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Parti del 1517 e del 1534

1.3 Legislazione in materia di stampa

1.3.1 Parti del 1517 e del 1534

Ai primordi del XVI secolo, Venezia costituiva il principale centro europeo per la produzione tipografica.34 Le stamperie, fra cui la più famosa era quella di Aldo Manuzio, erano in grado di realizzare in pochi giorni o in pochi settimane un qualsiasi libro, tanto che la produzione a quasi cinquant’anni dall’introduzione della stampa a Venezia, superò le 5.800 edizioni.35

Nel 1517, lo stesso anno in cui Venezia riuscì a completare la riconquista dello Stato di Terraferma dopo la guerra della Lega di Cambrai, il Senato deliberò per la prima volta in materia di stampa. Con questo primo intervento le autorità tentarono di

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Per le considerazioni sulla legislazione in materia di stampa mi sono, in parte, basata sul lavoro svolto da Horatio Brown. Vedi HORATIO BROWN, The Venetian Printing Press. An historical study

based upon documents for the most part hitherto unpublished, London, J.C. Nimmo, 1891, pp. 73-82.

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Lo straordinario sviluppo dell’industria tipografica veneziana si inserisce all’interno di una cornice storica caratterizzata da conflitti politici e militari che insaguinarono la penisola italiana e che coinvolsero inevitabilmente anche la Repubblica di Venezia, la cui posizione, nell’incerto equilibrio internazionale, fu costantemente messa alla prova. La politica veneziana perdurava in un rigido indirizzo di stabilità nazionale ad esclusione di forze straniere, ripudiando sia la presenza francese in Italia, sia quella tedesca. Lasciando in sospeso l’accordo proposto dal re di Francia, Luigi XII, per un’alleanza antiveneziana, Massimiliano d’Asburgo cercò di ingaggiare da solo il duello con Venezia al fine di risistemare il panorama geopolitico dell’Italia nordorientale a favore dell’Impero. La discesa in Italia di Massimiliano, nell’aprile del 1508, fu però arrestata dall’esercito veneziano guidato da Bartolomeo d’Alviano, che opponendo resistenza all’avanzata delle truppe imperiali si garantì il dominio dell’area di confine orientale fra Italia e Austria allora soggetta a contesa. La disfatta indusse Massimiliano ad accettare l’alleanza di Luigi XII, alleanza siglata a Cambrai il 10 dicembre 1508 con il dichiarato obiettivo di contrastare il Turco, ma con l’intento effettivo di distruggere e smembrare il dominio veneziano. Animati dal desiderio di spartirsi i territori della Serenissima altre potenze europee si unirono alla Lega, tanto che i Veneziani, scoprendosi accerchiati, vagliarono l’ipotesi, poi abbandonata, di chiedere aiuto al sultano turco. Dopo la disastrosa disfatta di Agnadello del 14 maggio 1509, Venezia perseguì una politica volta alla riconquista dello Stato di Terra, obiettivo sostanzialmente raggiunto tra il 1516 ed il 1517.

Oltre ai conflitti in Terraferma la Serenissima dovette affrontare la costante minaccia di scontri contro l’Impero ottomano, tenendo sempre ben presidiate le terre che confinavano con il Turco. Le tensioni e le guerre marittime per il predominio del Mediterraneo orientale si protrassero – alternate da periodi di pace – fino al XVIII secolo. Vedi ROBERTO CESSI, Storia della Repubblica di Venezia, vol. secondo, Milano, Principato, 1968, pp. 32-85. Vedi anche CARLO CAPRA, Storia moderna (1492-1848), Firenze, Le Monnier, 2004, pp. 57-71. In particolare sulle guerre d’Italia vedi MARCO PELLEGRINI, Le guerre

d’Italia (1494-1530), Bologna, Il Mulino, 2009.

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La consultazione di ISTC e EDIT16 mostra che i libri stampati a Venezia tra il 1469 e il 1517, compreso, sono 5.833.

arginare una crisi del mercato prodotta dall’abuso di concessioni a favore di tipografi ed editori per opere con una prospettiva di vendita pressoché nulla, in quanto si trattava in linea di massima di opere non originali o solo in parte tali. Con l’affermarsi del privilegio come strumento di protezione dalla concorrenza, gli stampatori rivaleggiarono per assicurarsi il maggior numero di titoli - il più delle volte in quantità superiori a quelli che erano in grado di realizzare – bloccando di fatto l’attività di altri stampatori. Queste pratiche portarono ad accanite rivalità commerciali che compromisero la vitalità di molte stamperie, aumentando il divario tra le grandi e ben strutturate aziende tipografiche e quelle di modeste dimensioni. Le piccole imprese chiusero o trasferirono la propria attività, o in alternativa optarono per l’illegalità, stampando o ristampando opere sottoposte alla tutela legale. Come si apprende dalle parole dello stampatore Filippo Pinzi, la concorrenza – da lui definita «perfida e rabbiosa» -, stava distruggendo l’industria tipografica.36 La mancata pubblicazione di opere protette da privilegi – con il divieto che altri pubblicassero le medesime opere – e la non originalità della maggioranza di quelle realizzate -, causarono infatti una stagnazione del mercato. Le autorità veneziane si resero conto che il privilegio - introdotto nel settore librario per agevolare la produzione, creando un nuovo mercato da cui trarre profitto - era in realtà un’arma a doppio taglio che rischiava di ostacolare la produzione e di porre vincoli al mercato con grave danno per l’economia della Repubblica. Per porre rimedio alla situazione, il primo agosto 1517,37 il Senato deliberò di revocare tutti i privilegi concessi fino ad allora, disponendo che l’unico organo autorizzato ad accordarne fosse il Senato stesso con la maggioranza dei due terzi.38 Coloro che ottennero prima dell’emissione di tale decreto privilegi da altre autorità, purché avessero ad oggetto opere nuove, dovettero chiederne riconferma al Senato, come nel caso di Ambrogio Leone - doctor dele arte

et medecina -, che supplicò il Senato di riconfermare il privilegio che pochi mesi

prima il Collegio aveva accordato al figlio Camillo per la stampa di un’opera contra

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Filippo Pinzi si riferì in due occasioni (nel 1512 e nel 1515) alla concorrenza come artefice della rovina e della decadenza dell’industria tipografica veneziana. Vedi i privilegi: NC.16.1507-1512, c. 106r dell’11 febbraio 1512; NC.18.1515-1520, c. 17r del 31 luglio 1515.

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Averoem in tuta loica et philosophia.39 La parte più innovativa e significativa della legge del 1517 è quella in cui si imponeva la concessione di privilegi solum pro libris

et operibus novis, nunquam antea impressis, et non pro aliis. Tale imposizione aveva

lo scopo di promuovere la pubblicazione di testi nuovi, preferibilmente originali, aprendo ed ampliando il mercato. Nel preambolo del decreto i senatori si lamentavano che il numero dei privilegi era aumentato a tal punto che impediva lo sviluppo del commercio, costringendo molti tipografi a lasciare la città. Ma più che dal crescente aumento delle concessioni, la saturazione del mercato derivava dal fatto che si stampavano sempre le stesse opere, mentre il periodo di validità dei privilegi inibiva altre iniziative.

Con la legge del 1517 il governo veneziano dimostrava di voler intervenire direttamente e con decisione per estirpare quei problemi e quelle consuetudini che ormai da molti anni affliggevano l’economia della Repubblica. Ma il decreto non sortì gli effetti sperati, in quanto presentava alcune lacune e genericità di espressione, che lo rendevano facilmente eludibile. La Parte del 1517, ad esempio, non indicava entro quale periodo le opere protette da privilegio dovessero essere pubblicate, pertanto la stampa poteva realizzarsi anche diversi anni dopo l’ottenimento della grazia – naturalmente nei limiti della validità concessa – congestionando il mercato. La legge doveva dunque essere modificata, così il Senato, preoccupato dal continuo declino del commercio librario e dall’incremento delle importazioni di libri da altri Stati, il 3 gennaio 1534 (stile comune) intervenne nel tentativo di sanare la situazione.40 In prima istanza fu stabilito il termine di decadenza per mancata attuazione entro un anno dalla concessione della grazia, con eccezione per opere di ingente mole per le quali erano consentite proroghe.41 Per non privare la città dei vantaggi che l’attività tipografica portava e per non paralizzare il mercato, fu imposta la stampa delle opere soggette a protezione legale nella città di Venezia e proibita la

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AMBROGIO LEONE, Operis huius structura & compositio noua est. scientia uero antiqua & attica

inscribitur castigationes aduersus Auerroem in quo per locos innumeros uidebis: Auerroes aberrarit & ab arte logica & philosophia & a mathematicis atque artibus aliis. idque partim qui perperam interpretatus sit Aristotelem & Platonem & alios antiquos philosophos: atque horum interpretes. partim quia furatus aliorum dicta: illa non sua ut sua introduxerit ac pertulerit, (Hoc opus incussum

est Venetiis, a Bernardino atque Matthia de Vitali Venetis fratribus: nomine vero & ordine. Ingenui iuuenis Camilli Leonis Nolani ... mensis Septembris die XXV, 1517), (EDIT16, CNCE 45514). Su questa richiesta di riconferma si rimanda al capitolo successivo (p. 72).

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Per la riproduzione della Parte vedi VENEZIA <REPUBBLICA>, Parte dell’illustrissima Signoria di

Venetia in materia delle stampe, In Venetia, stampata in calle dalle Rasse, per il Rampazetto, [1565?],

c. [2r]. Vedi anche HORATIO BROWN, The Venetian Printing Press, cit., pp. 208-209. 41

Uno stampatore che stampasse al ritmo di un foglio integro al giorno l’opera per cui aveva ottenuto il privilegio e non fosse riuscito a portare a termine la stampa nel tempo previsto dalla legge, poteva ottenere una proroga.

richiesta di più privilegi per una stessa opera. Infine, con lo scopo di salvaguardare gli interessi dei consumatori, fu imposto di portare una copia di ogni opera stampata ai Provveditori di Comun, che avrebbero fissato il giusto prezzo di vendita nel rispetto della qualità del prodotto.