5. I CAV in città di tradizione progressista: Pisa e Firenze
5.1. Il Centro Aiuto alla Vita di Pisa
Il Centro Aiuto alla Vita di Pisa si trova vicino al centro storico, situato in modo strategico a due passi dall’ospedale cittadino. Il Centro è piccolo e ha solo una responsabile, Maria Assunta, che lo gestisce percependo alcuno stipendio, da volontaria. Il CAV, rispetto al Movimento, ha un contatto più diretto con le persone, con le madri, si occupa “del bisogno fisico, psicologico, morale, supporti di qualsiasi genere156”. Il Movimento invece si occupa della parte più culturale, politica e delle proteste, “discesa in piazza e convegni”. Per appoggio di qualsiasi entità “in relazione alla mamma, al singolo soggetto che deve essere aiutato”, il Centro Aiuto alla Vita si rivolge al Movimento per la Vita con sede a Livorno, “è quello più vicino, a Pisa non c’è. Qui c’è il Centro e lì il Movimento, sono nati così, quindi visto che siamo vicini facciamo una famiglia. Abbiamo professori che fanno spola qui a Pisa come Musumeci157, perché magari insegnano qui, o un nostro avvocato del CAV che fa parte del Consiglio e il Presidente del Movimento e quindi per forza siamo una famiglia.158”
Nel Centro si può diventare volontario oppure diventare socio, “con una quota minima di 20/25 euro”. Maria Assunta oltre ad essere Presidente del Centro, precisa che è soprattutto un’“operatrice”: “se io fossi come i presidenti che sono usciti fino a adesso mi avrebbero dovuto chiamare a casa, quindi io sono nata operatrice e voglio morire operatrice. Ho avuto questo bellissimo incarico di essere Presidente, per me essere qui e prendere decisioni insieme a loro, e quando se non siamo sicuri di qualche cosa ci contattiamo, chi fa parte del consiglio, se una cosa è grossa verrà valutata a tavolino e faremo la riunione del Consiglio, altrimenti cerchiamo di risolverla da soli, se bisogna prendere una decisione sul momento.”159.
Chi diventa volontario, ottiene un compito secondo le proprie attitudini e capacità, mentre la gestione del Centro, quindi gli incarichi di responsabilità, sono dati secondo esperienza ed anzianità: “anche persone appena arrivate possono dare il loro contributo. Ad esempio fino all’estate abbiamo avuto due ragazze laureate che insegnavano l’italiano. Poi hanno trovato lavoro e sono andate via. Ma in quei 2-3 mesi che abbiamo fatto di italiano qui per le mamme hanno lavorato intensamente con noi. Venivano la mattina qui
156 Intervista alla presidente del Centro Per la Vita di Pisa, 31/10/2014. 157 Daniela Musumeci, Presidente del Movimento per la Vita di Livorno. 158 Intervista alla presidente del Centro Per la Vita di Pisa, 31/10/2014. 159 Ibidem.
con le mamme e i bimbi e noi si lavorava di là, quindi non è che l’ultima arrivata l’abbiamo messa a far nulla e ha fatto frutto del suo lavoro”.
Per ottenere visibilità, il Centro Aiuto alla Vita di Pisa, come ogni CAV, organizza la Giornata per la Vita: il Movimento per la Vita la organizza tramite contatti con la Santa Sede, sono poi i CAV a livello territoriale che organizzano l’evento e mobilitano le masse. La Giornata per la Vita ha luogo la prima domenica di febbraio di ogni anno, da quando Papa Giovanni Paolo II la istituì: “è grazie a Papa Giovanni Paolo II con Maria Teresa di Calcutta che è nato questo Centro, è proprio il Papa che ci dà la possibilità di uscire sulle piazze, di andare nelle chiese, di promuovere proprio la vita. E in quell’occasione, con i nostri banchetti e uscite riusciamo ad avere delle risposte alle nostre richieste, domande S.O.S., quindi abbiamo bisogno di persone disponibili a darci una mano in qualsiasi contesto, ad esempio abbiamo una richiesta che le mamme vogliono imparare l’italiano e aspettiamo una persona che le aiuti160”. E’ una giornata di propaganda per il Movimento e un modo per avere contatti, aiuti e avvicinare nuovi volontari da inserire nei Centri.
Come detto in precedenza, il Centro è situato strategicamente vicino all’ospedale per ben due scopi. Il primo scopo è quello di far conoscere il CAV ed “attirare” nuovi volontari, il secondo è, tramite anche volantinaggio, avvicinare gestanti che sono in dubbio se proseguire la gravidanza: “anche negli ospedali noi lo facciamo per salvare la vita al bimbo, noi lasciamo il volantino con tutte le cosine scritte di cosa si occupa il Centro, cos’è il Progetto Gemma, quali sono le varie cose, le attività.. e anche lì è un S.O.S. per la persona che sta leggendo161.”
E’ aperto al pubblico 2 mattine a settimana, ma “noi diamo 2 giorni di disponibilità però 3-4 diventano spesso per accompagnare le mamme in ospedale, per parlare con le nostre ginecologhe”. Vengono presi appuntamenti di consulenza con le madri, “si accoglie la mamma nei primi mesi di gravidanza qualora lei volesse abortire, molto spesso vengono con l’IVG, che è l’interruzione volontaria di gravidanza quindi in tale data è previsto l’aborto, e lì ci si mette anche in due a tavolino ci ragioniamo, cominciamo a fare telefonate, anche noi dobbiamo fare il nostro gioco, quello di poter fargli cambiare idea ma in maniera molto tranquilla, perché se vengono da noi il sostegno gli va dato con serenità e quindi non fargli pesare questa decisione qualora fosse quella negativa”. Le
160 Intervista alla presidente del Centro Per la Vita di Pisa, 31/10/2014. 161 Ibidem.
donne in gravidanza quindi arrivano al Centro con già la richiesta e l’appuntamento fissato per l’interruzione volontaria di gravidanza, le volontarie più esperte si occupano della consulenza e nel tentativo di convincimento ad non intraprendere l’interruzione, cercando di capire il motivo della scelta e tentando di offrire possibilità alternative, come il Progetto Gemma “un progetto che viene fatto alle mamme nei primi mesi di gravidanza con una serie di requisiti, come il marito o compagno che l’ha lasciata, che non hanno una casa o che lui non lavora e che vivono con i suoceri, con la famiglia che è grossa, qualsiasi cosa che possa essere di motivo giusto per dare un’adozione a distanza. L’adozione a distanza viene fatta dalla casa di Milano e nasce come Progetto Gemma e sono 160 euro, può sembrare poco, lo è, però se serve a far cambiare idea in quel momento di disperazione, a far mantenere in vita il bimbo, vuol dire che ne vale la pena162.” Il Progetto quindi prevede una specie di adozione a distanza prenatale per un
periodo di 18 mesi (gli ultimi 6 mesi di gravidanza e i primi 12 mesi di vita del bambino) con un contributo mensile di 160 euro stanziati alla madre in difficoltà. La domanda viene spedita e approvata dalla Fondazione Vita Nova che gestisce il Progetto Gemma. Le richieste non sono sempre accettate e sono limitate a pochi casi, così il MPV di Livorno insieme al CAV di Pisa hanno avviato un “progetto speciale”, utilizzando i fondi di questi ultimi: “le adozioni vengono fatte sul territorio, qui a Pisa e nei dintorni, e il progetto speciale può arrivare a 160 euro, parte da 50 euro più il pacco alimentare che ha il valore di 30-40 euro, fino a 100-160 euro, dipende dal tipo di adozione, adottante, quello che si sente di dare.” Inoltre il CAV cerca di inserire i bambini da loro sostenuti, trovando posti negli asili nido, cercando anche posti di lavoro o una sistemazione per le madri, quando è possibile. A fine Progetto, le madri sanno che devono cavarsela da lì in poi da sole, anche se “molto spesso capita che dopo qualche mese, anzi molto spesso mentre stanno allattando, non si accorgono perché non hanno il ciclo perché sono nel periodo di allattamento e vengono da noi che sono incinte di 1 mese-2 mesi e quindi si rifà un progetto, magari se prima era stato fatto un progetto speciale facciamo un Gemma perché quello speciale dopo il primo non ce lo accettano più”163.
Negli ultimi tempi, come spiega la Presidente del Centro, per sostenere i Progetto Gemma nonostante la crisi e le migliaia di richieste, i fondi da destinare all’adozione prenatale sono passati da 160 a 80 euro, cosicché il Centro Aiuto alla Vita di Pisa “cerca di attivare in concomitanza anche il progetto speciale”, cercando così di dare la stessa somma alle
162 Intervista alla presidente del Centro Per la Vita di Pisa, 31/10/2014. 163 Ibidem.
madri come in passato. Il Centro ottiene fondi grazie a donazioni “vanno dalle cresime alle nascite alle comunioni, a volte anche dalle morti. Quando la donazione è consistente noi la giriamo a un progetto speciale e rendiamo partecipe la famiglia che ha fatto questa donazione, dando ogni 2 mesi diamo notizia come va la gravidanza, la mamma, come è andato il parto, le foto del bimbo e i ringraziamenti finali e gli auguri per Natale, le varie cose e questo fatto di pugno dalla mamma che viene adottata”164.
Come detto precedentemente, oltre al volantinaggio e la Giornata per la Vita, anche i contatti con i giornali come Toscana Oggi, Il Tirreno, La Nazione, servono per ottenere partecipazione, fondi per i progetti e per portare avanti la campagna di sensibilizzazione contro l’aborto. Vengono autoprodotti filmati e cortometraggi in collaborazione con medici obiettori: “forse la seconda domenica di febbraio, si farà anche un pezzo di filmino da fare su un giornale, non so quale, c’è Ricchiuto che è il presidente della Consulta riuscendo ad organizzare questa giornata. Per organizzare intendo far arrivare persone, fare un Convegno, fare una tavola rotonda, come l’ultima giornata che abbiamo fatto, che abbiamo parlato del bimbo nato prematuro. E’ stato fatto questo cortometraggio, non ti dico quanto la gente ha pianto e c’era il primario di neonatologia il prof Antonio Boldrini, dove lui faceva la voce che impersonava il bimbo nel cambio della flebo, del pannolino, un bimbo piccolino che poteva pesare 600-700gr e quant’altro. E quindi l’ultima giornata è stata bella bella. Reduce da questa giornata, ogni anno stiamo cercando di migliorare e coinvolgere il più possibile la gente165.” Oltre a questi documenti audio-visivi, le stesse madri accolte dal Centro sono invitate a far conoscere la loro esperienza come madri del Progetto Gemma, e “ha portato ad avere progetti speciali, e di sostenere noi stessi le adozioni a distanza di altri CAV”.
Si attua il progetto speciale coinvolgendo anche le stesse parrocchie del territorio pisano, i cosiddetti “progetti multipli”: “ne facciamo spesso, uno ad esempio è finito qualche settimana fa. Due anni fa invece abbiamo aiutato una ragazza, c’erano più famiglie nella basilica di San Piero a Grado, hanno fatto questo progetto dando 10 euro ciascuno, erano 16 famiglie e quindi garantivano un progetto speciale a questa mamma166.” Lo stesso arcivescovado dà sostegno al Centro Aiuto alla Vita di Pisa, è stata creata una Consulta delle associazioni cristiane e partecipa anche il CAV.
164 Intervista alla presidente del Centro Per la Vita di Pisa, 31/10/2014. 165 Ibidem.
Progetti nelle scuole non vengono fatti perché il Centro ha pochi volontari. Le richieste da parte di insegnanti di religione sono molte, ma per il momento non possono essere prese in considerazione.
Per quanto riguarda i rapporti con l’amministrazione comunale, i rapporti sono ormai inesistenti. Grande sostegno è dato dai giuristi cattolici pisani, da psicologi ed insegnanti, soprattutto di religione, ma a livello politico non hanno alcun sostegno.
I buoni rapporti con l’arcivescovado e l’accesso alla Consulta delle associazioni cattoliche ha fatto sì che ottengano più aiuti e collaborazioni: “..con la Consulta, quindi essere più vicino all’arcivescovo che lui ha sempre avuto un debole per il Centro e ora con il fatto che stiamo organizzando la Giornata per la Vita e la Marcia per la Pace, lavoreremo tutti insieme”167. L’organizzazione delle attività quindi si fonda solo ed
esclusivamente sulla collaborazione con l’arcivescovado, i rapporti con le istituzioni statali sono ormai nulle: “negli anni passati chi se ne occupava e che è venuta a mancare era Liliana Bonaccorsi168, che è venuta a mancare qualche mese fa a 93 anni, lei aveva buonissimi rapporti sia con il Comune, con la Questura roba che con noi è venuta a mancare insieme a lei. Noi non ci si affaccia nemmeno, noi vorremmo essere sostenute ma andiamo al Comune a chiedere cosa? Io non posso affacciarmi tutti i giorni al Comune perché mi viene fatta la richiesta di mancanza di casa, mancanza di lavoro169.”
Il Comune, con l’amministrazione Filippeschi, ha tolto al Centro la gestione della Casa della Giovane, una casa famiglia da sempre gestita in collaborazione con gli ordini religiosi femminili. La Casa è stata trasferita a Navacchio, nel comune di Cascina, ma anche il comune cascinese ha portato avanti la modalità di gestione del comune pisano, allontanando il CAV. La casa si occupa di madri con figli da 0 a 6 anni, con disagi economici e familiari, gli assistenti sociali gestiscono il centro a nome dell’amministrazione comunale e accoglie le richieste di permanenza nella Casa. La presidente del CAV è molto irritata da questo cambiamento di gestione, polemizzando sulla professionalità del Servizio Sociale, vedendoli anche come “istigatori all’aborto”: “avevamo la Casa della Giovane in via Corridoni, ora se l’è presa il Comune e gli assistenti sociali, e la donna che noi avevamo in forti difficoltà, abbandonata dal marito, lasciata per strada, incinta con un bambino piccolo, la mandavamo lì, ora no deve
167 Intervista alla presidente del Centro Per la Vita di Pisa, 31/10/2014.
168 Liliana Bonaccorsi (1920-2013) pisana, fondatrice nel 1981 del Centro Aiuto alla Vita di Pisa. 169 Intervista alla presidente del Centro Per la Vita di Pisa, 31/10/2014.
andare all’assistente sociale, loro ti dicono di no anche per il latte, quando invece dovrebbero essere loro ad occuparsene. A volte ci chiamano loro, per esempio stamattina, per chiederci se avevamo una carrozzina e ci dicono “andate ad abortire, il latte vi costerà l’ira di Dio!”, dispiace sentirlo dire quando le mamme ci portano questa realtà. Quindi no, arrivare all’assistente sociale si fa un passo indietro, le mamme non vogliono perché hanno paura di essere non lo so, vittime di qualcosa, tipo che gli venga tolto il bimbo, di non vivere una vita tranquilla ecco”170.
Questione centrale è il “reclutamento” delle donne in gravidanza: il Centro Aiuto alla Vita di Pisa è ben inserito nell’ospedale cittadino, grazie ai rapporti di collaborazione con gli stessi medici obiettori: “vengono a cercarci loro. Quelle che hanno l’IVG è l’ospedale stesso che ce le manda, dipende da chi trovano. Noi abbiamo la nostra ginecologa Battini171, nonché facente parte del Consiglio, quando gli capitano questi casi ce li
manda.” “Chi ci ha rappresentato fino ad oggi è il professor Facchini, il professor Facchini172 è stato il Presidente, nonché primario in ginecologia. Lui ha già 5 figli, chi meglio di lui può sapere cos’è la vita, la vita nascente..173”
Il CAV quindi, è presente nell’ospedale cittadino con attività di propaganda/sensibilizzazione ed è forte nel sostegno e collaborazione dei medici obiettori che lavorano in questa struttura: le donne in gravidanza, dopo un colloquio con i ginecologi obiettori, se emergono problemi familiari o economici, vengono inviate tutte al Centro Aiuto alla Vita che si trova a pochi passi dal nosocomio, per avere un eventuale colloquio con la Presidente del Centro e la counselor. Tutte le gestanti con problemi familiari o economici vengono inviate al Centro, per evitare l’evenienza di una possibile decisione abortiva. La counselor ascolta le gestanti per individuare i problemi e le cause di una possibile scelta per l’aborto, la Presidente fa un’offerta di servizi, che può essere il Progetto Gemma o un progetto “speciale” personalizzato secondo le problematiche. Se la gestante accetta l’aiuto, sarà seguita periodicamente dal Centro, per un totale di 18 mesi, dove le saranno donati corredini, pannolini, vestiti per il neonato e le sarà dato in prestito giocattoli e carrozzine. Il sistema è ben collaudato da anni ed ha un forte impatto sulla donna in gravidanza: se giovane o comunque in crisi per la scoperta di una gravidanza
170 Intervista alla presidente del Centro Per la Vita di Pisa, 31/10/2014.
171 Dottoressa Lorella Battini, ginecologa presso clinica ostetrico-ginecologica dell’azienda ospedaliera universitaria
pisana, esperta nella gestione delle gravidanze diabetiche e a rischio trombotico.
172 Inesattezza della Presidente del CAV: il dottore Virgilio Facchini è stato primario della clinica ostetrico-
ginecologica dell’azienda ospedaliera universitaria pisana dal 1998 al 2007, nonché Presidente del Movimento per la Vita di Livorno fino al 2013.
inaspettata, il vedersi offrire soldi, consulenza psicologica, prestiti di qualsiasi genere, una strada “facile” per una gravidanza non cercata, sarà un buona motivazione per non ricorrere all’aborto. Secondo infatti il Centro e quindi secondo il Movimento, il 50% di chi ricorre all’aborto lo fa per motivi economici. Una strada sì facile, ma non da scegliere in modo superficiale, visto che il servizio è garantito solo per 18 mesi: dopo di che la madre dovrà farcela da sola. L’aborto così viene evitato, lo scopo del CAV si è realizzato, ma il bambino e i problemi rimangono.
Battaglia “invisibile” è stata data alla pillola del giorno dopo e alla RU486, ora disponibile in Toscana a livello ambulatoriale: “se avessimo potuto avere uno sportello in ospedale… non abbiamo uno sportello dove accogliamo le mamme in quel momento lì per cercare di fargli cambiare idea sul posto. Molta gente a cui viene data l’interruzione di gravidanza viene indirizzata qui [dai medici obiettori] ma non ci viene, se noi fossimo lì sarebbe una cosa diversa”174.
Parlando proprio di Pontedera, città della provincia di Pisa che è stata la prima in tutta Italia nel 2005 a somministrare la RU486, confermando ancora una volta l’efficienza e l’avanguardia del sistema sanitario regionale toscano, la Presidente del CAV si fa cupa, parlando proprio del dottor Massimo Srebot, luminare ginecologo, fautore del passo avanti della Toscana: “ieri si parlava così quella ragazza morta, la figlia del dottore Srebot di Pontedera, lei cardiologa di 30 anni175 e sentivo dire “ma lui era quello della pillola del giorno dopo176”, tutte queste cose, “visto quanti l’ha ammazzati e ora dispiace è toccato a lui” queste cose fanno male sentirli, è brutto dirlo, ma un po' di verità ce l’aveva questa persona che lo diceva, ma mi dispiace per la ragazza che non c’è più, la colpa può essere stata del padre177.” Secondo quindi la Presidente, la morte della ragazza può essere stata “giustizia divina” contro il padre, assassino di migliaia di bambini, a parere suo.
La Presidente polemizza sull’uso della Ru486 e sulla “privatizzazione” dell’aborto, rimanendo in linea con i dettami del Movimento: “ora che hanno accettato questa pillola che comunque uno non è nemmeno costretto a farlo sapere al proprio compagno, lei la prende punto e basta ed è finita lì la storia, io come Centro non potrò mai saperne e
174 Intervista alla presidente del Centro Per la Vita di Pisa, 31/10/2014.
175 Vera Srebot (1983-2014), giovane cardiologa stroncata da un tumore, figlia di Massimo Srebot, famoso ginecologo
luminare dell’ospedale di Pontedera e primario di ginecologia dell’ospedale di Volterra.
176 Inesattezza da parte della Presidente del CAV, parla della RU486, non della “pillola del giorno dopo”. 177 Intervista alla presidente del Centro Per la Vita di Pisa, 31/10/2014.
occuparmene.. ora dal momento che c’è, il nostro impegno è ben altro, cioè c’è e siamo contrari..facilita la vita a chiunque secondo loro, tolto il dente è andato via il dolore..non è così, così è facile.. Però siamo piccoli davanti a queste cose, è il Movimento che intercede per questo tipo di problema”178.
Riguardo l’avanguardia della regione Toscana in ambito sanitario, Maria Assunta si sente “altamente amareggiata io personalmente..non è una bella cosa sapere che è la Toscana la prima..quando seppi le prime notizie ci rimasi malissimo, non che me l’aspetto da altre regioni, ma il fatto di essere qui di rappresentare questo Centro, mi ha fatto stare malissimo, ti posso dire che è una grande delusione non mi sento di vacillare nella mia convinzione anche se siamo una minoranza. Tengo a questa associazione, al CAV proprio, per il resto è il Movimento ad occuparsene, se non abbiamo potuto far niente