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Metodo sperimentale e metodo fenomenologico

2.4 La memoria come propriet` a fondamentale del fenomeno vitale

3.1.1 Metodo sperimentale e metodo fenomenologico

Un simile documento potrebbe essere costituito dall’articolo Brentano and Wundt: empirical and experimental psychology; testo invero piuttosto famo- so, che lo psicologo statunitense Edward B. Titchener pubblic`o nel 19213.

In questo articolo si analizzavano le due correnti, individuate ciascuna in opere pubblicate nel 1874: la Psychologie vom empirischen Standpunkte di Franz Brentano da un lato, e i Grundz¨uge der physiologischen Psychologie di Wilhelm Wundt. In entrambe queste opere, si presentava l’idea di una “nuova” psicologia; nuova nella misura in cui essa veniva distaccata dalla psicologia razionale basata su assunti metafisici. Le affinit`a fra Wundt e Brentano, per`o, sembrano limitarsi a questo:

The year 1874 saw the publication of two books which, as the event has shown, were of first-rate importance for the develop- ment of modern psychology. Their authors, already in the full maturity of life, were men of settled reputation, fired as investi- gators with the zeal of research, endowed as teachers with a quite exceptional power to influence younger minds, ready as polemists to cross swords with a Zeller or a Helmholtz. Yet one would look in vain for any sign of closer intellectual kinship between them; hardly, indeed, could one find a greater divergence either of ten- dency or of training. Psychology, seeing how much their work and example have done to assure her place among the sciences, may gladly confess her debt to both. The student of psychology, though his personal indebtedness be also twofold. must still ma- ke his choice for the one or the other. There is no middle way between Brentano and Wundt.4

La considerazione di Titchener coglie precisamente nel segno, almeno a mio parere: non c’`e via di mezzo fra Brentano e Wundt. In effetti, queste due figure seguiranno itinerari teorici piuttosto diversi. Wundt considerava il metodo sperimentale e l’osservazione come i due paradigmi metodologici fondamentali della psicologia. Il metodo sperimentale si baserebbe sull’in- tervento volontario dell’osservatore, il quale pu`o manipolare e controllare i processi psichici, mentre l’osservazione si adatterebbe a quei fenomeni (come la lingua, le rappresentazioni, i costumi) che non possono essere direttamente gestiti dall’osservatore. Da qui la distinzione fra psicologia sociale, indaga- bile appunto per mezzo dell’osservazione, e psicologia individuale, soggetta invece alla sperimentazione. Per sperimentazione, si badi bene5, ci si riferisce

3Cf. Titchener, 1921.

4Cf. Titchener, 1921; pag. 108. 5Cf. Mecacci, 1992; pag. 7.

in questo contesto soprattutto all’introspezione6 operata dal ricercatore stes- so. Merito indubbio di Wundt fu quello di aver fondato il primo laboratorio di psicologia sperimentale nel 1879, che aveva la sua sede a Lipsia. Questa iniziativa cre`o un modello adottato per decenni. Stanley Hall a Baltimora nel 1883, Henri Beaunis alla Sorbona e Giuseppe Sergi a Roma - entrambi nel 1889-, William Halse Rivers a Cambridge nel 1897: i quali seguirono tutti l’esempio di Wundt7.

In questi laboratori i progetti di ricerca basati sul metodo sperimentale richiedevano di indicare stimoli e parametri manipolabili di un processo dato, come ad esempio la sensazione, la percezione, la memoria. Si potevano quindi analizzare misure oggettive, come i tempi di reazione; oppure i resoconti soggettivi derivati dall’introspezione “controllata” del soggetto.

Presto il fattore temporale, ed in particolare i tempi di reazione, entra- rono a far parte del patrimonio paradigmatico della psicologia sperimentale. Un momento di svolta in questo percorso pu`o essere individuato negli studi di Francis C. Donders che acutamente distinse un tempo di reazione “semplice” - ovvero occorso a rispondere ad un solo stimolo - e un tempo “composto”, ovvero occorso per rispondere ad uno stimolo tra pi`u stimoli o per produrre risposte diverse a seguito di stimoli diversi. Allo stesso modo, `e in gene- re considerato espressione di questa tendenza il testo che Gabriele Buccola redasse nel 1883, intitolato Le leggi del tempo nei fenomeni del pensiero8.

Nell’ambito della ricerca mnemonica, che - come si pu`o facilmente intuire - `e particolarmente interessante per la presente trattazione, sembra opportu- no ricordare i capitali lavori di Hermann Ebbinghaus prima, e di Georg Elias M¨uller poi. Il primo elabor`o il cosiddetto “Ersparnismethode”, o “metodo del risparmio”: dapprima egli memorizzava una lunga serie di sillabe prive di senso (“GYT, RAB, DOW” e cos`ı via), annotando il tempo necessario a produrre una recitazione perfetta. Quindi, a distanza di tempo, tornava a memorizzare la lista annotando il differenziale fra il tempo della prima e della seconda memorizzazione. Egli inoltre produsse una affascinante cur- va, che metteva in relazione la quantit`a di sillabe dimenticate con il passare

6Il termine wundtiano `e “Selbstbeobachtung”: tradotto come introspezione ma che

letteralmente vale “auto-osservazione”. Wundt ne tratta in particolare nel saggio Selbst- beobachtung und innere Wahrnehmung. In esso, peraltro, si evince come Wundt avesse ben chiari i limiti di un simile metodo: “gli stati psichici interni potevano essere analizzati, nella psicologia scientifica, solo se essi erano manipolati nel quadro di un esperimento psicologi- co dove si potessero riprodurre le stesse condizioni e si potessero controllare rigorosamente le variabili studiate”. Cf. Mecacci, 1992; pag. 7.

7Da non dimenticare la diffusione in Russia e in Giappone con i laboratori di Vladimir

Mikhailovich Bechterev, fondato nel 1886 presso l’universit`a di Kazan, e di Matataro Matsumoto, fondato a Tokyo nel 1903.

del tempo, osservando che la maggior parte dell’oblio si verificava nelle pri- me ore successive alla memorizzazione. Giunse persino a chiedersi se molte ripetizioni continuative, senza soluzione, fossero maggiormente efficaci per l’apprendimento rispetto a delle ripetizioni distribuite nel tempo; riguardo a questa alternativa egli sembr`o propendere per queste ultime9. Questi ri-

sultati, consegnati al pubblico nel 1885 con lo studio ¨Uber das Ged¨achtnis, influenzarono moltissimo gli studiosi dell’epoca, e pi`u in particolare Georg Elias M¨uller. Questi raffin`o gli strumenti concettuali del maestro. Lo studio di Ebbinghaus era stato letteralmente condotto su Ebbinghaus, dato che il ricercatore compariva anche nella veste di soggetto memorizzante. M¨uller, invece, elabor`o procedure ed esperimenti applicabili in qualsiasi laboratorio; e su soggetti non pi`u coincidenti con il ricercatore stesso10. Un’ulteriore svolta

si ebbe nel 1888, quando il poliedrico Francis Galton (che si `e sopra rammen- tato in relazione al dibattito sul darwinismo) pubblic`o l’articolo Co-relations and their measurement, che apr`ı le porte all’utilizzo del metodo statistico in psicologia, impiegato con profitto sino a oggi.

Si potrebbe affermare, in linea del tutto generale, che il metodo sperimen- tale and`o sempre pi`u sistematizzandosi. Con il tempo, lo si trova premesso alle trattazioni di psicologia generale, o come tema di un’esposizione specifica ed autosufficiente. Vediamo invece che, esattamente al contrario, il metodo proposto dalla tradizione brentaniana non fu sistematicamente illustrato, n´e tantomeno se ne volle creare un compendio o una cristallizzazione.

Lo stridente contrasto fra Brentano e Wundt si coglie anche nel dibattito storiografico, che ha cercato di ricostruire le loro figure intellettuali. Signifi- cativo, a mio parere, `e la caratterizzazione con cui Edwin G. Boring11ricorda Wundt. Questi sarebbe un uomo che non ha mai imparato a giocare, privo di amici e di umorismo, infaticabile e in una certa misura aggressivo. Dalle pa- role di Boring emerge una figura severa, quasi feroce: a met`a fra il positivista ottocentesco e il genio autistico.

Brentano `e invece ricordato come un uomo di mondo, grande oratore. Seppe attrarre a s´e uomini dai diversi interessi, come il filosofo Edmund Husserl, il romanziere Franz Kafka, il futuro padre della psicoanalisi Sig- mund Freud e, durante alla sua permanenza a Firenze, il filosofo pragmatista Giovanni Vailati. Brentano peraltro non manc`o di provocare piccanti pette- golezzi. Nel 1864 era stato ordinato prete con il rito cattolico; ma sciolse i suoi voti e si spos`o ben due volte: nel 1880 prima, e nel 1897 poi.

Per comprendere la posizione di Brentano, si potrebbe partire da una

9Cf. Schacter, 2001; pag. 140-141. 10Cf. Mecacci, 1992; pag. 12. 11Cf. Boring, 1950, pag. 317.

pagina piuttosto nota di Husserl, che si `e appena visto essere stato suo allievo; va valutata per`o una certa cautela critica, dato che Husserl andr`a piuttosto oltre i temi e le posizioni del maestro. Nel 1913, Husserl esporr`a con rara eleganza un concetto di chiara derivazione brentaniana, nelle sue Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica:

Io sono consapevole di un mondo che si estende infinitamente nel- lo spazio, e che `e stato soggetto a un infinito divenire nel tempo. Esserne consapevole significa anzitutto che trovo il mondo imme- diatamente e visivamente dinanzi a me, che lo esperisco. Grazie alle diverse modalit`a della percezione sensibile, al vedere, al toc- care, all’udire ecc., le cose corporee sono in una certa ripartizione spaziale qui per me, mi sono alla mano, in senso letterale e figura- to, sia che io presti o non presti loro attenzione, sia che mi occupi o no di esse nel pensiero, nel sentimento, nella volont`a. Anche esseri animali come gli uomini sono qui per me; li guardo, li ve- do, li sento avvicinare, stringo loro la mano e, parlando con loro, comprendo immediatamente quali siano le loro rappresentazioni e i loro pensieri [...].

Io trovo costantemente alla mano, di fronte a me, la realt`a spazio- temporale, a cui appartengo io stesso e a cui appartengono tutti gli altri uomini, che si trovano con essa ed a essa si riferiscono nel mio medesimo modo. La realt`a - e la parola stessa lo dice - la trovo in quanto, desto dentro una esperienza omogenea e mai interrotta, la trovo come esistente e la assumo esistente, cos`ı co- me essa mi si offre. Qualunque nostro dubbio o ripudio di dati del mondo naturale non modifica affatto la tesi generale dell’at- teggiamento naturale. Il mondo come realt`a resta sempre l`a; pu`o rivelarsi qua e l`a “diverso” da come lo presumevo, questo o quel- l’elemento dev’essere cancellato da esso a titolo di “apparenza”, “allucinazione” e simili; ma, nel senso della tesi generale, esso `e sempre mondo esistente.12

Qua possiamo individuare due caratteristiche dell’impostazione che Brentano dette al suo metodo psicologico. Innanzi tutto, il darsi - senza mediazione - del mondo fenomenico; dall’altra la necessit`a di descrivere ci`o che si riceve dal mondo fenomenico in modo - ancora una volta - immediato; in particolare, il mondo non andrebbe trattato come se costituito da oggetti “staccati”; quin- di diversi dalla coscienza stessa che li esperisce. Piuttosto, il mondo sarebbe in una certa misura solidale con la coscienza. Wilhelm Dilthey, probabil- mente intendeva esprimere questo concetto attraverso il celeberrimo motto “noi spieghiamo la natura, mentre comprendiamo la vita psichica”13. Questo

concetto trov`o per`o anche applicazioni all’esterno dell’ambito filosofico. In una certa misura, infatti, lo si trover`a applicato in ambito clinico. Il filosofo

12Cf. Husserl, 1965; pag. 57-62. 13Cf. Mecacci, 1992; pag. 17.

e psichiatra Karl Jaspers, infatti, espresse nella sua Allgemeine Psychopato- logie la convinzione per cui lo psicopatologo, trattando con esseri umani, non compie l’osservazione indifferente che si avrebbe, per esempio, studiando il peso atomico di un elemento chimico. Al contrario, egli comprende e “par- tecipa”. La suggestiva metafora a cui si rimanda `e quella dell’attore che si immedesima con il suo personaggio14.

Il lettore proveniente da studi filosofici potr`a forse avere un quadro com- pleto e suggestivo di questa impostazione ricorrendo direttamente alle parole di Brentano:

Ogni fenomeno psichico `e caratterizzato da ci`o che lo Scolastico medievale ha chiamato in-esistenza intenzionale (o anche menta- le) di un oggetto, e che noi chiameremmo, con un’espressione non del tutto ambigua, relazione a un contenuto, direzione verso un oggetto o oggettivit`a immanente. Ogni fenomeno psichico contie- ne in s´e qualcosa come oggetto, sebbene non sempre nello stesso modo. Nella rappresentazione qualcosa `e rappresentato, nel giu- dizio qualcosa `e ammesso o respinto, nell’amore amato, nell’odio odiato e cos`ı via.15

Questo, a ben vedere, non `e un concetto del tutto sconosciuto alla filosofia. Poco dopo infatti, Brentano afferma che Aristotele:

[...] nei suoi libri Sull’Anima dice che il sentito in quanto sentito `

e nel senziente, che il senso accoglie il sentito senza la materia, che il pensato `e nell’intelletto pensante[...]. Tommaso d’Aquino insegna che il pensato `e intenzionalmente nel pensante, l’oggetto dell’amore nell’amante, il desiderio nel desiderante.16

Si pu`o notare che il portato filosofico, a differenza di quanto accade per gli psicologi sperimentali, `e qui esaltato piuttosto che accantonato. Si pu`o forse intuire, pur nell’estrema sintesi storica che qui `e proposta, come per Brentano e per coloro che aderivano al suo metodo empirico la psicologia andasse configurandosi come la scienza del processi mentali in quanto tali, considerati nel loro agire e nel loro procedere17.

Si potrebbe allora tornare a considerare le parole che Titchener ha dedi- cato ai due “padri fondatori” della psicologia:

Brentano has all the advantage that comes with historical conti- nuity. His doctrine of immanent objectivity goes back to Aristotle and the Schoolmen, and the classification of psychical acts into ideas, judgments, and phenomena of love and hate goes back to

14Cf. Jaspers, 1964; in particolare pag. 24. 15Cf. Brentano,1989; pag. 124-125.

16Cf. Brentano, 1989; pag. 125. 17Cf. Mecacci, 1992; pag. 23.

Descartes. More than this: he can claim kinship with every psy- chologist, of whatever school, who has approached his subject from the technically “empirical” standpoint. For the “empirical” psychologist means to take mind as he finds it; and like the rest of the world, who are not psychologists, he finds it in use; he finds it actively at work in man’s intercourse with nature and wi- th his fellow-man, as well as in his discourse with himself. Terms may change and classifications may vary, but the items of classi- fication are always activities, and the terms employed - faculties, capacities, powers, operations, functions, acts, states - all belong to the same logical universe. Brentano, innovator though he is, takes his place as of right in a great psychological community. To offset this advantage, and to justify his own break with tra- dition, Wundt holds out the promise of an experimental method. He should have been more explicit: for technology as well as scien- ce - medicine as well as physiology, engineering as well as physics - makes use of experiment. His actual purpose, as we trace it in the chapters of his book, is to transform psychology into an experimental science of the strict type, a science that shall run parallel with experimental physiology.18

Metodo sperimentale e metodo empirico costituiscono il contemporaneo e divergente affermarsi della psicologia come disciplina - o meglio scienza - autonoma rispetto alla filosofia. Ma gli approcci di Wundt e Brentano, che pure poterono vantare numerosi e in seguito illustri allievi, furono ben presto affiancati da nuove soluzioni paradigmatiche.