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I casi di Bartolomeo Navagero e Giovanni Mariani

3.2 Stampa extra dominium

4. LIMITI TEMPORALI

4.2 I casi di Bartolomeo Navagero e Giovanni Mariani

Sebbene la Parte del primo agosto 1517 stabilisse che solo il Senato avesse il potere di concedere privilegi, talvolta poteva accadere che fossero chiamati in causa dai supplicanti i Capi del Consiglio di Dieci. I Capi non respingevano, né inoltravano al Senato tali richieste, anzi si attestano casi di accoglimento delle suppliche e concessione della grazia. Tuttavia, forse per scoraggiare l’invio di altre istanze e per indurre dunque a rivolgersi all’organo che per legge era deputato a svolgere tale compito, si rileva una discordanza tra la durata concessa dai Capi e quella concessa

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CN.15.1499-1507, cc. 162v-163r del 19 aprile 1506. 311

FERNANDO LEPORI, Paolo Canal, D.B.I. Vedi anche BIANCA MARIA ALTOMARE, Paolo Canal et la

Géographie grecque: récit d’un projet inachevé, «Camenae», 14 (2012), pp. 1-15, disponibile in rete

dal Senato, dove la prima risulta in difetto rispetto alla seconda, come dimostrano i casi che seguono.

Il 15 luglio 1529, Bartolomeo Navagero otteneva dai Capi del Consiglio di Dieci un privilegio di dodici anni per la stampa di due orazioni composte dal defunto fratello Andrea.312 A Bartolomeo Navagero veniva altresì accordato di pubblicare frammenti e correzioni delle Orazioni di Cicerone – rinvenute dal fratello durante i suoi viaggi in Francia e Spagna – e la Storia delle Indie Occidentali composta da Gonzalo Fernandez de Oviedoy Valdés313 e Pietro Martire d’Anghiera314 nella traduzione di Andrea Navagero.

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Andrea Navagero, apparteneva ad una nobile famiglia veneziana. Studiò retorica con Marco Antonio Sabellico, compì studi universitari a Padova, di greco con Marco Musuro e di filosofia con Pietro Pomponazzi e, tra il 1513 ed il 1516, fu correttore di testi latini per Aldo Manuzio. Nel 1504 entrò a far parte del Maggior Consiglio e nel 1516 fu nominato responsabile della Biblioteca Nicena dove proseguì la stesura delle Storie veneziane di Sabellico. Nominato dapprima ambasciatore in Spagna, poi in Francia, morì a Blois l’8 maggio 1529, dopo essere stato eletto Savio di Terraferma. Vedi IGOR MELANI, Andrea Navagero, D.B.I.

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Storico e naturalista spagnolo (Madrid 1476 – Valladolid 1557). La sua carriera ebbe inizio a partire dal 1492 quando divenne paggio del duca di Villahermosa – nipote del re Ferdinando il Cattolico -. Fu al servizio del principe ereditario don Juan per quattro anni, ma alla sua morte, avvenuta nel 1497, decise di cercare fortuna in Italia, dove si legò alla corte dei Gonzaga, a quella di papa Alessandro VI Borgia e a quella di Federico di Napoli. Rientrò in patria nel 1503 dove il re Cattolico gli affidò il compito di redigere una cronologia dei re di Spagna. Riconosciuto come storico accredito fu nominato tra il 1506-1507 Notaio apostolico, segretario del Consiglio dell’Inquisizione e segretario di Madrid. Partì per le Americhe nel 1514, dove vi restò per un anno e mezzo con l’incarico di ispettore della fusione e della mercatura dell’oro e di segretario sovrintendente alle miniere e ai giudizi criminali. In veste ufficiale si imbarcò nuovamente per le Indie nel 1520. Rientrato in patria, due anni dopo, presentò la sua ultima opera detta ‘Summario’ ossia De la natural historia de las Indias. Il suo prestigio fu tale che nel 1532 l’imperatore Carlo V lo nominò cronista ufficiale delle Indie. Nel 1536 si trasferì a Santo Domingo dove morì il 26 giugno 1557 all’età di 81 anni. Vedi la voce Gonzalo

Fernández de Oviedo y Valdés su wikipedia.

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Nato nel 1457 ad Arona (località situata sulla sponda piemontese del lago Maggiore), Pietro Martire, militare e storico al tempo stesso, apparteneva verosimilmente ad una famiglia originaria di Anghiera. Trascorse alcuni anni alla corte ducale di Milano, dove intraprese studi umanistici, per poi trasferirsi a Roma. Durante la sua residenza nella capitale pontificia, attestata dal 1478, ebbe rapporti con l’Accademia di Pomponio Leto e del Platina, pur preservando i suoi principi cattolici. Nel 1486 il conte di Tendilla, ambasciatore dei sovrani spagnoli a Roma, lo convinse a seguirlo in Spagna, nonostante la disapprovazione di Ascanio Sforza. Pietro Martire d’Anghiera partì con la promessa di inviare al Duca di Milano frequenti rapporti su ciò che accadeva nella corte spagnola, ove, nel 1492, fu nominato gentiluomo da camera dalla regina Isabella. Frequentando l'ambiente di corte, prima come uomo d'armi, quindi come religioso, diplomatico e membro del Consiglio delle Indie, ebbe occasione di conoscere Cristoforo Colombo,Vasco da Gama, Amerigo Vespucci, Fernando Cortés e molti altri uomini connessi alla scoperta del Nuovo Mondo.

Fig. 4.4. Colophon di Andrea Navagero, Orationes duae, carminaque nonnulla, Venezia, Giovanni Tacuino, 4 marzo 1530. Biblioteca civica, Rovereto.

Un anno dopo, il 19 febbraio 1530, Bartolomeo, insieme ai suoi fratelli, inviò un’ulteriore supplica, questa volta al Senato, chiedendo un privilegio ventennale per poter stampare alcune oration et versi latini et vulgar del q(uondam) nostro fratello

m(esser) Andrea Navager; item molti fragmenti et correttion nelle oration di Ciceron, Epistole familiar et Terentio […]; item un libro spagnol ditto Oviedo tradutto per lui in lengua italiana che descrive tutte le cose trovate nel mondo novo cum un desegno del ditto mondo et charta da navigar de spagnoli.315 In aggiunta ai titoli elencati nel

ANDREA NAVAGERO, Andreae Naugerii patricii Veneti Orationes duae, carminaque nonnulla. (Impraessum Venetiis, amicorum cura quam potuit fieri diligenter praelo Ioan. Tacuini, 1530 IIII Id. Mart.), (EDIT16, CNCE 34919).

MARCUS TULLIUS CICERO, M. Tullii Ciceronis Opera, omnium quae hactenus excusa sunt,

castigatissima nunc primum in lucem edita. Venetiis, in officina Lucaeantonii Iuntae, 1537, 6 voll.,

(EDIT16, CNCE 12236).

PIETRO MARTIRE D’ANGHIERA, Libro primo della historia de l'Indie occidentali. [1534]; Libro

secondo delle Indie occidentali [di Gonzalo Fernàndez de Oviedo], 1534; Libro vltimo del summario delle Indie occidentali. (Stampato in Vinegia, per Stephano da Sabio, 1535 nel mese di marzo),

(EDIT16, CNCE 1885).

Per il privilegio vedi CCX.8.1528-1531, c. 107v del 15 luglio 1529. 315

1529, troviamo dunque le rime latine e volgari,316 le edizioni di Terenzio317 e le

Epistolae familiares di Cicerone.318

Possiamo ipotizzare che Bartolomeo Navagero avesse dapprima rivolto la sua supplica ai Capi del Consiglio di Dieci e, avendo ottenuto un privilegio con una durata non consona a recuperare il capitale investito nell’impresa editoriale, avesse inoltrato l’istanza al Senato. Ad avvalorare la tesi che i dodici anni concessi dai Capi del Consiglio di Dieci fossero pochi, la richiesta di Bartolomeo al Senato che la grazia comenzi al finir di cadauna opera. Stando alla prima concessione, quella dei Capi del Consiglio di Dieci, la Storia delle Indie Occidentali sarebbe stata protetta fino al 1541, un lasso di tempo evidentemente considerato troppo breve per smerciare le copie prodotte. Con un privilegio ventennale, da calcolarsi a partire dalla data di realizzazione dell’opera, l’edizione, stampata nel 1534, sarebbe stata vincolata sino al 1554. Ancora più evidente la differenza temporale per le correzioni a Cicerone che, pubblicate nel 1537, sarebbero state protette per soli quattro anni dalla concessione dei Capi del Consiglio di Dieci.

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Non sembra siano state realizzate edizioni di poesie latine entro il periodo di validità del privilegio. Le diciotto poesie in volgare pervenute furono pubblicate da Gabriele Giolito de’ Ferrari nella

Fig. 4.5. Colophon di Gonzalo Fernandez de Oviedo y Valdés, Libro secondo delle Indie

occidentali, 1534. (Digitalizzato in Google Books).

Un secondo caso di grazie concesse da due autorità, è quello che vede protagonista il veneziano Giovanni Mariani. Qui, a differenza di quanto avvenne tra le concessioni a Bartolomeo Navagero e fratelli, il lasso di tempo intercoso fra la prima e la seconda grazia supera di gran lunga l’anno. Se i privilegi a favore di Navagero furono infatti concessi a distanza di sette mesi l’uno dall’altro, quelli a Mariani furono accordati a distanza di otto anni. Il primo privilegio, con durata decennale, fu concesso a Mariani nel febbraio del 1531.319 Oggetto della concessione era un manuale sul cambio monetario da lui composto e chiamato Tariffa de diversi ori correnti.320 Due anni prima dello scadere della grazia, il 17 marzo 1539,321 il Senato concesse a Mariani di poter stampare due operete di tariffe de diversi ori accordandogli un privilegio ventennale. L’essenzialità della concessione crea qualche problema nell’identificazione delle due tariffe sopraccitate. Le due opere potrebbero infatti identificarsi con l’edizione del 1532 e la ristampa del 1543322 della Tariffa de diversi

319

CCX.8.1528-1531, c. 210 r del 14 febbraio 1531. I Capi del Consiglio di Dieci, riconfermarono il privilegio, definendo meglio il contenuto dell’opera, nel luglio dello stesso anno. Vedi CCX.9.1531-1532 del 14 luglio 1531.

320

Per l’edizione, stampata da Giovanni Antonio e Pietro Nicolini da Sabbio nel 1532, vedi il catalogo della Bayerische StaatsBibliothek di Monaco (l’edizione del 1531 non è presente in EDIT16).

321

ST.30.1538-1540, c. 97v del 17 marzo 1539. 322

GIOVANNI MARIANI, Tariffa ristampata da nuouo, de tutti li ori che coreno per il mondo redutti

ori correnti – entrambe le quali riportano la notifica del privilegio - oppure riferirsi

alla ristampa del 1543 e alla Tariffa perpetua.323 La richiesta di un privilegio che contemporaneamente proteggesse la prima edizione e la sua ristampa parrebbe strana, sebbene l’esplicito riferimento del Senato a due opere che trattano dei diversi ori correnti farebbe pendere l’ago della bilancia verso questa ipotesi. Del resto, se si fosse trattato di due opere distinte possiamo supporre che nella delibera sarebbe stata chiarita tale distinzione. La seconda tesi, secondo cui le edizioni sarebbero identificabili con la ristampa del 1543 e con la Tariffa perpetua, desta ulteriori perplessità, sia per la distanza temporale di realizzazione, sia per l’assenza di riferimenti al privilegio sull’edizione della Tariffa perpetua. Ma che si tratti dell’una o dell’altra ipotesi, Mariani, come Navagero, dev’essersi rivolto al Senato, verosimilmente, nella speranza di ottenere un privilegio di durata superiore ai dieci anni accordati dai Capi del Consiglio di Dieci.

Resta l’interrogativo sui motivi che indussero Mariani e Navagero ad appellarsi in prima istanza ai Capi del Consiglio di Dieci, invece che al Senato. E’ possibile che il motivo fosse di natura economica, ovvero che il prezzo di una patente rilasciata dal Consiglio fosse minore rispetto al prezzo di una patente concessa dal Senato. Certamente la legge prevedeva che fosse il Senato ad occuparsi dei privilegi librari, tuttavia, come già menzionato, vi erano continue ingerenze da parte del Consiglio di Dieci, che di fatto deteneva il potere nelle discussioni – oltre a stabilire l’ordine del giorno - (vedi capitolo 2, p. 48). Anche se il Consiglio, e i suoi Capi, di norma non si occupavano di tali questioni, in questo caso fecero un’eccezione, concedendo però privilegi con durate inferiori a quelle concesse dal Senato. Possiamo interpretare questa circostanza in due modi: o i Capi del Consiglio concessero di meno per disincentivare potenziali supplicanti dal rivolgersi a loro, oppure fu il Senato a concedere di più sempre per le stesse ragioni.

Durata dei privilegi 1 1 1 1 1 14 2 1 330 4 1 1 14 13 4 0 50 100 150 200 250 300 350 6 mesi 1 anno 2 anni 3 anni 4 anni 5 anni 6 anni 7 anni 10 anni 12 anni 13 anni 14 anni 15 anni 20 anni 25 anni

Fig. 4.6. Numero di privilegi concessi in relazione alla durata.324

Come mostra il grafico, la quasi totalità dei privilegi fu concessa per dieci anni, in quanto evidentemente tale arco temporale era quello necessario per vendere la maggior parte delle edizioni.

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