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I cistercensi in Galizia e l’esenzione papale: una nuova prospettiva di ricerca.

Un’analisi simile a quella del rapporto tra i cistercensi galiziani e le aristocrazie potrebbe essere fatta anche per il rapporto tra i monaci bianchi, i vescovi e il problema l’esenzione papale (chiamata anche «Libertas romana»), ossia il privilegio accordato dai vescovi di Roma che affrancava un’istituzione ecclesiastica dalla giurisdizione dell’ ordinario diocesano e la metteva direttamente alle dipendenze della Santa Sede139. Come sostenuto anche negli studi più recenti condotti da L. García-Gujarro Ramos nel 2001140e da L. J. Fortún Pérez de Ciriza nel 2006141, i privilegi generali di esenzione

dell’Escaladieu, a sua volta figlia di Morimond. Si veda C. DE AYALA MARTÍNEZ, Las órdenes militares

hispánicas en la Edad Media (siglos XII-XV), Madrid, 2007, pp. 67-80.

138

E. PASCUA ECHEGARAY, Vassals and allies in conflict: relations beetween Santa María de

Montederramo and local galician society in the thirteenth century, e A. RODRÍGUEZ LÓPEZ, Monastic

Strategy and Local Relations: The Social Influence of the Monastery of Oseira in the Thirteenth Century,

in Beyond the market: Transactions, Property and Social Networks in Monastic Galicia, 1200-1300, Leiden, 2002, rispettivamente a pp. 27-106 e 173-244.

139

Enciclopedia Garzanti del Medioevo, ed. a cura di G. M. CANTARELLA. L. RUSSO., S. SAGULO, Milano 2007, p. 599.

140

L. GARCÍA-GUJARRO RAMOS, El Císter y la Iglesia romana: la exención, in El Cister, ideals i realitat d’un ordre monastic, Valencia, 2001, pp. 31-46, p. 34 «Pero, sobre todo, tampoco es posible afirmar esto

concessi all’Ordine avrebbero messo al riparo i monasteri cistercensi da qualsivoglia influenza vescovile a differenza delle altre forme di vita monastica presenti sul territorio tra cui Cluny. Secondo questa interpretazione fornita dalla storiografia spagnola, l’esenzione generale dell’Ordine veniva estesa automaticamente a tutti i monasteri cistercensi che ha quel punto non necessitavano nemmeno di una protezione specifica da parte del papato per affrancarsi dalla giurisdizione dei propri ordinari diocesani142. Queste posizioni alla luce dei più recenti progressi storiografici sono difficilmente sostenibili. La storiografia italiana e tedesca dalla fine degli anni novanta del XX secolo, sviluppando le ricerche di G. Schreiber143

, J. B. Mahn144

e M. Maccarrone145

, hanno mostrato uno stato completamente differente della questione146

.

I monasteri cistercensi, così come quelli appartenenti a qualsiasi altro Ordine o congregazione, avevano bisogno di una specifica protezione papale: i privilegi generali erano - come dimostrato da G. Cariboni nel suo studio sul monastero di Morimondo milanese147 - poco spendibili nella vertenze locali tra i monaci bianchi e i vescovi.

L’arma più importante per i cistercensi erano, come per ogni altro Ordine monastico, i privilegi specifici ed individuali ricevuti direttamente dal papato. Come suggerito da L. Falkenstein, è estremamente importante studiare la trasmissione a livello locale dei

dentro de una orden dotada de la unidad ofrecida por una trabada estructuración interna, en la que los grandes privilegios, y tal es la protección romana conducente a la exención, se otogarban al conjunto y, por tanto, afectaban a la totalidad de los cenobios de la congregación. Distinto es el caso de la laxa conexión cluniacense o del atomismo de otros monasterios benedictinos, cada uno autónomo y, en consecuencia, receptor individualizado de libertades».

141

«Las abadías cistercienses no necesitaban una protección individualizada, sino que se beneficiaban de los privilegios que iba reuniendo la orden». Cfr. FORTÚN PÉREZ DE CIRIZA, El señorio monástico cit., p. 238.

142

Si veda la nota n. 80 questo parafrafo per gli studi di E. Portela Silva. 143

G. SCHREIBER, Kurie und Klöster im 12 Jahrhundert. Studien zu Privilegierung, Verfassung und

besonders zum Eigenkirchenwesen der vorfranziscanischen Orden vornehmlich auf Grund der papsturkunden von Paschalis II. Bis Lucius III, (1099-1181), I, Stuttgart, 1910, pp. 57-63, 47-55, 91, 127,

140, 181 e 367-368. 144

MAHN, L’ordre cistercien et son gouvernement cit., p. 153. 145

MACCARRONE, Primato romano cit., pp. 821-927. 146

L. FALKENSTEIN, La papauté et les abbayes françaises aux XI et XII siècles: exemption et protection

apostolique, Paris, 1997, in particolare pp. 205-207, G. MELVILLE, Diversa sunt monasteria et diversas

habent institutiones, in F. CYGLER, G. MELVILLE, J. OBERSTE, Aspekte zur Verbindung von Organisation

und Schriftlichkeit im Ordenswesen. Ein Vergleich zwischen Cisterziensern und Cluniazensern im XII-XIII Jahrhundert, in Viva vox und ratio scripta, a cura di C. M. KASPER-K. SCHREINER, Münster, 1997, pp. 205-280 e IDEM, Nuove tendenze della storiografia di area tedesca. Le ricerche di Dresda sulle strutture

istituzionali degli ordini religiosi medievali, in Dove va la storiografia monastica in Europa? Temi e metodi di ricerca per lo studio della vita monastica e regolare in età medievale alle soglie del terzo millennio, a cura di G. ANDENNA, Milano, 2001, pp. 35-52. Si veda inoltre G. CARIBONI, Esenzione

cistercense e formazione del Privilegium commune. Osservazione a partire dai cenobi dell’Italia settentrionale, in Papato e monachesimo esente Papato e monachesimo “esente” nei secoli centrali del medioevo, a cura di N. D’ACUNTO, Firenze, 2003, pp. 65-107.

147

privilegi generali accordati all’Ordine cistercense dato che solo questa tipologia di documenti poteva regolare efficacemente le relazioni tra i vescovi e i monasteri148. In

altre parole: anche se i privilegi generali garantivano a Cîteaux l’esenzione dal potere vescovile, questo non implicava che necessariamente tutti i monasteri cistercensi fossero automaticamente esenti dal controllo degli ordinari diocesani ed era ogni singolo monastero a scegliere se beneficiare o meno delle libertates formalizzate da papa Alessandro III - con le lettere Sacrosanta romana ecclesia149 e Attendentes

quomodo150

, confermate successivamente da papa Lucio III151

-, ottenendo così un’esenzione dal potere vescovile piena o puntuale o come si è affermato recentemente «limitata»152

.

Tra le misure principali papa Alessandro III alla fine del terzo quarto del XII secolo stabilì il divieto per i vescovi di avanzare richieste ai monaci cistercensi - al di là dell’obbedienza canonica dovuta - che potessero andare contro le norme e gli statuti dell’Ordine e i privilegi concessi dai pontefici. Erano considerate nulle tutte le sentenze di scomunica, interdetto o sospensione lanciate dai vescovi contro qualsiasi abate, monaco o cenobio cistercense e si stabiliva l’obbligo per i presuli di sostenere i cistercensi situati nelle loro diocesi venendo incontro alle loro esigenze concedendo gratuitamente tutti i munera connessi alla funzione sacramentale del vescovo. I monaci bianchi, inoltre, erano esentati dalla partecipazione ai sinodi e ai concili indetti dagli ordinari diocesani e ottennero l’esenzione piena dalle decime sulle terre a conduzione diretta, punto poi modificato in senso restrittivo da Innocenzo III nel 1215 durante il IV concilio Lateranense153. Come ha mostrato il Cariboni, sulla base degli studi di M.

Tangl154

, R. Potz155

e P. Herde156

, queste nuove norme che regolavano l’esenzione cistercense e i rapporti tra i vescovi e i monasteri erano espresse da nove clausole

148

FALKENSTEIN, La papauté cit., pp. 204-215. 149

Cfr. JL 11226 (Montpellier 1165 Agosto 5) = Alexandri III papae ep. CCCLXV, PL CC, coll. 390-394. 150

Cfr. JL 11587 (Benevento 1169 Settembre 15) = Alexandri III papae ep. DCXXII, PL CC, coll. 592- 594.

151

Cfr. JL 15118 (Verona 1184 Novembre 21) = Lucii III papae ep. CLXXIV, PL CCI, coll. 1301-1302. 152

CARIBONI, Esenzione cistercense cit., p. 96. 153

IBIDEM, pp. 67-69. Sulla restrizione dell’esenzione dei cistercensi riguardo al pagamento delle decime ecclesiastiche rinviamo a M. MACCARRONE, Le costituzioni del IV Concilio Lateranense sui religiosi, in,

Nuovi studi su Innocenzo III, ed. a cura di R.LAMBERTINI, Roma, 1995, (Nuovi studi storici, XXV), in particolare pp. 9-12.

154

M. TANGL, Die papstlichen Kanzeleiordnungen von 1200-1500, Innsbruck, 1894, in particolare l’introduzione alle pp. III-XLIV e pp. 229-232.

155

R. POTZ, Zur kanonistichen Priviligentheorie, in Das Privileg m speropaischen Vergleich, a cura di B. DÖLEMEYER-H. MOHNHAUPT, Ius commune. Studien zur Europaischen Rechtsgeschichte, Frankfürt am Main, 1997, pp. 13-67.

156

P. HERDE, Beitrage zum papstlichen Kanzelei und Urkundemwesen im XIII Jahrhundert, Kallmünz, 1967, in particolare pp. 158-159.

stabilite definitivamente dalla cancelleria pontificia tra il 1215 e il 1228: Sane laborum,

Insuper auctoritate apostolica, Si vero episcopus, Illud adiecentes, Pro consecrationibus, Quod si sedes, Quia vero interdum, Porro si episcopi e Preterea cum157. Nonostante questi provvedimenti non sempre e non dappertutto i cistercensi

scelsero di avvalersi delle disposizioni pontificie in materia di esenzione dal potere vescovile. Le diverse tipologie di privilegi papali e le conseguenti dinamiche tra monasteri cistercensi e vescovi locali, sono perfettamente illustrate dai casi delle abbazie cistercensi emiliane di Chiaravalle della Colomba, nella diocesi di Piacenza, e Fontevivo, nell’episcopato di Parma. All’inizio del XIII secolo i due cenobi scelsero di non usufruire dei privilegi papali generali concessi all’Ordine di Cîteaux per via delle ottime relazioni con i propri ordinari diocesani che non solo avevano avuto un ruolo di primo piano nella fondazione dei due monasteri, ma erano stati in precedenza monaci cistercensi come dimostra il caso di Piacenza nella quale esisteva un’autentica osmosi tra le grandi famiglie cittadine, il monastero di Chiaravalle della Colomba e i vescovi158. Nei privilegi concessi da Innocenzo III ai due monasteri, il papa accordò l’esenzione dalle decime e la conferma del patrimonio monastico, ma non compaiono le clausole che liberavano i monaci dall’autorità episcopale e tanto Chiaravalle della Colomba quanto Fontevivo appaiono regolarmente nella documentazione vescovile come proprietà delle diocesi di Piacenza e Parma, ulteriore elemento che sottolinea il forte legame tra il mondo monastico e quello dell’episcopato locale159.

L’esenzione e la sua definizione fu uno dei più grandi problemi ed elementi di tensione tra i vescovi e la Santa sede nel corso del XII secolo, che i papi cercarono di risolvere da un lato tentando di riequilibrare il potere dei vescovi e dei monasteri all’interno dello spazio diocesano e dall’altro inquadrando progressivamente i monaci bianchi all’interno delle strutture della Chiesa romana e imponendo così la loro autorità sull’Ordine160. In questo contesto, il papato definì e delimitò attentamente le prerogative

e i privilegi di esenzione dei cistercensi ancorate, sin dalla fine del terzo quarto del XII secolo, ad una stretta e assoluta aderenza ai principi, norme e Statuta dell’Ordine

157

Si veda CARIBONI, Esenzione cistercense cit., pp. 69 e p. 73. 158

IBIDEM. 159

IBID., pp. 86-96 e i documenti n. 1 e n. 2 alle pp. 97-107 per i privilegi di Innocenzo III alle diocesi di

Piacenza e Parma. 160

Cfr. RENZI, Chiaravalle di Fiastra cit., pp. 189-198. Per una panoramica generale sul tema dei rapporti tra papato e monachesimo per l’esenzione a cavallo tra XI e XII secolo si veda il recente contributo di G. CARIBONI, «Archiabbatem numquam invenimus annotatum» Una svolta del monachesimo sotto i

cistercense; un rispetto sul quale avrebbero vegliato gli stessi vescovi161. Per questo,

come ha ricordato G. Cariboni, è di decisiva importanza studiare ogni singolo caso, basando la propria analisi sulla specifica documentazione monastica evitando da una parte l’applicazione di modelli univoci e dall’altra non perdendo mai di vista le trasformazione interne all’Ordine cistercense tra XII e XIII secolo nella sua dialettica con il papato e il mondo episcopale162. L’esenzione non era un semplice privilegio

accordato ai monaci: i privilegi papali erano lo specchio della situazione e dei rapporti di una determinata comunità monastica nei confronti dei vescovi e delle altre istituzioni ecclesiastiche presenti sul territorio. Senza contare un ulteriore elemento fondamentale già sottolineato dal Maccarrone e ribadito recentemente dal Cariboni; l’esenzione non rappresentava una condizione irreversibile, e non solo perché i papi potevano sospendere i privilegi o addirittura minacciare lo scioglimento dell’Ordine di Cîteaux come accadde nel 1202 con Innocenzo III163. Il monastero di Morimondo milanese, ad

esempio, chiese nel 1179 un privilegio di esenzione piena a papa Alessandro III per risolvere alcune contese locali164; una volta sistemate, i monaci di Morimondo nel 1187

chiesero un nuovo privilegio ma questa volta contenente soltanto la protezione, la conferma del patrimonio monastico e l’esenzione dal pagamento delle decime ecclesiastiche senza richiedere nessuna delle altre misure che avrebbero svincolato il monastero dalla giurisdizione dell’arcivescovo di Milano165.Tutti questi elementi

mostrano come sia necessario approfondire di volta in volta la situazione dei singoli monasteri rispetto ai propri ordinari diocesani e al papato.

L’esenzione papale pertanto può essere uno straordinario mezzo per penetrare all’interno delle dinamiche del territorio galiziano caratterizzato dalla presenza e dalla concorrenza tra i due dei due arcivescovi di Braga e Compostela e dei loro suffraganei

161

MACCARRONE, Primato romano cit., pp. 867-875 e 881-883. 162

CARIBONI, Esenzione cistercense cit., p. 86. 163

MACCARRONE, Primato romano cit., pp. 840-841, 879 e 893. Si veda inoltre G.. CARIBONI, Il papato di

fronte alla crisi istituzionale dell’Ordenverfassung cistercense nei primi decenni del XIII secolo, in Papato e monachesimo cit., pp. 179-214. Sulle relazioni tra il papato e i cistercensi all’inizio del XIII

secolo durante il pontificato di Innocenzo III rinviamo alla lettura dei lavori di B. BOLTON, For the see of

Simon Peter: The Cistercians at Innocent III’s nearest frontiers,in Innocent III: studies on Papal Authority and Pastoral Care, Norfolk, 1995, pp. 1-20 e IDEM, Non ordo sed horror: Innocent’s Burgundian

dilemma, in Papauté, monachisme et théorie politique: études d’historire medievales offérts a Marcel Pacaut, ed. a cura di M. T. LORCIN-P. GUICHARD-J. M. POISSON-M. B. RUBELLIN, Lyon, 1994, pp. 645- 652.

164

Si veda inoltre CARIBONI, Esenzione cistercense cit., p. 96. 165

Cfr. M. ANSANI, Le carte del monastero di S. Maria Morimondo,(1010-1070), Pavia-Milano, 1992. Disponibile su http://cdlm.unipv.it/edizioni/mi/morimondo-smaria2/carte/morim1179-03-29 (consultato 02/18/2012). IDEM, disponibile su http://cdlm.unipv.it/edizioni/mi/morimondo-smaria2/carte/morim1187- 10-31B (consultato 02/18/2012). Cfr. CARIBONI, Esenzione cistercense cit., p. 96.

che, come vedremo, cercarono a cavallo tra XII e XIII secolo di affermarsi in Galizia spesso a discapito proprio dei cistercensi. Il nostro studio si concentrerà sull’analisi sistematica della documentazione papale presente negli archivi dei monasteri cistercensi galiziani di Sobrado, Meira e Melón, con particolare attenzione al linguaggio e alle differenze tra i vari privilegi concessi da parte del papato alle abbazie per stabilire concretamente quali monasteri avessero effettivamente beneficiato di provvedimenti di piena o “limitata” esenzione dal potere dei vescovi. Accanto a questi tre oggetti di studio vaglieremo anche le fonti di Monfero, Armenteira, Oya, Oseira e Montederramo per capire se all’intero delle diocesi galiziane vi fossero diversi gradi di esenzione tra i vari monasteri dell’Ordine cistercense e se i vescovi avessero portato avanti politiche diverse nei confronti delle abbazie prese in esame. In secondo luogo cercheremo di quali furono le cause che spinsero i cenobi cistercensi a richiedere tali misure e l’adeguamento della propria specifica Privilegierung a quella generale dell’Ordine di Cîteux. Questo è un punto di estrema importanza, in quanto come specificato nella documentazione pontificia erano i monaci a richiedere i privilegi e non il papato a concederli indistintamente. La documentazione monastica verrà sistematicamente incrociata con quella vescovile o arcivescovile per capire quali furono le relazioni tra le due parti tra XII e XIII secolo e quali furono le reazioni dei presuli galiziani all’esenzione dei cistercensi e le sue implicazioni per la struttura della diocesi. Davvero possiamo considerare la vita dei cistercensi di Sobrado, Meira e Melón totalmente separata ed indipendente da quella dei loro ordinari diocesani? Una domanda semplice, ma come vedremo, dalle applicazioni per niente banali.