5. I CAV in città di tradizione progressista: Pisa e Firenze
5.2. Il Centro Aiuto alla Vita di Firenze
Il Centro Aiuto alla Vita di Firenze è il più antico Centro italiano: in questa città sorse nel 1975 nei pressi della Biblioteca Mediceo-Laurenziana e della Basilica di S. Lorenzo, dove tutt’ora situato. Il CAV fiorentino porta il nome di Maria Cristina Ogier193, terziaria francescana morta all’età di 19 anni, antiabortista convinta. Nel 1971, grazie all’aiuto del papà Enrico, primario di ginecologia all’ospedale Careggi, aprì il dibattito contro l’aborto. L’anno dopo la morte prematura della giovane, vittima di un tumore al cervello, il padre fondò in suo onore il Centro Aiuto alla Vita.
La vice presidente del Centro è la professoressa Nikla Balestra, studiosa della figura di Maria Cristina Ogier e anche responsabile dell’Ufficio Divulgativo dello stesso Istituto Maria Cristina Ogier ONLUS, che comprende il CAV, la casa per madri in difficoltà Casa e Vita e due case per anziani e disabili.
La professoressa Balestra tratta la nascita del CAV nel suo ultimo libro, nel quale ha raccolto le testimonianze di figure vicino a Maria Cristina Ogier, come del padre Enrico. “Venne da me un giorno disse “babbo bisognerebbe che tu facessi una lezione sul problema dell’aborto perché a scuola tutte le mie compagne ne parlano, penso però a sproposito, senza sapere neanche di cosa si tratta”. Le risposi, il tema dell'aborto era molto scottante anche in clinica ostetricia dove io lavoravo le opinioni erano nettamente contrastanti, che i partiti politici avevano iniziato delle campagne accesissime e che era prematuro parlarne finché le idee di tutti non si fossero un po’ chiarite. Credetti di averla convinta, tranquillizzata e di aspettare ma sbagliavo perché dopo pochi giorni tornò alla carica e questa volta addirittura con argomenti impugnabili. Mi disse: ”senti Babbo sei o non sei un medico e cristiano? Dovrai o no dichiarare a tutti come la pensi sull'aborto? Se non te ne occupi tu chi vuoi che se ne occupi? Quelli che sono favorevoli
all’aborto?” E aveva ragione così in San Giovannino De' Cavalieri si fece credo la prima riunione fiorentina sul tema dell'aborto. Ci parteciparono il magistrato La Cava, il medico legale Fazzari, il senatore democristiano Bausi, il dottor Sergio Romagnani e tanta altra gente, saranno stati gli anni ‘70/71 e pensare che quello fu il primo seme da cui nacque il primo centro d’Italia di aiuto alla vita, seguito poi dal Movimento Per la Vita..”194.
Il Centro nacque quindi negli anni di un acceso dibattito sul tema dell’aborto, stessi anni in cui, proprio a Firenze, furono scoperte le prime cliniche illegali dove si praticavano aborti.
Tutta la associazione gira intorno alla figura di Maria Cristina Ogier, che nella sua breve vita si dedicò ai bisognosi: in Brasile e in Bolivia sono state aperte due scuole che portano il suo nome per sostenere i bambini poveri, e in Bielorussia, a Minsk, è stato aperto un orfanotrofio. Nel 2013 è stata avviata dal Cardinale Betori della diocesi fiorentina, l’indagine per il processo di beatificazione della donna.
Il Centro ha una struttura diversa da quella che ha il CAV pisano: il Centro è gestito da Lara, assistente sociale stipendiata dall’associazione, nonché attivista del MPV. La vice presidente e il presidente del CAV, anche se responsabili del Centro, hanno un peso relativo perché si occupano maggiormente dell’associazione ONLUS, ente principale. L’assistente sociale Lara ha il compito di gestire il Centro e coordina il lavoro delle volontarie. Il Centro è aperto al pubblico e all’accoglienza delle madri 3 giorni alla settimana e le gestanti o le madri arrivate al CAV devono compilare una scheda con le loro generalità, specificando il numero di figli che hanno, i problemi che stanno affrontando e di cosa hanno bisogno. Queste schede poi vengono schedate in A, B, C, dove A rappresenta la fascia più problematica di richieste, mentre la C la più leggera.: “alla fascia più leggera diamo il vestiario e qualche cosa del pacco alimentare, nella fascia di più bisogno arriviamo a un’assistenza più mirata, nella fascia a quelli con più necessità si arrivano a contribuire per l'affitto, per le utenze, per un piccolo aiuto195.” Lara poi parla ed ascolta i problemi delle gestanti e cerca di trovare soluzioni, anche coinvolgendo altre associazioni. “Il lavoro principale mio è l’assistente sociale, poi diventa un percorso individuale con ogni singolo utente, con ognuno col suo percorso
194 BALESTRA N., 2012, Sui passi di Maria Cristina 50 anni dopo, (a cura di) Unitalsi Sezione Toscana, Istituto
Maria Cristina Ogier, Comune di Firenze-Q.3, Firenze, p.48-49.
con aiuti e soluzioni, il lavoro principale comunque è un aiuto soprattutto nei primi settimane di gravidanza, non tanto mesi ma settimane, quando una persona viene a conoscenza di una gravidanza, di una gravidanza inaspettata, desiderata ma anche indesiderata, ci sono diverse problematiche molto ampie e metti in discussione la gravidanza per vari motivi. Il mio lavoro è proprio aiutarla a scegliere cosa fare, cioè attraverso colloqui, eventualmente risorse, per cercare di portarla a una scelta consapevole, questo è il lavoro principale196.” La vice presidente del CAV ci tiene a precisare il fattore della “schedatura” di tutte le donne accolte dal Centro: “oggigiorno soprattutto gli stranieri sono piuttosto vispi, e vanno alla Caritas, vanno da San Giuseppe, vengono da noi, fanno il giro..diciamo così, vengono schedati, è brutto dirlo così, gli si fa una schedatura, tutti passano da queste schede che ci dicono tutto197”. Oltre all’accoglienza per le madri e le gestanti, vengono fatti anche colloqui con genitori e ragazzi sull’educazione all’affettività e la sessualità e corsi per istruire i nuovi volontari. Nonostante il Centro abbia una storia molto lunga e una notorietà grazie al nome di Maria Cristina Ogier, l’utenza viene a contatto con esso grazie il passaparola o internet: “Siamo abbastanza conosciuti non quanto vorremmo esserlo, mentre le comunità etniche come quella peruviana, col passaparola. Abbiamo medici che ce le mandano qua, anche medici abortisti ci inviano persone non convinte, ce le mandano dall'ospedale, assistenti sociali, ginecologi, parrocchie, associazioni, Caritas, ecc., un po' in tutti modi, comunque vince il passa parola198.”
Il CAV ha visto nascere 175 bambini l’anno scorso, di cui solo una ventina sono stati “salvati” da un possibile aborto: il restante numero dei bambini nati sono figli di gestanti che si sono presentati al Centro con l’intenzione di tenere il bambino ma chiedendo un aiuto durante e dopo la maternità. La funzione del Centro quindi si è ampliata dal 1975, quando aveva la funzione principale di accogliere ragazze incinte non sposate, magari ripudiate dalla famiglia, che volevano abortire: ora si assistono ragazze madri o madri anche con diversi figli al seguito ma in difficoltà, con forti disagi.
Alla gestante indecisa se portare avanti la gravidanza, viene avviato un percorso fatto di colloqui con l’assistente sociale e la dirigenza, “facendogli vedere tutte le possibilità,
196 Intervista alla vice-presidente e all’assistente sociale del Centro Per la Vita di Firenze, 9 dicembre 2014. 197 Ibidem.
facendogli vedere che in fondo questa vita risponde a un disegno superiore, che risponde a quei valori che sono tipici del cristianesimo”199.
Per raccogliere fondi ed ottenere visibilità, il Centro fa iniziative sul territorio, come bancarelle, mercatini per Natale, partecipazioni alle fiere. Il Centro, vista la sua “antichità” nel centro fiorentino, percepisce donazioni annuali da privati, da benefattori affezionati. “Poi lavoriamo tanto sulla progettazione.. il fondo perduto non c’è più tramite i progettisti che insomma sono solo io, faccio anche la progettista e portiamo questi progetti nei vari enti..fondazioni o chiunque altro. Poi abbiamo il 5×1000, abbiamo attività di sensibilizzazione, Facebook: Facebook lo usiamo anche per degli appelli particolari, per raccolta fondi su un caso specifico”. La vice presidente del CAV è amareggiata dei pochi fondi che riescono ad avere, e polemizza sulla Caritas: “invece alla Caritas arrivano tante donazioni, fa tono anche il nome, diciamolo, lì c’è la Chiesa dietro, se no nessuno in 40 anni diventa un impero in quel modo, scusate”200.
Il CAV cerca di coinvolgere anche TV locali e giornali: “l’anno scorso con la Giornata per la Vita abbiamo avuto giornalisti interessati, qualche articolo sul giornale c’è stato. Abbiamo fatto anche una sfilata di moda nel chiostro dei bambini, è stata una possibilità per avere giornalisti e anche TV7201”, e anche incontri con altri CAV toscani.
Il Centro utilizza il materiale autoprodotto da MPV per educare al valore della vita. “cassette non ne abbiamo più, opuscoli si, più o meno il materiale è lo stesso un po’ per tutti CAV. Ci sono più di 350 CAV e il materiale è più o meno nello stesso. Adesso c’è proprio una nuova nascita, come chiamarlo, una riedizione di tutto, un rinnovamento del materiale dei CAV. Da gennaio dovrebbe esserci anche il nuovo sito, con tutti i CAV aggiornati. S.O.S. Vita oltre al numero telefonico avrà anche una chat, sono stata invitata a Roma, mi hanno chiamato per una consulenza, c’è un grande lavoro, tutto sta cambiando, si avrà anche una chat per raggiungere di più i giovani”202.
Per diventare volontario bisogna fare domanda e sostenere un colloquio con l’assistente sociale: “di solito facciamo un periodo di prova perché uno magari viene con delle aspettative.. insomma dobbiamo piacerci anche a vicenda. Poi viene fatta, se la persona vuole continuare, una copertura assicurativa sulla persona, se vuole continuare diventerà un socio che sarà portato in assemblea e svolgerà l'attività in base alla
199 Intervista alla vice-presidente e all’assistente sociale del Centro Per la Vita di Firenze, 9 dicembre 2014. 200 Ibidem.
201 Ibidem. 202 Ibidem.
disponibilità di tempo, attitudini e quant'altro. Troviamo il settore più adatto e poi facciamo il corso per volontario, dove sono caldamente invitate a partecipare. Le volontarie vanno come tutta la tipologia umana dalle personcine che di volontariato sanno di cosa si tratta oppure quelle che fanno un po' di confusione, però noi siamo in centro di accoglienza, noi si accoglie tutti, tentando poi di dare una formazione203”.
La vice presidente del CAV, la professoressa Balestra, prima della pensione è stata insegnante di religione ed ha iniziato ad interessarsi della figura di Maria Cristina Ogier proprio dalla tesi di laurea, alla fine dei suoi studi universitari. Essendo appunto una ex insegnante, polemizza sul fatto che non sia facile per il CAV, di fare progetti con le insegnanti di religione e la possibilità di entrare a contatto con gli studenti: “lo dico come insegnante, da pochi anni lo stravolgimento nel settore scolastico non ci sta, noi lavoravamo a progetto, passando dai collegi docenti, con i privati, con la Coop, le parrocchie, ecc ecc, ma ora è diventato, ma da un po’ di anni, è difficile entrare nelle scuole, ci sono stati degli episodi e allora bisogna stare molto cauti..è vero che qualcuno è più sensibile, il preside più attento a una certa corrente è più incline, quello che non lo è non ti ci fa entrare. Sull’educazione fatta nelle scuole sta prendendo il filone dei gender, quindi l’ostruzionismo è sempre maggiore..sembra che ci sia una proposta di legge per fare questo insegnamento a tappeto in tutte le scuole, quindi insomma diventa più complicato..noi si faceva con occhio ai valori cristiani, al rispetto alla vita, alla prevenzione, perché qui di prevenzione non si parla, quindi c’è a priori un rispetto della vita molto scarso, perché è vero che prevenire è meglio che curare”204. La professoressa ci tiene a mostrare la differenza nella modalità di insegnamento dell’educazione sessuale tra quella insegnata dal CAV e quella insegnata dalla Coop, troppo “rossa” e pro aborto, che insegna a quanto sia facile abortire e quindi di sbarazzarsi della vita del concepito: “l’educazione sessuale fatta dalla Coop, tanto per dirne una, ti passa dalla legge per bene, quindi l’adolescente che ti ascolta ti dice “ah allora si fa così, c’è la strada, se dovessi rimanere incinta io ho..”, allora non è un discorso di prevenzione e formazione, “io ti racconto tutto di come puoi fare, vai al consultorio e fai questo e questo”, noi non è che non glielo diciamo, perché lo diciamo, però si parla del rispetto della vita e di mettersi in situazione di non ricorrere all’aborto come contraccettivo, perché è drammatico205”.
203 Intervista alla vice-presidente e all’assistente sociale del Centro Per la Vita di Firenze, 9 dicembre 2014. 204 Ibidem.
La stessa professoressa Balestra, quando ancora insegnava, faceva vedere alle classi documentari sull’aborto, vere e proprie immagini su come viene praticato l’aborto in sala operatoria, in modo da inorridire gli alunni, soprattutto le ragazze: “20 anni fa quando arrivavo in quinta superiore dicevo “ora vi faccio vedere un documentario, solo ai maggiorenni”.. vi dico che quando vuotano il bicchierino e con la lente si vede, si riconoscono benissimo le ditina del piedino, il dito pollice, nella trinciatura. Più di una ragazza si è alzata e mi ha detto “professoressa vado via”. Si chiama “the silent scream”, il grido silenzioso. Ma fatelo vedere, perché la gente non capisce che cosa si fa. Si arriva con l’aspirazione, si trincia e si porta via. Ma è una persona. E devo dire che l'hanno ritirato fuori, alcuni hanno detto “facciamo firmare per l’assenso dei genitori ecc”, ma anche lì, se uno è a favore dell’aborto, “ma figurati se può condizionare mia figlia da una cosa che è di legge, che è normale, è usuale.206”. La vice presidente del
CAV ci tiene a banalizzare la visione di chi è per il diritto di scelta, facendo passare i pro- 194 come persone che non danno valore alla vita.
Il rapporto con il Movimento Per la Vita di Firenze è molto stretto, dato che l’MPV è nato proprio dal Centro Aiuto alla Vita di Firenze, diventandone il “braccio politico” del Centro: “assolutamente si siamo legati a loro, anche se con identità e separate, però se la finalità è quella, sarebbe veramente stupido non collaborare per riuscire a raggiungere l'obiettivo ambedue nel proprio settore, quindi la collaborazione è piuttosto importante”207.
Il progetto Gemma viene seguito. A seguito delle ristrettezze di fondi dalla Fondazione Vita Nova, la stessa Casa di Milano chiede una scrematura delle domande, ma spesso al CAV fiorentino si presentano donne non con la volontà di ricorrere all’aborto per questioni economiche, presupposto fondamentale per fare domanda per avviare il Progetto.
Nonostante Firenze sia di tradizione “rossa”, sempre al passo con la modernità e apertamente a favore della Legge 78/194, l’amministrazione comunale nutre rapporti di collaborazione con il Centro fin dalla fondazione di quest’ultima. Al Centro è stato dato in comodato un appartamento, chiamato “Casa e Vita”, “ha tre camere da letto, con tre bagni, un saloncino, l’angolo cottura eccetera, e lì ci sono a turno dei soggetti che vengono mandati anche dall'amministrazione comunale come momento di passaggio,
206 Intervista alla vice-presidente e all’assistente sociale del Centro Per la Vita di Firenze, 9 dicembre 2014. 207 Ibidem.
quando magari c'è un progetto in atto ma non ancora raggiunto, ecco che il soggetto viene da noi per 2-3 mesi e poi avrà la casina. E per questo cose l'amministrazione pubblica dà un rimborso mensile, 150 mensili per rimborso spese..a noi ci costa molto di più, però..”208. La collaborazione quindi è stretta con il servizio sociale comunale, nel gestire soggetti con problemi economici ai quali sarà poi trovata una soluzione alle problematiche che si sono presentate. Il CAV, svolgendo attività prettamente sociali, lasciando l’attivismo (palesemente) politico a MPV, fa sì che venga ben accettato dalla popolazione fiorentina e anche dalla stessa amministrazione comunale, andando oltre alle divergenze etiche ed “ideologiche”.
Per quanto riguarda la RU486, il CAV di Firenze si è attivato nel cercare di far evitare l’utilizzo alle gestanti che vengono seguite dal Centro, facendo prendere tempo alla gestante per pensare alle sue azioni: “RU486 va utilizzata solo nelle primissime settimane di gestazione mentre noi lavoriamo sul fatto che la mamma si possa prendere più tempo per pensarci, quindi sfruttando appieno anche tre mesi che consente la legge. Quindi la RU486 non è più applicabile da questo punto di vista”209. Il CAV cerca di far passare la RU486 come un farmaco abortivo con gravi conseguenze per la salute, provocando danni psicologici, e focalizzano l’attenzione sul fatto che la donna, dopo la somministrazione della stessa, sarà lasciata a sé stessa: “per me è agghiacciante l’idea di poter espellere un feto nel proprio bagno non vorrei vivere in prima persona una esperienza così”, “se io penso alla mia allieva che per due anni ha sentito, e si sente in letteratura, poi quando succede è sconcertante, diceva di sentire il bambino piangere, e lei sistematicamente si svegliava la notte, insomma è stata seguita per davvero tanto tempo”210. In realtà è scientificamente provato che la RU486 non porta danni alla salute della donna, anzi viene adottata proprio per evitare interventi chirurgici invasivi alla donna che vuole abortire. Proprio perché non ci sono conseguenze sulla salute della donna, l’ospedale ricorre al day hospital o c’è la possibilità di evitare il ricovero, sempre con la garanzia che per le successive 48 ore sarà supervisionata dai medici ospedalieri, per scongiurare eventuali emorragie o malesseri della donna.
Parlando della Toscana, la vice presidente del Centro e l’assistente sociale sono molto dure con la scelta della Regione in merito alla volontà di rispettare ed attuare la Legge 194. Per loro, con questa Legge, si denigra il valore della vita: con la RU486 l’aborto
208 Intervista alla vice-presidente e all’assistente sociale del Centro Per la Vita di Firenze, 9 dicembre 2014. 209 Ibidem.
diventa più immediato, e scompare la figura del bambino nel grembo della madre. Inoltre, a parere loro, l’educazione sessuale non ha valore formativo, come quello di aumentare la consapevolezza dei giovani nei confronti di gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmettibili, ma è uno strumento in mano alle nuove generazioni per banalizzare le scelte prese e diminuire le proprie responsabilità: “Io non voglio fare il discorso che siamo bianco o rossi o verdi, ma la Toscana è proprio per liberalizzare l’aborto. Quindi c’è da combattere, un conto è che formi dei giovani, dandogli delle cose e anche facendoli sentire responsabile delle proprie scelte. Però se gli dici “se vi succede questo e quello non vi preoccupate, potete fare A, B, C, D..” e quella dice “se rimarrò incinta guarda com'è facile”, senza passare veramente da tutto quel percorso ontologico, quando uso il termine ontologico è perché siamo a una sfera superiore, se tu parli di vita, non credi che te l’abbia data il Signore la vita, eh? Comunque non te la sei data da te, e comunque sei unico e irripetibile e comunque qualcuno, un ente filosofico decide per te non puoi semplicemente appiattire tutto, la vita è vita”211.
Per quanto riguarda la polemica di MPV riguardo all’omologazione tra uomo e donna, secondo la vice Presidente del Centro è vero che c’è stato un cambiamento del ruolo della donna negli anni, passando da essere l’angelo del focolare a lavoratrice instancabile, ma a parere suo il giusto sta nel mezzo, ovvero che la donna si realizzi nel lavoro però che abbia anche il tempo per i suoi figli, che non sia occupata troppo nella vita frenetica di oggi.
Per quanto riguarda i medici obiettori, il CAV ha contatti medici all’interno dei consultori e con i liberi professionisti, con i quali è più facile collaborare. I medici obiettori mandano al Centro gestanti con volontà di abortire e lo stesso CAV manda le donne accolte da questi medici perché “si indirizzano verso soggetti che sono soggetti un po’ di parte”. La vice Presidente del CAV è molto preoccupata per la situazione dei medici