Heriz de villa Insula, i de Dorra e il mondo della piccola aristocrazia
II.2.2 Diversi et adversi: i cistercensi di Sobrado e i cluniacensi di Jubia.
Il monastero di San Martino de Jubia situato nella diocesi di Mondoñedo nel nord-est del territorio galiziano non nacque come cluniacense ed esisteva, esattamente come Sobrado, almeno sin dal secolo X anche se non conosciamo la data della sua fondazione789. Nella documentazione monastica la prima menzione di Jubia risale al 977, quando il 15 maggio di quell'anno una donna di nome Visclavara Vistrariz insieme al marito Tello donò al monastero il controllo dei piccoli centri abitati di Ardán e Jubia790. Il documento è di grande interesse perché ci fornisce indicazioni abbastanza precise sull'ubicazione del monastero, situato tra le rive dei fiumi Jubia e Trasancos, due elementi che come vedremo saranno decisivi per capire i successivi e conflittuali
788
Cfr. Capitolo III paragrafo III.2.1 e Capitolo IV paragrafo IV.2.1. 789
MONTERO DÍAZ, La colección diplomática de Jubia cit., pp. 9-10. 790
IBIDEM, doc. n. 1. Secondo Montero Díaz, Visclavara sarebbe la figlia di Elvira - nipote di Ramiro I re delle Asturie (842/843-850, successore di Alfonso II) - e di suo marito Vistrario che coincide con il patronimico di Visclavara, Vistrariz, cfr. p. 11. Nel documento possiamo leggere «post cuius execessu successit in loco illo et aula nepta et ancilla eius Geloira confessa qui sic...onesta et sanctissima...et cum multa anima sancta et vir suus Vistrarius». Altro dettaglio interessante del documento è il riferimento proprio al re Ramiro I e a un vescovo di nome Argemiro. Nella carta possiamo leggere «in quo loco domino nostro pontifex et venerabilis Argimirus tenuit mire ducato per ordinationem Ranimiri principis, pigne ducens Adefonsi magno». Secondo A. LÓPEZ FERREIRO, Historia de la A. M. Iglesia de Santiago
de Compostela, Santiago de Compostela, 1899, II, p. 179, potrebbe trattarsi del vescovo di Lamego,
località nell’area di Viseu, nel nord del Portogallo, ritiratosi a Jubia. Ora sappiamo che un Argimiro II fu vescovo di Lamego (dall’893) e contemporaneo di Hermenegildo di Oviedo (vescovo dal 881 al 905) - si veda l’opera di H. FLOREZ, España Sagrada, XIX, Madrid, 1792, p. 94 - ma non abbiamo nessuna fonte che lo colleghi a Jubia e possiamo escludere che potesse trattarsi di un un’altro vescovo galiziano, leónes o castigliano omonimo del secolo IX stando alla documentazione delle sedi di Iría-Compostela, Lugo, Astorga, Oviedo, Burgos, León, Orense, Tuy e Mondoñedo e Zamora, cfr. P. B. GAMS, Series
episcoporum ecclesiae catholicae, Graz, 1957 (ristampa), pp. 7, 16, 26, 40, 46, 51, 52, 58, 83-84 e 91. Le
date dell’episcopato di Argimiro non coincidono pertanto con quelle del regno di Ramiro I il che rende improbabile a nostro avviso una collaborazione tra i due per il controllo del monastero di San Martino de Jubia che forse poteva essere importante strategicamente per Ramiro I data la sua posizione non lontano dalla costa atlantica, dove il re più volte si scontrò con i normanni. Cfr. J. URÍA RÍU, Los normandos en
las costas del reino de Asturias en el reinado de Ramiro I (844), «Boletín del Real Instituto de Estudios
Asturianos», 26 (1955), pp. 356-381. Una possibilità potrebbe però essere quella di identificare Argemiro o con Argemiro I di Lamego, vesco nell’876 anche se non sappiamo esattamente da quando, o uno tra Argimundus (vescovo dall’811) o Argimiro (metà-terzo quarto del IX secolo) di Braga che finora non sono stati presi in considerazione da nessuno studioso, cfr. l’opera del Gams a p. 94.
rapporti con i cistercensi di Sobrado. Le fonti del X secolo si esauriscono con un altro documento - una donazione fatta nel 997 al monastero di Jubia da parte di Lidegundia Froílaz791 -, e la prima carta di un certo interesse risale al 1 agosto del 1069.
Nel documento si parla di una contesa tra l'abate del monastero Antino e un certo Liuva - che compare nuovamente nelle fonti dell'abbazia nel maggio del 1084 quando donò un terreno ai monaci di Jubia792 - portata direttamente «ante iudicio domino nostro et iudex Froila Vermudiz»793. Il Froila Vermúdez del documento è il padre del conte di Galizia Pietro Froílaz de Traba e il nonno, quindi, di Ferdinando e Vermudo Pérez i protagonisti dell'arrivo a Sobrado dei cistercensi nel 1142. Il documento del 1069 assume pertanto un valore importante in quanto è la prima testimonianza, come ha affermato R. A. Fletcher794, del capostipite della famiglia dei Traba che come abbiamo visto in precedenza non ebbe nessun rapporto con la famiglia del conte Menendo González e di san Rosendo de Celanova e si imparentò con i discendenti dei conti galiziani di Presàras, presenti nell'area di Santiago de Compostela tra X e XI secolo, solo a partire dalla generazione successiva con il matrimonio tra Pietro Froílaz de Traba e Urraca Froílaz795. Froila Vermúdez inoltre non appare mai nelle fonti del monastero di Sobrado dell'XI secolo, ulteriore dimostrazione del suo radicamento iniziale all'interno dell'episcopato di Mondoñedo796. Jubia nei decenni successivi all'intervento di Froila Vermúdez si convertì rapidamente in un punto di riferimento per la famiglia che iniziò a concedere un cospicuo numero di donazioni: nel 1083 una delle figlie di Froila Vermúdez, Ermesenda, insieme al marito Cresconio Múñiz fece una donazione al monasterio nell'area di Perlío - vicino all'attuale città di Pontedueme nella provincia di A Coruña797 -, nel 1088 fu Pietro Froílaz insieme alla moglie Urraca a donare al priore di Jubia Donnino alcune terre in località Xunqueiras798, sempre nell'area di Pontedueme799, mentre l'anno successivo sappiamo che Froila Vermúdez fu sepolto nel monastero alla presenza del vescovo di Mondoñedo800.
791 IBID., doc. n. 2. 792 IBID., doc. n. 8. 793 IBID., doc. n. 7. 794
FLETCHER, Saint James’s Catapult cit., p. 34. 795
Cfr. In questo capitolo il paragrafo II.1.1. 796
FLETCHER, Saint James’s Catapult cit., p. 37-38. 797
MONTERO DÍAZ, La colección diplomática de Jubia cit., doc. n. 7 «Ego Ermesenda Froylat, per
consensum viro meo Cresconio Monit et pater meus donnus Froylat Vermudit». 798
IBIDEM. doc. n. 11. 799
IBID., p. 137. 800
A.H.N., Clero, Codices, L. 1047, fol. 2/r. Si veda anche MONTERO DÍAZ, La colección diplomática de Jubia cit., p. 14 e nota n. 56.
I rapporti tra la famiglia e il monastero continuarono anche nel XII secolo, come dimostra ad esempio la seconda donazione di Pietro Froílaz a Jubia nel 1112801, ma soprattutto, come ha scritto C. M. Reglero de la Fuente nel suo studio su Cluny in Spagna, i rapporti tra i cluniacensi della diocesi di Mondoñedo e i Traba non si interrupero dopo il passaggio del monastero a Cluny802. Il 26 dicembre del 1113 Gontroda (o Guntrode) Rodríguez, seconda moglie di Pietro Froílaz, con l'appoggio del marito concesse diverse terre nel nord della Galizia nell'area di Trasancos803, mentre tra il gennaio e l'agosto del 1114 i Traba effettuarono altre tre importanti donazioni al monastero di Jubia; il 5 gennaio del 1114 Munia Froílaz, sorella del conte Pietro donò ai cluniacensi diverse proprietà nell'area di Perlío e Narón, l' 11 agosto un'altra sorella di Pietro Froílaz, Visclavara, donò altra terre nel nord della Galizia nell'area di Trasancos e
Bisauquis804 - zona vicino alla costa atlantica compresa tra i fiumi Ferrol e Ares805 -, mentre Rodridgo Froílaz, fratello di Pietro, donò dieci giorni più tardi altre terre a Jubia nelle stesse località della sorella Visclavara806. Nel 1125 il conte Pietro Froílaz fece un'altra donazione a Jubia di una serie di terre comprese tra Céltigos (Ortiguerira)807, Nendos (attualmente nella parte settentrionale della provincia di Lugo nel Galizia centro-orientale808), Prucios (attuale Villamayor vicino Pontedueme809), Trasancos e
Bisauquis, mentre a partire dal 1126 cominciarono a compiere donazioni a Jubia
Vermudo Pérez - che entrò in contatto con il monastero nel 1126810 e due volte nel 1132811 - e Ferdinando Pérez de Traba che nel 1132 donò all'abbazia alcune terre nell'area di Caranza, vicino Ferrol812. Come abbiamo già osservato i rapporti tra le due parti non si interruppero neanche dopo la fondazione di Sobrado nel 1142; nel 1145 Vermudo Pérez concesse al priore Stefano di San Martino de Jubia la proprietà e i diritti sulle terre e su alcuni uomini - diritti che Vermudo aveva ricevuto dal padre il conte Pietro Froílaz e da parte di Lucii Gimarat e Marina definiti amici nella fonte,
801
MONTERO DÍAZ, La colección diplomática de Jubia cit., doc. n. 18.
802
REGLERO DE LA FUENTE, Cluny en España cit., p. 257. 803
MONTERO DÍAZ, La colección diplomática de Jubia cit., doc. n. 19. 804
IBIDEM, doc. n. 21. 805
IBID., p. 135.
806
IBID., doc. n. 23. Secondo REGLERO DE LA FUENTE, Cluny en España cit., p. 257, queste donazioni dimostrebbero chiaramente il passaggio di Jubia a Cluny in quanto le donazioni sono inidirizzate al priore e non all'abate come nei documenti antecedenti al 1113.
807 IBID., doc. n. 30 e p. 136. 808 IBID., p. 139. 809 IBID., p. 140. 810 IBID., doc. n. 32. 811 IBID., docs. n. 33 e 34. 812 IBID., doc. n. 35 e p. 136.
probabilemente suoi clienti o vassalli - in cambio di una mula, stimata cinque marchi d'argento, di cui Vermudo aveva bisogno per raggiungere il Portogallo813.
Questo documento potrebbe essere un altro esempio di vendita “mascherata” o di prêt sur gage; Vermudo Pérez donò a Jubia una ingente quantità di terre e diritti in cambio di un semplice “mezzo di trasporto” oltretutto fortemente sopravvalutato; la cifra corrisposta dai cluniacensi a Vermudo era il doppio della donazione compiuta da Sancha González, moglie di Ferdinando Pérez de Traca, alla cattedrale di Santiago nel 1131, quasi l’equivalente della somma di denaro concessa dall'arcivescovo di Compostela Martino Martínez al monastero di Sobrado pochi anni più tardi e mediamente di gran lunga superiore alla valutazione di altri capi di bestiame presenti nelle fonti monastiche galiziane814. Nel 1159, invece, poco prima della sua entrata a Sobrado come monaco cistercense, Vermudo donò una proprietà a Jubia nella località di San Martino di Piñeiro (A Coruña)815. Ferdinando Pérez de Traba, nel novembre del 1152 concesse ai cluniacensi la metà della chiesa di San Martino de Cerzido816, mentre sua moglie Sancha González un mese più tardi donò altre terre a Jubia in prossimità dello stesso monastero817. Anche i discendenti del conte Ferdinando Pérez ebbero rapporti con il monastero; nel 1159 compì una donazione il figlio di Ferdinando, il conte Gonzalo Fernández818, mentre il nipote Gómez González nel 1165 accordò ai cluniacensi di Jubia alcune terre nell'area di Trasancos819. L'altro ramo della famiglia
813
IBID. doc. n. 46 «Ego Veremudus Petri…Deo te monasterio sancti Martini de Nebda et vobis dono stephano eiusdem loci priori et fratribus ibidem Deo servientibus omnes meos homines quos habeo in cauto sancti Martini…qui ad me perveniunt, de parte patris mei, et de parte amici mei domini Lucii Gimarat et domine Marine…et prounam mulam quae mihi datis in presenti eunti Portugaliam et est adpreciata ipsa mula V marcas argenti quae adpreciaverunt Gundissalvo menendi et Rodericus Oveci et Froyla Gimarat». Dei due personaggi citati nella fonte non abbiamo altre attestazioni nel cartulari di Jubia né in quelli di Monfero e Meira. Sui rapporti tra i Traba e Jubia nella seconda metà del XII secolo si veda con attenzione López Sangil, Fundaciones monacales, cit., pp. 280-281.
814
Per le donazioni di Sancha González de Lara e Martino Martínez, cfr. paragrafo 1.2 e 2.1 in questo capitolo. Nelle fonti degli altri monasteri galiziani, in particolare Sobrado, i capi di bestiame ad esempio un bue, venivano stimati attorno alla cifra di venti soldi, mentre il costo di un cavallo poteva essere molto più alto fino a cento soldi con oscillazioni di prezzo tra i cinquanta e i settanta soldi anche se una cavalla poteva costare anche solo dieci soldi. cfr. LOSCERTALES, Tumbo de Sobrado cit., I, docs. n. 165, 213, 272, 307, 363, 364, 397, 442, 479 e 639 e LOSCERTALES, Tumbo de Sobrado cit., II, docs. n. 68, 369, 462, 471 e 481. Ora nell’area tra il sud della Francia e il nord della penisola iberica tra l’XI e il XII secolo il marco aveva un valore superiore al solidus di circa quaranta volte; ad esempio il conte di Melgueil alla fine dell’XI secolo impegnò le sue rendite per diecimila soldi, circa duecentosettantacinque marchi, cfr. P. CONTAMINE-M. BOMPAIRE-S. LEBECQ-J.-L. SARRAZIN, La economía medieval, trad. esp., Madrid, 2000, p. 186. Mantenendo simili proporzioni la mula ottenuto da Vermudo sarebbe costata all’incirca come dieci buoi o vacche oppure quattro cavalli o due cavalli di altissima qualità.
815
MONTERO DÍAZ, La colección diplomática de Jubia cit., doc. n. 54. 816 IBIDEM, doc. n. 50. 817 IBID., doc. n. 51. 818 IBID., doc. n. 55. 819 IBID., doc. n. 75.
che mantenne costantemente i contatti con Jubia furono i discendenti di Rodrigo Froílaz820 e in particolare suo figlio Froila Rodríguez che nel 1144 donò alcune proprietà nell'area di Villaamil (A Coruña)821 e suo il suo pronipote Suero Ménendez
Zapata che nel 1162 concesse ai monaci diverse terre nel nord della Galizia822, negli stessi anni in cui aveva strettissime relazioni con i cistercensi di Sobrado823. I Traba pertanto furono uno degli alleati principali di Jubia; l’arrivo dei cistercensi a Sobrado nel 1142 cambiò i rapporti tra la famiglia e i cluniacensi?
Una fonte poco considerata dalla storiografia merita la nostra attenzione. Tra gli inediti del monastero di Jubia conservati all'Archivo Historico Nacional di Madrid, è presente un bolla di papa Pasquale II del 1100 inviata a Cluny nella quale il pontefice confermava tutti i priorati dipendenti dall’abbazia borgognona e tra i centri del nord della penisola iberica appare anche un «Sancti Martini de Luvia»824. Come spiegare tale riferimento? Secondo S. Montero Díaz, che non conosceva la donazione fatta nel 1113 da Pietro Froílaz a Ponzio di Cluny ed edita dal Bruel, la bolla di Pasquale II confermava l'influenza di Cluny in Galizia già a partire dalla fine dell'XI secolo grazie all'appoggio del re Alfonso VI di León-Castiglia825. La posizione dello studioso però sembra contraddire tutte le conclusioni degli studiosi che si sono occupati del monastero cluniacense galiziano che hanno individuato nei Traba i protagonisti del passaggio di Jubia ai cluniacensi con la donazione nel 1113 dell'abbazia a Ponzio di Cluny, una scelta - come abbiamo visto - inquadrabile nel mutamento delle alleanze tra la regina Urraca, l'allora vescovo di Santiago Diego Gelmírez e Pietro Froílaz de Traba826.
Il ruolo decisivo del conte di Galizia trova riscontro anche nelle fonti del monastero del primo quarto del XII secolo; in una carta del febbraio del 1121, riguardante la cessione a Jubia da parte dell'abate Munio di alcun terre in villa Corneli (vicino Ortigueira, nell'area di A Coruña) si afferma esplicitamente che «comes dominus Petro Froilat, cuius monasterio sancto Petro Cluniacensi tradidit cum consensu suis fratribus»827. La lettura e l'analisi del bolla del 1100, pongono diversi dubbi sulla sua autenticità. Nel privilegio presente nel fondo pergamenaceo di Jubia è indicato solo l'anno; a nostro avviso il documento dovrebbe corrispondere alla bolla papale segnalata
820
Cfr. REGLERO DE LA FUENTE, Cluny en España cit., p. 261. 821
MONTERO DÍAZ, La colección diplomática de Jubia cit., doc. n. 44.
822
IBIDEM, doc. n. 58. 823
Cfr. paragrafo 1.2 in questo capitolo. 824
A.H.N., Clero, Secular-Regular, A Coruña, Jubia, Carpeta 495, n. 21. 825
MONTERO DÍAZ, La colección diplomática de Jubia cit., pp. 14-15.
826
Cfr. paragrafo 1.1 in questo capitolo. 827
dal Bruel828 e a quella del 15 novembre del 1100 edita dal Migne829. Nel documento la lista delle proprietà di Cluny non fa - oltre a presentare diversi problemi di identificazione di alcuni monasteri che potrebbero farci propendere per una sua falsità830 - il minimo riferimento a San Martino de Jubia, che molto probabilmente fu aggiunta successivamente in una copia prodotta in ambito monastico, come si può vedere confrontando le due versioni qui di seguito:
Il testo edito dal Migne:
«S. Maria de Charitate de Martigniaco, S. Petrus de Munsiaco, S. Petrus de Leniciis, S. Paulus de Pergamo, S. Isidorus de Hispania, S. Odylus de Scarrione, S. Marcellus de Salsimoniacus, S. Marcellus de Cabilone, Carus locus, Paredus Romanum monasterium, S. Victor de Gebenna, Paterniacus, S. Saturninus de Provincia, S. Eutropius, S. Martinus de Axia, monasterium de Caceriis, S. Maria de Tolosa, Boort, Tiernus, S. Martinus de Campis, Sylviniacus, Virgenus, Ginniacus, Nantuacus, S. Pancratius de Anglica, S. Lecerius de Nazara, S. Jacobus de Potino, S. Gabriel de Cremona, S. Salvator et S. Stephanus de Niverno»831
La pergamena inedita dell'Archivo Historico Nacional di Madrid:
«S. Maria de Caritate de Martiniaco, S. Petrus de Consiaco, S. Petrus de Leniciis, S. Paulus de Pergamo, S. Isidor de Hispania, S. Zoylus de Carrione, S. Marcellus de Salsimoniaco, S. Marcellus de Cabilone, Carus locus Paredus romanum monasterium, S. Victor de Gebenna, Paterniacus, S. Saturninus de Provincia, S. Eytropius, S. Martinus de Luvia, monasterium de Cacerris, S. Maria de Tolosa, Boort, Tiernus, S. Martinus de Campis, Silviniacus Salfinangie, Heingentum CrispeiacusVirgenus, Ginniacus, Nantuancus, S. Pancratius de Anglica, S. Lecerius de Bigorra, S. Orencius auxiensis, S. Maria de Nazara, S. Jacobus de Pontino, S. Gabriel de Cremona, S. Salvator et S. Stephanus de Niverno»832
A nostro avviso, inoltre, la possibilità che il riferimento a San Martino de Jubia sia un’integrazione posteriore alla bolla di Pasquale II potrebbe essere confermata dalla tipologia di scrittura che sembra essere, analogamente al caso del falso privilegio di esenzione concesso da Celestino III a Sobrado, del XIII secolo o comunque non antecedente all’ultimo quarto del XII secolo. In questo caso si potrebbe pensare a una modifica del testo compiuta dagli stessi monaci di Jubia per anticipare la data del
828
A. BRUEL, Recueil des chartes de l’abbaye de Cluny, II, Paris, 1876, reg. n. 3740. 829
JL 5845 (Anagni 15 novembre 1100) = Paschalis II papae ep. n. XXXI, PL CLXIII, coll. 57-58. 830
Il testo in più punti appare scorretto in più punti si pensi al nome san Odylus de Scarrione identificabile con san Zoilo de Carrión (presente anche nel dcumento dell'A.H.N. Contenuto nel fondo di Jubia). Inoltre è difficile identificare il monastero de Cacerris che difficilmente può essere Cacéres in Extremadura, dato che fu conquistata definitivamente da Alfonso IX di León soltanto nel 1229. Altro problema è presentato dal monastero di San Martino de Auxia e soprattutto da Paredus Romanum
monasterium dato che dal documento sembra quasi siano associati il monastero di Paray le Monial
(Borgogna) e quello di Romainmôtier (Svizzera) e considerati come un unico cenobio. Per san Hisidorus
de Hispania possiamo pensare a San Isidoro de Dueñas donato a Cluny da Alfonso VI di León-Castiglia,
cfr. REGLERO DE LA FUENTE, Cluny en España cit., pp. 81-83 e IDEM, El Monasterio de San Isidro de
Dueñas en la Edad Media: un priorato cluniacense hispano (911-1478). Estudio y colección documental,
León, 2005, p. 95. Nel documento dell'A.H.N., manca peraltro l'esperessione zelus domini tipica dei documenti di Pasquale II. Si ringrazia il professor Cantarella per le sue preziose indicazioni.
831
JL 5845 (Anagni 15 novembre 1100) = Paschalis II papae ep. n. XXXI, PL CLXIII, coll. 57-58. 832
passaggio a Cluny; quali implicazioni poteva avere questa scelta? Spostare la data al 1100 avrebbe trasformato Jubia nel primo centro cluniacense di tutta la Galizia: un’affermazione di primazia dell’abbazia della diocesi di Mondoñedo nei confronti degli altri priorati cluniacensi galiziani come ad esempio San Vicenzo de Pombeiro nella confinante diocesi di Lugo donato a Cluny dalla regina Urraca nel 1109? È molto difficile stabilirlo in quanto abbiamo pochissime fonti di Jubia per il XIII secolo e praticamente nessuna sua attestazione nella documentazione di Pombeiro e non possiamo sapere se ci fossero stati o meno contrasti tra le due parti833. Anticipare la data al 1100 però significherebbe soprattutto sottrarre alla famiglia Traba il suo ruolo fondamentale all'interno delle vicende del monastero; se Jubia figurava già tra i priorati collegati a Cluny all'inizio dalla fine dell’XI secolo, che senso avrebbe avuto la donazione di Pietro Froílaz? Nella carta del 15 marzo del 1113 non si fa riferimento a una conferma del controllo di Jubia da parte di Cluny; quella del conte di Galizia Pietro, con l'appoggio di alcuni membri della sua famiglia, di Diego Gelmírez e del vescovo di Mondoñedo, era una vera e propria donazione all’abate Ponzio834.
I monaci di Jubia volevano smarcarsi alla fine del XII dalla famiglia Traba, ormai incapace di esercitare un ruolo di controllo del territorio nel nord della Galizia, affermando la propria appartenenza a Cluny già dal 1100? Fu la politica di donazioni a Sobrado nelle stesse aree, che vedremo tra poco, a spingere a Jubia a questa decisione? Dall'analisi delle fonti emerge come i monaci cluniacensi costruirono il loro patrimonio nell'estremo nord della Galizia vicino alla costa atlantica incentrando i propri domini nell'area settentrionale della regione compresa tra il porto di Ferrol, che esisteva già dal X secolo835, e l'area di Pontedueme836 e i territori di Trasancos837, Bisauquis838,
833
Cfr. BISHKO, Cluniac Priories cit., pp. 310 e seguenti. Cfr. inoltre M. LUCAS ÁLVAREZ-P. LUCAS