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Nel presente lavoro verrà utilizzato il metodo qualitativo: il rapporto tra teoria e ricerca è aperto ed interattivo, secondo un’imposizione induttiva che si articola nel contesto della “scoperta”62. Il progetto emerge man mano che lo studio si svolge.

Teoria e ricerca procedono simultaneamente: da un lato verrà analizzato il fenomeno antiabortista in Italia e il suo ruolo in Toscana, come si è organizzato e il suo rapporto con la legislazione nazionale, nel quale sarà seguito un approccio naturalistico: la realtà verrà studiata nel corso del suo naturale svolgersi. Saranno analizzati articoli di giornale, documenti regionali e documenti autoprodotti dal Movimento, focalizzando lo studio sugli anni dell’approvazione della Legge 194, periodo “caldo” e di grande importanza storica, e sull’attualità, seguendo l’andamento dell’attuazione della legge nelle varie regioni, la notevole spinta progressista Toscana in ambito sanitario e l’intensificarsi delle azioni dei movimenti pro-life.

Da un lato invece, la seconda parte del lavoro, sarà dedicata ad un’indagine più diretta: verranno formulati interviste e questionari, importanti per l’interazione tra il ricercatore e l’oggetto di studio, necessari per la comprensione del fenomeno e per la raccolta dati. L’interazione tramite l’intervista ci permette di raccogliere le riflessioni dell'intervistato, e costituisce uno strumento fondamentale per la generazione di conoscenza empirica attraverso cui si chiede alle persone di parlare di certi temi.

Sia il discourse analysis63 sia il frame analysis sono impiegati nell’indagare la relazione tra i testi del movimento e dei loro contesti più ampi. Con tali approcci si esamina come le domande di ricerca possono far luce sul campionamento e la raccolta dei dati di testi del movimento sociale. Nonostante le analogie tra discourse analysis e il frame analysis essi possono essere utilizzati per affrontare diverse domande di ricerca e comportare diverse tecniche di codifica e di analisi. Questa prospettiva sulla mobilitazione e partecipazione è probabilmente la tecnica più comune per lo studio dei processi cognitivi di interpretazione e il significato-making nello studio dei movimenti sociali. Tra le tante varianti di analisi del discorso, lo studio si concentrerà sulla variante critica di Norman Fairclough64 di discourse analysis, che offre una prospettiva più ampia sul ruolo del                                                                                                                          

62 KLOTZ A., PRAKASH D., 2008, Qualitative Methods in International Relations, a pluralist guide, Syracuse

University, Palgrave MacMillan, p.215.

63 LINDEKILDE L., 2004, Discourse and Frame Analysis: In-Depth Analysis of Qualitative Data in Social Movement

Research (a cura di) DELLA PORTA D., Methodological Practices in Social Movement Research, Oxford University Press, Oxford, UK, p.197.  

linguaggio e della cognizione in azione collettiva. "L’analisi critica del discorso" è un insieme di approcci allo studio della lingua, ideologia e potere, sottolineando la potenziale forza emancipatrice di analisi del discorso. Nelle parole di Norman Fairclough65, studiando discourse analysis significa prestare attenzione alla interazione tra la "unità discorsiva" (il testo), le "pratiche discorsive" (produzione, diffusione, reception) e le "pratiche sociali" (l'ordine più ampio di discorsi nella società ). Analisi critica del discorso può quindi essere definita come lo studio di come la realtà sociale è costituito linguisticamente, tramite analisi della interazione tra testi, discorsi, e contesti più ampi. Studi sui movimenti sociali utilizzano principalmente l'analisi del discorso per studiare come i "testi" del movimento (inteso in senso ampio come comunicati stampa, comunicati, siti web, volantini, slogan, le dichiarazioni dei media, interviste con i rappresentanti del movimento, e così via) sono composti e progettati su discorsi esistenti, al fine di comunicare significati particolari, e come la ricezione dei testi è quindi modellato dal contesto discorsivo. Discutere il potere dei movimenti sociali, Jeffery Alexander66 sostiene che il potere e le possibilità di influenza dei movimenti sociali dipendono dalla loro capacità di tradurre rimostranze specifiche (per esempio, i diritti delle donne o l’inquinamento ambientale) nei discorsi più ampi come i diritti umani, la giustizia, o rischi. Per mobilitare il sostegno, gli attori del movimento dovrebbero collegare i loro obiettivi e le esigenze specifiche a strutture di significato (discorsi) e infondere singoli testi con i "segni" linguistici che suggeriscono una particolare interpretazione. Come discourse analysis, il frame analysis si preoccupa di come le idee, la cultura e l'ideologia sono utilizzati, interpretati, al fine di costruire particolari schemi ideativi attraverso la quale il mondo è capito dal pubblico. L’intervista qualitativa risponde alle esigenze dei due tipi di approcci, raccogliendo dati necessari per la comprensione dello studio del movimento sociale.

Le interviste hanno e continuano a costituire un metodo di ricerca fondamentale nelle scienze sociali. In entrambi i metodi qualitativi e quantitativi, le interviste sono la tecnica più utilizzata per la raccolta di informazioni di tipo diverso. Nell'intervista qualitativa l'intervistato fornisce informazioni e l'intervistatore, come rappresentante dello studio, è incaricato di dirigere il convenuto al tema che conta per lo studio. L'intervistatore è infatti responsabile di giudicare quando una risposta è sufficiente o quando è richiesta specifica,                                                                                                                          

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Research (a cura di) DELLA PORTA D., Methodological Practices in Social Movement Research, Oxford University Press, Oxford, UK, p.197

non offrendo la propria opinione. Normalmente, le interviste in profondità sono da preferire, soprattutto dove il ricercatore mira a rendere una descrizione dettagliata: l'attenzione è rivolta al processo e alle interpretazioni che l’intervistato dà del processo stesso. Sono di fondamentale importanza per lo studio delle motivazioni, credenze e atteggiamenti, così come l’identità e le emozioni degli attivisti del movimento. L'intervista qualitativa è quindi particolarmente utile quando si vuole analizzare il significato che gli individui attribuiscono al mondo esterno e alla propria partecipazione in esso, la costruzione dell'identità e lo sviluppo delle emozioni. Si possono ottenere informazioni su il percorso di reclutamento nel movimento, sia visioni collettive e individuali, speranze, aspettative, critiche del presente, la proiezione del futuro su cui poggia la possibilità di azioni collettive.67

Sebbene ci sarà una lista di domande su argomenti che vertono sull’oggetto dello studio, potrà essere seguita una qualsiasi linea di ragionamento inaspettata, che possa portare a risultati non “anticipati”. Una domanda generica può quindi essere utilizzata, orientata per rompere il ghiaccio, ma è importante concentrare l'attenzione sul tema centrale della ricerca appena possibile. L'intervistatore non deve cedere alla tentazione di dirottare l'intervista tentando di convertire l’intervistato alle proprie opinioni o monopolizzare il colloquio. Lo scopo è arrivare ad una descrizione completa e dettagliata del Movimento, quali sono stati i periodi più importanti della mobilitazione e il suo sviluppo in Toscana. Le città analizzate saranno Pisa e Firenze, città “rosse” per eccellenza, e Lucca e Prato, città caratterizzate da una forte influenza cattolica, eccezioni nel contesto laico toscano. Sarà interessante quindi capire come il Movimento Per la Vita si sia adattato a queste realtà diverse e se effettivamente ci sia stato un radicamento del Movimento stesso, trovando alleanze o oppositori nelle autorità amministrative, nel sistema sanitario regionale e nell’ente sanitario cittadino, e il livello di partnership con le autorità ecclesiastiche locali.

La svolta autoritaria degli anni ’20 e la successiva transizione alla democrazia hanno lasciato sul terreno della politica italiana una frattura tra i settori della società integrati o disponibili a riconoscersi nel nuovo regime democratico-repubblicano e i nostalgici della monarchia e del fascismo. Sono prevalse quindi nella politica italiana fratture di carattere

                                                                                                                         

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Research (a cura di) DELLA PORTA D., Methodological Practices in Social Movement Research, Oxford University Press, Oxford, UK, p.198.

strettamente ideologico. La profondità e il rilievo di tali linee di divisione (tra laici e cattolici, comunisti e anticomunisti, fascisti e antifascisti) hanno fatto passare in secondo piano le fratture tra centro e periferia, tra città e campagna, tra agricoltura e industria68. La mobilitazione politica dei cattolici, deliberatamente finalizzata, sin dai primi del ‘900, a fronteggiare il nascente movimento socialista, ha inoltre reso molto meno netta che in altri paesi la corrispondenza tra orientamento politico e classe sociale.

Fino almeno alla fine degli anni ’60, la profondità delle fratture ideologiche e l’estensione delle reti organizzative costruite intorno ai maggiori partiti erano in grado di canalizzare in maniera pressoché esclusiva la partecipazione politica dei cittadini italiani. In alcune regioni gli aderenti all’uno o all’altro orientamento ideologico costituivano addirittura una sorte di comunità organica separata, definita nel lessico delle scienze sociali come “subcultura”69. Nel nord-est era dominante la subcultura “bianca” (cattolica), nel centro-

nord quella “rossa”(comunista). In Romagna e in Toscana erano inoltre presenti insediamenti sub culturali di orientamento repubblicano, con radici anarchiche ed anticlericali. Il senso di appartenenza alla subcultura rendeva quindi l’adesione ad un particolare partito e i comportamenti di voto in un certo senso un completamento necessario dell’identità individuale. Nel sud, dove non esistevano reti organizzative e forti identità sub culturali, con l’eccezione delle minoranze intensamente ideologizzate e collegate ai partiti “estranei al sistema” (PCI-MSI), la partecipazione al voto era favorita dall’esistenza di relazioni di tipo particolaristico basate sui favori che i singoli uomini politici erano in grado di offrire ai propri “clienti” attraverso gli enti pubblici e le imprese in qualche modo controllate dal personale del partito.

Pisa e Firenze sono le città-simbolo della “subculturalità rossa” toscana, conosciute per il loro ruolo nella Resistenza italiana e tutt’oggi esempi di innovazione e progressismo per tutta la regione. Da sempre hanno avuto sindaci esponenti del PRI, PCI, DS e infine PD. Lucca è invece conosciuta per essere il”fortino” cattolico della Regione, restando fedele alla sua storia della “Lucca guelfa e papalina”, tanto da essere conosciuta da tutti i toscani come “la città dalle novantanove chiese”. Lucca ha sempre avuto un’amministrazione democristiana e centrista, eccezione fatta nelle amministrative del 2012 nelle quali ha vinto una lista civica vicina al PD.

                                                                                                                         

68 VASSALLO S., 2005, Sistemi politici comparati, Il Mulino, Bologna, p.160. 69 Ivi, p.163.  

Prato invece si “smarca” dalle altre città enunciate, in quanto presenta un’eccezione: da sempre città di tradizione comunista, in questa città convive una forte influenza cattolica, con autorità ecclesiastiche molto presenti a livello territoriale e con ruoli ben definiti.

2.8. Conclusioni

In questo capitolo sono stati illustrati gli aspetti fondamentali che caratterizzano i movimenti sociali come il concetto di solidarietà, punto focale di tali movimenti, le relazioni con élites, burocrazia pubblica e il ruolo fondamentale dei mass media. Sono stati enunciati gli approcci che verranno utilizzati nell’analisi del Movimento Per la Vita nelle città toscane Pisa, Firenze, Lucca e Prato, città con peculiarità diverse ma appartenenti alla subculturalità “rossa”.

Nel successivo capitolo verrà illustrato lo statuto del Movimento per la Vita e gli aspetti generali e fondamentali dell’associazionismo.