarchico stabilito dal Sesto Programma d'Azione Ambientale. Questo sistema prevede lo stoccaggio definitivo dei rifiuti in un sito accuratamente selezionato (vedi caratteristiche morfologiche degli impianti), attraverso il costipamento dei rifiuti per strati sovrapposti per il miglior sfruttamento delle superfici impegnate e il copertura giornaliera con uno strato di terreno di adeguato spessore. I processi di decomposizione naturale delle sostanze organiche contenute nelle materie interrate portano alla perdita di volume delle stesse, con contestuale emissione di biogas e, con il concorso delle acque meteoriche, di percolato.

Entrambe le emissioni, devono essere controllate e deve esserne limitato o, meglio, eliminato, il contatto con l'ambiente circostante.

Si possono avere, sulla base della geomorfologia del sito prescelto, quattro tipi di discariche:

a) in avvallamento: generalmente si tratta di cave dismesse, valli e talvolta di incavi appositamente scavati;

b) in rilevato (o in rilievo): i rifiuti vengono posti sul piano campagna e la discarica si sviluppa in altezza, come una piramide;

c) a ridosso di colline o pendii: si realizza un riempimento di aree di dislivello per lo più adagiate a colline o pendii, magari accompagnate da incavi o impluvi naturali a valle; d) depositi sotterranei di rifiuti: generalmente si tratta di vecchie miniere.

La coltivazione (termine con il quale si identifica la fase di posa del rifiuto) della discarica avviene per lotti, cioè per porzioni: la realizzazione del lotto inizia con la fase di scavo e la successiva impermeabilizzazione.

dalle società che hanno svolto il compito di raccolta ovvero successivamente al trattamento imposto per legge.

Nella maggior parte degli impianti, il camion viene sottoposto a pesa all'ingresso della discarica (oppure in un altro luogo qualora non sia disponibile presso il sito il macchinario): l'operatore addetto alla pesa effettuerà, in quella sede, tutti i controlli sulla documentazione e sul carico prescritti dalla legge45.

Il rifiuto, una volta scaricato, viene steso e compattato con mezzi meccanici: generalmente, con la compattazione si passa da una densità media di 0,3-0,4 t/mc a circa 0,7-0,8 t/mc, formando cumuli non superiori ai 2,5 metri di altezza.

A fine giornata lavorativa, il rifiuto fresco viene coperto con idoneo materiale avente caratteristiche tali da evitare la dispersione dei materiali volatili e l’accesso degli animali; generalmente, si effettua, una copertura dei cumuli con strati di materiale inerte (terreno, ghiaia, inerti) di spessore almeno pari a 15 cm.

Gli argini di contenimento laterali della massa dei rifiuti vengono realizzati con la stessa argilla derivante dallo scavo e permettono, oltre all’innalzamento della quota del fronte, anche la non fuoriuscita del percolato.

Una volta raggiunta la quota progettuale finale, il lotto viene sigillato completamente con un rivestimento di argilla e di membrana geotermica, le quali isolano la massa di rifiuti dall’ambiente esterno ed evitano l’infiltrazione delle acque meteoriche all’interno della stessa.

Per controllare le due principali emissioni nocive, ossia biogas e percolato, la norma prevede numerose prescrizioni tecniche.

Per quanto riguarda il percolato, come specificato pocanzi per la costruzione dei lotti, la discarica deve essere dotata di un'adeguata impermeabilizzazione del fondo e delle pareti attraverso materiali naturali con bassa permeabilità, quali ad esempio l'argilla, oppure sintetici, come il polietilene ad altà densità (PEAD).

A tali accorgimenti verrà affiancato, in sede di costruzione del lotto, una sistema di drenaggio e convogliamento del liquido mediante rispettivamente griglie o reti e tubature forate, quest'ultime connesse ad una o più vasche di raccolta46.

Per ciò che concerne il biogas47, le discariche che accettano rifiuti biodegradabili

45 Per maggiori dettagli si rimanda alla parte normativa.

46 Nell'impianto di Legoli, che si sviluppa a ridosso di colline, la vasca per il percolato è situata a valle. 47 Il biogas prodotto in una discarica ha la seguente composizione tipica: Metano (50-60%); Biossido di

devono essere dotati di impianti che garantiscano la massima efficienza di caaptazione ed estrazione e il conseguente utilizzo energetico dello stesso, come combustibile in caldaie o motori a gas.

In fase di coltivazione, con l’aumento della quota del rifiuto abbancato, vengono elevati anche i pozzi del biogas che permettono il recupero del gas prodotto dalla decomposizione della frazione biodegradabile del rifiuto e quindi il successivo recupero energetico.

Sia per il percolato che per il biogas, è opportuno precisare che si deve avere il funzionamento dei rispettivi sistemi di raccolta per tutto il periodo di gestione post- operativa della discarica, la quale vedremo estendersi per molti anni.

L'operazione finale, una volta che non si possa più procedere in altezza allo smaltimento dei rifiuti, è quella di ripristino ambientale, coprendo il sito con materiale impermeabile che isoli i rifiuti dall'ambiente circostante, così da impedire le infiltrazioni di acque meteoriche dall'esterno e la dispersione di biogas dall'interno.

Una volta isolato il sito, si procederà con il deposito di terreno e la messa a dimora delle piante, così da ultimare l'opera di ripristino ambientale a livello paesaggistico.

fig.1 Predisposizione del sito48.

Carbonio (30-45%); altri tra cui Ossigeno, vapore acqueo, idrogeno solforato, Azoto, maleodoranti (5- 10%).

48 Le immagini sono tratte e parzialmente rielaborate da Discarica: gestione operativa e post-operativa, a cura del Consorzio di bacino Padova 2 per lo smaltimento dei rifiuti soli urbani e di Novambiente.

fig.2 Riempimento e compattamento rifiuti

Parte II: Profili Gestionali e contabili