Infine, terzo punto, i cistercensi e il mondo urbano, una aspetto che meriterebbe di essere approfondito come segnalavano già E. Portela Silva e M. del Carmen Pallares Méndez nel 1993166. Le città furono soltanto uno sbocco per le eccedenze di produzione dei monasteri cistercensi come segnalato da gran parte delle storiografia167? Nuove ricerche, invece, hanno interpretato i cistercensi come “strumento” della politica regia nella fondazione di nuove città e borghi. I numerosi privilegi concessi da Alfonso VII di León-Castiglia, Ferdinando II e Alfonso IX di León (rendite legate al trasporto delle
166
M. PALLARES MÉNDEZ-E. PORTELA SILVA, La investigación histórica sobre la Edad Media de Galicia, «Semata», 5 (1993), pp. 73-106.
167
Si veda PALLARES MÉNDEZ, El monasterio de Sobrado cit. pp. 236 e seguenti e relative note per la bibliografia.
merci, diritti di pesca e navigazione) in ambito cittadino andrebbero quindi interpretati come una sorta di risarcimento concesso ai monasteri per le terre sottratte al loro patrimonio dalla monarchia per le fondazioni di nuovi centri urbani168 .
In questo contesto storiografico sarebbe interessante studiare innanzi tutto il diverso grado di penetrazione dei cistercensi nel mondo urbano, in quale tipologie di centri si inserirono i monaci bianchi e soprattutto in quali zone, se a ridosso della grandi via di comunicazione come il Cammino di Santiago o lungo la costa atlantica, se soltanto in Galizia oppure anche in altre arre della penisola iberica . In secondo luogo sarebbe importante capire quali fossero le politiche dei cistercensi verso i centri di nuova fondazione (come ad esempio A Coruña) e verso le città episcopali dove, come nel caso di Compostela, Orense, Tuy o Lugo169, dove gli abitanti nel corso del XII secolo si organizzarono politicamente dando vita alle assemblee cittadine per contrastare l’autorità dei vescovi170. Con quali centri ebbero rapporti i cistercensi galiziani? Quali furono le relazioni con le strutture politiche della città? In particolare, quali uomini o gruppi sociali entrarono in contatto con i monaci bianchi? Gli abati cistercensi furono in grado di imporre propri uomini all’interno delle strutture politiche della città? Quali furono i rapporti dei monaci bianchi con le altre istituzioni ecclesiastiche presenti nello spazio urbano? E quali furono le reazioni degli abitanti alla presenza cistercense? Questa tipologia di domande, accanto allo studio approfondito della documentazione dei monasteri di Sobrado, Meira e Melón e in particolare dei processi e delle testimonianze nelle vertenze tra i monaci bianchi, gli altri cenobi galiziani, i vescovi e gli abitanti dello spazio urbano ci aiuteranno - come nel caso da noi studiato di Chiaravalle di Fiastra171 - a penetrare all’interno di un complesso universo di relazioni tra i cistercensi e il mondo urbano che andavano ben oltre il solo aspetto economico o patrimoniale attraverso il quale principalmente è stata studiata l’esperienza cistercense nel nord-ovest della Spagna.
168
J. I. RUIZ DE LA PEÑA SOLAR, Desarrollo urbano y reacción señorial: monasterios “versus” concejos
en el noroeste peninsular (siglos XII-XIII), in El monácato en los reinos de León y Castilla (Siglos VII- XIII), León, 2007, pp. 332-338.
169
J. GAUTIER-DALCHÉ, Historia urbana de León y Castilla en la Edad Media (siglos IX-XIII), Madrid, 1979, pp. 264-266.
170
Le assemblee cittadine venivano chiamate concejos. Torneremo ampiamente sulla definizione di questo tema. Un caso emblematico dei contrasti tra abitanti delle città vescovi o abati è quello di Sahagún, dove nel 1116 gli abitanti si coalizzarono contro l’abate. Cfr. G. M. CANTARELLA, Una sera dell’anno
mille. Scene di Medioevo, Milano, 2004, pp. 40-43.
171
1.3 Le cronologie.
Le date di fondazione o di affiliazione all’Ordine cistercense dei monasteri galiziani oggetto della nostra ricerca sono estremamente complesse. Tra tutti i cenobi che abbiamo preso in esame, Sobrado è l’unico monastero che non presenta problemi né dal punto di vista cronologico né per quanto riguarda i rapporti con l’Ordine di Cîteaux . Nel 1142, infatti, Ferdinando Pérez de Traba insieme ad alcuni importanti membri della sua famiglia chiamò nell’arcidiocesi di Santiago de Compostela direttamente i monaci bianchi, come dimostra la stessa carta di fondazione dell’abbazia nella quale si fa riferimento in maniera esplicita alla «consuetudo cistercensium»172, ossia all’interpretazione specifica della regola di san Benedetto elaborata dall’Ordine di Cîteaux. Questo elemento è determinante per stabilire a quale Ordine appartenesse il monastero; in assenza di un riferimento specifico al monachesimo cistercense non si può parlare in nessun modo di fondazioni o affiliazioni all’Ordine di Cîteaux malgrado l’affermata convenzione storiografica. Si veda ad esempio il caso di Moreruela, nel quale gli studiosi sulla base del riferimento alla regola di san Benedetto contenuto nel documento di fondazione del monastero hanno dato per scontata l’appartenenza all’Ordine cistercense sin dal primo momento della comunità monastica fondata da Ponzio de Cabrera, mentre come abbiamo visto la prima attestazione esplicita dell’Ordine risale al 1162-1163173. Sobrado invece fu cistercense fin dalla sua fondazione e addirittura la prima abbazia dell’Ordine di Cìteaux nell’intera penisola iberica come hanno messo in evidenza gli studi di J. C. Valle Pérez174, E. Portela Silva175 e R. Alonso Álvarez176 che hanno modificato sensibilmente le cronologie preesistenti, come ad esempio quella tradizionale proposta dal Cochéril nel 1961, che attribuivano a Fitero (Navarra) il ruolo di prima fondazione cistercense a sud dei Pirenei177. Stabilito questo, va constatato che la nascita della comunità cistercense nel territorio compostellano pone una serie di problemi molto profondi e articolati che coinvolgono tanto i principali poteri del territorio galiziano della fine del secondo quarto del XII - i Traba, il re Alfonso VII di León-Castiglia e la sede arcivescovile compostellana - quanto Bernardo di Clairvaux. Una serie di dinamiche tanto complesse
172
LOSCERTALES, Tumbo de Sobrado cit., II, doc. n. 13. 173
ALFONSO ANTÓN, Moreruela cit., I, pp. 79-81. 174
VALLE PÉREZ, La introducción cit., pp. 140-141. 175
PORTELA SILVA, La colonización cit., pp. 20 e seguenti. 176
ALONSO ÁLVAREZ, Los promotores cit., pp. 656-657. 177
da meritare un approfondimento specifico che cureremo nel prossimo capitolo178.
Nel caso di Meira invece non abbiamo la carta di fondazione né tantomeno conosciamo l’esatta identità dei fondatori. Sappiamo soltanto che nel 1151 il re di León- Castiglia Alfonso VII donò le terre di Meira179 al conte di Sarria (località della Galizia centrale) Alvaro Rodríguez, sposato con Sancha Fernández de Traba, e che tre anni più tardi lo stesso re compì una donazione alla comunità monastica che si era costituita nel frattempo proprio sulle terre donate al conte Alvaro180. Sulla base di queste due fonti, senza escludere del tutto la possibilità che nel luogo dove sorse Meira esistesse un monastero o una comunità eremitica già dall’XI secolo181, la maggior parte degli studi hanno da un lato collegato la fondazione del cenobio al gruppo dei Traba (un’interpretazione sulla quale torneremo più avanti182) e dall’altro collocato la nascita del monastero di Meira tra il 1151 e il 1154183. Inoltre a causa dell’assenza di un documento di fondazione a nostra disposizione non possiamo stabilire con certezza se il monastero fosse nato già cistercense, anche se possiamo affermare che sicuramente l’abbazia di Meira apparteneva all’Ordine di Cîteaux già prima del 1161, come dimostra chiaramente il privilegio concesso da Alessandro III nel quale l’abbazia della diocesi di Lugo viene definita esplicitamente come cistercense184.
Grazie agli studi di J. C. Valle Pérez nel corso degli anni ottanta e novanta del secolo sorso si è potuto fare luce anche sulla fondazione del monastero di Melón situato all’interno della diocesi di Tuy e del quale analogamente al caso di Meira non abbiamo a disposizione la carta di fondazione. Attraverso una minuziosa analisi della documentazione del monastero e delle cronologie dei primi abati di Melón, lo studioso ha dimostrato da un lato come la nascita dell’abbazia vada collocata tra il 1154 e il 1158185 e dall’altro come Melón fosse una fondazione ex novo completamente separata
178
BARTON, The aristocracy cit., pp. 230 e 241-242. 179
A.H.N., Clero, Codices, L. 114-B, Tumbo de Meira, fol. 25 r. v., Caj. 3., leg. 14, trascritto in DOMÍNGUEZ CASAL, Meira cit., doc. n. 12.
180
M. RISCO, España Sagrada, «Sta. Iglesia de Lugo» XLI, Madrid, 1798, p. 31, trascritto in DOMÍNGUEZ CASAL, Meira cit., doc. n. 16.
181
VALLE PÉREZ, La arquitectura cit., I, p. 153. 182
Cfr. Capitolo III paragrafo III.1.1. 183
VALLE PÉREZ, La arquitectura cit., I, p. 154. MARIÑO VEIRAS, El señorio cit., p. 42. 184
A.H.N., Clero, Secular-Regular, Lugo, Meira, Carpeta 1126, n. 10. 185
VALLE PÉREZ, La arquitectura cit., I, pp. 207-208 e IDEM, Los estudios sobre la implantación de la
Orden del Cister en España. El caso de Galicia: situación actual y perspectivas, in De Galicia en la Edad Media, Actas del Coloquio de Santiago de Compostela-A Coruña-Pontevedra-Vigo-Betanzos, 13-17
giugno 1987, Madrid, 1990, pp. 129-141 e in particolare p. 135. La prima attestazione dell’esistenza del monastero risalirebbe secondo lo studioso a un documento del cartulario di Sobrado del 1154 redatto proprio dall’abate Giraldo di Melón (LOSCERTALES, Tumbo de Sobrado cit., II, doc. n. 50), mentre la seconda menzione è datata al 1158 come testimoniato dalla donazione (sulla quale torneremo) concessa
dal vicino monastero di Bárcena, a differenza di quanto aveva sostenuto tradizionalmente la storiografia186. Secondo il Valle Pérez l’abbazia di Bárcenapiù che dare origine a Melón, fu probabilmente inglobata dai monaci bianchi nel corso del XII secolo187, come dimostrerebbero l’assenza di Bárcena nelle fonti a partire dalla seconda metà del XII secolo188 e - a nostro avviso - anche la presenza di una grangia chiamata proprio «Bárcena» situata proprio nei pressi del monastero nelle fonti dei cistercensi della diocesi di Tuy nel corso del XIII secolo189. Come per Meira anche nel caso di Melón va precisato che non abbiamo fonti che ci permettano di capire se il monastero fosse cistercense sin dalla sua fondazione. In ogni caso già prima del 1165 il monastero faceva sicuramente parte dell’Ordine di Cîteaux e specificatamente della linea di Clairvaux190; il breve scarto temporale tra la fondazione e le attestazioni di appartenenza di Melón all’Ordine ha fatto inoltre presupporre al Valle Pérez che con ottima probabilità l’abbazia fosse nata direttamente come cistercense191. Altri monasteri con caratteristiche per certi versi simili alle abbazie di Meira e Melón sono quelli di Armenteira e Montederramo fondati nel corso della prima metà del XII secolo192 ed entrati nell’Ordine di Cîteaux rispettivamente nel 1162193 e nel 1163194. Più tardiva fu invece l’entrata nell’Ordine dell’abbazia di Oya che nonostante fosse attestata nelle fonti già dal 1137, non fu cistercense almeno fino al 1185195.
Sicuramente uno dei cenobi con la cronologia più complessa è quello di Oseira ubicato nella diocesi di Orense. Sappiamo con certezza, grazie agli studi di M. Romaní
dalla contessa Fronilde Fernández alla comunità monastica. Per la donazione della moglie di Rodrigo Pérez de Traba “El velloso”, cfr. A.H.N., Clero, Secular-Regular, Orense, Melón, Carpeta 1437, n. 10. 186 IBIDEM, I, p. 208. 187 IBID., I, pp. 208-209. 188 IBID. 189
Cfr. Capitolo IV paragrafo IV.1.3. 190
Nel 1165 in un documento del monastero l’abate di Melón viene definito come «claravalensis», un elemento come mostra non solo l’appartenenza all’Ordine cistercense ma anche alla linea di Clairvaux. Inoltre possiamo affermare con sicurezza che il monastero era sicuramente cistercense nel corso degli anni sessanta del XII secolo, in quanto nel 1169 nel privilegio di Alessandro III concesso all’abbazia della diocesi di Tuy, si fa chiaramente riferimento all’Ordine cistercense come quello di appartenenza di Melón. Cfr. VALLE PÉREZ, La arquitectura cit., I, p. 209 e ALONSO ÁLVAREZ, Los promotores cit., p. 656. Per il documento del 1165 si veda la recente edizione di ROMANÍ MARTÍNEZ-OTERO PIÑEYRO MASEDA,
Los inicios cit., doc. n. 10.
191
VALLE PÉREZ, La arquitectura cit., I, p. 210. 192
IBIDEM, I, p. 189 e 275. 193
L. JANAUSCHEK, Originum cistercensium, I, Wien 1877, p. 207. La stessa cronologia è fornita anche dalle tavole cronologiche (da prendere sempre con cautela come suggeriva Valle Pérez ma che costituiscono ancora un punto di riferimento per alcuni monasteri galiziani) proposte da A. MANRIQUE,
Cistercensium seu verius Ecclesiasticorum Annalium a condito Cistercio, I, Lyon, 1642, p. 455.
194
Nel caso di Montederramo la prima testimonianza inequivocabile dell’appartenenza all’Ordine cistercense è presente nel privilegio papale concesso al monastero da Alessandro III nel 1163, cfr. Capitolo IV paragrafo IV.2.1.
195
Martínez che ha dimostrato l’autenticità della carta di fondazione del monastero196, che Oseira fu fondata da Alfonso VII di León-Castiglia con l’appoggio di Ferdinando Pérez de Traba197 nel 1139198, mentre la prima menzione esplicita della sua appartenenza all’Ordine di Cîteaux e in particolare alla linea di Clairvaux risale al 1199 grazie a un privilegio accordato al monastero da papa Innocenzo III199. Pur in presenza di questi due dati cronologici di riferimento, fino a oggi sono state proposte ben tre cronologie diverse per l’entrata di Oseira nell’Ordine cistercense. J. C. Valle Pérez sulla base dello studio del patrimonio del monastero fissò la possibile entrata di Oseira nell’orbita cistercense tra il 1148 e il 1151200. L’interpretazione dello studioso era fondata sul privilegio di Onorio III per Oseira (1224) nel quale il pontefice confermò tutte le proprietà dei monaci bianchi, comprese quelle acquisite prima dell’entrata nell’Ordine di Cîteaux201. Secondo il Valle Pérez l’espressione utilizzata da Onorio III a metà dell’elenco delle proprietà del monastero - «que idem monasterium ante quam cistercensium instituta suscipere possidebat»202 - andava necessariamente collegata alle proprietà menzionate immediatamente prima e dopo la frase in questione. Dato che l’ultima proprietà citata prima della locuzione è quella di Soutariz (donata al cenobio da Alfonso VII di León-Castiglia nel 1148)203 e la prima proprietà acquisita dal monastero tra quelle citate subito dopo l’espressione di Onorio III è quella di Marín (1151)204, il passaggio all’Ordine di Cîteaux del monastero secondo il Valle Pérez si sarebbe verificato proprio tra le due acquisizioni territoriali appena menzionate205.
196
M. ROMANÍ MARTÍNEZ, El documento fundacional del Monasterio cistericense de Sta. María de Osera (Orense). Puntualizaciones sobre su autenticidad, «Cuadernos de estudios Gallegos», 35/100 (1984-
1985), pp. 137-146. 197
Torneremo ampiamente sul ruolo di Ferdinando Pérez nella fondazione del monastero di Oseira e dell’evoluzione dei rapporti dei Traba con la comunità cistercense della diocesi di Tuy. Cfr. Capitolo IV paragrafo IV.1.1.
198
ROMANÍ MARTÍNEZ, A colección diplomática cit., I, doc. n. 16. 199
IBIDEM, I, doc. n. 97. 200
VALLE PÉREZ, La arquitectura cit., I, pp. 95-98. 201
ROMANÍ MARTÍNEZ, A colección diplomática cit., I, doc. n. 251. 202 IBIDEM. 203 IBID., I, doc. n. 20. 204 IBID., I, doc. n. 21. 205
VALLE PÉREZ, La arquitectura cit., pp. 97-98. È bene precisare che dopo l’espressione di Onorio III le proprietà non vengono elencate in ordine cronologico di acquisizione da parte di Oseira. L’operazione di Valle Pérez è stata quella di rintracciare la datazione delle proprietà citate stabilendo che la prima era proprio quella di Marín citata dopo la menzione del passaggio di Oseira all’Ordine cistercense. Proponiamo di seguito il testo del privilegio di Onorio III «In primis siquidem statuentes ut ordo monasticus qui secundum Deum et beati Benedicti regulam atque institutionem cistercensium fratrum in eodem monasterium institutus esse dinoscitur, perpetuis…praeterea quascumque possessiones quecumque bona] idem monasterium in presentiarum iuste ac canonice possidet…in quibus hec propriis duximus] vocabulis exprimenda: Locum ipsum in quo prefatum monasterium situm est cum omnibus suis pertinentiis, ecclesiam sancte Crucis cum pertinentiis suis...villam de Sautariz cum omnibus pertinentiis
Nel 1981 E. Portela Silva interpretò in maniera diversa dal Valle Pérez il riferimento ai possedimenti pregressi all’entrata nell’Ordine cistercense di Oseira contenuta nel privilegio di Onorio III. Secondo lo studioso galiziano essa si riferiva ad altre proprietà fondiarie del monastero e sulla base di questa considerazione fissò l’entrata di Oseira nell’Ordine di Cîteaux tra il 1184 e il 1191206. Inoltre nel 1191 in un documento riguardante una permuta tra Oseira e l’abbazia femminile di Lobanes (situata nelle vicinanze della località di Carballiño nel sud della Galizia)207, la badessa Urraca Múñiz definì l’abate di Oseira García come «autentico abbati» del monastero della diocesi di Orense208, segno secondo il Portela Silva di un cambiamento di forma di vita monastica e dell’ingresso da parte dei monaci di Oseira nell’Ordine cistercense209. Secondo il Romaní Martínez (1987) entrambe le posizioni, tanto quella del Valle Pérez quanto quella del Portela Silva, erano basate su elementi troppo fragili soprattutto perché in nessun privilegio papale concesso ad Oseira esistono riferimenti chiari all’Ordine di Cîteaux prima del 1199, il che secondo lui renderebbe impossibile precisare la data dell’ingresso del monastero nell’Ordine cistercense oltre un generico 1148-1199210. A nostro avviso quest’ultimo aspettosottolineato dal Romaní Martínez è di grande importanza in quanto ancora nel 1184 in una sentenza emessa da Lucio III in favore di Oseira per la riscossione delle decime del borgo di Ribadavia non abbiamo nessun riferimento all’appartenenza ai cistercensi del monastero211. Come abbiamo visto nelle fonti monastiche galiziane o nei documenti di fondazione (il caso di Sobrado) o nei privilegi papali (il caso di Meira) il riferimento all’Ordine cistercense è chiaro ed esplicito. Il fatto che i privilegi concessi a Oseira prima del 1199 menzionino soltanto la regola di san Benedetto non è sufficiente a determinare l’appartenenza cistercense di un monastero e l’assenza di ogni riferimento all’Ordine non può essere considerata come
earundem que idem monasterium ante quam cistercensium instituta suscipere possidebat possessiones quas Fernandus Gomicii et Pelagius Gomicii vobis pia libertate donarunt; grangiam Andemi xte cum piscaria; grangiam de Saltu de Sicariis; grangiam de Gulfarice cum pertinentiis earundem; grangiam sancte Eugenie; grangiam de Marin; grangiam sancti Laurentii…cum omnibuis pertinenciis suis, cum pratis, vineis, terris nemoribus, usuagiis et pascuis, in bosco et in plano, in aquis, in molendinis, in viis et in semitis, et omnibus alis libertatibus et immunitatibus suis». Cfr. ROMANÍ MARTÍNEZ, A colección
diplomática de Oseira cit., I, doc. n. 251.
206
PORTELA SILVA, La colonización cit., pp. 76-81. 207
FREIRE CAMANIEL, El monácato gallego cit., II, p. 747. 208
ROMANÍ MARTÍNEZ, A colección diplomática de Oseira cit., I, doc. n. 78. 209
PORTELA SILVA, La colonización cit., p. 76. 210
M. ROMANÍ MARTÍNEZ , La integración de Osera en el Císter: estado de la cuestión, «Cuadernos de estudios gallegos», 102/37 (1987), pp. 49-54.
211
una semplice omissione da parte della cancelleria pontificia212. Inoltre la presenza di elementi o formule compatibili con il monachesimo cistercense nei privilegi papali antecedenti al 1199 non deve trarci in inganno. Ad esempio secondo il Valle Pérez la formula Obeunte vero ( che introduceva la clausola che riguardava l’elezione canonica dell’abate) contenuta nel privilegio concesso da papa Alessandro III a Oseira nel 1170, essendo una formula tipica dei privilegi concessi ai monasteri benedettini e i cistercensi benedettini riformati, sarebbe una prova dell’appartenenza di Oseira all’Ordine di Cîteaux213. Un’analisi dettagliata della documentazione di Alessandro III però ha rivelato come questa determinata formula fosse utilizzata anche nei privilegi accordati a monasteri di altra osservanza rispetto a quella dei cistercensi come nel caso dell’abbazia agostiniana di Santa Maria di Campo (vicino alla città di Elne oggi in Francia, ma all’epoca in Catalogna), un elemento che mostra ulteriormente come non si possa parlare di appartenenza all’Ordine di Cîteaux di un cenobio senza riferimenti espliciti nelle fonti alla consuetudo dei monaci bianchi 214. Senza contare che, come già ricordava il Lékai, molte delle istituzioni cistercensi (tra cui le stesse grange che come forma di organizzazione e direzione del patrimonio erano utilizzate ad esempio anche dai certosini) erano comuni anche ad altre forme di vita monastica e la novità apportata dai monaci bianchi fu semmai renderle strutture portanti della propria vita cenobitica215. Infine, l’espressione «autentico abbati» non doveva per forza riferirsi a un cambio di osservanza, per quanto l’ipotesi del Portela Silva sia indubbiamente affascinante, ma poteva anche essere il riflesso di un contrasto interno al monastero o a una doppia elezione abbaziale. Considerati tutti questi elementi, si potrebbe avanzare l’ipotesi che Oseira entrò nell’Ordine di Cîteaux nel periodo compreso tra la sentenza di Lucio III del 1184, quando ancora non appare nessun riferimento alla consuetudo e agli i nstituta cistercensi, e il privilegio di Innocenzo III del 1199, quando invece l’appartenenza all’Ordine si manifesta in maniera esplicita.
La data di affiliazione di Oseira all’Ordine cistercense è molto importante per