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Sebbene l’introduzione dell’arte della stampa avesse consentito una riproduzione seriale delle opere, determinando a sua volta un aumento esponenziale dei volumi in circolazione, il prezzo dei libri, anche se inferiore a quello dei manoscritti, rimase comunque elevato.

Incideva sul costo del libro il materiale, l’attrezzatura e la manodopera, ma anche il genere letterario e la committenza. Per esempio, i testi destinati ad un pubblico specializzato (letterati, accademici, studenti, professionisti in un particolare campo dello scibile …) erano di norma costosi, viceversa i testi popolari erano acquistabili ad un prezzo inferiore. L’elevato costo del materiale, unitamente alle difficoltà incontrate per la stampa in grande formato (mm 1390 x 2820), indussero il mercante tedesco Anton Cholb a chiedere che si potesse senza datio et senza impedimento, in

tuti i luogi et da tute terre vostre portar, trar, et vender la Veduta di Venezia di

Jacopo de’ Barbari. In questo modo l’editore avrebbe potuto compensare le spese sostenute per la realizzazione della mappa urbana, dal momento che riteneva di non poter vendere l’opera per più di tre fiorini a copia. Gli acquirenti infatti non avrebbero compreso il reale valore economico dell’opera; non avrebbero capito quanto lavoro e quale costo comportava la realizzazione di una tale cartografia perciò non avrebbero di certo speso più di quanto previsto da Cholb. Tuttavia, nonostante la pianta prospettica fosse realizzata con chiaro intento descrittivo e celebrativo assimilabile al

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coevo mito di Venezia delineata come città ideale, il Collegio non accolse completamente la richiesta. Sul registro, a seguito della supplica, si legge:

Infrascripti D(omi)ni Consiliarii terminaverunt et deliberaverunt et concesserunt suprascripto supplicanti quod aliquis non possit facere a modo ad annos quatuor in simili forma quodque possit extrahere opus predictum pro omnibus locis, soluendo datia consueta: et fiant litterae patentes in ampla forma.110

La quotazione di mercato di un libro dipendeva inoltre dalla presenza o meno della legatura111 e dalle modalità di vendita.112 Il tipografo Matteo Capcasa assicurava di vendere alcune opere commentate e diligentemente corrette a pretio honestissimo, sì

in grosso, come menudo.113 Influivano sul prezzo anche il tempo e gli sforzi profusi per il raggiungimento dell’obiettivo, come dichiarava il giurista Bernardino Landriani, il quale aveva per il tempo de anni cinque passati in questa vostra inclita

cità de Venexia invigilato et sostenuto gran fatiche in apostillar et far additione a molte lecture civile e canonice. Tali testi erano destinati all’ambiente accademico,

nello specifico agli studenti, e Landriani si offriva di non farle vendere più dil

solito.114Ulteriore fattore che incideva sul prezzo era il periodo che intercorreva tra la produzione e la vendita: quanto più i volumi restavano in giacenza nei magazzini tanto più si svalutavano.

Le indicazioni del prezzo di vendita riportate nelle suppliche sono poche (una quindicina in tutto), cronologicamente circoscritte ai primi anni della stampa (l’ultima attestazione risale al 1501) e formulate da editori (eccezion fatta per le due grazie richieste dal suddetto Landriani in data 1494 e 1496). Si tratta in genere di indicazioni generiche nelle quali ci si offre di vendere le opere a onesto o iusto precio senza indicare un valore preciso, eccetto il caso rappresentato dalla supplica di Paganino

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NC.15.1499-1507, c. 28r del 30 ottobre 1500. Privilegio pubblicato in SIMONE FERRARI, Jacopo de’

Barbari. Un protagonista del Rinascimento tra Venezia e Dürer, Milano, Mondadori, 2006, p. 173.

Riproduzione del privilegio in <http://tridente.it/venetie/gtour/ftour.htm>. Vedi anche EMILIANO

BALISTRERI, Jacopo de’ Barbari e Venetie MD,

<http://www.academia.edu/4742751/Jacopo_de_Barbari_e_Venetie_MD>. 111

Paganini. Il tipografo bresciano chiedeva un privilegio decennale per la Bibbia con glossa ordinaria ed esposizione di Nicolas de Lyre, per la realizzazione della quale ci vollero diversi mesi di lavoro ed una considerevole somma di denaro stimata da Paganino ducati 4000 et più. Essendo egli solo a possedere tale opera, assicurava la Signoria di non volerla vendere a prezzo spropositato e per comprovare la sua onestà chiedeva che fosse precisato nel privilegio che lui supplicante non possi vender dicte

opere se non ducati 6 l'una et non più, che è picolo precio respecto al grande magisterio, fatica, spexa e longeza de tempo che ne entra. Non solo, affermava che il

prezzo di tale edizione era inferiore alle Bibbie con glossa ed esposizioni di Nicolas de Lyre in commercio in quel periodo. Paganino sosteneva infatti che la Bibbia con il commento ordinario si vendeva a 12 ducati, ai quali erano da aggiungere ulteriori 5 ducati per l’esposizione di Nicolas de Lyre.115

L’immissione sul mercato di opere contraffatte, e vendute ad un prezzo minore rispetto all’edizione originale, vanificava gli sforzi compiuti per la realizzazione di un’impresa editoriale privando l’investitore del profitto derivante dal suo duro lavoro.

Per non esser ruinato da la perfida rabia de la concorrentia consueta fra questa miserabel arte116 lo stampatore accorto poteva decidere di abbassare il prezzo della propria edizione, corretta, fino a equipararlo a quello di analoghe edizioni scorrette già in commercio. Così facendo i clienti potevano acquistare allo stesso costo un prodotto di qualità, disincentivando al contempo chiunque a produrre e smerciare illecitamente. Un esempio ci è dato dalla richiesta di Bernardino Benali, che per stampare cum sereno animo le opere di Galeno ed Avicenna emendate, traendo da esse il frutto delle sue fatiche e spese, si offriva di non vender quelle più care di

quelle sono sta' vendute le altre incorrecte prima stampate.117

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Biblia latina. Venezia, Paganinus de Paganinis, 18 Aprile 1494, (ISTC ib00608000). Per il

privilegio vedi ST.11.1490-1492, c. 127r-v del 20 settembre 1492. Vedi anche ANGELA NUOVO,

Paganino Paganini, D.B.I.

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NC.14.1489-1499, c. 173r del 14 marzo 1498. 117