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6. I CAV in città di tradizione cattolica: Lucca e Prato

6.1. Il Centro Aiuto alla Vita di Lucca

Il Centro Aiuto alla Vita di Lucca è situato in un antico ex monastero, nella zona più “cattolica” della città: adiacenti al Centro troviamo altri monasteri di diversi ordini ecclesiastici e soprattutto l’Arcivescovado di Lucca. In questo ex monastero il Centro si è trasferito da poco e sono ancora in corso diverse ristrutturazioni, portate avanti dai volontari del CAV.

Il CAV ha una diversa organizzazione rispetto agli altri Centri toscani: fa parte del sistema territoriale del Movimento Per la Vita ma allo stesso tempo è parte dell’Associazione Cristiana per la Famiglia ONLUS (ACF). L’associazione è formata da 3 gruppi operativi: il Centro Aiuto alla Vita, il consultorio cristiano e il gruppo Giovani per Giovani (G2). L’associazione è nata per dare sostegno alle famiglie bisognose, famiglie qualsiasi, anche non segnalate dal servizio sociale, che non hanno la possibilità di spendere soprattutto in consulenze psicologiche. Il gruppo giovanile è una specie di circolo dove i giovani cristiani si ritrovano per parlare e confrontarsi dei disagi tipici dell’adolescenza, creando una sorta di auto-mutuo aiuto. Il consultorio invece porta avanti consulenze con professionisti per famiglie, coppie e singoli individui.

L’Associazione Cristiana per la Famiglia è nata nel 1978, la signora Patrizia Giannoni è la coordinatrice dei servizi dell’associazione ed è anche l’unica dipendente stipendiata. Elisa invece, è la nuova presidente del CAV, nonché ex counselor del consultorio cattolico. L’associazione ha un consiglio direttivo che decide la linea di condotta dell’associazione e l’assemblea dei soci.

Il Centro Aiuto alla Vita ha il suo classico ruolo di “valorizzare il significato della vita” di accoglienza di madri in difficoltà economica, alle quali viene donato pacchi di pannolini, vestiti per il neonato e passeggini. Molte donne assistite sono di origine marocchina, grande comunità presente nella città: per loro vengono fatti anche corsi di lingua italiana dalle volontarie a titolo gratuito, per aiutarle ad integrarsi.

L’associazione, come dice il nome stesso, è chiaramente cristiana, andando quindi a palesare i valori che sono alla base di questo tipo di associazionismo, cosa che invece non fa il Movimento Per la Vita, che continua a proclamarsi laica ma “vicino ai valori cristiani”. La stessa coordinatrice Patrizia racconta la difficoltà dell’associazione nel rapportarsi con il mondo esterno: “abbiamo un nome importante che piace o non piace,

chiaramente c’è chi ti identifica subito dicendo “eh siete cattolici quindi..per forza tenete insieme le persone” Cioè noi abbiamo un orientamento chiaramente cattolico cioè di fondo i nostri valori sono questi, però il servizio deve essere prettamente sociale, le persone devono essere accolte indistintamente dalla religione, il servizio deve essere nell’ottica di aiutare chiunque”220.

I rapporti con il Movimento Per la Vita sono pochi: seguono le linee guida del Movimento per quanto riguarda la Giornata per la Vita che è la prima domenica di febbraio, cercando così di rendersi più visibili sul territorio. L’associazione è legata all’arcivescovado di Lucca, “perché negli ultimi anni però forse il MPV è diventato troppo politico, è vero che c’è bisogno di fare una azione culturale forte ma ci dovrebbe essere secondo me anche una necessità di aiutarle concretamente un pochino di più le associazioni perchè effettivamente le risorse sono sempre più difficili da reperire fondi, l’utenza si ingrandisce giorno per giorno quindi dovrebbe essere un azione sempre più diciamo ravvicinata rispetto a una azione politica”221. Come Centro Aiuto alla Vita

risponde direttamente a MPV nazionale con sede a Roma ma come associazione risponde direttamente all’arcivescovo.

L’ACF è molto attiva sul territorio lucchese, tant’è che il Comune di Capannori (LU) ha da poco aperto una convenzione con l’associazione per aprire un Centro Aiuto alla Vita a Massa Macinaia (LU), in collaborazione con la Bottega Solidale della Caritas, una specie di supermercato dove le persone segnalate dal servizio sociale vanno a fare la spesa. Il CAV insieme alla Caritas offrirà ai bisognosi latte e pannolini, oltre ad attivare il servizio di accoglienza per le mamme e portare avanti i valori cristiani sull’importanza della vita. Il Comune di Capannori inoltre vorrebbe organizzare degli incontri sull’allattamento al seno e l’alimentazione del bambino, e vorrebbe che fosse lo stesso CAV a gestirli. “Diciamo che sul sociale su Capannori ci hanno chiamato ci hanno coinvolto, stiamo veramente collaborando, è stato attivato da poco un gruppo di mutuo-aiuto sempre su Capannori che noi abbiamo qui in consultorio da circa 10 anni,”donne a confronto”..un percorso privato, un mutuo aiuto non terapeutico e quindi non legato a patologie particolari ma proprio per donne, che hanno bisogno di un loro spazio e di confrontarsi, quindi anche questa cosa Capannori è piaciuta”222.

                                                                                                                         

220 Intervista alla presidente del Centro Per la Vita di Lucca e alla coordinatrice dell’ACF, 17/11/2014. 221 Ibidem.

Sempre su Lucca organizzano diverse iniziative, recentemente a novembre c’è stato un convegno, “la famiglia tra disagio e benessere” in collaborazione con il centro di psicoterapia di Castelnuovo Garfagnana (LU): con i nuovi dirigenti l’associazione si è quindi più aperta con i vari eventi sul territorio e fanno rete con altre associazioni ed enti. Modo anche per avvicinarsi e puntare a future collaborazioni con il Comune di Lucca: nonostante la più che conosciuta tradizione cattolica praticante dei cittadini lucchesi, e il tradizionale legame tra l’amministrazione comunale e le gerarchie ecclesiastiche, l’Associazione Cristiana per la Famiglia ha avuto grandi difficoltà nell’essere accettata sul territorio e dalle autorità locali. “Noi abbiamo sempre avuto queste difficoltà nel senso che noi siamo sempre stati un associazione che non ci siamo mai schierati politicamente proprio per scelta, sostanzialmente perchè la persona che viene noi la aiutiamo, il nostro obbiettivo è questo, quindi chiaramente abbiamo sempre avuto difficoltà nel reperire risorse, poi con la vecchia gestione era più orientata a vedere di più l’aspetto cattolico, proprio l’impronta che doveva essere per forza quella, quindi ghettizzante verso quelle persone che non credono, quindi era una visione più limitante, noi abbiamo voluto aprire, proprio perché le persone si volevano avvicinare a noi e ci hanno anche ringraziato perche all’inizio erano titubanti perche l’associazione è cristiana”223. Come detto in precedenza, il fatto di proclamarsi associazione cristiana fa sì che le persone che si avvicinano all’associazione siano titubanti o non la vedono di buon grado come centro che accolga tutti, di qualsiasi religione, etnia ed orientamento sessuale. Qui inoltre si è presenti anche a una forma di contraddizione, in quanto le stesse correnti politiche cattoliche hanno abbandonato collaborazioni con l’associazione perché “troppo poco di stampo cattolico”.

Nonostante questo, ACF ha registrato 300 utenze nel 2013, arrivando ad avere utenze di qualsiasi etnia ed orientamento sessuale: “da noi in consulenza omosessuali, che all’inizio hanno avuto difficoltà a telefonare, hanno magari telefonato e fatto mille domande per la paura di essere rifiutati, no, l’accoglienza e il rispetto per la persona devono essere al primo posto, al di là del proprio credo, cioè non te lo deve insegnare una religione il rispetto per una persona”.

Per farsi conoscere sul territorio, l’associazione fa attività di volantinaggio. I volantini vengono stampati con le poche risorse dell’associazione e confidano di più sul passaparola, gli eventi e le giornate che organizzano, che vanno dalle giornate di                                                                                                                          

formazione alle campagne di sensibilizzazione ed informazione, con banchetti alle fiere, internet e social networks, cene o pranzi sociali. Sono attivi i contatti con i giornali locali come Il Tirreno, La Nazione, Lucca 7 e quotidiani on line come Lo Schermo, ai quali viene inviato un articolo nel quale si fa pubblicità all’evento che verrà organizzato.

Per quanto riguarda i progetti nelle scuole, per diversi anni sono state fatte delle assemblee di istituto su temi come l’educazione all’affettività e sessualità, nei quali venivano utilizzati materiali autoprodotti dallo stesso Movimento Per la Vita. Negli ultimi anni questi progetti non sono stati più realizzati proprio a causa dell’identità cristiana dell’associazione: “con una associazione cristiana porti un messaggio che purtroppo molte volte non piace o la scuola pensa che sia un messaggio molto direttivo”224. Proprio per questa situazione, il progetto di educazione dei giovani è stato

trasferito al gruppo G2, un modo più semplice per arrivare ai giovani.

Grazie ai stretti rapporti con l’arcivescovado di Lucca, ACF ha attivato dei corsi nelle parrocchie sull’educazione all’affettività e alla sessualità, sulla prevenzione e sul valore della vita umana. Lo stesso consultorio cattolico che fa parte dell’Associazione è un consultorio diocesano, quindi spetta all’Arcivescovo l’ultima parola per ogni iniziativa che viene deciso di svolgere. Attraverso l’8X1000 la Diocesi dà un contributo all’Associazione, paga l’affitto della sede e ha donato uno degli ex monasteri per ubicarci il Centro Aiuto alla Vita. Qualche donazione viene poi dalle utenze, ma sono poche perché molti utenti accolti dall’Associazione vogliono restare anonime e quindi non far sapere a nessuno che hanno bisogno: “nello stesso CAV “l’utente magari vuole non far sapere che va a chiedere latte e pannolini, quindi ci vorrebbe come dico io la filantropia, cioè persone che comunque ti donano senza avere bisogno di vedere in faccia la persona che usufruisce del servizi”225.

Sia il consultorio cattolico che il Centro Aiuto alla Vita sono aperti in giorni diversi in modo da tenere ACF sempre attiva per tutti i giorni lavorativi. Per quanto riguarda il CAV, per il momento è aperto poche volte al mese perché ancora deve organizzarsi nella nuova sede in ristrutturazione: la distribuzione di pannolini e latte è effettuata il primo e terzo mercoledì del mese. Elisa che è la responsabile del Centro, si occupa di fare colloqui per chi vuole diventare volontario del CAV e controlla che al momento della distribuzione di latte e pannolini non si presentino persone che già hanno usufruito del                                                                                                                          

224 Intervista alla presidente del Centro Per la Vita di Lucca e alla coordinatrice dell’ACF, 17/11/2014. 225 Ibidem.  

servizio. Tutto viene impacchettato, anche i vestiti per i bambini, in modo che la distribuzione sia facile ed immediata. Oltre ai corsi di lingua italiana vengono fatti dei gruppi di mutuo aiuto tra madri con la presenza di una psicoterapeuta, perché il Centro ha spesso a che fare con famiglie con disagi e quindi viene offerta anche un aiuto professionale per donne che hanno già bambini più grandi, rispetto invece all’aiuto che spesso i CAV offrono, limitandosi al primo anno di vita del bambino.

Come già accennato e come è di consuetudine nei CAV, gli aspiranti volontari devono superare un colloquio con la responsabile-counselor. Se il colloquio viene superato, l’aspirante volontario diventa volontario a tutti gli effetti, se invece il colloquio non è stato convincente, l’aspirante volontario è sottoposto a un colloquio con il Direttivo. Il Centro Aiuto alla Vita tiene molto ai colloqui, per evitare che ci siano volontari xenofobi o pronti a giudicare le madri che vengono accolte dal CAV: “cioè perché qui arrivano delle problematiche, delle persone con problemi, quindi anche chi accoglie deve essere un certo tipo di persona, ad esempio non posso prendere un razzista che dice “prima gli italiani e poi te..”, nello stesso tempo non posso nemmeno prendere un bigotto che magari giudica, che dice “no te sbagli”. Per esempio mi è successo l’anno scorso con un volontario, che poi ho dovuto far vedere al presidente per fare un colloquio anche con lui perché non me la sentivo di dirgli di si, perché aveva proprio questa problematica di chiusura. Anche per fare il volontario ci vuole una certa capacità, è vero che non siamo pagati ma abbiamo bisogno di professionalità”226. Per i nuovi volontari vengono effettuati dei corsi di tecnica di ascolto, in modo di essere preparati e disponibili verso le madri che vengono accolte dal Centro.

Come di consuetudine, i volontari pagano annualmente l’assicurazione, se si vuol diventare socio c’è un contributo per il tesseramento. I volontari non hanno alcun rimborso. A differenza degli altri CAV, l’utente che usufruisce del servizio di distribuzione dona 1 euro, un contributo simbolico per “l’autonomia, e per educarli, che non è tutto dovuto, perché a volte abbiamo a che fare con persone piuttosto prepotenti, piuttosto arroganti, soprattutto chi non ha veramente molto bisogno”227.

Come ogni Centro Aiuto alla Vita, il Progetto Gemma viene seguito. Fino a 4-5 anni fa c’erano più richieste e con la diminuzione dei fondi solo in situazioni critiche viene preso in considerazione il Progetto. L’ultimo Progetto Gemma attivato dal CAV è stato 2 anni                                                                                                                          

226 Intervista alla presidente del Centro Per la Vita di Lucca e alla coordinatrice dell’ACF, 17/11/2014. 227 Ibidem.  

fa: questo è un elemento importante perché dimostra la diversità del Centro Aiuto alla Vita di Lucca, che è più indirizzato al sostegno psicologico delle madri e all’azione sociale di distribuzione di bisogni necessari per i bambini bisognosi, non quindi nell’azione antiabortiva sostenuta invece dagli altri CAV.

Per quanto riguarda l’adozione della RU486 da parte della Toscana, le responsabili dell’Associazione Cristiana non sono molto ferrate sull’argomento, ma nel 2005, al momento della decisione di utilizzarla da parte della Toscana, ci fu un’opposizione importante da parte della vecchia gestione dell’Associazione, facendosi sentire sui giornali e organizzando eventi di protesta con Scienza e Vita228. Anche le responsabili dell’ACF non sono d’accordo sull’accessibilità della pillola abortiva nei consultori, polemizzando soprattutto sulla cattiva informazione delle controindicazioni che può avere: “noi abbiamo avuto testimonianze di persone che l’hanno presa senza essere informati, si sono trovati con emorragia o svenute, la persona è liberissima e ha il diritto di fare qualsiasi cosa, nessuno può giudicare se una persona abortisce o una persona tiene il bambino, assolutamente, però io credo che la persona vada educata, aiutata e gli va fatto capire come prendere quello che sta facendo, siccome è un farmaco importante, e che comunque crea dei danni non indifferenti, perché non ti devo informare?229” Anche in questo caso si parla di gravi danni alla salute della donna, questione smentita scientificamente anche dall’AIFA230, in quanto non è necessario nemmeno il ricovero: le uniche conseguenze del farmaco è una possibile e lieve emorragia, in alcuni casi ci possono essere momentanee nausee o dissenteria231, sintomi che si possono avere con una normale influenza. La Toscana ha deciso di renderla disponibile nei consultori proprio per evitare tecniche invasive come nell’aborto chirurgico, evitando alla donna il raschiamento o l’aspirazione del feto, che possono portare a traumi dell’utero, collo dell’utero e nei casi peggiori, a una possibile sterilità.

Le gestanti che si rivolgono al Centro Aiuto alla Vita di Lucca hanno già deciso di tenere il bambino e chiedono aiuti per poter affrontare la gravidanza: “La ragazza che viene da noi che ti dice “sono in stato interessante, non so cosa fare”, ha già scelto. Il fatto che vieni in un consultorio che comunque sai che ha un certo orientamento e mi poni una domanda di quel genere, tu hai già scelto, hai scelto di tenerlo”232. Spesso al consultorio                                                                                                                          

228 Comitato che si batte principalmente contro la procreazione assistita (Legge 40/2004).

229 Intervista alla presidente del Centro Per la Vita di Lucca e alla coordinatrice dell’ACF, 17/11/2014. 230 AIFA: Agenzia Italiana del Farmaco

231 Dati presi dal sito dell’AIFA: www.agenziafarmaco.gov.it, vedi: Mifepristone.  

dell’Associazione Cristiana si rivolgono erroneamente ragazze o donne che cercano invece di contattare il consultorio ospedaliero, per correttezza l’Associazione specifica di essere un consultorio cristiano, dando i contatti del consultorio ospedaliero. “Chi vuole abortire veramente, non te lo dice. E’ come chi si suicida, uguale, non te lo dice, e se te lo dicono è perché in realtà non lo vuole fare”233, aggiunge la responsabile del CAV. Contatti con i medici obiettori nell’ospedale cittadino sono inesistenti: “ci siamo stati dietro diversi anni perché come CAV, avremmo diciamo il diritto di avere una stanza all’interno dell’ospedale, però ecco questa cosa qui c’è stata sempre un po’ boicottata, non c’è mai stata data la possibilità di avere la stanza in ospedale. E diciamo che, aimè, credo che sia un’azione puramente politica anche lì. Perché noi diamo noia come CAV in ospedale, però anche lì è brutto che la persona che viene, la ragazza che viene in ospedale che viene con l’idea di abortire, qual è la tua paura nel darle un’alternativa? Se noi fossimo in ospedale, ti diciamo semplicemente ”guarda, vuoi abortire perché hai difficoltà economiche? Ma noi ci siamo e possiamo darti una mano”, perché no? Secondo me ecco, io sono di questa teoria, se più conosci più hai la possibilità di scegliere”234.

Differenza di vedute tra la dirigente del CAV Elisa e la coordinatrice dei servizi Patrizia, è riguardo alla figura del medico obiettore: secondo Elisa, un obiettore non dovrebbe fare il ginecologo ma prendere un altro tipo di specializzazione che non vada in contraddizione con la sua etica. “del resto noi siamo un’associazione cristiana ma siamo in uno Stato laico, e anche l’ospedale deve essere laico235”. Secondo invece Patrizia, è una questione di libertà di scelta e che con il suo ruolo, può aiutare la gestante a fare una scelta diversa. Ribadisce quindi anche la possibilità della gestante di avere davanti due tipi di scelta diversa e di conseguenza una presa di coscienza maggiore della decisione da prendere.

Anche la Presidente del CAV, in linea quindi con la credenza comune di tutti i CAV, polemizza sulla troppa immediatezza della Legge 194, saltando tutti i passaggi di rito previsti nel testo di legge, come per esempio la possibilità di prendere decisioni dopo una settimana dal colloquio con un medico: “Ma nella realtà, cosa è diventato? E’ diventato “sono venuta ad abortire: quella è la porta, vada”, giusto? Poi esci e sei sola, è lì

                                                                                                                         

233 Intervista alla presidente del Centro Per la Vita di Lucca e alla coordinatrice dell’ACF, 17/11/2014. 234 Ibidem.

l’errore. Perche se le cose fossero fatte come dovrebbero essere fatte, ci sarebbero intanto meno aborti, ma tantissimi meno,perché sull’onda della paura si fanno tantissime cose”236. Entrambe le responsabili dell’Associazione però sono convinte che alla base di tutto c’è la mancanza di educazione all’affettività e alla sessualità, causata dal poco dialogo in famiglia, tra genitore e figlio e nelle scuole. Lo stesso consultorio cattolico offre corsi sulla genitorialità, di cui poche persone sono interessate.

Riguardo all’ammonimento da parte del Consiglio d’Europa sulla questione della troppa obiezione in Italia, la coordinatrice Patrizia non è assolutamente d’accordo su questo fatto e preferisce non rispondere. Elisa è invece più conciliante e come ribadito prima non è d’accordo sull’obiezione perché è appunto una violazione di una legge dello Stato ma allo stesso tempo ribadisce sull’importanza di seguire alla lettera ciò che dice la legge: “già non ci vado con cuor leggero, io non credo che una persona vada tutta contenta abortire..anche se non ha passato tutti i passaggi che anche se ci va sull’onda della paura e del panico, nessuno ci va a cuor leggero, quindi non mi puoi trattare da carne al macello.. Cioè poi te dottore fai un altro lavoro, vai in un paese dove non si pratica aborti, è una cosa che trovo profondamente ingiusta anche perché ho conosciuto donne che hanno dovuto abortire, già non è bello e poi essere trattati come delle disgraziate: “io questa cosa non tela faccio perché sei una poco di buono,io invece sono bravo e quindi non la faccio”, non è bello, ci si va con una grande sofferenza addosso, ci si va