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Heriz de villa Insula, i de Dorra e il mondo della piccola aristocrazia

II.1.3.1 La famiglia Transulfiz.

E. Portela Silva nel 1981 nei suoi studi sul monachesimo cistercense in Galizia, individuò una delle ragioni fondamentali alla base dell’affermazione dei monaci bianchi nella protezione regia che impedì alle grandi aristocrazie di controllare i monasteri dell’Ordine di Cîteaux, a differenza di quanto accadde con gli altri cenobi galiziani nei secoli X e XI466. Questa conclusione dello studioso, però, suscita la nostra perplessità. Indubbiamente Alfonso VII di León-Castiglia e i suoi successori Ferdinando II e Alfonso IX di León467, elargirono un numero considerevole di esenzioni, privilegi e conferme patrimoniali ai cistercensi, ma non esiste nessun documento in cui i re León- Castiglia o di León difendano i cistercensi dalle ingerenze dei Traba che come abbiamo visto ebbero profonde e complesse relazioni con i cistercensi di Sobrado. Nella nostra ricerca, inoltre, non abbiamo registrato nel corpo documentale dei monasteri di Sobrado, Meira, Melón, Oseira, Montederramo, Oya, Monfero e Armenteira nessuna fonte prima del secondo quarto del XIII secolo che attesti specificamente la protezione regia nei confronti dei cistercensi dalle politiche di altre famiglie aristocratiche o di altri gruppi di

milites locali468. Indubbiamente i re di León-Castiglia e successivamente di León

465

Si veda il nostro, Chiaravalle di Fiastra cit., pp. 60 e seguenti. 466

PORTELA SILVA, La colonización cit., pp. 33-60 e IDEM, La Explicación sociopolítica cit., pp. 319-330. 467

Cfr. la cronologia contenura nell’Appendice I. 468

Cfr. L. SÁNCHEZ BELDA, Documentos reales cit. I documenti, sono tutti donazioni, esenzioni, coferme patrimoniali o di privilegi ricevuti dai monasteri cistercnsi galiziani in precedenza. In realtà l'azione di protezione dei re sotto questo profilo si è manifestata solo nel secondo quarto del XII secolo quando ad esempio Alfonso IX di León proibì ad alcuni milites di avere vassalli all'interno delle terre appartenenti al

appoggiarono i monaci bianchi in Galizia ma ne seppero anche contenerne l’espansione cercando al tempo stesso di non alterare gli equilibri locali. Nel 1228, ad esempio, il re Alfonso IX di León a Salamanca confermò tutte le donazioni, i privilegi e diritti del monastero di Oseira nella diocesi di Orense, proibendo però ai monaci bianchi di acquisire nuove terre del fisco regio (realengos) senza il permesso del re e solo all’interno del proprio patrimonio monastico già posseduto senza pertanto poterlo estendere ulteriormente in tal senso469. Ad una lettura sistematica e più approfondita delle fonti emerge come i cistercensi costruirono progressivamente tra XII e XIII secolo una serie di reti “alternative” di alleanze sul territorio attraverso le quali riuscirono a rendersi in buona misura indipendenti dalle donazioni delle grandi famiglie aristocratiche. Nel caso di Sobrado questa strategia trovò uno dei suoi punti di forza nell’alleanza tra la comunità monastica e i piccoli gruppi o famiglie galiziane che permisero ai monaci di radicarsi profondamente nel territorio.

Uno dei casi più interessanti a nostro avviso è costituito dal gruppo dei discendenti di Transulfo (per questo abbiamo deciso di usare il patronimico Transulfiz per definire i membri di questa famiglia) che ebbero strettissimi rapporti con la comunità cistercense dell’arcidiocesi di Compostela già dal XII secolo e nel Tumbo di Sobrado i monaci ne ricostruirono la discendenza e i vari rami della famiglia470. Le ragioni della produzione di tale “albero genealogico” possono essere molteplici; scorrendo le fonti interne del monastero si può dedurre che la causa principale fosse la necessità di attestare i diritti e le proprietà acquisite durante il XII e il XIII secolo da parte dei monaci bianchi forse in vista di cause per questioni patrimoniali o come ha ricordato C. Bouchard per ricostruire, al di là di interessi processuali, l'inventario dei beni del monastero e razionalizzare così il rapporto tra i monaci e le loro strutture patrimoniali471. Il nostro lavoro si è concentrato sull'analisi dei dati presenti nel cartulario monastico di Sobrado, incrociandoli alle fonti edite e inedite del monastero,

monastero di Oya senza il consenso dell'abate. Cfr. reg n. 625. In ogni caso le situazioni vanno valutate per ogni singolo monastero e va ricordato che non furono politiche che riguardarono esclusivamente i cistercensi dato che nel 1232 Ferdinando III prese un provvedimento simile a quello di Oya per il monastero di Carboeiro. Cfr. reg. n. 690. In alcuni casi invece l'intervento regio favorì i gruppi di milites: ad esempio nel caso di Monfero i vassalli del monastero beneficiarono dell'esenzione di alcuni tributi proprio grazie alla concessione di Ferdinando III nel terzo quarto del XIII secolo. Cfr. regs. n. 660 e 661. 469

ROMANÍ MARTÍNEZ, A colección diplomática de Oseira cit., I, doc. n. 303. 470

LOSCERTALES, Tumbo de Sobrado cit., I, docs. n. 348-362. 471

Cfr. C. BOUCHARD, Monastic cartularies: organizing eternity, in Charters, Cartularies and Archives.

Preservation and Transmission of Documents in the Medieval West, Proceedings of a Colloquium of the

Commission Internationale de Diplomatique (Princeton and New York, 16-18 September 1999), ed. a cura di A. J. KOSTO-A. WINROTH, Toronto, 2002, pp. 25 e 27.

in maniera da riscontrare l’attendibilità della costruzione genealogica compiuta dai monaci durante il XIII secolo e di individuare e approfondire le traiettorie di alcuni personaggi che ebbero un ruolo significativo nelle vicende di Sobrado o che comunque furono a lungo in contatto con la comunità monastica cistercense galiziana. Come abbiamo detto il capostipite della famiglia viene indicato nelle fonti cistercensi con Transulfo che ebbe quattro figli: Pietro, Froila, Eio e Amico che compirono alcune donazioni al monastero di Sobrado472. Dalla documentazione non sappiamo se Transulfo - che visse probabilmente a cavallo tra XI e XII secolo considerando le date dei documenti riguardanti i suoi discendenti473 - ebbe dei contatti con Sobrado e quando i suoi figli cominciarono esattamente a intessere relazioni con il monastero: sappiamo da un documento senza datazione del Tumbo di Sobrado che Pietro Transulfiz controllava diverse terre nelle zona Guisón e della terra di Sobrado nel nord della Galizia ed altri possedimenti nelle località di Villarino e di Ecclesia Alba all'interno dell'area compresa tra gli episcopati di Lugo e Orense474. Eio Transulfiz possedeva invece la villa di

Avellaneda475, mentre apprendiamo dalla stessa fonte che alcune terre in località

Quintanela erano controllate a metà tra i monaci di Sobrado, ai quali successivamente

passò l'intera proprietà, e Amico Transulfiz476. Il documento in questione è estremamente interessante perché ci informa su alcune delle aree di pertinenza della famiglia; i suoi membri possedevano durante il XII secole varie proprietà in Villariño, Piñeiros, Guisón e Curtis - odierna Arzúa, nella provincia amministrativa di A Coruña - distribuite rispettivamente tra l’episcopato di Orense, Lugo e l’area compresa tra Sobrado e la costa atlantica477, il che mostra come questa famiglia avesse proprietà, seppur di minore entità rispetto ai grandi gruppi aristocratici, dislocate lungo tutto il territorio galiziano da nord a sud. Il ramo della famiglia maggiormente documentato e maggiormente legato a Sobrado è indubbiamente quello dei discendenti di Amico

Transulfiz, che ebbe diversi figli: Suero, Pietro, Godina, Jimena, Gontina, Gontrode e

Azenda Amici478. Dei vari discescendenti di Amico Transulfiz tre gruppi sono maggiormente presenti nelle fonti. Il primo è quello di Godina Amici sposata con Vermudo Guistrariz, proveniente da un'altra famiglia galiziana radicata nell'area di

472

LOSCERTALES, Tumbo de Sobrado cit., I, docs. n. 348 e 362. 473

IBIDEM, doc. n. 362. 474

IBID. Cfr. Pardo Ferrín, Aportación cit, p. 318. 475

IBID.

476

IBID., «Medietas de Quintanela est de Superaddo, et medietas de Petro Amici. Et dicunt veterani quod fuit integra de Superaddo».

477

Cfr. PARDO FERRÍN, Aportación cit., pp. 274-318. 478

Parada nel nord della Galizia479. Godina ebbe tre figli: Martino, Alfonso e Pietro Vermúdez480. Da Martino successivamente nacquero Oñega, Rodrigo e Pelagio Martínez (detto de Roade) dei quali abbiamo diverse attestazioni tra i documenti del monastero di Sobrado481.

Figura 10. I discendenti di Transulfo.

Figura 11. I discendenti di Amico Transulfiz.

Di Pelagio Martínez non abbiamo altre attestazioni nelle fonti, mentre Oñega Martínez482 potrebbe essere identificata come l’autrice di una donazione a Sobrado dei suoi beni nel Burgo di san Tirso - nei pressi della città di Zamora - che aveva precedemente comprato o ottenuto in pegno da alcuni piccoli proprietari della stessa area negli anni immediatamente precedenti e di cui troviamo riscontro puntualmente nel

479

IBIDEM, I, docs. n. 350 e 357. 480

IBID., I, doc. n. 357 «De Gudina Amici et Veremudo Guistrarii nati sunt, Martinus Veremudi et Petrus Veremudi, id est, raucus et leprosus, et portio istius est integra Superaddi, et set quanta est Martini Veremudi tam de patre quam de matre, et portio Adefonsi Veremundi, id est, de patre est integra Superaddi».

481

IBID., «De Martino Veremudi nati sunt: Rodericus Martini de Sancti Iuliani de Colimbrianos et Pelagius Martini de Roade...et Onega Martini».

482

IBID., II, doc. n. 120.

Transulfo † ca. prima metà del XII secolo

Eio Froila Amico

Amico Transulfiz

cartulario del monastero483: verso il 1170 un certo Rodrigo Torto vendette insieme alla moglie Godina la sua casa di san Tirso per centovento soldi484, Toda Yáñez cedette un dodicesimo della sua casa per cinquanta soldi485, mentre Azenda Cayma Terra diede in pegno a Oñega Martínez la sua casa in San Tirso per la cifra di trenta soldi486. Il gruppo dei Transulfiz, pertanto, aveva contatti nel regno di León anche al di là dei confini galiziani? Nelle fonti di Sobrado si fa riferimento anche al marito di Oñega, Munio detto Faisca, purtroppo senza menzionare il patronimico487 e nel 1177 nella documentazione di Sobrado troviamo come rogatario di un atto del monastero un certo Munio Falisca, quasi certamente identificabile con il marito di Oñega Martínez488. Nella carta del 1173 la nostra Oñega Martínez compie la sua donazione a Sobrado insieme al coniuge indicato nella fonte con il nome di Munio Pérez: si tratta della stesso Munio Faisca? È molto difficile stabilirlo in quanto l’assenza del patronimico nei primi due documenti rende di fatto impossibile stabilire con certezza l’identità dei personaggi menzionati, anche se gli elementi a disposizione - le date e la presenza del nome Oñega Martínez che ricorre soltanto quattro volte in tutto il Tumbo di Sobrado489 - lasciano suppore che si stia parlando nelle fonti delle stesse persone. In ogni caso va sottolineato come già il monastero di Sobrado alla fine del terzo quarto del XIII secolo avesse cominciato a estendersi verso la regione del Bierzo e l’area del León e a gettare le basi per il suo ingresso nelle città di Zamora e Benavente, un elemento che non esclude quindi il ruolo della famiglia Transulfiz nell’espansione territoriale di Sobrado fuori dalla regione galiziana490. Di Rodrigo Martínez, fratello di Oñega, sappiamo attraverso il cartulario del monastero che aveva interessi nell’area di San Giuliano di

Colimbrianos, non lontano dal monastero di Sobrado491, attorno al terzo quarto del XII secolo e che anche parte della sua famiglia ebbe rapporti con i cistercensi: nel 1173 il presbitero Martino Pérez figlio di Pietro Núñiz di villa David cugino di Rodrigo

483

IBID. «Ego Munio Pérez, una cum uxore mea Onega Martinz et omnis vox nostra, facimus textum donationis Deo et Beate Marie et vobis abbati de Superaddi de illa nostra casa in illo Burgo de San Tirsi de Palatio quam comparavimus per nostrum adheratum et definitum scilicet, a Roderico Torto...ad Toda Iohannes...ad Osinda Cayma Terra».

484

Cfr. IBID., II, doc. n. 117. 485

IBID., II, doc. n. 118. 486

IBID., II, doc. n. 119.

487 IBID., I, doc. n. 357. 488 IBID., I, doc. n. 264. 489 IBID., II, p. 589. 490

PALLARES MÉNDEZ, El monasterio de Sobrado cit., p. 142. 491

Martínez e appartente al gruppo dei Guistrariz492, diede in pegno a Sobrado le sue proprietà in San Giuliano, Guisón e Felgoso, nel nord della Galizia, in cambio di un cavallo stimato cento soldi493, mentre nel 1222 Rodrigo Pérez nipote di Rodrigo Martínez de Colimbrianos, prima di partire in pellegrinaggio a Roma, lasciò in pegno a Sobrado alcune sue proprietà comprese tra le località di Aranga e Parada ottenendo in cambio dai monaci la cifra di sessanta soldi494. Nelle fonti del monastero di Sobrado non abbiamo notizia di un riscatto di tali terre da parte di Rodrigo il che può farci pensare a una “vendita mascherata” e non a un semplice deposito dei beni durante la sua assenza dalla Galizia. La dinamica della gestione dei beni appare molto simile a quella del modello dei prêts sur gage foncier, che mostrano come spesso già nell’XI secolo queste formule fossero, specialmente il deposito di beni presso un ente monastico, costruite ad hoc per mascherare la natura poco lecita dell’accordo fra le parti495.

Figura 12. I discendenti di Godina Amici e Martino Vermúdez

492

Pietro era il cugino di Rodrigo, in quanto Pietro di Villa David era il figlio di Guistila Guistrariz, sorella del nonno di Rodrigo de Colimbrianos, Vermudo Guistrariz, cfr. LOSCERTALES, Tumbo de

Sobrado cit., I, doc. n. 350.

493

IBIDEM, I, doc. 286 «Ego Martinus Petri presbiter, filius Petri Nuni de Villa David et primus cuixinanus Roderici Martini de Sancto Iuliano, pono in pignore hereditas meas quas habeo in terra Superaddi, in Sancto Iuliano et in omnibus locis vox mea vadit, et in Felgos et in Guisone, vobis priori Ferdinando Suariz et conventui de Superaddo, pro uno equo valente C solidos». Dato che il priore indicato nelle fonti è Ferdinando Suárez, a datazione dovrebbe oscillare approssimativamente tra il 1199 e il 1222 quando Ferdinando compare come priore del monastero. Cfr. LOSCERTALES, Tumbo de Sobrado cit., I, docs. 112, 124 e 366 e IDEM, II, docs. n. 256, 272, 407, 448 e 548.

494

IBID., I, doc. n. 366 «In Dei Nomine. Ego Rodericus Petri, suprinus Rodericus Martini de

Colimbranos, vado Romam et dono pro remedio anime mee totam meam hereditatem quam habeo a rivuulo que est inter Gravariane et Petraria usque ad Parada...habeatis vos fratres Superaddi» .

495

C. VIOLANTE, Les prêts sur gage foncier dans la vie économique et sociale de Milan au XIeme siècle, «Cahiers de civilisation médiévale», 2 (1962), pp. 147-168.

Godina Amici - Vermudo Guistrariz Martino Vermúdez Pietro Vermúdez Alfonso Vermúdez Rodrigo Martínez de Colimbrianos Pelagio Martínez De Roade Oñega Martínez

Il secondo gruppo preso in considerazione è quello dei discendenti di Azenda

Amici. Azenda si sposò con Silvestro Arias e dal suo matrimonio nacquero tre figli

Martino, Pietro e Rodrigo Silvestriz496. Rodrigo ebbe un figlio, Pietro Rodriguez497, mentre da Pietro Silvestriz nacquero Pelagio - il quale compí una donazione a Sobrado in località Pedri ed ebbe una figlia chiamata Guntrode detta Lubinosa nelle fonti del monastero498 - e un altro figlio maschio chiamato Oveco Pérez, un nome che compare in maniera ricorrente nelle fonti del monastero di Sobrado: Oveco potrebbe essere identificato con uno degli uomini di Guitiret che si accordó con il monastero di Sobrado per la cessione di una serie di terre comprese tra l’area di Rioseco e Cova de Serpe - in una vasta area situata tra la terra di Sobrado e la località di El Friol al confine tra l’arcidiocesi di Compostela e l’episcopato di Lugo499 - oppure con il padre di un certo Martino Ovéquiz che compí a sua volta una donazione in favore di Sobrado500.

Infine dal terzo figlio di Azenda Amici, Martino Silvestriz, nacquero due figlie Guntrode e Marina Martínez501. Da Guntrode Martínez nacquero poi Pietro (definito

frater nella fonte; un converso a Sobrado o in un altro monastero?), Martino e Mayor Alborda. Mayor nella fonte è definita come familiaris del monastero di Sobrado presso

il quale insieme al fratello Martino ottenne anche il diritto di sepoltura, a segnalare ulteriormente la stretta connessione tra i monaci di Sobrado e la famiglia502. Indubbiamente la discendenza piu interessante é quella legata a Marina Martínez. La figlia di Martino Silvestriz, si sposò con Martino de Tizon503 che già a partire dal 1164 era entrato in contatto con i monaci di Sobrado; il 13 settembre di quell’anno Martino de Tizon, infatti, aveva venduto insieme ai figli di Suero Rodríguez, e Pietro e Armentario Peláez una serie di terre nell’area del fiume Toyn504 in cambio di vari capi di

496 IBID., I, doc. n. 358. 497 IBID. 498 IBID. 499

IBID. Cfr. Pardo ferrín, Aportación cit., pp. 286-306.

500

LOSCERTALES, Tumbo de Sobrado cit., I, doc. n. 358.

501

IBIDEM.

502

IBID., «De Guntrode Martinz nati sunt Martinus Alborda et frater Petrus Alborda et Maior Alborda; et

isti dederunt portionem suam in omnibus locis ubi vadit voz de Azenda Amiguit, excepto Codessoso; et Martinus sepultus est in Superaddo et Maior Alborda est concessa familiaritas et sepultura in Superaddo». 503

IBID., I, doc. n. 165 «Item Ego Martinus Tizon una cum filiis et filiabus de Suario Roderici et de Petro

Pelagii, et de Armentario Pelagii et omnis vocix nostre, damus atque concedimus nostram porcionem de villare quod vocitant Toyn cum omni sua directura hac et illac, intus et foris, et est pernominata medietas de predicto villare pro precio quod de vobis accepimus scilicet vaccas V° appreciatas in C solidos et que nobis et vobis bene complacuit».

504

Non è semplice identificare correttamente la località in questione in quanto il fiume dovrebbe essere un affluente del Mera che a sua volta potrebbe essere un affluente del fiume Tambre o Ortigueira nel nord della Galizia o del fiume Miño a sud. Cfr. PARDO FERRÍN, Aportación cit., p. 316.

bestiame stimati per valore di cento soldi505. Dal matrimonio tra Marina e Martino de Tizon nacquero vari figli: Pietro, Urraca, Guntrode, Mayor, Marina, Giovanni e soprattutto Urraca Martínez, dalla quale nacque il priore di Sobrado Vermudo Pérez, definito domnus nelle fonti506, entrato in monastero quasi sicuramente nell’ultimo quarto del XII secolo.

Il caso di Vermudo è davvero eccezionale in quanto attraverso la documentazione edita e inedita del monastero abbiamo potuto ricostruire una parte consistente del suo brillante percorso fino ai vertici della carriera monastica. Nel 1201 Vermudo compare accanto al priore Pelagio Ovéquiz come rogatario di una vendita di alcune proprietà nel nord della Galizia comprese tra la grangia di Brión e il fiume Malo, operata da Munio González in favore di Pelagio di Armenteira un monaco di Sobrado507. L’8 febbraio del 1204, invece, Vermudo Pérez comprò per la cifra di trenta soldi una «plaza» nella città di Melide da Giovanni e Azenda Yáñez508. In entrambe le occasioni Vermudo compare come cellerario del monasterio di Sobrado, un ruolo di primissimo piano dato che proprio questa figura era adibita all’intera supervisione delle attività economiche e commerciali della comunità cistercense con il supporto dei grangieri definiti quasi sempre nelle fonti di Sobrado come «magistri» come ad esempio nei casi di Brión, Dombrete, Guisón o Reparada509. Nella documentazione inedita del monastero di Sobrado troviamo ulteriori attestazioni dell’attività di Vermudo Pérez come cellerario cistercense: nel 1201 compare con tale carica in una donazione pro

anima compiuto da Maria Fontana a Sobrado510, mentre nel 1203 Vermudo compare

505

LOSCERTALES, Tumbo de Sobrado cit., I, doc. n. 358. 506

IBIDEM. Come ha sottolineato E. Pascua Echegaray nel suo studio su Montederramo è molto difficile

stabilire esattamente il significato del titolo di don o doña (dominus, domna in latino) attribuito ai personaggi presenti nelle fonti monastiche, anche se sicuramente implicavano una distinzione sociale degli individui anche appartenenti allo stesso lignaggio. Cfr. PASCUA ECHEGARAY, Montederramo cit., pp. 46-51.

507

IBID., II, doc. n. 462. Per Pelagio di Armenteira si vedano nello stesso volume i documenti ns. 230,

346, 347, 353 e 369. 508

IBID., II, doc. n. 146 «Ego Iohannes Iohannis et Azenda Iohannis, vobis domno Veremudo Petri

cellerario Superaddi et ceters fratribus eiusdem monasterii facimus kartam venditionis de una plaza in Melide que iacet in camino qui venit de Oveto». Nella documentazione dell'inizio del XIII secolo si fà riferimento ad un cellerario di nome Vermudo, probabilmente il nostro Vermudo Pérez oppure un altro monaco di nome Vermudo ma con il patronimico Peláez cfr., LOSCERTALES, Tumbo de Sobrado cit., II, docs. n. 256, 308 e 521. Per le attestazioni di Vermudo Peláez si vedano nello stesso volume i documenti 141 e 506 e nel primo volume del Tumbo il doc. n. 227. Torneremo sul significato di questo termine in questo capitolo nel paragrafo dedicato a Melide.

509

LOSCERTALES, Tumbo de Sobrado cit., I, docs. ns. 379, 449 e 456. A.H.N., Clero, Secula-Regular, A