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Stampa nei centri di Terraferma

3. LIMITI TERRITORIALI

3.1 Stampa nei centri di Terraferma

Di norma il privilegio era concesso ai tipografi che operavano nella capitale e solo raramente a quelli della Terraferma, dal momento che principale obiettivo della Repubblica era quello di proteggere l’industria locale. Tuttavia si rilevano sporadici casi di edizioni realizzate in alcune città provinciali del dominio, nello specifico si tratta di Vicenza, Padova, Verona e Brescia, nei periodi in cui nelle suddette città le tipografie erano operative.

I rari casi di edizioni privilegiate stampate nel territorio veneziano, ma non nella città di Venezia, non superano l’anno 1509. Secondo Angelo Colla, la concorrenza veneziana mise in crisi le tipografie nelle città di Terraferma, e il declino, iniziato a partire dagli anni Ottanta del Quattrocento, si esaurì, nella quasi totalità dei casi, prima della fine del secolo. Solo Brescia e Vicenza sopravvissero sino ai primi anni del Cinquecento.188 I dati ricavabili da ISTC ed EDIT16 mettono, però, in luce una situazione diversa. Per ciò che concerne Padova sembra che tra il 1493189 ed il 1547 non vi fossero tipografie attive.190 Diverse interruzioni si rilevano nella città di Vicenza tra il XV ed il XVI secolo, due delle quali si protrassero per diversi anni: la prima ebbe inizio nel 1509 e durò dieci anni; la seconda ebbe una durata di 47 anni,

187

ST.23.1523-1525, cc. 62v-63r del 21 ottobre 1523. Il Senato non concederà privilegio per tutte le opere richieste da Macasola, ma solo per quelle di Filippo Decio e Carlo Ruini, escludendo dunque quelle riviste di Bartolomeo Soccini.

188

ANGELO COLLA, Tipografi, editori e libri a Padova, Treviso, Vicenza, Verona, Trento, in La stampa

degli incunaboli nel Veneto, Vicenza, Neri Pozza, 1984, pp. 52-54.

189

Si segnala inoltre che tra il 1487 ed il 1493 non sono state rinvenute edizioni, mentre nell'anno 1493 l'editore Girolamo Duranti pubblica solo tre titoli.

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Si segnalano tuttavia una decina di edizioni con data incerta che potrebbero essere comprese in questo lasso di tempo.

dal 1529 al 1576. Anche a Verona la produzione tipografica subì diverse battute d’arresto, le più significative tra i sei e gli otto anni,191 mentre a Brescia le tipografie furono operative dal 1473 e, salvo brevi sospensioni delle attività, continueranno a stampare per tutto il Cinquecento. Come fa notare Neil Harris nel saggio dal titolo

Ombre della storia del libro italiano, dopo una falsa partenza, la stampa si stabilisce a

Brescia in modo duraturo.192 L'analisi dei dati evidenzia dunque che, sebbene altalenante, la produzione tipografica dei sopraccitati centri non cessò mai in maniera definitiva.

Ad ogni modo, la stampa nei territori del dominio di opere protette da privilegio veneziano risulta essere un evento che si manifestava di rado, sebbene per molto tempo non fu preso alcun provvedimento che impedisse tale circostanza. Il Senato solo nel 1534 vietò per legge la stampa di opere con privilegio veneziano al di fuori di Venezia, anche se questo non impediva di trasgredire o di aggirare l’ostacolo chiedendo privilegi papali.193

Lo stampatore Gregorio de’ Gregori chiedeva nel 1507 di poter stampare alcune opere teologiche in questa inclita città, capo del vostro S(erenissi)mo D(ominio), over

in altra terra subdita, et a mi comodo, a la impressione et exercitio mio, et in quel luogo possi condur carta per stampar, solum pagando gabelle, dacii et questo dove meglio a me achaderà.194 Non avendo rinvenuto nessuna delle suddette opere stampata da de’ Gregori o a lui riconducibile non è possibile verificare, qualora effettivamente fossero state realizzate, il luogo di pubblicazione.195 Che l’editore avesse scelto la città di Vicenza dove il fratello Giovanni aveva, almeno fino agli anni Ottanta del Quattrocento, una tipografia?

Di sicuro a Vicenza stampò Enrico Ca’ Zeno su richiesta dell’umanista Giovanni Paolo Parisio (noto nel mondo accademico col nome di Aulo Giano Parrasio).

191

Non sono state rinvenute edizioni stampate tra il 1472 e il 1478, tra il 1493 e il 1500, tra il 1521 e il 1529 e tra il 1532 e il 1539.

192

NEIL HARRIS, Ombre della storia del libro italiano, in The Books of Venice = Il libro veneziano, a cura di Lisa Pon e Craig Kallendorf, Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana; Lido di Venezia, La Musa Talìa; New Castle, Oak Knoll Press, 2008, p. 465. Harris fornisce anche un elenco della

Ca’ Zeno era libraio e stampatore, un personaggio di spicco per l’editoria vicentina; intrattenendo intense relazioni con tipografi vicentini e veneziani riuscì a fronteggiare, almeno fino al 1509, la crisi che sul finire del XV secolo investì le tipografie venete a causa della politica protezionistica della Repubblica. Il cosentino Parrasio dopo aver insegnato lingua greca a Milano, protetto da Gian Giacomo Trivulzio,196 osteggiato da elementi locali, preferì Vicenza alla capitale lombarda. La sua produzione si inquadra nel periodo del lettorato vicentino, verosimilmente fra il 1505 ed il 1509, nel quale curò l’edizione di opere per la commune utilità di studianti, per le quali chiese la protezione della Signoria.197 Tra queste troviamo l’Instituta

artium probique cattolica, il De nominum verborumque differentiis e il De flatili nota atque de aspiratione riunite in un unico volume pubblicato il 12 febbraio 1509 da

Enrico Ca’ Zeno con il figlio Giovanni Maria.198

Dal testo del privilegio, rilasciato in data 19 agosto 1492, si apprende che l’editore Girolamo Duranti si poneva l’obiettivo di soddisfare le esigenze dell’Università delle arti di Padova, pubblicando nel 1493 i Parva naturalia di Aristotele con commento di Tommaso d’Aquino (curati dal professore di medicina Onofrio Fontana) e i

Commentaria in 8. libros physicorum Aristotelis di Egidio Romano (curata da

Bernardo Granello ed Egidio da Viterbo).199 La scelta editoriale compiuta da Duranti, nonostante la validità del suo programma e le relazioni con l’Università, non gli permise di reggere alla crisi padovana. Duranti fu infatti l’ultimo stampatore attivo a Padova, dopo di lui l’arte cittadina tacque per oltre mezzo secolo.200

Oltre a Vicenza e Padova, l’analisi dei documenti ha evidenziato edizioni pubblicate a Brescia. Si tratta di opere stampate dai fratelli Giacomo e Angelo Britannico e da Bernardino Misinta, tre editori le cui vicende, in una piccola realtà editoriale come quella di Brescia, non potevano che intrecciarsi.

196

Gian Giacomo Trivulzio – Generale (Milano 1441 – Arpajon, Chartres 1518). 197

NC.16.1507-1514, c. 34r dell’ottobre 1508. Vedi anche PIETRO MANZI, Editori tipografi e librai

napoletani nel sec. XVI, «La Bibliofilia», (1974) 1-2, pp. 48-49.

198

MARCUS VALERIUS PROBUS, In hoc codice continentur: Instituta artium probique catholica:

Corneliique Frontonis De nominum verborumque differentiis: & Phocae grammatici De flatili nota atque De aspiratione libellus aureolus: ab A. Iano Parrhasio nuper inuenta: ac nunc primum edita.

(Veicetiae, per Henricum & Ioannem Mariam eius F. librarios, xii Februarii 1509), (EDIT16, CNCE 39977).

199

EGIDIO ROMANO, In Aristotelis physica commentum. Padua, Hieronymus de Durantibus, 15 Oct. 1493, (ISTC ia00075000).

ARISTOTELES, Parva naturalia. Padua, Hieronymus de Durantibus, 24 May 1493, (ISTC ia01019000) Per il privilegio vedi NC.14.1489-1499, c. 71r del 19 agosto 1492.

200

Giacomo iniziò a stampare a Venezia nel 1481, per rientrare pochi anni dopo a Brescia dove, assieme al fratello Angelo, diede vita ad un’azienda editoriale che gradualmente conquistò il monopolio della produzione bresciana, costringendo molti esperti tipografi ad abbandonare la città. I due fratelli pubblicarono classici latini, opere religiose, giuridiche e di musica per alcune delle quali chiesero ed ottennero privilegi dalla Serenissima. Nel 1497 Giacomo chiedeva protezione per Sermoni de

frate Gabrielo da Berleta, Juvenal cum novo comento de maistro Zuane Bretanico, frate Piero Callo et li Sermoni de frate Zuanne da l'Aquilla cum tute le opere de chadaun d'essi, et più el Graduale et Antiphonario, mentre nel 1504 era Angelo ad

inoltrare una supplica al Collegio per i Sermoni del Beato Laurentio Justiniano ed i

Consilii di Lorenzo Calcagno.201 Gli stampatori locali non potevano dunque competere con la prestigiosa azienda tipografica dei Britannico, se non in posizione subalterna. Così fece Bernardino Misinta, che dapprima lasciò Brescia per proseguire la sua attività a Cremona in società con Cesare da Parma, per poi ritornarvi lavorando alle dipendenze di Giacomo e Angelo, per i quali stampò numerose edizioni fino al 1502. Misinta si fece inoltre editore di poeti contemporanei, come il modenese Panfilo Sassi, del quale pubblicò l’opera titulada i Soneti e capitoli ottenendo un privilegio decennale nel giugno del 1500.202

Caso emblematico è quello rappresentato dal privilegio concesso il 12 dicembre 1545 a favore del poeta fiammingo Giorgio Iodoco da Berga, per le sue laudi dil Lago di

Garda in verso latino,203 stampate, nonostante il divieto espresso dalla legge del 1534, al di fuori di Venezia. L'opera uscì infatti a Verona, un anno dopo l'ottenimento della grazia, per i tipi di Antonio Putelletto, poco prima che questi abbandonasse l'attività di tipografo per dedicarsi completamente a quella di libraio.204 Il profondo

201

NC.14.1489-1499, c. 168v del 6 dicembre 1497. Vedi anche NC.15.1499-1507, c. 137v del 27 novembre 1504. Non tutte le edizioni sono state realizzate o trovate. Per le edizioni rinvenute vedi ISTC ib00129000, ISTC ij00666500, ISTC ij00251000, EDIT16, CNCE 23225, EDIT16, CNCE 8347. 202

PANFILO SASSI, Opere. Brixiae, opera & impensa Bernardini Misintae, [1500], (ISTC ip00021000). Per il privilegio vedi NC.15.1499-1507, c. 22v del 13 giugno 1500. Vedi anche UGO BARONCELLI,

Britannico, D.B.I. Vedi inoltre PAOLO TINTI, Bernardino Misinta, D.B.I. Per una trattazione più completa sui Britannico vedi inoltre ENNIO SANDAL – ROSA ZILIOLI FADEN, Uomini di lettere uomini

di libri: i Britannico di Palazzolo (1469-1650), Firenze, Olschki, 2012.

203

amore per la Riviera accomunava i tipografi originari del Garda, che si prodigavano per celebrarne la bellezza e le particolarità più care.205 Ecco dunque che lo stampatore di Portese, piccola località della costa bresciana del Garda, si occupò della stampa di un’opera che esaltava i gloriosi resti romani dell’antico Benacum. Il poemetto, composto dal religioso benedettino Iodoco, monaco della badia di San Zeno a Verona, descrive, attraverso un travestimento mitologico, le località del lago di Garda: tema centrale sono infatti le nozze di Benaco206 con la ninfa Caride.207

Nei primi decenni del XVI secolo, stimolati dal legame con le proprie origini, molti poeti oriundi del Garda, o nati e vissuti nelle sue vicinanze commemoravano la bellezza del lago attraverso i loro versi.208 Nella poesia benacense e lacustre, l'aspetto celebrativo si univa altresì alla passione per la mitologia, attraverso la quale la natura veniva poetizzata dando un’espressione nobile ed eletta a quella nuova consapevolezza della bellezza del paesaggio, specialmente a quel paesaggio in mezzo al quale viveva il poeta.209

Pertanto, al fine di realizzare il suo piano, Giberti si affidò dapprima della collaborazione dei fratelli Nicolini da Sabbio e, quando questi ultimi decisero di rientrare nella più produttiva sede veneziana, di quella di Antonio Putelletto. La tipografia gestita da Putelletto, ma di proprietà del vescovo, produsse, tra il 1539 ed il 1548, una trentina di edizioni, la maggior parte delle quali realizzate prima della morte del vescovo. Con la sua morte infatti, sopraggiunta nel dicembre del 1543, Putelleto fu privato della possibilità di continuare l'attività dal momento che, secondo quanto espresso dal testamento, gli attrezzi tipografici ed i libri stampati dovevano essere venduti ed il ricavato destinato alla fabbricazione del coro della cattedrale. Tuttavia, dovette intercorrere un certo lasso di tempo prima dell'esecuzione delle volontà testamentarie perché Putelletto ebbe modo di pubblicare ancora quattro volumi con i caratteri usati in precedenza (in seguito stamperà altre due edizioni ma con caratteri diversi), e l'ultima opera stampata con i caratteri di Giberti è proprio il Benacus di Iodoco. Vedi LORENZO CARPANÈ - MARCO MENATO, Annali della tipografia veronese del Cinquecento, vol. I, Baden - Baden, Valentin Koerner, 1992, pp. 23-24. Vedi anche ANGELO TURCHINI, Gian Matteo

Giberti, D.B.I.

205

UGO BARONCELLI, Tipografi nella riviera bresciana del Garda nei secoli XV e XVI, in Il lago di

Garda. Storia di una comunità lacuale, Atti del Congresso internazionale promosso dall’Ateneo di

Salò, Salò, vol. II, Salò, Ateneo di Salò, 1969, p. 203. 206

Benacus era l’antico nome, di origine celtica, del lago di Garda. Nel VII secolo d.C. un anonimo

erudito di Ravenna nella sua Cosmographia usò per la prima volta il termine ‘Garda’. Ritenuto érulo o longobardo, il termine starebbe a significare ‘luogo di vedetta’, richiamando l’odierna fisionomia della località di Garda. ALFREDO BUONOPANE, Il Benaco antico e tardoantico. Società locale e civiltà

romana, in Il lago di Garda, a cura di Ugo Sauro et alii, Sommacampagna, Cierre, 2001, pp. 203 e

224. 207

GIANCARLO PETRELLA, L'officina del geografo: la "Descrittione di tutta Italia" di Leandro Alberti e

gli studi geografico - antiquari tra Quattro e Cinquecento, Milano, Vita e pensiero, 2004, p. 113.

208

WILHELM THEODOR ELWERT, Il lago di Garda, cit., p. 205. 209