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Gestalttheorie e teorie psicodinamiche

2.4 La memoria come propriet` a fondamentale del fenomeno vitale

3.1.2 Gestalttheorie e teorie psicodinamiche

I grandi teorici del metodo fenomenologico, come Husserl, furono in primo luogo filosofi piuttosto che filosofi sperimentali. La situazione cambier`a dra- sticamente quando, a Berlino, verr`a raccogliendosi un gruppo di studiosi che - sebbene partendo dalla cornice teorica dischiusa da Brentano - si accosteran- no alla ricerca con un’attitudine decisamente sperimentalista. Questi “nuovi psicologi tedeschi”, come li definir`a Rignano, possono essere identificati in Max Wertheimer, Kurt Koffka e Wolfgang K¨ohler. Costante e minimo comu- ne denominatore, nei lavori di questi tre autori e successivamente in quelli dei loro allievi, fu la ricerca di una corrispondenza fa il dato fenomenologico e il processo neurofisiologico.

Caratteristica quindi di quella che prender`a il nome di “Gestalttheorie” - teoria della forma - pu`o essere considerata l’elegante semplicit`a del suo modello. Si pu`o parlare di Gestalttheorie a partire dalla pubblicazione, av- venuta nel 1912, dell’articolo di Wertheimer Experimentelle Studien ¨uber das

Sehen von Bewegung. In questo testo si sosteneva - sulla base di ricerche condotte con lo stroboscopio - che il movimento `e un’organizzazione o una configurazione del nostro sistema di percezione; una “Gestalt” quindi, una forma. Musatti, nel 1929, commentava cos`ı le ricerche di Wertheimer:

[...] Con ci`o il punto di vista classico della psicologia rispetto alla percezione viene capovolto. Non si tratta pi`u di partire dai singoli stimoli e dai singoli dati sensoriali corrispondenti, per comporre mediante essi la percezione che noi abbiamo del mondo, giacch`e si singoli dati sensoriali come tali sono un’astrazione, e quindi una non entit`a, ma piuttosto di partire da quella che `e una concre- ta situazione percettiva globale, o per lo meno, - dato che nella percezione globale sussistono nuclei percettivi quasi indipendenti dal resto, ossia le forme propriamente dette - di partire da queste forme, per passare ad una analisi delle leggi della loro interna struttura e costituzione.19

Si noti il richiamo alla “concreta situazione percettiva globale”, e lo si confronti con il passo di Husserl che si `e citato nel paragrafo precedente. Vi `

e indubbiamente una certa continuit`a teorica; la novit`a introdotta da Wer- theimer consiste nella possibilit`a di studiare, e studiare sperimentalmente, i nuclei percettivi che danno adito a queste“forme”. Si capisce quindi che l’im- postazione filosofica viene traducendosi in struttura paradigmatica di natura scientifica, e infine in programma di ricerca.

Il movimento `e quindi una delle “forme” individuate dai gestaltisti; il fenomeno psicologico a esso corrispondente esiger`a di essere analizzato con un procedimento che va, per cos`ı dire, dall’alto verso il basso. Questa im- postazione venne gradualmente trasportata dalla percezione del movimento ad altri ambiti, man mano che la ricerca evidenziava la presenza di “varie Gestalt”. Si pu`o intuire forse come il progredire delle teorie della forma sviluppasse un netto contrasto, una sorta di rottura rispetto all’associazioni- smo e all’elementismo tardo ottocentesco; corrente di cui ad esempio Wundt, almeno in una certa misura, era espressione.

Forse il modo migliore per cogliere il paradigma della Gestalttheorie `e quello di affidarsi ad un testo di natura protrettica, redatto da uno dei fon- datori di questo paradigma. Si consideri quindi quanto scrisse Kurt Kof- fka, accingendosi nel 1922 a dare una formulazione sintetica del proprio paradigma:

[...] the Gestalt-Theorie is more than a theory of perception; it is even more than a mere psychological theory. Yet it originated in a study of perception, and the investigation of this topic has furnished the better part of the experimental work which has been

19Cf. C.L. Musatti, La psicologia della forma, 1929; in Mucciarelli,1984; pag. 336. Il

done. Consequently, an introduction to this new theory can best be gained, perhaps, by a consideration of the facts of perception [...].

Without going more into detail, let us examine the nature of this psycho-physical correspondence. Methodologically the physiolo- gical and the psychological aspects of these three principles are in perfect harmony; the cortex has been divided into areas, the immediate experience has been analyzed into elements, and con- nections are assumed to exist between brain areas as between the elements of consciousness. Furthermore, the nervous processes may be altered functionally and their corresponding psychologi- cal elements are subject to the functional factor of attention. Evi- dently the psychological and the physiological are interdependent, and are not sensation, association, and attention, factual? Do not cortical areas exist, and likewise nervous tracts, and the facilita- tion and inhibition of excitations? Certainly facts exist which have been interpreted in these ways, but we believe it can be proved that this interpretation is insufficient in the face of other and more comprehensive facts. Furthermore, we maintain that the insufficiency of the older theory cannot be remedied by sup- plementing the three principles, but that these must be sacrificed and replaced by other principles.20

La teoria della Gestalt, in particolare per quanto riguarda le ricerche nell’ambito della percezione, sar`a destinata a una grande fortuna. Gi`a nel momento in cui Rignano vive e scrive, le teorie della forma potevano vantare un buon successo; per quanto esse fossero recenti. In un certo senso, le teorie psicodinamiche si affermeranno secondo un itinerario simile. Alla fine del- l’ottocento, si inizi`o - in psichiatria - a qualificare con l’aggettivo “dinamico” quei fenomeni patologici considerati non riconducibili a malattie organiche. Si hanno cos`ı teorie come quelle di Robert S. Woodworth, che pubblic`o nel 1918 una monografia con il titolo di Dynamic Psychology, o come quella di Kurt Lewin che nel 1935 propose A dynamic theory of personality. Hen- ri Ellenberger, gi`a citato a proposito di Maine de Biran, ha forse il merito di aver mostrato come21 la “psichiatria dinamica” del tardo Ottocento va-

da a costituire l’origine delle teorie psicodinamiche, stavolta in psicologia, primo-novecentesche. Si dovr`a quindi perdonare un piccolo passo indietro, necessario per seguire la strada che porta dalla psichiatria ottocentesca alla psicoanalisi novecentesca.

Dalle posizioni di Wilhelm Griesinger (morto nel 1869), il quale sosteneva che le malattie mentali sono malattie del cervello sino al Lehrbuch der Psy- chiatrie di Emil Kraepelin, che fu pubblicato nel 1883, possiamo individuare in psichiatria una sorta di “filone meccanicistico-materialista”. Kraepelin

20Cf. Koffka, 1922; pag. 532-536. 21Cf. Ellenberger, 1970.

descriveva la malattia mentale come un fenomeno naturale, riconducendolo alle sue origini organiche. Egli impiegher`a la psicologia solo per arricchire con strumenti oggettivi il quadro sintomatologico del paziente 22. L’opera

di Kraepelin, si potrebbe dire, mor`ı letteralmente di successo. Fu proprio il grande numero di casi clinici da lui studiati a condurre a una crisi del suo modello tassonomico: cosa pensare di sintomatologie simili, infatti, ma aven- ti cause differenti; oppure di quadri sintomatologici differenti in cui per`o si riconoscono etiologie simili? Il dibattito, quantomeno in ambito clinico, fu piuttosto vivace; e lo si pu`o considerare parzialmente risolto soltanto con l’av- vento - guarda caso - di un autore generalmente considerato come influenzato da Brentano: il sopra citato Jaspers. In psichiatria,

[...] Jaspers realizza l’aspirazione degli psichiatri del primo ‘900 ri- guardo la fondazione di una psicopatologia scientifica, per quanto non nel senso auspicato da Kraepelin (psicologia scientifica ogget- tiva). La direzione intrapresa da Jaspers, un’analisi e compren- sione dei vissuti del malato, propone, sotto l’influenza di correnti filosofiche antipositivistiche, il recupero della soggettivit`a, ten- tando di definire un metodo scientifico che non pu`o essere quello delle scienze naturali.23

Un complesso universo di ricerca e teorizzazione interviene a separare Kraepelin e Jaspers. Non `e possibile scendere troppo nel dettaglio, ma non credo si possa omettere di ricordare - a questo proposito - le esperienze di ipnosi condotte dalla cosiddetta “scuola di Nancy”; da Auguste Ambroise Li´ebault prima, e da Hippolyte Bernheim poi. Altra esperienza `e quella della scuola della Salpˆetri´ere, fondata da Jean Martin Charcot. E’ noto come Sig- mund Freud, abbia studiato presso entrambe (qualche mese alla Salpˆetri´ere, ed alcune settimane a Nancy). E proprio con Freud si perfezioner`a il lega- me fra la prospettiva dinamica, in psichiatria, e la pratica della psicotera- pia; quest’ultima intesa come una procedura terapeutica basata sul rapporto medico-paziente. Questo passo, per`o, `e molto pi`u complesso di come ap- pare. Lo straordinario successo di Freud potrebbe portare a pensarlo come unico interprete di questa congiuntura. Piuttosto, la psicoanalisi freudiana andrebbe pensata come:

il tentativo - senz’altro il pi`u sistematico e fruttuoso - di fondazio- ne di una teoria psicologica che ponesse l’accento pi`u sugli aspetti dinamici che su quelli strutturali pi`u sulle componenti motivazio- nali che su quelle cognitive, pi`u su sistemi di forze in continua iterazione che su sistemi statici, pi`u sulla personalit`a integrata che sulle singole e staccate funzioni psichiche.24

22Cf. Mecacci, 1992; pag. 98. 23Cf. Cassano, 2008; pag. 24. 24Cf. Mecacci, 1992; pag. 95.

All’interno della prospettiva dinamica, infatti, troviamo figure di gran- dissimo spessore come Pierre Janet. La sua opera `e stata in un certo senso riscoperta nel 1970 da Henri Ellenberger. A suo parere, Janet

cerc`o di delineare una teoria generale dei processi mentali, norma- li e patologici, basata sulle ricerche sia della psicologia sperimen- tale che della psicopatologia. Questo tentativo di integrazione tra psicologia e psicopatologia non fu invece perseguito dalla psicoa- nalisi freudiana, che praticamente ignor`o la letteratura psicologica contemporanea.25

Nel complesso, teorie della forma e teorie dinamiche, nate in ambienti marcatamente mitteleuropei, si diffusero piuttosto rapidamente in tutto il panorama europeo. Pi`u singolari, si vedr`a, sono le origini ed il destino di un’altra impostazione psicologica: quella comportamentista.