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L’evoluzione del ragionamento

3.4 Il ragionamento

3.4.1 L’evoluzione del ragionamento

Fino a ora si `e parlato di “ragionamento”, come se in Rignano questo processo avesse una e una sola declinazione. Va segnalato per`o che Rignano:

61Cf. Rignano, 1984; pag. 90. 62Cf. Rignano, 1984; pag. 93.

63Cf. Rignano, 1984; pag. 100. Saranno poi le tendenze affettive sottese al ragiona-

mento a giocare un ruolo fondamentale nella trattazione sui sogni e sulle “patologie del ragionamento”. Si cf. con il paragrafo 3.5.

[...] ci fornisce una sorta di fenomenologia della vita mentale assai interessante, anche se dall’Autore stesso non adeguatamente svi- luppata, la cui base `e data dalla natura affettiva dominante e dallo stile di ragionamento che acquista predominio, secondo una suc- cessione di coppie antagoniste (sintetici/analitici, intuitivi/logici, romantici/classici, audaci/timidi, immaginativi/eruditi, origina- li/mnemonici, visivi/uditivi, ragionatori costruttori/ragionatori intenzionali, positivisti/metafisici), in cui l’antagonismo `e logico ed affettivo insieme; meglio `e un antagonismo affettivo ricoperto di forme logiche [...]65

Non esiste quindi un ragionamento, bens`ı molti tipi diversi di questo processo. In un certo senso si potrebbe affermare che lo stesso “esperimento” mentale, costituente per Rignano il ragionamento, pu`o essere declinato in molti e diversi modi.

Non `e chiaro, nel testo, in che senso intendere il termine “evoluzione”. Ho l’impressione che dietro alla fenomenologia della vita mentale, che guar- da caso inizia con il dualismo concreto/astratto e finisce con quello positivi- smo/metafisica, ci sia una suggestione ascensionale: come a dire, da forme pi`u rozze sino a forme perfette. Ma questa, si badi bene, `e soltanto un’opinio- ne; basata peraltro pi`u sull’intuizione che non su basi critiche vere e proprie. Chiarire l’intensit`a di questo termine sarebbe uno studio senz’altro utile ed interessante, ma esso richiede spazi che in questa sede non sono disponibili.

E’ possibile per`o rilevare, in accordo con Sava, che Rignano distingue i ragionamenti non in base alla loro forma logica, quanto in base alla tendenza affettiva in essi dominante. Si consideri a questo proposito il seguente passo:

Prima per`o di passare allo studio dei veri e propri “concetti” fa d’uopo accennare brevissimamente ad un fenomeno psicologico pi`u umile e semplice, che `e come la matrice primissima da cui essi sono poi sbocciati: intendiamo dire, la classificazione affettiva.66

Classificare i concetti in base ai quali si ragiona in base alla tendenza affettiva a essi soggiacente consente, secondo Rignano, di ovviare ad una difficolt`a che - in filosofia - ha una storia piuttosto antica ed illustre:

Ed `e per non avere visto questa base di vera e propria classifi- cazione affettiva od utilitaria, sulla quale riposa la formazione di ogni e qualsiasi concetto, che n´e il Locke, n´e il Berkeley, n´e il Max M¨uller, n`e lo Stuart Mill stesso sono riusciti a comprendere l’intima natura delle cosiddette “idee” generali od astratte. [...] In altre parole, il ragionamento fatto sopra un concetto generale od astratto vale per tutti quanti gli oggetti o i fenomeni, i quali,

65Cf. Sava, 2000; pag. 209. 66Cf. Rignano, 1984; pag. 109.

pur diversissimi concretamente fra loro, hanno per`o tutti a comu- ne quell’attributo o quella qualit`a che li rende equivalenti rispetto al risultato o al fine di raggiungere colle operazioni od esperienze che il ragionamento immagina di eseguire su di essi.67

Rignano spiega quindi il concetto e l’ “idea” astratta per mezzo dello stru- mento fornito dalla tendenza affettiva; rimandando quindi a un sostrato bio- logico. A mio parere, questa `e un’intuizione particolarmente preziosa, che merita di essere maggiormente approfondita.

Tutta la sezione centrale si fonda, in definitiva, su questo assunto di base. Essa va per`o oltre il tema che qui si approfondisce, e non `e forse opportuno scendere ulteriormente nel dettaglio. Per gli scopi di questa trattazione, ci si limiter`a ad osservare che l’evoluzione del ragionamento si traduce- una volta che si `e giunti a trattare del “ragionamento intenzionale”, in una genealogia del sapere umano.

Osserviamo quindi il “ragionamento matematico” passare dalla fase del simbolismo diretto a quella del simbolismo indiretto, alla condensazione e infine all’inversione simbolica; il “ragionamento dialettico” passare da una prima fase catalogatoria a una pi`u prettamente metafisica. Si raggiunge quindi una sorta di ultimo dualismo, che giustappone il ragionamento posi- tivista e quello metafisico. Come si pu`o facilmente immaginare, la mentalit`a positivista sfrutterebbe a pieno le caratteristiche di “Gedankenexperiment” proprie del ragionamento; al contrario:

Il metafisico, invece, non trovando n´e nell’esperienza n`e in una simile rappresentazione materiale del reale alcuna soddisfazione alle sue peculiari aspirazioni, anzi considerando, e non a torto, l’esperienza ed ogni sua rappresentazione come altrettante prove, negatrici di quanto egli bramerebbe che fosse, mira con tutte le sue forze a “trascendere” queste barriere empiriche che sbarrano inesorabilmente il passo alle proprie aspirazioni; e si illude che la ragione ed il ragionamento possano riuscirvi colla creazione e coll’uso di concetti “trascendentali”. Ma tutto quello che egli perviene cos`ı a fare non `e che togliere a prestito concetti dal rea- le, solo sfumandone i contorni ed evaporizzandone sempre pi`u il contenuto onde renderli suscettibili della maggior possibile elasti- cit`a di interpretazione, o accatastare arbitrariamente attributi su attributi in un insieme logicamente inconsistente ed irrappresen- tabile alla mente, o peggio ancora continuare ad usare espressioni verbali, vuotate ormai di ogni contenuto intellettivo e ridotte a puri suoni evocatori soltanto di emozioni.68

67Cf. Rignano, 1984; pag. 120-121. 68Cf. Rignano, 1984; pag. 262-263.

Il rifiuto della metafisica `e qui piuttosto netto; e risulta forse sorpren- dentemente aspro, specialmente considerandolo all’interno dell’opera di un autore disposto ad aperture larghissime.

Ad ogni modo, Rignano pone il ragionamento nei termini machiani di “esperimento/operazione mentale”; e procede quindi ad una trattazione evo- luzionistico/fenomenologica del ragionamento stesso. In questo schema non `

e immediatamente comprensibile che cosa sia, per Rignano, la coscienza. Si pu`o pensare infatti, e non a torto, che la trattazione di Rignano sul ragiona- mento non sarebbe da dirsi completa, se l’autore non avesse trattato anche della condizione entro cui - solitamente- viene a prodursi il ragionamento; condizione solitamente individuata nel fenomeno della “coscienza”.

In effetti Rignano ha trattato della coscienza, ed in particolare del binomio ragionamento conscio-ragionamento inconscio; trattazione peraltro di grande interesse, alla quale ho ritenuto opportuno dedicare un apposito paragrafo.