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Cessione del privilegio

I privilegi erano nominativi, ma era riconosciuta la facoltà di trasferimento a terzi. Le facoltà nel privilegio previste, incluse ovviamente anche le limitazioni, potevano essere cedute mediante dono, eredità o vendita.

Sebbene la cessione fosse una pratica comune, non di rado, nella supplica inviata alle autorità preposte alla rilascio del privilegio, veniva fatto esplicito riferimento a tale facoltà, come nel caso dell’istanza inoltrata al Collegio da Bernardino Landriani. Nell’elencare le pene previste per i trasgressori della grazia, il giurista milanese, precisava che la terza parte della somma ricavata come risarcimento di un’eventuale violazione del privilegio, fosse destinata a lui supplicante o in alternativa a colui al quale avesse ceduto tale grazia.168

Un motivo per cedere il privilegio era legato all’impossibilità di realizzare l’opera sottoposta a protezione. Una concessione poteva includere più titoli, i quali potevano essere singolarmente ceduti a soggetti terzi, come nel caso delle traduzioni che Vincenzo Valgrisi cedette a tre diversi stampatori. Il 15 aprile 1542 Vincenzo Valgrisi chiedeva che nessun altro senza suo permesso potesse imprimere quattro traduzioni in lingua volgare.169 Sugli esemplari esaminati il nome dell’editore non compare e nessun riferimento le farebbe a lui ricondurre. Si ritiene dunque probabile che sia stata data facoltà ad altri di stampare le suddette opere. La traduzione delle

Orazioni di Demosthenes fu stampata a Venezia nel 1543 da Francesco Brucioli

sebbene sull’edizione non ci siano richiami al privilegio.170 Viceversa le due traduzioni curate da Pietro Lauro, e pubblicate da Gabriele Giolito de’ Ferrari, riportano sui frontespizi la formula Con gratia et privilegio per anni dieci e quindici.171 Non avendo però rinvenuto grazie coeve, o di poco anteriori o posteriori, concesse a Giolito per tali traduzioni, si presume che il privilegio sia stato ceduto da

168 NC.15.1499-1507, c. 73r del 28 aprile 1501. 169 ST.32.1542-1544, c. 40v del 15 aprile 1542. 170

DEMOSTHENES, Demosthenous Logon tmema proton [-triton]. Demosthenis Orationum nunc

diligenti recognitione emendatarum pars prima [-tertia]. In qua et vita ipsius oratoris & deliberatiuae sexdecim eius orationes una cum exordiis deliberatiuis, & duae demonstratiuae continentur. (Venetiis,

in aedibus Francisci Brucioli, & eius fratrum, 1543), (EDIT16, CNCE 16735). 171

ARTEMIDORUS DALDIANUS, Artemidoro Daldiano philosofo eccellentissimo Dell'interpretatione de

sogni nouamente di greco in volgare tradotto per Pietro Lauro modonese. In Venetia, per Gabriel

Jolito de Ferrarii, 1542 (In Venetia, per Comin de Trino da Monferrato, 1542), (EDIT16, CNCE 3213). CASSIANUS BASSUS, Costantino Cesare De noteuoli et vtilissimi ammaestramenti dell'agricoltura, di

greco in volgare nouamente tradotto, per Pietro Lauro modonese, con la tauola di tutto cio che nell'opera si comprende. In Venetia, appresso Gabriel Iolito di Ferrarii,1542, (EDIT16, CNCE 20679).

Valgrisi a Giolito. La quarta opera, ovvero Roma ristaurata, et Italia illustrata di Flavio Biondo nella traduzione di Lucio Fauno, uscì dai torchi di Michele Tramezino.172 Il caso di questa quarta edizione è emblematico. Un mese dopo il rilascio del privilegio a Valgrisi, Tramezino ottenne una grazia per una serie di opere tra cui la sopraccitata traduzione del Fauno.173 La supplica, seguita dalla parte emessa dal Senato, si trova riportata integralmente a carta 3r e preceduta dal breve papale. L’editore veneziano acquisì il privilegio da Valgrisi? La petizione del maggio 1542 dovrebbe dunque essere considerata una sorta di riconferma? O il privilegio a Tramezino fu concesso in contrasto con quello di Valgrisi? Sembrerebbe che tale titolo fosse sottoposto al controllo di Tramezino, viste le diverse riedizioni successive a quella del 1542, mentre di Valgrisi non abbiamo nessuna edizione. Il fatto che Tramezino avesse richiesto tale privilegio farebbe pensare di non trovarsi dinnanzi a un caso di cessione del privilegio. Infatti, poiché la procedura per ottenere la grazia aveva un prezzo, non aveva alcun senso richiedere una certificazione che attestasse e/o convalidasse l’avvenuto passaggio di titolarità, sopratutto nel qual caso tale

172

Michele Tramezino, probabilmente originario della Romagna, fu un importante tipografo, editore e libraio del XVI secolo. Giunto a Roma, in una data non precisata, si dedicò verosimilmente al commercio librario insieme al fratello Francesco. In seguito alla devastazione della città ad opera dei lanzichenecchi arruolati nell’esercito dell’imperatore Carlo V d’Asburgo (Sacco di Roma – 1527), i Tramezino fuggirono da Roma, trovando rifugio a Venezia. Qui Michele impiantò la sua tipografia, mentre Francesco preferì rientrare a Roma non appena le acque si furono calmate. A Venezia Michele fu principalmente stampatore e mercante di libri, vendendo nella propria bottega non solo libri da lui impressi, ma anche volumi stampati da altri. Strinse in questo modo rapporti di amicizia e di affari con i più noti tipografi italiani e stranieri del tempo, tra i quali, solo per citarne alcuni, Antonio Blado, Girolama Cartolari, Vittorio Eliano, Niccolò Bascarini, i Manuzio, i Giunta e i Nicolini da Sabbio. La sua attività tipografica non si contraddistinse per una specilizzazione in un determinato campo o soggetto, piuttosto fu il riflesso delle esigenze commerciali, indirizzandosi sia ad un pubblico colto, sia a tutti quei lettori meno eruditi ma più numerosi. La volontà di spaziare su diversi generi portò i suoi torchi a produrre opere di medicina, di storia, di teologia, di arte militare, di gastronomia, romanzi cavallereschi, classici latini e greci, opere di diritto, carte geografiche, grammatiche, opere di antichità e di topografia romana ... All’interno della bottega il lavoro veniva diviso in relazione alla conoscenza delle lingue da impiegare per le traduzioni e alla capacità di svolgere tale compito nel più breve tempo possibile. Accanto alla scelta dei soggetti e delle opere da pubblicare, la rigidità dell’iniziativa imprendiatoriale si riversava anche nella scelta dei collaboratori, che dovevano necessariamente avere specifiche competenze in relazione alla tipologia dei testi da curare e stampare. In base a tali considerazioni a Lucio Fauno erano affidate gran parte delle traduzioni dal latino – in genere testi canonici o religiosi -, Giovanni Tarcagnota traduceva sia dal greco che dal latino, mentre a Mambrino Roseo erano affidate le traduzioni dallo spagnolo. Michele morì nel 1579, nominando come erede universale il nipote Michele ed i suoi figli maschi. Vedi ALBERTO TINTO, Annali tipografici dei

cessione fosse il risultato di una compravendita: in questa circostanza l’acquirente avrebbe dovuto pagare sia il costo della patente ceduta da Valgrisi, sia il costo di una convalida da parte delle autorità. La spiegazione più logica è che Valgrisi decise di non realizzare l’edizione dando a Tramezino la possibilità di stamparla e di richiedere protezione contro eventuali contraffazioni, senza incorrere nella violazione di alcuna legge: anche se titolare del privilegio, rinunciando a pubblicare l’opera Valgrisi dava di fatto il nullaosta a qualsiasi altro di stamparla.

Del resto Valgrisi non fu certo l’unico a rinunciare al privilegio ottenuto. Il tipografo Pietro Benali, ad esempio, non pubblicò lo Specchio della fede di Roberto Caracciolo per il quale aveva ottenuto la grazia il 3 gennaio 1494.174 L’opera verrà infatti stampata nel 1495 da Giovanni Rosso e Giovanni Lorenzi.175 Secondo Ennio Sandal l’estraneità di Benali nell’operazione editoriale sarebbe il risultato di una cessione del privilegio a favore del conterraneo Giovanni Lorenzi.176 Ma se così fosse non si spiegherebbe l’istanza inviata al Collegio da Lorenzi nel novembre dello stesso anno. Nella supplica l’editore asseriva di aver rinvenuto tale opera cum sua grande spexa e

faticha, affermando altresì che non fosse mai stata stampata prima né sotto el felice Dominio de la Sig(nori)a vostra, nec etiam in alguno altro locho del mondo che se intenda.177 Se ci atteniamo alle parole dell’editore, è verosimile supporre che l’unica forma di cessione avvenuta fra le parti avesse ad oggetto l’opera: avendo rinunciato all’idea di stampare lo Specchio della fede, Benali deve averlo venduto a Lorenzi. Non conosciamo le ragioni per cui Lorenzi non acquistò da Benali anche la patente che gli avrebbe garantito una protezione decennale sull’edizione - forse per una discordanza d’opinione sul prezzo di vendita – ad ogni modo Lorenzi si appellò alla Serenissima in quanto sprovvisto di privilegio.

174

NC.14.1489-1499, c. 98r del 3 gennaio 1494. 175

ROBERTO CARACCIOLO, Specchio della fede. Venezia, [Johannes Rubeus Vercellensis, per] Giovanni da Bergamo, [dopo l’11 Apr. 1495], (ISTC ic00187000).

176

ENNIO SANDAL, Preti tipografi, in Preti nel medioevo, Verona, Cierre, 1997, p. 288. 177

Fig. 2.3. Privilegio concesso a Michele Tramezino da papa Paolo III (c. 2v) per FLAVIO BIONDO,

Roma ristaurata, et Italia illustrata di Biondo da Forli. Tradotte in buona lingua uolgare per Lucio Fauno. (In Vinegia, per Michele Tramezino, 1542), (EDIT16, CNCE 6094).

Doveva indubbiamente incidere sull’impossibilità di usufruire appieno della grazia ottenuta, fattori quali la quantità, la complessità e la consistenza della/e opera/e che si intendeva stampare, fattori che, a loro volta, influivano sul tempo di realizzazione. Così, ad esempio, nell’agosto del 1543 Valgrisi ottenne un privilegio per una serie di opere, alcune di ingente mole come I dieci libri de l'architettura di Leon Battista Alberti (che peraltro non riuscì a stampare entro l’anno),178 e probabilmente non riuscendo a portare a termine la stampa nei tempi imposti dalla normativa vigente, cedette un titolo all’editore Baldassarre Costantini, che diventerà socio di Valgrisi tra il 1557 ed il 1558.179 Si tratta del Libro de magistrati de gli atheniesi composto dal poligrafo Guillaume Postel e tradotto in volgare dallo stampatore Francesco Sansovino. L’edizione, la cui stampa fu affidata da Costantini al tipografo Comin da Trino, riporta sinteticamente sul frontespizio la notifica del privilegio.180

Naturalmente la cessione poteva avvenire anche tra consanguinei, per eredità o per dono. Un dono, che verosimilmente fu fatto proprio per il legame affettivo tra le parti, è quello che Bartolomeo Zani dovette fare ad Agostino Zani. Il tipografo Bartolomeo Zani chiese infatti nel 1509 un privilegio di stampa per otto opere, una delle quali risulta stampata nel 1511 da Melchiorre Sessa ed Agostino Zani, presunto fratello di Bartolomeo.181 Dei restanti titoli invece, due risultano pubblicati da Bartolomeo Zani, e gli altri da Filippo Pinzi, Lazzaro Soardi e Melchiorre Sessa. Tuttavia la quasi totale assenza di riferimenti al privilegio sulle edizioni, fatta eccezione per l’opera pubblicata da Pinzi, non ci permette di dichiarare con certezza se tali titoli fossero stati ceduti o semplicemente non realizzati.182 Ciò che sappiamo è che non sono stati

178

LEON BATTISTA ALBERTI, I dieci libri de l'architettura di Leon Battista de gli Alberti fiorentino,

huomo in ogni altra dottrina eccellente, ma in questa singolare; da la cui prefazione breuemente si comprende la commodità, l'utilità, la necessità, e la dignità di tale opera, e parimente la cagione, da la quale è stato mosso a scruerla: Nouamente da la latina ne la volgar lingua con molta diligenza tradotti. In Vinegia, appresso Vincenzo Vaugris, 1546, (EDIT16, CNCE 720).

179

ST.32.1542-1544, c. 215r del 20 agosto 1543. 180

GUILLAUME POSTEL, Libro de magistrati de gli atheniesi. Composto da Guglielmo Postello

Barentonio francese. Nuouamente dal latino tradotto nella nostra lingua uolgare da m. Giouanni Tatti.

In Venetia, per Baldasar di Costantini,1543 (In Venetia, per Comin de Trino, 1543), (EDIT16, CNCE 25089). Per la riproduzione digitale vedi Google Books.

181

MARCUS ANNAEUS LUCANUS, Annei Lucani bellorum ciuilium scriptoris accuratissimi Pharsalia:

antea temporum iniuria difficilis ac mendosa. Nouissime autem a viro docto expolita: & apprime plusque bis mille locis emendata: scribentibus Ioanne Sulpitio: & Omnibono Vicentino ... Additis insuper de nouo grecis: que vbique deerant. (Impressum Venetiis, summa diligentia per Augustinum

de Zanis de Portesio, impensis attamen & opera solertissimi viri Melchioris Sessae, 1511 die IIII mensis Iunii), (EDIT16, CNCE 52789). Per il privilegio vedi NC.16.1507-1514, c. 40v del 31 gennaio 1509.

182

GAIUS SVETONIUS TRANQUILLUS, Commentationes conditae a Philippo Beroaldo in Suetonium

Tranquillum. Additis quamplurimis annotamentis: quae ut facilius cognoscantur ... Caii Suetonii vita per Sabellicum. Cum commento eiusdem. Philippi Beroaldi vita per Bartholomeum Blanchinum.

rinvenuti privilegi concessi ai suddetti stampatori in contrasto con il privilegio ottenuto da Bartolomeo Zani, pertanto non sembra che le edizioni da loro generate fossero illegali, ossia in conflitto con quanto disposto dalla legge.

Una forma di cessione doveva inoltre aver luogo quando ad ottenere il privilegio era l’autore. In questo modo egli poteva scegliere lo stampatore a cui affidare la propria opera, acquisendo al contempo maggiore potere di contrattazione.183 Così, ad esempio, il filologo Bartolomeo Merula, procuratosi un privilegio decennale per il suo commento al De Arte Amandi et De Remedio Amoris di Ovidio, lo cedeva al tipografo Giovanni Tacuino. Sul colophon dell’edizione fu pubblicata integralmente la concessione a favore di Merula, sostituendo il nome di quest’ultimo con quello dello stampatore.184

Habes insuper mi lector candidae ipsius Tran. Suetonii tabulam vocabulorum & historiarum ...

(Venetiis, per Philippum Pincium Mantuanum, 1510 die XVIII Februarii), (EDIT16, CNCE 34911). LUCIUS APULEIUS, Apuleius cum commento Beroaldi. Et figuris nouiter additis. (Venetiis, per Philippum Pincium Mantuanum, 1510 die XVI Septembris), (EDIT16, CNCE 2224).

PRISCIANUS CAESARIENSIS, Habes candide lector in hoc opere Prisciani Volumen maius cum

expositione elegantissima clarissimi philosophi Ioannis de Aingre. Habes insuper eiusdem Volumen minus, e De duodecim carminibus, ac et De accentibus, cum expositione viri eloquentissimi Danielis Caietani, nunc primum edita ... (Impressum Venetiis, per Philippum Pincium Mantuanum, 1509 die

xvi Septembris), (EDIT16, CNCE 34885).

TITUS MACCIUS PLAUTUS, Ex emendationibus, adque commentariis Bernardi Saraceni, Ioannis Petri

Vallae Plauti comoediae XX recens singulari diligentia formulis excusae. Ad haec Index in primo statim operis uestibulo occurret, qui ea quae magis ad memoriam insigna uidentur aperiet.

(Impressum Venetiis, per Lazarum Soardum, die XIIII Augusti 1511), (EDIT16, CNCE 47451). PLUTARCHUS, Vitae Plutarchi Cheronei nouissime post Iodocum Badium Ascensium longe diligentius

Fig. 2.5. Colophon di PUBLIUS OVIDIUS NASO, De Arte Amandi et De Remedio Amoris. Cum

comento, Venezia, Giovanni Tacuino, 5 maggio 1494. Herzog August Bibliothek, Wolfenbüttel.