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Un centro galiziano lungo il cammino di Santiago: il borgo di Melide.

Heriz de villa Insula, i de Dorra e il mondo della piccola aristocrazia

II.3.2 Un centro galiziano lungo il cammino di Santiago: il borgo di Melide.

Negli stessi anni dell'espansione lungo la fascia costiera i monaci di Sobrado entrarono in contatto anche con il borgo di Melide, un centro di grande importanza situato lungo il tratto finale del cammino “francese” di Santiago - ossia il percorso che procedeva da Oviedo toccando anche la città galiziana di Lugo - situato a soli cinquanta chilometri a sud-est dalla città di Compostela. Su Melide non esistono tuttora studi specifici e non abbiamo praticamente informazioni sull'origine della città sebbene grazie alla Historia Compostelana sappiamo che Melide esisteva già nel primo quarto del XII secolo; proprio in questo centro, infatti, si era accampato l'esercito della regina Urraca tra il 1116 e il 1117 durante la rivolta urbana compostellana in attesa del momento propizio per entrare a Santiago in soccorso dell'arcivescovo Diego Gelmírez1008. Secondo T. Souza Soares e L. García de Valdeavellano, lo sviluppo del borgo di Melide va inserito, così come nei casi di Ferreiros, Leboreiro e Portomarín, tra quello degli agglomerati urbani sorti lungo il Cammino di Santiago o a ridosso delle principali vie di comunicazione della regione, sia per il costante afflusso dei pellegrini in Galizia che per le esigenze da parte dei mercanti spesso provenienti da aree esterne alla penisola iberica, di controllare i mercati locali1009 in continua espansione anche grazie alle politiche condotte dall'arcivescovo Diego Gelmírez sin dai primi anni del XII secolo (tanto che E. Portela Silva ha affermato che quasi tutta la crescita urbana delle aree interne alla Galizia sia in massima parte attribuibile alla sede arcivescovile di Santiago)1010. Melide era soltanto un centro legato esclusivamente ai commerci e abitato principalmente da mercanti e attraversato dai pellegrini diretti a Compostela? Lo studio delle fonti interne del monastero di Sobrado offrono un quadro assai diverso sia della popolazione di Melide che del rapporto tra i cistercensi e il mondo urbano.

I monaci bianchi rivolsero immediatamente la propria attenzione a Melide ma nella documentazione appare evidente come il monastero di Sobrado ebbe le proprie relazioni principalmente con gruppi o famiglie di piccoli proprietari cittadini e che la politica dei cistercensi più che al mercato fu orientata al controllo di beni immobili -

1008

FALQUE REY, Historia Compostellana cit., cap. 116, p. 257. 1009

T. SOUZA SOARES, Les bourgs dans le Nord-Ouest de la péninsule ibérique. Contribution à l'étude des

origines des institutions urbaines en Espagne et en Portugal, Lisbonne, 1944, p. 7 e L. GARCÍA DE VALDEAVELLANO, Sobre los Burgos y los Burgueses de la España medieval, Madrid, 1960, p. 121. 1010

Historia de la ciudad de Santiago de Compostela, ed. a cura di E. PORTELA SILVA, Santiago de Compostela, 2003, pp. 176-178.

attraverso donazioni e compravendite - senza l'appoggio regio come era accaduto lungo i centri della costa atlantica galiziana. Nel solo periodo compreso tra il 1156 e il 1167 abbiamo trovato ben undici documenti che attestano rapporti di tipo patrimoniale tra i cistercensi e gli abitanti di Melide1011. La prima donazione fu quella di Menendo Rodríguez chiamato Temporaneo che insieme a sua moglie Jimena Díaz donò a Sobrado la metà di una casa - acquistata a sua volta nel 1140 da Pietro Núñiz e Maria Pérez1012 - nel borgo di Melide1013. Nel giugno del 1164, Giovanni Díaz vendette a Sobrado tutte le sue proprietà nel borgo di Melideb e la dodicesima parte di una casa per il prezzo concordato di due cavalli dal valore di sessanta soldi, mentre due settimane più tardi un certo Diego Odoariz insieme alla moglie Maria Vermúdez vendettero a Sobrado per la cifra di duecento soldi la loro parte di una casa nel borgo di Melide chiedendo inoltre di poter beneficiare di messe e preghiere dei monaci in loro favore1014. I rapporti in alcuni casi divennero ancora più profondi e anche in ambito cittadino il monastero di Sobrado cominciò a costruire la sua rete di alleanze: nel 1165, infatti, Pelagio Vermúdez vendette a Sobrado una casa di sua proprietà (del quale nella fonte non è precisata l’ubicazione) e la sua quota di una casa nel burgo di Melide per la cifra di centosettanta soldi, impegnandosi inoltre a pagare la cifra annuale di cinque soldi per diventare socius dei monaci cistercensi galiziani1015.

Il ritmo delle donazioni all'interno dello spazio cittadino, o nelle sue immediate vicinanze, proseguí costantemente durante il tutto XII secolo; nel 1183 e nel 1185 Ferdinando Núñez donò a Sobrado tutte le proprietà della sua famiglia nel borgo di Melide a Sobrado1016, mentre nel 1186 Giovanni Vermúdez e sua moglie Marina Pérez cedettero a Sobrado la loro porzione di una casa a Melide per la cifra di trecento soldi1017. Nel solo 1189 Sobrado per ben quattro volte acquistò beni immobili nel borgo di Melide1018, mentre alla fine del XII secolo cominciarono vere e proprie vendite o donazioni collettive di piccoli proprietari nei confronti dei cistercensi che cominciarono a occupare ampie porzioni del suolo cittadino chiamate “plaza”, “plaçe” o “plaze” nelle

1011

LOSCERTALES, Tumbo de Sobrado cit., II, docs. n.123, 127, 128, 129, 130, 135, 138, 139, 160 e 161. A.H.N., Clero, Secular-Regular, A Coruña, Sobrado, Carpeta 528, n. 14.

1012

IBIDEM, II, doc. n. 132. 1013

IBID., II, doc. n. 123. 1014

IBID., II, doc. n. 127. 1015

IBID., II, doc. n. 128.

1016

IBID., II, docs. n. 133, 136 e 155. 1017

IBID., II, doc. n. 137. 1018

IBID., II, docs. n. 134, 142 e 143. A.H.N., Clero, Secular-Regular, A Coruña, Sobrado, Carpeta 531, n. 18.

fonti del monastero, ossia terreni cittadini edificabili o dei complessi abitativi costituiti da case e orti per la coltivazione all'interno dello spazio urbano1019. Nel giugno del 1199, ad esempio, il monastero di Sobrado, per intervento diretto dell'abate Bernardo e del priore Ferdinando, acquistò per la cifra complessiva di trecentododici soldi e sei denari un'intera area edificabile all’interno della città da un gruppo di piccoli proprietari locali1020.

A nostro avviso è importante notare come la proprietà acquistata dai cistercensi fosse confinante con quella degli ospedalieri che contesero a Sobrado anche varie proprietà immobiliari nel centro di Pontemineo, nell'area di Sarria all'interno della diocesi di Lugo1021. Quello che potrebbe apparire un semplice dettaglio è in realtà un elemento di estremo interesse trascurato dalla storiografia e che solo grazie ai suggerimenti forniti dai recenti studi di L. F. Simões Dias de Oliveira per l'area portoghese comincia a essere preso in considerazione almeno per l'età bassomedievale1022. Le fonti di Sobrado mostrano, infatti, come già alla fine del XII secolo in Galizia la presenza e la concorrenza tra gli Ordini militari e i cistercensi riguardò non solo, come abbiamo visto in precedenza, il controllo delle terre e delle donazioni dei fedeli, ma si sviluppò anche all'interno delle città - toccando, come vedremo, il suo apice nel sud della Galizia - per le quali anche i templari, gli ospedalieri e l'Ordine di Santiago mostrarono un'autentica vocazione, ulteriore dimostrazione dell'esistenza di una complessa stratificazione sociale all'interno dei centri urbani non sempre e non necessariamente riconducibile alle attività commerciali. La stessa dinamica di conquista “fisica” dello spazio urbano, visibile anche in altre fonti del monastero1023, portò i cistercensi a estendere la loro signoria anche in città: in un documento del terzo quarto del XII secolo il miles Sancho Pérez chiese all'abate di Sobrado di poter essere sepolto nel monastero, dopo aver venduto una casa e la metà di un mulino situati a Melide in cambio di una quantità di denaro e di vari capi di bestiame, si sottomise ai cistercensi dichiarando «et ego non habeo seniorem nisi

1019

M. DURANY CASTRILLO, La región del Bierzo en los siglos centrales de la Alta Edad Media 1070-

1250, Santiago de Compostela, 1989, p. 129.

1020

LOSCERTALES, Tumbo de Sobrado cit., II, doc. n. 124. 1021

IBIDEM, II, doc. n. 256.

1022

L. F. SIMÕES DIAS DE OLIVEIRA, A Corona, os Mestres e os Comendadores: As Ordens Militares de

Avis e de Santiago (1330-1449), Faro, 2008, pp. 54-58.

1023

abbatem domnum Egidium et mando ei luctuosam, cavalum inselatum et scutum et lanceam et spatam et loricam et genolarias»1024.

I rapporti tra Sobrado e il centro di Melide continuarono anche nel XIII secolo protraendosi perlomeno fino al 12401025. Il primo marzo del 1202 Giovanni Martínez, vendette la sua quota di proprietà a Melide a Vermudo Peláez vestiarius di Sobrado, per la cifra di dieci soldi1026. Due anni più tardi nel febbraio del 1204, Giovanni ed Azenda Yáñez vendettero a Vermudo Pérez cellerario del monastero una “plaza” nel borgo di Melide per la cifra di trenta soldi1027; la fonte in questa occasioni ci danno un dettaglio in più: i beni donati, infatti, si trovavano esattamente lungo il cammino “francese” di Santiago e cioè «in camino que venit de Oveto»1028 il che permetteva ai cistercensi di presidiare stabilmente la via di comunicazione principale di Melide, il transito dei pellegrini, dei viaggiatori e dei mercanti e l'ingresso nello stesso centro abitato.

Negli anni successivi i monaci di Sobrado continuarono la loro politica urbana a Melide acquistando, case, mulini e concedendo prestiti in denaro agli abitanti della città1029 e nel 1221 per la prima volta vediamo i cistercensi entrare in contatto con il

concejo locale di fronte al quale i cistercensi ebbero la conferma della vendita di una

casa, appartenuta in precedenza a un certo Pasquale de Dormiaa, da parte di Giovanni

Oariz insieme a sua moglie Sancha Pérez e alla figlia Maria Yáñez1030. Purtroppo non vengono indicati i nomi dei componenti del concejo cittadino e quindi non possiamo stabilire se tra di loro vi fossero alcuni dei proprietari che avevano avuto relazioni con i cistercensi a cavallo tra XII e XIII secolo. Il caso di Melide presenta alcune caratteristiche particolari che aprono una prospettiva assai diversa sul mondo cittadino galiziano e le sue relazioni con i centri monastici. Anche i centri dislocati lungo il cammino galiziano non furono esclusivamente mercati per i pellegrini e sbocchi per le eccedenze di produzione dei cistercensi; nel caso di Melide come abbiamo visto nelle fonti, i monaci bianchi puntarono principalmente ad acquistare proprietà immobiliari all'interno dello spazio cittadino e al tempo a costruire relazioni stabili stesso con il

concejo, e dunque con le élites di Melide, in piena autonomia senza avere il supporto

regio che aveva caratterizzato la politica costiera di Sobrado. In tutto il corpo

1024

IBIDEM, II, doc. n. 148. 1025

A.H.N., Clero, Secular-Regular, A Coruña, Sobrado, Carpeta 540, n. 13. 1026

LOSCERTALES, Tumbo de Sobrado cit., II doc. n. 144.

1027

IBIDEM, II, doc. n. 146.

1028

IBID.

1029

IBID., II, docs. n. 151, 152 e 153. 1030

documentario del monastero abbiamo riscontrato, infatti, solo un intervento reale in favore dei cistercensi, quando nel 1213, quasi cinquant'anni dopo il primo contatto tra Melide e i monaci cistercensi di Sobrado, Alfonso IX di León rafforzò la posizione del monastero in città concedendogli la decima parte delle rendite del borgo galiziano di Melide1031. Aristocrazie urbane, concejos e cistercensi: tre nuovi protagonisti lungo il cammino di Santiago.

II.3.3 La proiezione di Sobrado fuori dalla Galizia: Villafranca del