La crescita delle capacità di organizzazione dei diversi gruppi è facilitata dai processi di modernizzazione. Innanzitutto gli sviluppi tecnologici hanno aumentato la quantità di risorse disponibili nell’ambiente. Questi sviluppi sono resi possibili dall’espansione dei mezzi di comunicazione, in particolare dalla stampa. Se prima erano necessarie organizzazioni ben strutturate per fare circolare i messaggi, oggi sono sufficienti organizzazioni più semplici che riescano a strutturare l’attenzione dei media. Si ha quindi una crescente capacità dei media di affiancarsi alle relazioni dirette tra le persone e alle istituzioni culturali in quanto fonti di interpretazione della realtà57. Essi hanno bisogno dei mezzi di comunicazione di massa per diffondere il loro messaggio.
I movimenti fanno riferimento ad una serie di “oggetti” associati in vario modo alla loro esperienza. Tra questi rientrano una serie di simboli identificanti che permettono di riconoscere immediatamente i sostenitori di una certa causa, libri o documenti visivi che aiutano a ricostruire la storia del movimento e le sue origini nel tempo. Un ulteriore livello è dato dalle narrazioni che circolano tra i membri di un movimento, riflettendone la visione del mondo e rafforzandone la solidarietà58.
Nel funzionamento del sistema politico stesso, ha un ruolo fondamentale la comunicazione politica, cioè le informazioni e i messaggi che in esso circolano. Il ruolo della retorica e dei simboli in politica esalta la funzione nella costruzione di identità collettive. Politici e media interagiscono con l’opinione pubblica: la comunicazione politica è stata così definita “lo scambio e il confronto dei contenuti di interesse pubblico- politico prodotti dal sistema politico, dal sistema dei media e dal cittadino-elettore”59. La capacità del pubblico di controllare i governanti è stata considerata come un elemento fondamentale dei regimi rappresentativi. In democrazia, i governanti sono sensibili nella loro discussione alle opinioni del pubblico. La presenza di un’opinione pubblica libera è elemento indispensabile di una democrazia rappresentativa.
Quella verso cui ci si muove oggi è quindi la democrazia del pubblico. Nella nuova situazione l’appartenenza ad un partito si indebolisce, mentre aumenta parallelamente per i candidati l’attenzione alle tecniche della comunicazione. Manifestazioni pubbliche e sondaggi d’opinione acquistano di importanza come modi per rilevare gli atteggiamenti
57 OLSON M., 1965, The logic of collective action: public goods and the theory of groups, Harvard University Press,
Cambridge, USA, P.57.
58 DELLA PORTA D., DIANI M., 1997, I movimenti sociali, La Nuova Italia Scientifica, Roma, p.115. 59 COTTA M, DELLA PORTA D, MORLINO L, 2001, Scienza Politica, Il Mulino, Bologna, p.254.
predominanti dell’opinione pubblica. La discussione si sposta sempre più nei mass media. L’opinione pubblica ha una funzione fondamentale in una democrazia. I cittadini, che formano l’opinione pubblica, esprimono giudizi sulla politica, fanno richieste, propongono soluzioni. L’opinione pubblica è fondamento della democrazia che infatti si legittima tramite la sovranità popolare. Nelle democrazie contemporanee, i mezzi di comunicazione di massa influenzano la partecipazione politica, in particolare il comportamento elettorale.
Nella struttura della comunicazione politica, molta importanza hanno invece le relazioni all’interno della famiglia, dei vicini, dei colleghi di lavoro. Sono questi gruppi che filtrano messaggi elettorali che vengono dai media. La comunicazione interpersonale diventa la principale fonte di informazione, filtrando le notizie che vengono dai mezzi di comunicazione e di massa. Ogni individuo è inserito in un gruppo, che gli fornisce una rete di relazioni di fondamentale importanza per definire opinioni e valori.
Il ruolo dei media è accresciuto, dal momento che sono una fonte importante delle informazioni. I giornalisti sono divenuti sempre più gatekeepers, controllori dei temi e delle opinioni introdotte del dibattito politico. I mass media sono capaci spesso di imporre le proprie regole anche ai politici. Si parla recentemente della “mediatizzazione della politica”60 come un processo di progressiva autonomizzazione dei media da ogni controllo politico e addirittura di crescita della loro capacità di controllare la politica. L’indebolimento dei partiti avrebbe favorito la trasformazione delle democrazie contemporanee in ideocrazie, rafforzando il potere dei mezzi di comunicazione di massa, in particolare della TV, e di chi può esercitare influenza su di essi. L’era della televisione avrebbe infatti messo a dura prova il pluralismo di opinioni, che la stampa aveva in qualche modo fatto sopravvivere. Inoltre, la televisione incoraggia un’immagine della politica-spettacolo, piuttosto che della politica come partecipazione. La spettacolarizzazione della politica è legata alle caratteristiche della ricerca del profitto, che spinge a soddisfare una domanda di comunicazione sulla politica che ne sottolinei gli aspetti attraenti, divertenti.
Per rispondere alle esigenze dei media, i politici stessi tenderebbero ad “inscenare” la politica in modo di renderla appetibile al pubblico alla ricerca di divertimento, attraverso un adattamento dei registri comunicativi dei partiti alla sintassi dei mezzi di
comunicazione di massa. Non solo i politici si affidano ai pubblicitari per curare la propria immagine, ma gli stessi eventi politici vengono collocati nei momenti più propizi per essere trattati nei telegiornali in onda negli orari più densi di ascolto. La televisione è stata accusata di peggiorare le conoscenze sul processo decisionale. La spettacolarizzazione vuol dire superficialità nell’informazione, sempre più per immagini e sempre meno attraverso la parola. La televisione ha anche certamente aumentato il costo della campagna elettorale, e quindi il ruolo del denaro in politica, trasformando partiti e classe politica.
L’accesso ai media è fondamentale nelle azioni di protesta che è stata vista infatti come una risorsa politica per i gruppi “senza potere”, cioè senza risorse da scambiare direttamente con chi prende le decisioni pubbliche. La protesta mette, infatti, in moto un processo di influenza indiretta, mediata attraverso i mezzi di comunicazione e alcuni gruppi dotati di capacità di influenza politica. Per avere successo, i gruppi più deboli devono conquistarsi l’attenzione e il sostegno della opinione pubblica. La protesta è infatti uno strumento attraverso il quale i gruppi relativamente senza potere possono creare delle risorse di pressione sui decorsi pubblici, conquistandosi alleati. Perché il loro messaggio possa giungere all’opinione pubblica, i rappresentanti di interessi emergenti devono utilizzare un filtro: i mezzi di comunicazione di massa.
Attraverso un’azione irrituale, gli attori “senza potere” tenteranno di attrarre l’attenzione dei mezzi di comunicazione di massa: infatti, per ottenere la “copertura mediatica”, le azioni di protesta devono essere violente, oppure coinvolgere molte persone, oppure essere particolarmente innovative sul piano simbolico. Dato inoltre che, oltre alla quantità di pubblicità, per chi usa la protesta è anche importante potere influenzare il contenuto dei messaggi trasmessi dai media. I media rappresentano in effetti un canale dove presentare nuove idee ed interessi, dall’altra parte gli attori che vogliono avere accesso ad essi devono adattarsi al loro modo di funzionare.
Più in generale, è stato osservato che i media possono svolgere un ruolo di patrocinio, cioè, degli interessi più deboli, o addirittura dell’interesse collettivo. Informando i cittadini, i media possono essere strumento di un controllo dal basso sulle attività dei governanti.
2.6. Contromovimento
Come avviene, ad esempio, su tematiche sociali, anche sulle tematiche relative al rapporto tra istituzioni pubbliche e istituzioni religiose, la mobilitazione per alcuni diritti è spesso seguita da contro mobilitazioni, orientate a opporsi ai cambiamenti emergenti. In tempi recenti, campagne di protesta hanno avuto successo nell’ottenere un allargamento dei diritti civili (tipico esempio, la legalizzazione in diversi paesi dell’Unione Europea del matrimonio tra persone dello stesso sesso). Nella “post-democrazia” neoliberista di cui parla Crouch61, i movimenti anti-austerity chiedono anche, con crescente risonanza nell’opinione pubblica, una difesa di diritti sociali e beni comuni, e con questo un rafforzamento di quelle istituzioni pubbliche che in passato questi diritti erano chiamate a difendere. Il “contromovimento” rappresenta una reazione ad entrambi i processi: l’attacco alla estensione di quei diritti civili, presentati come riduzione delle libertà dei credenti, e l’appello alla sussidiarietà della società civile, come disconoscimento delle responsabilità delle istituzioni pubbliche nella difesa e implementazione di quei diritti. La ricerca sui movimenti sociali ha permesso anche di osservare che nel discorso dei contromovimenti la retorica è spesso escludente, mirando a conquistare sostegno attraverso una polarizzazione.
Per i movimenti sociali i contromovimenti rappresentano spesso sfide e opportunità. Da un lato, le mobilitazioni avverse rischiano di rimettere in discussione conquiste acquisite e rendere più difficile un’espansione dei diritti. La ricercata polarizzazione rischia di produrre anche nei movimenti retoriche altrettanto escludenti di quelle presenti nei discorsi dei contro-movimenti. Dall’altra parte però, la dinamica tra movimenti e contro movimenti può anche portare a una maggiore consapevolezza della posta in gioco, focalizzando l’attenzione su tematiche che acquistano, nella sfera pubblica, rilevanza, come appunto la elaborazione sulla laicità, nelle versioni di essa esistenti, ma anche nelle sue potenziali evoluzioni.