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Che cos’` e la coscienza?

3.4 Il ragionamento

3.4.2 Che cos’` e la coscienza?

Uscendo di casa, molti di noi sono abituati a chiudere la porta con la chia- ve. Non dovrebbe essere troppo difficile cconsiderare che una simile azione si configura come “atto” cosciente; infatti, per prevenire i malintenzionati dall’introdursi nella nostra abitazione, noi intendiamo serrarne l’entrata. La porta viene chiusa a chiave, in questo caso, in conseguenza di un desiderio; a sua volta connesso con la previsione di un’eventualit`a potenziale (“i ma- lintenzionati potrebbero entrare in casa”). Questo semplice atto avverebbe quindi sotto la guida della nostra intenzione, e sotto lo “sguardo” vigile della nostra attenzione. E’ per`o fatto altrettanto comune che, di tanto in tanto, possa sorgere un dubbio, piuttosto angosciante: “Avr`o chiuso a chiave la por- ta di casa?”. Coloro che sono pi`u ansiosi, o magari soltanto pi`u distratti, si saranno magari confrontati diverse volte con una situazione simile. General- mente, ciascuno `e cosciente delle proprie azioni. Io sono piuttosto cosciente di stare scrivendo queste righe. Ma, nel corso della digitazione, non saprei dire se - poco pi`u sopra - ho tralasciato di inserire la nota a pi`e di pagina che avevo intenzione di redigere. Sono quindi costretto a controllare: la nota a pi`e di pagina `e presente, e allora mi ricordo di averla scritta. Per`o, prima di controllare, non ricordavo di averla redatta. L’averla scritta, quindi, `e stato un atto “al di fuori della mia coscienza”?

Analizzando avvenimenti quotidiani come questi, in un bellissimo capito- lo69 della Psicologia del Ragionamento, Rignano cerca di chiarire il concetto

69Le idee psicologiche di Rignano erano, sull’argomento, gi`a formate da tempo. Cf.

di “coscienza”:

[...] riassumendo il sin qui detto, parrebbe potersi ammettere che non si pu`o parlare della “coscienza” d’uno stato psichico per s´e stesso, bens`ı, soltanto, della “coscienza” che uno stato psichico attuale ha d’uno stato psichico passato; e che tale caratteristica di “cosciente” di uno stato psichico passato, ora rievocato, rispetto ad un altro attuale, si riscontri ogni volta che si abbia la coesi- stenza, almeno durante un certo tempo, del primo col secondo, e la sovrapposizione o fusione, sia pure solo parziale, della parte affettiva od emotiva dell’uno con quella dell’altro.70

Innanzi tutto, si rilevi come Rignano ponga la spiegazione della “co- scienza” in rapporto all’ “incoscienza”. Con ci`o, arriva a una formulazione piuttosto singolare. Essa, guarda caso, sembrerebbe far pensare che forse “per avventura, non si tenda oggi ad esagerare grandemente l’importan- za che nell’uomo normale ha il ragionamento incosciente rispetto a quello cosciente”71.

Ancora una volta la discriminante `e data dalla memoria: la coscienza di uno stato psichico `e data dal fatto che lo stato psichico stesso viene ricordato. Di quest’ultimo, le varie tendenze affettive che lo hanno generato saranno i “punti di contatto”, gli elementi discrezionali del riconoscimento. Infatti, “la condizione necessaria, se non sufficiente, affinch´e un qualsiasi stato psichico ci possa apparire in seguito come cosciente `e dunque che fra i suoi costituenti esso contenga anche elementi di ordine affettivo o emotivo”72.

La coscienza verrebbe cos`ı a essere una propriet`a estrinseca (quindi relati- va) degli stati psichici. Non si pu`o quindi dire che un determinato fenomeno psichico sia inconscio a priori : pi`u semplicemente, esso `e avvenuto incon- sciamente. Tornando all’esempio che ha aperto questo capitolo. Non si pu`o dire se il fenomeno psichico della volizione esprimibile con “Vorrei chiudere la porta a chiave” sia attuato coscientemente. Io potrei trovarmi davanti alla porta ed essere - magari - distratto da una chiamata improvvisa al cellulare. A chiamata conclusa, mi ritroverei davanti alla porta chiusa, e con le chiavi in mano. Avr`o girato la chiave nella serratura? O l’avr`o soltanto fatta scat- tare? Non ricordo precisamente i miei atti durante la telefonata - la quale ha assorbito tutta la mia attenzione. Tentando la serratura potrei scoprire che la porta `e serrata. In tal caso, l’aver chiuso la porta risulterebbe un atto psichico incosciente. In caso contrario, dovr`o provvedere a chiuderla, e l’atto allora risulter`a cosciente (sempre che il cellulare non torni a squillare).

Questa tesi, nota esplicitamente l’autore, risulta praticamente antitetica a quelle del filosofo Wilhelm Windelband e quelle di Sigmund Freud. Gli atti

70Cf. Rignano, 1984; pag. 371. 71Cf. Rignano, 1984; pag. 365. 72Cf. Rignano, 1984; pag. 371.

incoscienti sono comunque guidati da un ragionamento di qualche tipo. Solo che non si ricorda l’atto (e, nei casi patologici, non si ricorda il ragionamento). Contro le posizioni di Freud, peraltro, si fanno intervenire alcune osservazioni condotte, nientemeno, che da Charcot. Tant’`e che Rignano perviene quindi a concludere:

Tutti i casi cosiddetti di automatismo comiziale ambulatorio, stu- diati dal Charcot, denotano parimente la realt`a di atti certamente guidati dalla ragione, anche se rimangono incoscienti rispetto alla personalit`a principale del malato.73

Inoltre, si osservi un aspetto particolare di questa teoria. Essa va a costi- tuire una definizione di Io che non si sostanzia di argomentazioni filosofiche; ma piuttosto di osservazioni psicologiche (e del solito, onnipresente, apparato biologico neo-lamarckiano). Come scrive Sava,

L’unit`a di coscienza era dovuta al fatto che veniva attivata una sola tendenza affettiva in ogni singolo momento della vita psi- chica e ci`o perch´e le tendenze affettive erano estese diffusamente nelle sedi cerebrali, tanto da costituire il “legame” che caratte- rizza ogni io cosciente. [...] Con ci`o pensava di aver dato una soluzione al problema della definizione dell’ “io”, che nella teoria associazionistica di matrice humiana risultava formulato in modo ambiguo.74

A ci`o si aggiunga un altro risultato. La teoria di Rignano prevede che il ragionamento nell’uomo sia sempre e di norma cosciente. A esso farebbero eccezione, in ambito non clinico, le “distrazioni”; mentre in ambito clinico quei fenomeni di “sdoppiamento” e di “automatismo” che - seguendo l’in- terpretazione datane dall’autore - corroborerebbero la natura della coscienza come propriet`a estrinseca del fenomeno psichico75. Scherzosamente, ma no-

tando che in ci`o si cela forse qualcosa di significativo, potremmo dire che Rignano confeziona un “Io” molto positivista. Esso si sostanzia infatti di tendenze affettive, memoria e ragionamento. Non c’`e nessun “ospite inquie- tante” che attende nei meandri oscuri della psiche. Salvo casi di pertinenza clinica, avviene piuttosto di essere un po’ distratti.