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Durata del privilegio

3.2 Stampa extra dominium

4. LIMITI TEMPORALI

4.1 Durata del privilegio

Il termine di validità del privilegio o di applicazione dello stesso differisce molto, variando, nei documenti analizzati, da sei mesi alla perpetuità. Tuttavia nella maggioranza dei casi (330 su 428) il privilegio risulta accordato per dieci anni.

Le ragioni di queste differenze temporali riguardano diversi fattori, quali ad esempio l’oggetto della protezione (opera o innovazione tecnologica), la consistenza e la natura dell’edizione, la quantità di opere per cui si chiedeva protezione. Ma si aggiungono anche ragioni più sottili e meno palesi che una comparazione fra documenti permette di far emergere.

6 MESI

Il valore più basso riscontrato si rileva nel documento datato 10 novembre 1510.256 Il sacerdote Francesco Consorti, cantor ne la Giesia de san Marco, inoltrò in tale data una supplica per ottenere il privilegio per la stampa della bolla di Giulio II contro Alfonso d’Este (della quale fece anche un sommario in lingua volgare) e per altri

brevi de scomuniche, novamente facti contra el gran maistro et altri franzosi, et contra il Conseglio de Milan, ovvero contro i fautori del conciliabolo di Pisa,

trasferito a Milano. Per realizzare le stampe, Consorti chiedeva, ed otteneva, che il privilegio fosse valido per sei mesi.257 Tali documenti che Consorti intendeva stampare, erano comunicazioni ufficiali che notificavano l’avvenuta condanna ecclesiastica affinché fosse resa pubblica. E’ chiaro che una volta svolta la loro funzione divulgativa i documenti non avevano più alcun valore commerciale, pertanto i sei mesi richiesti erano più che sufficienti per proteggere tali opere dalla contraffazione.

256

NC.16.1507-1512, c. 76r del 10 novembre 1510. 257

ENNIO SANDAL, Preti tipografi, cit., p. 289.

Dei brevi di scomuniche trovo solo quello contro Alfonso I d’Este ed il suo summario.

IULIUS <papa; 2>, Bulla Julij II pot. max. super priuatione Alphonsi ducis Ferrariae. [1510?] (Venetiis praesbyter Franciscus Lucensis excussit), (EDIT16, CNCE 75196).

IULIUS <papa; 2>, Summario dela scomunicha de Ferrara. [1510?], (EDIT16 CNCE 71957).

Questa tipologia di produzione era legata all’attualità e destinata ad un consumo veloce. Nonostante la sua grande diffusione, la sua conservazione non era percepita come essenziale pertanto molti degli esemplari non sono sopravvissuti.

1 ANNO

Per lo stesso motivo il medico ed astrologo Annibale Raimondo, chiedeva nel 1545 un privilegio annuale per il Giudizio e pronostico dell’anno venturo et […] un

tacuino: la predizione avrebbe infatti esaurito la sua funzione allo scadere dell’anno

successivo rendendo inutile una validità superiore all’anno.258

2-3-4 ANNI

I Misteri della Santa Messa di Maseo Berto Marchian, il poemetto sulla riconquista di Padova, composto da Bartolomeo Cordo, e la pianta prospettica di Venezia, stampata da Anton Cholb, furono rispettivamente protetti da privilegio biennale, triennale e quadriennale (vedi capitolo 2). Nel primo caso ci troviamo dinnanzi ad un’opera nuova, ma non del tutto originale; si tratta infatti della traduzione in volgare di un’opera sui dogmi della Chiesa, volta a rendere più comprensibili i principi su cui si fonda la dottrina cattolica, rafforzando in questo modo la fede dei cristiani. Celebravano invece la potenza e magnificenza della Repubblica di Venezia il poema di contenuto storico – politico di Cordo e la cartografia urbana disseminata di simboli allegorici realizzata da Jacopo de’ Barbari. In questo secondo caso, ci troviamo dinnanzi ad una vera e propria opera d’arte, che il mercante tedesco Anton Cholb commissionò all’artista veneziano per lodare la sua città di adozione. De’ Barbari, le cui capacità di incisore erano già note a Venezia ancor prima della realizzazione della

Veduta a volo d’uccello (o Venetie. M.D.), impiegò tre anni per creare le sei tavole che

costituivano la matrice. Si tratta di un’opera molto complessa e di minuziosa fattura, che ottenne da subito un vasto successo internazionale, e per la cui realizzazione l’editore e mercante dovette sostenere alti costi. Dalla supplica inoltrata al Collegio da Cholb, apprendiamo le motivazioni da lui addotte per ottenere il privilegio:

1. per la materia dificilissima et incredibele poterne far vero desegno; 2. per la grandeza sua et de la carta;

3. per la nova arte de stampar forme di tal grandeza; 4. per la dificultà de le composition tute inseme.

suo autore, influirono sul prezzo di vendita consentendo una fruizione elitaria.259 Al momento della richiesta di privilegio, nell’ottobre del 1500, le opere erano già state stampate ed è verosimile pensare che, data appunto la natura delle stesse, fossero già state vendute o che comunque fossero stati presi accordi in tal senso.260 L’editore, nativo di Norimberga ma veneziano di adozione, doveva evidentemente avere numerosi contatti con letterati italiani e d’oltralpe potendo dunque contare su un bacino di utenza sicuro, seppur ristretto ad una piccola cerchia di uomini facoltosi.261 Al di là dei costi e del dispendio di tempo ed energie, più o meno variabili, alcuni elementi accomunano le tre opere sopraccitate:

1. creatività e originalità. Sono il frutto dell’ingegno del proprio autore che si è prodigato nell’impresa di creare un’opera nuova (i Misteri della Santa Messa non sono un’opera originale nel senso stretto del termine, in quanto si tratta di un’epitome e traduzione in volgare di un’opera preesistente. Tuttavia tradurre e sintetizzare genera di per sé un prodotto nuovo, la cui creazione richiede comunque uno sforzo intellettuale).

2. Esiguità. Sono opere composte da poche carte (sei fogli per la Veduta di Venezia; venti fogli per La obsidione di Padua; non avendo rinvenuto alcun

esemplare dei Misteri della Santa Messa non conosciamo la sua consistenza, ma essendo un compendio il numero di fogli era inferiore all’opera originale). 3. Rapida distribuzione. Esemplificazione di un argomento di difficile

comprensione, il compendio sui misteri della messa fu composto dal religioso Maseo Berto Marchian per rendere universalmente accessibile, cioè tanto agli uomini dotti quanto a quelli analfabeti, le verità dogmatiche. L’opera era rivolta ad una specifica fascia di mercato, la comunità dei cristiani, e forse più limitatamente la comunità parrocchiale a cui il religioso apparteneva. Il

259

SIMONE FERRARI, Jacopo de’ Barbari. Un protagonista del Rinascimento tra Venezia e Dürer, Milano, Mondadori, 2006, pp. 150-154.

260

La spettacolarità dell’opera, potrebbe far pensare ad un progetto su commissione, quindi probabilmente una parte delle stampe era già stata venduta. Inoltre, considerando il costo di ogni esemplare, e quindi l’inaccessibilità per chi non disponeva di sostanziose finanze, è verosimile ritenere che il numero di copie prodotte non fosse elevato.

261

Anton Cholb viene ricordato nei documenti insieme all’imperatore Massimiliano d’Asburgo e a Jacopo de’ Barbari nel 1504, all’interno di un medesimo progetto artistico. De’ Barbari entrò a far parte della corte imperiale nel 1500 con il ruolo di ritrattista ed illustratore di libri probabilmente grazie alla mediazione dello stesso Cholb. L’incontro fra le due realtà, quella tedesca e quella veneziana, non fu casuale: in entrambi i paesi si rileva in questo periodo un alto grado di sviluppo tecnico nella realizzazione di silografie. A tal proposito è possibile supporre che, una volta concepita l’opera, autore ed editore abbiano affidato l’esecuzione del lavoro a intagliatori tedeschi. Vedi SIMONE FERRARI,

poemetto di Bartolomeo Cordo celebrava un avvenimento importante accaduto nel corso della guerra tra la Repubblica di Venezia e la Lega di Cambrai, ovvero la conquista veneziana della città di Padova. Un componimento contemporaneo che, data la natura encomiastica e di propaganda politica doveva avere un certo potenziale di vendita. Per la contraffazione dell’epitome e del poemetto gli autori chiedevano rispettivamente 20 soldi piccoli (per ogni volta che si fosse incorsi in reato) e 25 lire a copia, una cifra irrisoria rispetto alla consuetudine che potrebbe far pensare che i costi per l’allestimento e per la distribuzione delle opere fossero stati relativamente contenuti. Se così fosse vorrebbe dire che probabilmente anche il prezzo di vendita era contenuto rendendo le copie facilmente piazzabili sul mercato. La Veduta di Venezia, come abbiamo visto, era destinata non solo al mercato veneziano, ma più estesamente a quello europeo e, considerato il prestigio dell’autore ed i contatti dell’editore, è probabile che le copie fossero state vendute, o fossero in procinto di esserlo, ancor prima dell’ottenimento della grazia. In sintesi, possiamo supporre che la distribuzione delle suddette opere fosse considerata sicura e forse già programmata al momento della richiesta di privilegio. Questo spiegherebbe la richiesta di validità così brevi: la grazia avrebbe protetto gli autori e l’editore per il tempo necessario a concretizzare le vendite e/o a esaurire eventuali copie rimaste invendute.

5 ANNI

Sono poco più di una decina i privilegi accordati per cinque anni, fra cui i già riportati casi di riduzione della validità. Si tratta in questo caso, per lo più, di commenti, traduzioni, correzioni, integrazioni o riduzioni a testi preesistenti, come nel caso della grazia concessa all’umanista Alessandro Guarini per il suo commento sopra Catullo.262 Antonio Sarti chiedeva il privilegio in quanto aveva facto tradur

novamente di latino in volgare li commentarii di Cesare, et tute le Vite de Plutarcho reviste col greco, et cusì Herodiano historico,263 mentre il già ricordato Mariangelo

262

Accursio (vedi capitolo 3, p. 104) per lo Arumiavo Marcellino corretto in più de

cinque millia lochi, et augumentato de cinque libri non mai più veduti, et Cassiodoro non mai più stampato. Il filosofo Paolo Magnoli invece, nel 1537 con grande fatica

compose una opereta di annotationi, scontri, et dechiarationi sopra gli officij di

Cicerone, et altre opere soe con il Platone, et altri auctori greci, dove si vedeno chiaramente le beleze di detto Cicerone cavate da greco e desiderando darla in

stampa chiedeva un privilegio quinquennale.264 Affermava che con tale supplica non violava in alcun modo all'ultima parte dello ex(cellentissi)mo cons(igli)o de pregadi,

che vieta tutte le gratie di scrittori antichi, perchè altro non domanda, se non di quelle cose che ello con la soa industria, et faticoso studio, et giudicio ha retrovato novo nelli detti auttori.265

Oltre agli interventi su testi composti da autori classici, tra i privilegi quinquennali si rileva un compendio, intitolato De uitis principum et gestis Venetorum, scritto dallo storiografo veneziano Pietro Marcello266 e un’elegia composta dal poeta Venturino Venturini.267 I due autori, ognuno a proprio modo, si prefiggevano l’obiettivo di tessere le lodi della Repubblica, esaltandone le gesta, la potenza e la benignità rendendola così immortale agli occhi dei posteri. Per tali opere gli autori avrebbero potuto richiedere una validità superiore, che plausibilmente sarebbe stata accolta dato l’oggetto prettamente encomiastico dei testi. Giacché si tratta di edizioni di non ingente mole (54 carte per l’opera storiografica e quattro carte per l’elegia) i supplicanti ritenevano, forse, che cinque anni sarebbero bastati per vendere tali edizioni, tanto più che, almeno per l’edizione di Marcello, questa era già stata stampata al momento dell’ottenimento del privilegio. Sull’edizione compare infatti la data dell’otto giugno 1502, il giorno seguente alla concessione, a dimostrare che si attendeva solo il privilegio per mettere l’opera in vendita. Altro elemento che accomuna le due petizioni riguarda l’ammontare della sanzione pecuniaria prevista

30068). Nelle due edizioni sopraccitate non compare il nome di Antonio Sarti, pertanto si segnala che l’attribuzione non è sicura.

HERODIANUS SYRUS, Herodiani Historiae. (Edizione non pervenuta). Per il privilegio vedi NC.18.1515-1520, c. 56v del 4 maggio 1517. 264

L’opera non è stata rinvenuta. 265

ST.29.1536-1538, c. 193r-v del 2 novembre 1537. 266

PIETRO MARCELLO, Petri Marcelli De uitis principum et gestis Venetorum compendium. (Impresum Veneciis, per Cristophorum de Pensis, 1502 die VIII Iunii), (EDIT16, CNCE 46764). Per il privilegio vedi NC.15.1499-1507, c. 74v del 7 giugno 1502.

267

VENTURINO VENTURINI, Laude della serenissima cita de Venetia composta per Venturino da Pesaro. [non dopo il 1539] (Impressum Venetiis per Nicolaum Zopinum), (EDIT16, 68794). Non so

dire se si tratti dell’edizione nel privilegio citata o se ve ne fosse una antecedente che non è sopravvissuta.

per i trasgressori e stimata in cinquanta ducati da applicare ogniqualvolta si fosse incorsi in reato.

Ultimo esempio di validità quinquennale che vorrei riportare, è quello che vede protagonisti Ottaviano Petrucci da Fossombrone e soci per una nuova tecnica adottata per la stampa di musica polifonica. Come già menzionato nel secondo capitolo, si tratta in questo caso di un prolungamento della grazia concessa nel 1498. I supplicanti chiedevano che la validità fosse prolungata di altri cinque anni, per un totale di venticinque anni complessivi, al fine di poter smerciare le copie invendute.268

7 ANNI

Oltre i sopraccitati privilegi la cui validità fu ridotta a sei anni, tra i documenti ci imbattiamo in una concessione settennale di cui ne era beneficiario lo stampatore Daniel Bomberg. Una durata che in apparenza potrebbe sembrare insolita, ma che in realtà è il risultato della riconferma di un antecedente concessione, quindi i sette anni sono il tempo restante alla scadenza della validità del primo privilegio (vedi capitolo 2, p. 72).269

12-13-14 ANNI

Dodici anni era invece il tempo richiesto dall’editore milanese Oldrado Lampugnani a tutela della prima traduzione volgare della Storia di Venezia di Marco Antonio Sabellico, pubblicata a Milano (vedi capitolo 2, p. 57 e capitolo 3, pp. 97-98). Questo è un caso davvero emblematico poiché tre mesi dopo l’ottenimento della concessione, al Collegio pervenne un’istanza dall’autore di tale traduzione, il bresciano Matteo Visconti, per i volgarizzamenti delle Storie di Venezia e delle Aeneade di Sabellico. Nonostante la mancanza di riferimenti all’editore nella supplica di Visconti, tra autore ed editore ci deve essere stato un accordo per la pubblicazione delle Storie, dal momento che queste uscirono ad instancia e impensa de Oldrado Lampugnano.270 Peculiari anche la durata e le modalità di applicazione di quest’ultima richieste dal supplicante: Visconti chiedeva che le opere fossero protette per tredici anni (a differenza dei dodici richiesti da Lampugnani) e che tale periodo avesse inizio dal momento in cui le opere fossero state impresse. Essendo dunque le Storie pubblicate

nel 1508, il privilegio sarebbe scaduto nel 1521. Del resto il Senato stabilì solo nel 1534 che le opere dovessero essere stampate entro un anno - anno che veniva calcolato a partire dal giorno di rilascio della patente - pertanto la richiesta di Visconti non violava alcuna legge emessa dalla Repubblica.

Rientra in questa rara casistica di concessioni dodecennali anche quella concessa ad Antonio Francini per la traduzione di un’opera di Polibio.271 Nello specifico, il maestro di lingua greca affermava di aver tradotto in volgare una parte dell'historia

di Polibio, dove il parla come se accampavano li Romani, et fatto far uno desegno come stavan li allogiamenti di quelli.272 Si tratta quindi della richiesta di privilegio per una traduzione di un’opera originariamente scritta in greco e per un’illustrazione ad essa accompagnata, della quale non ho rinvenuto alcun esemplare. Nel 1536 uscì un’edizione priva di qualsiasi riferimento che possa ricondurre all’identità del traduttore. L’edizione è altresì priva del nome dell’editore e del luogo di pubblicazione, mentre sul frontespizio compare l’indicazione Con Gratia per anni

xiiii.273 La validità espressa sull’edizione farebbe escludere un possibile legame tra l’edizione stessa e il privilegio, visto che quest’ultimo fu rilasciato per dodici anni. Nello stesso 1536, cinque mesi prima di questa concessione a tutela della Storia di

Polibio, Francini ottenne un privilegio di quattordici anni per un libro di Eusebio de Demonstratione evangelica tradutto di greco in latino, item le questioni de Alexandro Aphrodiseo in greco, item la prima parte dell'hystoria general delle Indie, fatta per Ovideo, et il summario del viaggio di Antonio Pigafeto a torno il mondo, item le adnotationi, et castigatione sopra l'opere di Cicerone de Pietro Victorio.274

L’ Euangelicae demonstrationis fu tradotta da Bernardino Donato275 e pubblicata nel marzo 1536 da Aurelio Pinzi.276 La conferma che questa edizione sia da ricondurre al

271

Nato a Montevarchi dopo il 1480, grazie alla sua conoscenza del latino e del greco lavorò come precettore in alcune delle più ricche famiglie fiorentine. Pur continuando ad esercitare il mestiere di maestro, a partire dal 1515 divenne collaboratore editoriale di Filippo e Bernardo Giunta, curando testi latini e greci fino al 1519. Amico di molti cittadini avversi ai Medici, in seguito all’assedio della città abbandonò Firenze e si rifugiò a Venezia, dove riprese la sua attività di maestro avendo tra i suoi allievi Francesco Sansovino. A Venezia Francini curò anche l’edizione di alcuni testi per Lucantonio Giunta. Vedi FRANCO BACCHELLI, Antonio Francini, D.B.I.

272

ST.29.1536-1538, c. 54r del 26 giugno 1536. 273

POLYBIUS, Libro della militia de Romani et del modo dell'accampare tratto dall'historia di Polibio. 1536, (EDIT16, CNCE 50725). Per la riproduzione digitale vedi Google Books. Edizioni successive al 1536 furono invece sicuramente curate da altri autori.

274

ST.28.1534-1536, c. 245r-v del 20 gennaio 1536. 275

Bernardino Donato (Bonturello) nacque a Castel d’Azzano (Verona) nell’ultimo ventennio del Quattrocento. A Carpi fu precettore di Rodolfo Pio, tenendo verosimilmente anche pubblica scuola. La fama di buon maestro gli valse, nel 1526, l’assegnazione della cattedra di letteratura greca nello Studio di Padova dove vi rimase un solo anno. Tra il 1527 ed il 1528 fu lettore d’umanità a Capodistria, curando – verosimilmente grazie all’intermediazione dell’amico Pietro Bembo – l’edizione di alcune

privilegio concesso a Francini ci viene dall’edizione stessa, la quale riporta a carta sei verso, di seguito al breve di papa Paolo III, il riferimento alla grazia quattordicinale concessa dal Senato in data 20 gennaio 1536 (1535 more veneto).

Fig. 4.2. C. 6v di EUSEBIUS CAESARIENSIS, Eusebii Caesariensis Euangelicae demonstrationis libri

decem. Donatus Veronensis vertit, Venezia, Aurelio Pinzi, 1536. Biblioteca comunale ‘Francesco

Trinchera’, Ostuni (Brindisi). (Digitalizzato in Internet Culturale).

Le Quaestiones di Alexander Aphrodisiensis in greco antico, furono stampate nel 1536 da Giovanni Francesco Trincavelli e Bartolomeo Zanetti ma, risultando prive dell’indicazione del privilegio e di qualsiasi riferimento ad Antonio Francini, l’attribuzione non può considerarsi certa.277 Le annotazioni e correzioni fatte da Pietro

opere per stampatori veneziani, quali Andrea Torresano. Nel 1528 tornò a Verona su sollecitazione del vescovo Gian Matteo Giberti, il quale, proprio in quell’anno, fece venire da Venezia i tipografi Nicolini da Sabbio per avviare nel suo palazzo una stamperia dotata di caratteri greci e latini. La tipografia doveva fornire testi evangelici e patristici indispensabili per attuare un programma di rinnovamento del clero per la cui realizzazione Giberti richiese la collaborazione di Donato. Pur non abbandonando mai definitivamente i propri interessi di maestro, Donato si dedicò per circa trent’anni all’editoria, occupandosi in forma esclusiva all’insegnamento solo nel 1532, anno in cui fu chiamato a Verona a reggere la pubblica scuola d’umanità. Ma già l’anno successivo lasciò l’incarico, accettando una nuova condotta a Parma. Nel 1536 riavviò i contatti con la tipografia veneziana curando edizioni per Aurelio Pinzi, Ottaviano Scoto e Bernardino Vitali. Tre anni dopo era a Vicenza, dove ottenne una condotta grazie all’appoggio del patrizio veneziano Marcantonio da Mula. Tornato a Verona nel 1542 vi morì l’anno seguente. Vedi TIZIANA PESENTI, Bernardino Donato, D.B.I.

276

Vettori alle opere di Cicerone sembrerebbero in prima analisi in contrasto con il privilegio ventennale concesso il 19 febbraio 1530 a Bartolomeo Navagero per le orazioni ed epistole familiari di Cicerone (su Navagero vedi paragrafo successivo). Ma un esame più approfondito smentisce la prima constatazione. L’edizione stampata da Lucantonio Giunta è infatti costituita da sei volumi che videro la luce tra il 1534 e il 1537. Il secondo tomo, M.T. Ciceronis Orationes habet ab Andreae Naugerio ...

emendatiores multo factas, è sicuramente riconducibile a Bartolomeo Navagero dal

momento che sul frontespizio compare, assieme alle indicazioni di privilegi concessi dal pontefice, dall’imperatore e da principi italiani, la grazia ventennale del Senato veneto. Sembrerebbero attribuibili al privilegio ottenuto da Navagero anche le epistole di Cicerone contenute nel terzo volume, ma non essendoci alcun richiamo alla grazia l’identificazione resta dubbia. Per i restanti libri, pur mancando riferimenti a Francini e/o alla grazia a lui concessa, parebbero a lui riconducibili. Non si rilevano infatti altre concessioni a favore dello stampatore o dell’autore delle correzioni.278 Per ciò che concerne le due opere riconducibili alla letteratura di viaggio, che tanto successo riscuoteva nel corso del Cinquecento, pare che solo una fosse stata realizzata da Francini, ossia il Summario del viaggio di Antonio Pigafeto a torno il mondo.