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La proiezione di Sobrado fuori dalla Galizia: Villafranca del Bierzo e Molinaseca.

Heriz de villa Insula, i de Dorra e il mondo della piccola aristocrazia

II.3.3 La proiezione di Sobrado fuori dalla Galizia: Villafranca del Bierzo e Molinaseca.

Situata alla confluenza dei fiumi Burbía e Valcárcel nel cuore del Bierzo, l'area del nord della penisola iberica che si estende ad ovest della città di León passando per Astorga e Ponferrada fino ai confini con la diocesi di Lugo - i cui vescovi contesero vari territori in quest'area proprio ai presuli leonesi alla fine del XII secolo1032 -, Villafranca del Bierzo fu indubbiamente uno degli snodi fondamentali del cammino di Santiago1033. Secondo gli studi di J. M. Luengo y Martínez la città esisteva fin dal X secolo, ma fu solo a partire dal primo quarto del XII secolo, grazie alla crescita del numero di pellegrini diretti a Santiago de Compostela e all'arrivo dei cluniacensi, che Villafranca cominciò a svilupparsi1034, diventando rapidamente il centro di maggior importanza dell'intera regione del Bierzo1035. Nel 1120 la regina Urraca donò ai monaci di Cluny la chiesa cittadina di San Nicola1036, mentre tra il 1131 e il 1147 i monaci provenienti dall'abbazia borgognona edificarono il monastero di Santa María che insieme alla chiesa di Santiago, posta nelle immediate vicinanze della porta d'accesso al centro abitato,

1031

IBID., II, doc. n. 122 «Ego Adefonsus Dei gratia Legionis et Gallecie per hanc cartam notum facio universis tam presentibus quam futuris quod do et in eternum concedo Deo et enfermarie monasterii de Superaddo totam decimam partem omnium redituum qui in villa de Milidi, quam modo de novo populatum in castro ad regiam partem spectant tam de portatico et calumpniis quam de omnibus aliis rendis, sic quod ipsa enfermaria totum habeat ab hac die in pace et quiete sicut habebat ante quando burgum de Milide erat populatum».

1032

La questione riguardava l'arcidiaconato di Triacastela in Galizia che assunse proporzioni tali da arrivare davanti a papa Lucio III che incaricò i vescovi di Zamora e Oviedo e l'abate di Sobrado di risolvere la contesa tra le due parti che si concluse solo nel 1184-1185 con il riconoscimento dei diritti dei vescovi di León su parte della Galizia centro-orientale. Cfr. J. M. FERNÁNDEZ CATÓN, La colección

documental del archivo de la Catedral de León (1109-1187), IV, León, 1990, doc. n. 1647.

1033

DURANY CASTRILLO, La región del Bierzo cit., pp. 31-52. 1034

J. M. LUENGO Y MARTÍNEZ, Síntésis histórica de Villafranca del Bierzo, «Tierras de León», 5 (1964), pp. 10-15.

1035

DURANY CASTRILLO, La región del Bierzo cit., p. 41. 1036

BRUEL, Chartes de Cluny cit., V, doc. n. 3947 «Ego Urraka, Dei gratia Ispanie regina…facio kartam stabilitatis sive testamentum firmitatis de ecclesia Sancti Nicholai, que sita est in villa Burvia que alio nomine noncupantur Villa Franca, Cluniacensi cenobio, quod est constructum in honore apostolorum Sancti Petri et Pauli ac domno Poncio».

costituirono i nuclei religiosi più importanti di Villafranca1037. La popolazione della città come hanno sottolineato gli studi M. Durany Castrillo sin dal regno di Alfonso VI di León-Castiglia fu caratterizzata dall'altissima presenza di stranieri chiamati generalmente «francos» nelle fonti1038; secondo A. Quintana Prieto tra la seconda metà del XII e la prima metà del XIII secolo una fetta consistente della popolazione di Villafranca, circa un quarto, era costituita da stranieri, analogamente all’esperienza del borgo monastico Sahagún altro centro posto lungo il cammino di Santiago1039, sia mercanti che abitanti stabilmente radicati in città della quale occuparono anche le principali magistrature alla metà del XIII secolo1040. I principali commercianti cittadini provenivano da Germania, Francia, Inghilterra, Paesi Bassi, Portogallo, Italia e Scandinavia oltre a un consistente numero di persone originarie di altre aree della penisola iberica, come ad esempio la Catalogna1041, o da aree dell'attuale sud della Francia, ma che come abbiamo visto erano intimamente legate ai regni iberici, in particolare la Guascogna e il lembo meridionale dell'Aquitania come dimostra il caso di Giraldo da Bayonne che nelle fonti di Sobrado viene indicato nel 1177 come alcalde (una magistratura urbana con compiti essenzialmente giudiziari e amministrativi le cui funzioni secondo J. Gautier-Dalché furono progressivamente assorbite dai concejos cittadini nel corso del XII secolo)1042 della città1043. L'importanza strategica ed economica di Villafranca del Bierzo secondo J. M. Luengo y Martínez fu alla base della concessione del fuero - ossia il codice che raccoglieva l'insieme delle norme che regolavano la vita cittadina, risultato ovviamente non della generosità del re o del signore locale, ma della dialettica a diversi livelli tra i poteri e i concejos cittadini1044 - da parte del re Alfonso IX di León nel 11921045 interessato a rafforzare la propria 1037 IBIDEM, p. 42. 1038 IBID., pp. 31-40. 1039

Sul caso di Sahagún si veda il lavoro di J. PÉREZ GIL-J. J. SÁNCHEZ BADIOLA, El paisaje cultural del

monasterio de Sahagún, in Actas del congreso sobre Alfonso VI y su Legado (Sahagún, 29-31 octubre

2009), León, 2012, pp. 347-382. Per i contrasti tra l’abate e la popolazione locale all’inizio del XII secolo rinviamo agli studi di CANTARELLA, Una sera dell’anno mille cit., pp. 40-43.

1040

A. QUINTANA PRIETO, Los “francos” en Villafranca del Bierzo, «Anuario de Estudios Medievales», 19 (1989), pp. 105-110.

1041

IBIDEM. Si veda inoltre il saggio di M. RODRÍGUEZ GONZÁLEZ-M. DURANY CASTRILLO, El sistema antrponímico como indicador social. Los habitantes de Villafranca del Bierzo en el siglo XII, «Minius»,

2-3 (1993-1994), pp. 91-101. 1042

GAUTIER-DALCHÉ, Historia urbana cit., p. 360. 1043

LOSCERTALES, Tumbo de Sobrado cit., II, doc. n. 299. 1044

J. PERONA, Notas para la recepción textual de un fuero medieval. Segunda aproximación a las

escrituras de las tradiciones forales, «Cahiers de linguistique hispanique médiévale», 22 (1198), pp. 271-

284. 1045

Sul fuero di Villafranca si veda J. I. GONZÁLEZ RAMOS, El fuero de Villafranca del Bierzo, «Territorio, Sociedad y Poder», 5 (2010), pp. 69-80.

posizione nei confronti delle aristocrazie nell'area compresa tra León e Lugo attraverso l'appoggio delle città e dei concejos che spesso si stavano espandendo, come ha ricordato recentemente anche J. M. Monsalvo Antón nei suoi lavori sulla Castiglia, proprio ai danni delle famiglie aristocratiche locali1046. Secondo lo studioso, infatti, proprio a partire dalla fine del XII secolo, i re inaugurarono un vero e proprio sistema

concejil, ovvero una politica di progressivo trasferimento di poteri e terre del fiscus

regio alle assemblee cittadine dei vecinos attraverso la concessione dei fueros in maniera tale da ridurre drasticamente l'influenza delle famiglie aristocratiche sul mondo cittadino - svuotando così di fatto la figura del tenens regio largamente adottata ancora nell'età di Alfonso VII di León-Castiglia, Ferdinando II, Alfonso IX di León e per buona parte del regno di Alfonso VIII di Castiglia1047 - e poter accedere ai pingui introiti dei mercati urbani1048. Il modello interpretativo elaborato dallo studioso spagnolo, a nostro avviso, almeno per l'area del regno di León, non sembra però aver tenuto conto della forte presenza in quest'area per tutto il XII e il XIII secolo delle sedi episcopali - come vedremo più avanti nel caso di Molinaseca - e almeno a partire dal 1170 degli ordini monastici e in particolare dei cistercensi e degli ordini militari come nel caso della lunga e complessa relazione tra Ponferrada e i Templari all'inizio del XIII secolo1049. La lettura delle fonti monastiche mostra nuovamente un quadro cittadino più complesso di quanto tracciato dalla storiografia e nel quale gli abitanti, i proprietari cittadini e le principali magistrature urbane trovarono nei monasteri uno dei loro interlocutori privilegiati.

1046

IBIDEM, pp. 74-75. J. M. MONSALVO ANTÓN, El sistema político-concejil. El ejemplo del señório de Alba de Tormes y su concejo de villa y tierra, Salamanca, 1988, p. 265. Sull'idea di fuero si veda inoltre J.

SÁNCHEZ-ACILLA, BERNAL, El derecho especial de los fueros del Reino de León (1017-1229), in El Reino

de León en la Alta Edad Media, II, León, 1997, in particolare pp. 321-344 e PERONA, Notas para la

recepción textual de un fuero medieval cit., pp. 271-272.

1047

La parola tenencia secondo L. García de Vadeavellano potrebbe essere tradotta con i temini latino - medievali honor o beneficium, ossia quella parte - terre, città o anche castelli o fortezze - del fiscus (che in spagnolo viene definito come realengo o señorío directo) che il re concedeva in amministrazione a un suo vassallo, il tenens appunto, che aveva fatto atto di commendatio nei confronti del re, definito spesso nelle fonti hominium, ossia omaggio. Nell’opinione dello studios spagnolo, questa pratica sperimentata in Navarra e Aragona e penetrata nel León e in Castiglia nell’XI secolo, distingueva due tipologie di concessione chiaramente definite nelle fonti Della fine del XII secolo durante il regno di Alfonso IX di León (prestámos in castigliano); quello temporale inteso come un lasso di tempo specifico (ad esempio un anno), il che spiega la presenza anche a brevi intervalli temporali di numerosi tenentes della stessa area, o a vita al beneficiario. In entrambi i casi la tenencia tornava al re - che aveva la totale discrezionalità per la concessione - revoca delle terre del realengo - alla morte del beneficiario dell’honor e in caso di decesso del re, invece, la tenencia doveva essere restituita al suo successore; la mancata restituzione comportava le accuse di tradimento o fellonia (alevosía). Cfr. L. GARCÍA DE VADEAVELLANO, Señores y burgueses en

la Edad Media Hispána, Madrid, 1985 (prima edizione 1961), pp. 124-126.

1048

MONSALVO ANTÓN, El sistema político-concejil cit., pp. 265-267 e DURANY CASTRILLO, La región

del Bierzo cit., pp. 86-92.

1049

Uno dei casi più interessanti è senza dubbio quello rappresentato da Giberto di Villafranca, un importante esponente dei burgenses locali che secondo M. Durany Castrillo aveva accumulato un ingente patrimonio immobiliare attraverso le redditizie attività mercantili cittadine1050 - e Sobrado alla fine del XII secolo. Nelle fonti cistercensi sono presenti numerosi atti riguardanti Gilberto - di cui purtroppo non conosciamo il patronimico o perlomeno il luogo di provenienza il che ha fatto suppore alla la possibilità, visto il suo nome, che si trattasse di un mercante proveniente dalla Francia1051 - e il primo risale al 1160. In quell'anno, infatti, il priore del monastero cluniacense di Santa Maria di Villafranca vendette a Gilberto con l'appoggio del concejo locale una “plaza” all'interno dello spazio urbano1052. Il documento è di grande interesse non solo per la connessione tra i cluniacensi e Gilberto ma anche per il fatto che tra gli indicatori temporali posti nell'escatocollo del documento si faccia riferimento ancora al conte Ramiro, a nostro avviso identificabile con Ramiro Froílaz figlio del conte Froíla Díaz, uomo importante della corte di Alfonso VI e di León-Castiglia e della regina Urraca, e di Stefania Sánchez1053, come “tenente regio” della città, un possibile segno della coesistenza di varie strutture di potere all'interno di Villafranca ancora nella seconda metà del XII secolo1054. Nel giro di pochi anni Gilberto accumulò un altissimo numero di proprietà a Villafranca del Bierzo o nelle sue immediate vicinanze; il 24 maggio del 1160 Martino Domínguez vendette una vigna a Gilberto nei pressi della chiesa e del monastero di Santa Maria per la cifra di trenta soldi, l'11 novembre del 1160 Maria Froa insieme al figlio Domenico Cid vendette a Gilberto una vigna per trecento soldi1055, nel 1161 un certo Martino Froa vendette a Gilberto un mulino in cambio di trecentoventi soldi1056, mentre nel 1165 e nel 1167 lo stesso Gilberto insieme alla moglie donna Giusta e a Baldovino (un suo parente o un socio nelle sue atttività) acquistò prima da Giovanni Yáñez e successivamente da Martino Yáñez e Pietro Peláez alcune vigne site in Villafranca e San Felice dove l'acquisto fu avallato dal concejo locale e dove Gilberto e la moglie Giusta detenevano alcune proprietà già a partire dal 11631057,

1050

M. DURANY CASTRILLO, Esplendor y decadencia de una familia de una familia burguesa en

Villafranca durante la segunda mitad del siglo XII, «Semata», 1 (1989), p. 130.

1051

IBIDEM, pp. 131-132. 1052

LOSCERTALES, Tumbo de Sobrado cit., II, doc. n. 290 1053

BARTON, The aristocracy cit., pp. 245-246. 1054

LOSCERTALES, Tumbo de Sobrado cit., II, doc. n. 290. 1055

IBIDEM, II, doc. n. 312.

1056

IBID., II, doc. n. 298.

1057

e nell'area di Bergido, sempre nel Bierzo, controllata dallo stesso conte Ramiro della carta del 1160, per una cifra totale di quarantotto maravedí e oltre settanta soldi1058.

Nel decennio successivo e in particolare tra il 1174 e il 1177 Gilberto continuò ad acquistare una quantità considerevole di vigne e terre edificabili nell'area di Villafranca1059 e nel 1175 entrò per la prima volta in contatto con Sobrado. L'11 maggio, alla presenza dell'arcivescovo di Compostela Pietro Suárez de Deza, dei vescovi di Lugo, León, Oviedo, Tuy e Astorga e di uno degli alcaldes cittadini Pietro Michele - che compare peraltro con alta frequenza nella documentazione cistercense di Sobrado1060 - Gilberto insieme alla moglie Giusta donarono la metà del loro intero patrimonio (case, terreni e vigne) all'abate di Sobrado Egidio, diventandone fideles, familiares e

domestici; Gilberto chiese inoltre la possibilità di entrare in monastero qualora lo avesse

desiderato e ottenne il diritto di sepoltura presso il monastero galiziano e la garanzia da parte dei cistercensi di protezione dei propri figli e dei loro beni1061.

Il documento è di grande interesse perché dimostra come Sobrado riuscì a entrare in contatto con uno dei centri più importanti lungo il cammino di Santiago e a proiettare i suoi interessi fuori dalla Galizia già nei primissimi decenni, se non anni, successivi all'arrivo dei cistercensi nel nord-ovest della penisola iberica entrando in contatto rapidamente con le principali famiglie locali delle quali riuscì ad attrarre le donazioni e incamerarne i beni. Il dato è ancora più significativo perché i cistercensi riuscirono a scalzare i propri competitori all'interno dello spazio urbano come i cluniacensi di Santa Maria di Villafranca1062 e ad anticipare anche l'arrivo in città dei principali monasteri

1058

IBID., II, docs. n. 290 e 291. 1059

IBID., II, docs. n. 285, 295, 299, 301 e 304. 1060

IBID., II, docs. n. 289, 294 e 299.

1061

IBID., II, doc. n. 304 «Hec ita esse vera credens ego Gislebertus et uxor mea Iusta et omnis vox nostra vobis abbati Superaddi domno Egidio et conventui eiusdem loci propter remissionem peccatorum nostrorum facimus hoc testamentum donationis et scripturam firmitatis de medietate totius substantie nostre que est in domibus, agris, vineis vel aliis hereditatibus quas habeo vel deinceps adquisiero. Vna domorum est iuxta pontem in sinistra parte pergentibus ad sanctum Iacobum, altera contra illam in dextera parte et medium suppellectile earum ad obitum meum. Hec supradicta omnia sint in iure monasterii Sancte Marie de Superaddo in perpetuum ad obitum nostrum, aliam medietatem omnium possessionum nostrarum relinquimus filiis nostris. Nos autem in tota vita nostra promittimus vobis esse fideles tanquam fratres vestri et vobis in necessitatibus nostris sive in habundancia nostra curam nostri habeatis, iuuvetis et defendatis secundum Ordinem vestrum pro tu melius potueritis et ad obitum nostrum exolvatis officium pro animabus nostris sicut facitis pro fratribus vestris. Simili modo commendamus vobis filios nostros, ut curam eorum habeatis in vita sua sicut et nostri, et ipsi sint vobis obedientes et subditi in fide et veritate et defendatis eso, eo modo, quo et nobis tenemini, cum sustantia sua quam eis dimittimus. Et ego Gislebertus et uxor mea ab hodierna die tenemus omnia que vobis dedimus de manu vestra sicut familiares et domestici vestri. Et ego si mutare voluero vitam meam apud vos hoc faciam tu ibi habeam sepulturam.»

1062

M. DURANY CASTRILLO, El priorato cluniacense de Santa Maria de Villafranca (siglos XII- XIII), «Estudios Bercianos», 8 (1998), pp. 50-56.

dell'area del Bierzo come ad esempio San Salvatore di Carracedo. Il monastero benedettino - che nel XII secolo era stato a capo di una piccola congregazione di abbazie del Bierzo e che successivamente entrò nell'Ordine cistercense a partire dal 1203 (linea di Cîteaux)1063 - riuscì a controllare varie proprietà a Villafranca del Bierzo, dopo lunghi scontri con i cluniacensi di Santa Maria per le esenzioni sul portazgo protrattisi fino al 1238, ma solo a partire dal 1186, undici anni dopo l'arrivo dei monaci bianchi galiziani, come ha rilevato lo studio condotto da D. Gancedo Sandes nel 19961064. Sobrado nel corso degli anni rimase un punto di riferimento per la famiglia di Gilberto anche quando questa entrò in grave difficoltà economica1065; nell'ottobre del 1180, infatti, Gilberto e Giusta rinnovarono le donazioni compiute ai cistercensi cinque anni prima, ma stavolta non si limitarono a una semplice cessione di beni: i due coniugi diedero in pegno ai monaci una parte delle loro proprietà in cambio della cifra di cento monete d'oro e quaranta soldi1066. Nel 1182 i cistercensi entrarono di nuovo in contatto con la famiglia di Gilberto, ma in questo caso con la sola donna Giusta (apprendiamo dalla fonte che poco tempo prima Gilberto era deceduto); la donna fece atto di

commendatio all'abate di Sobrado e con l'appoggio del concejo, dei boni homines e di

alcuni importanti uomini di Villafranca del Bierzo - il chierico Pietro Ordóñez, Domenico Yáñez, Ferdinando Gudesteíz, Martino Wilelmi, Nicola Martínez, Pietro Pérez, Pelagio Barragan e Pietro de Fonte - strinse un nuovo patto con i cistercensi. I monaci rinunciarono a riscuotere la metà dei soldi prestati dal monastero nel 1180 a Gilberto, ma si accordarono per dividere a metà tutte le proprietà che rimanevano in mano a Giusta dopo la morte del marito nell'area di Villafranca tra cui ben sette vigne nelle località di Azena, San Felice e San Salvador1067. Le condizioni di difficoltà

1063

IDEM, La región del Bierzo cit., pp. 87-88. 1064

D. GANCEDO SANDES, Ponencias y privilegios del monasterio de Carracedo en Villafranca del Bierzo

durante la Edad Media, «Cistercium», 207 (1996), pp. 933-946.

1065

DURANY CASTRILLO, Esplendor y decadencia cit., pp. 129-136. 1066

LOSCERTALES, Tumbo de Sobrado cit., II, doc. n. 304. 1067

IBIDEM, II, docs. n. 305 e 306 «Notum sit omnibus tam presentibus quam futuris, quod ego Gislebrtus

de Villafranca et uxor eius nomine Iusta, dederunt in elemosinam Deo et monasterio Superaddi, domum suam de Villafranca positam iuxta pontem ad plagam Mindianam inter fluvium et domum Geraldi Siguini, cum tota suppellectili sua et insuper hereditates plurimas agrorum et vinearum, post mortem eorum iure perpetuo possidendas. Porro fratres Superaddi commodaverunt eidem Gisleberto et uxori eious C morabetinos cum CCCC solidis Andegavensibus ab eodem Gisleberto quandocumque velleret sibi reddendos. Defuncto ab eodem Gislebertus cum uxor et filii eius, tam ex donatione ista quam ex pecunia persolvenda, se forte gravandos querentur, miserti eorum supradicti fratres ad voluntatem femine ac filiorum eius placitum mutaverunt. Rogatu itaque mulieris ac liberorum eius, necnon etiam rogatii concilii bonorum hominorum Villafranca, statutum ets tu eadem femina cuncta que fuerant Gislaberti cum omnibus que ipsa deinceps adquisierit, in vita sua possideat, ita tamen quod de medietate fratrum nichil dare aut vendere aut inpignorare possit. Post obitum vero eius, omnis hereditas omnisque facultas eorum, ubicumque reperta fuerit, usque ad preditas omnisque facultas eorum, ubicumque reperta fuerit usque ad

economiche della famiglia continuarono anche negli anni successivi, nel 1200 i nipoti, Maria, Stefania e Raimondodi Gilberto vendettero tutte le loro proprietà - ereditate dai nonni e dalla madre Elena, figlia di Gilberto sposata con Guglielmo Roberto - a Villafranca e nelle località limitrofe in cambio della cifra di settecentocinquanta soldi1068. I cistercensi ebbero anche rapporti con altri parenti di Gilberto e Giusta; dalla documentazione del monastero sappiamo infatti che un certo Pol di Villafranca, che definisce “nepta” Marina Wilelmiz nipote di Gilberto e Giusta in una carta del 12001069 e che compare ancora nelle fonti di Sobrado nel 1205 come rogatario in un atto del monastero1070, nel 1198 vendette tutte le sue proprietà di Villafranca ai monaci bianchi1071. Con l'atto di Pol, de facto, i cistercensi dopo aver acquistato le ultime proprietà di Gilberto attraverso un certo Cipriano Michele1072 nel 1199, il monastero di Sobrado aveva completato l'assorbimento dei beni di una delle principali famiglie di Villafranca prima accogliendone le donazioni pro anima e successivamente, anche attraverso l'avallo del concejo locale, il cui ruolo di supervisore e garante delle transazioni economiche e immobiliari all'interno dello spazio urbano appare sempre più evidente dalla fine del XII secolo, i cistercensi seppero gestire la crisi economica delle famiglie, generata secondo la Durany Castrillo dal loro progressivo indebitamento per l'acquisto delle terre1073, rinunciando alla riscossione dei crediti pendenti ma acquisendo le loro proprietà e le loro case, oltre a grosse porzioni del suolo urbano e in particolare numerose vigne - come dimostrano anche le numerose compravendite e gli accordi