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Tendenze affettive, stato di invarianza, riflessi

2.4 La memoria come propriet` a fondamentale del fenomeno vitale

2.5.1 Tendenze affettive, stato di invarianza, riflessi

Il 24 aprile 1920, al Coll`ege de France, Rignano tenne una conferenza il cui titolo, indubbiamente suggestivo, `e quello di “Le finalisme de la vie”214. Egli apr`ı la sua argomentazione restringendo il campo a uno dei tanti peculiari aspetti in cui il finalismo si manifesterebbe nei fenomeni vitali: quello delle “tendenze affettive”. Con questo termine Rignano intende quelli che in genere indichiamo come “appetiti” o “bisogni”. Pi`u precisamente, egli riserva la categoria di “affettive” a tutte quelle tendenze che:

[...] soggettivamente, nell’uomo, si manifestano come “desideri” o “appetiti” o “bisogni” e che oggettivamente, nell’uomo e negli animali, si manifestano come movimenti, completamente esegui- ti o allo stato nascente, purch´e dall’aspetto non meccanizzato [...].215

Quei movimenti dall’ “aspetto meccanizzato” cui Rignano in questo passo fa riferimento, saranno poi identificati con i riflessi; di ci`o per`o si discuter`a pi`u sotto.

Una simile delimitazione del campo costituisce un vero leitmotiv nella letteratura neo-lamarckiana (si pensi infatti alla trattazione di Hering, o a quella di Orr). Come si `e detto, le tematiche correlate agli “istinti” costi- tuivano uno dei punti di forza delle teorie sulla memoria organica. Rignano, evidentemente, lo sapeva bene; egli viene quindi proponendo al suo pubblico una galleria in cui compaiono le tendenze affettive dell’ “ameba del Jen- nings”, dell’Actinia equina, della Naviculas brevis, ma anche dei ben poco esotici tabagisti: Spencer infatti li considerava un esempio per cui “una lun- ga persistenza da parte di una sensazione dapprima non piacevole la rende invece tale, la sensazione rimanendo tuttavia la stessa”216.

Il lungo preambolo che Rignano tesse, e la variopinta - se non caotica - galleria di esempi che propone hanno la funzione di convincere l’uditore del fatto che alla base di ogni tendenza affettiva, quindi di ogni bisogno e desiderio, vi sia una natura essenzialmente mnemonica. Per provare la natu- ra mnemonica217 di “tendenze affettive” quali la fame o il desiderio sessuale

l’argomentazione `e piuttosto semplice. L’organismo tende fisiologicamente all’ “invarianza”, o come diremmo oggi all’omeostasi. Quando, per qualche

214Di questa conferenza `e disponibile una versione in italiano, che costituisce i capitoli

ottavo e nono di La Memoria Biologica; in una certa misura essa `e ripresa nei paragrafi iniziali di La psicologia del ragionamento.

215Cf. Rignano, 1922; pag. 142. 216Cf. Rignano, 1922; pag. 159.

217Intendendo con ci`o - beninteso - la concezione organica di memoria che si `e descritta

motivo, questo stazionario viene perturbato dall’esterno l’organismo tenta di ristabilire il suo stato originale. Qualora ci`o risultasse impossibile, l’organi- smo tenderebbe invece ad adattarsi alla perturbazione, mantenendo cos`ı il suo nuovo stato. Questo concetto `e preso direttamente in prestito dal reper- torio concettuale dell’energetismo, in particolare quello di Ostwald; l’autore `

e peraltro su questo punto molto chiaro:

Se osserviamo il comportamento dei diversi organismi, dagli uni- cellulari all’uomo, vediamo che tutta una serie dei loro atti, fra cui soprattutto quelli pi`u fondamentali, si lascia interpretare come la manifestazione d’una tendenza dell’organismo a permanere o a tornare - per usare il termine energetico dell’Ostwald- nel proprio stato fisiologico “stazionario”.218

Gli organismi reagiscono in due modi fondamentali ai “perturbamenti” che possono manifestarsi durante il loro arco biologico: allontanandosi o adat- tandosi ad essi con un nuovo stadio fisiologico. Queste due opzioni generano diversi tipi di tendenze affettive. Si pu`o menzionare le reazioni di lotta o fuga come esempio del primo tipo di reazione; l’impulso a nutrirsi (derivato dai meccanismi fisiologici della fame) `e invece un esempio del secondo tipo di tendenza affettiva.

Le tendenze affettive pi`u complesse, invece, risultano da un fenomeno di “vicariamento”:

Pel “vicariamento” sopra accennato, della parte per il tutto, - propriet`a mnemonica fondamentale - avviene che semplici por- zioni o frammenti di dati rapporti ambientali, appetiti dapprima nella loro totalit`a, oppure rapporti ambientali “analoghi”, cio`e solo in parte uguali, a quelli desiderati, oppure rapporti ambien- tali costituenti i “mezzi” atti a raggiungere il “fine” e quindi suoi antecedenti immediati, oppure, infine, rapporti ambientali conco- mitanti costanti di questo fine, evocano la medesima affettivit`a del “fine” primario. Quest’affettivit`a, cio`e, “si trasferisce” dal tutto ad una parte. Affettivit`a per la parte che si rafforza poi pel fatto che questo rapporto parziale, appetito dapprima come vicariante del tutto, finisce col costituire a sua volta un rapporto ambientale abituale, e col divenire perci`o desiderato o appetito per s´e stesso, anche all’infuori del “trasferimento” affettivo vero e proprio.219

Insomma, le tendenze affettive pi`u filogeneticamente recenti (quindi, gli istinti pi`u complessi) sarebbero soggette ad una sorta di propriet`a meto- nimica; esempi di questo processo sono individuati da Rignano nell’amore materno e nell’istinto sociale. E’ possibile che alcuni degli uditori presso il

218Cf. Rignano, 1922; pag. 161. 219Cf. Rignano, 1922; pag. 161.

Coll`ege de France trovassero familiare l’idea del “vicariamento”. In effetti, essa era stata descritta in termini simili da Th´eodule Ribot, sotto il nome di “loi de transfert”: non `e quindi un caso che, nel corso di questa conferenza, Ribot venga citato con una certa insistenza.

Detto questo, si confrontino le tendenze affettive con i riflessi. Questi ultimi sono costituiti da azioni stereotipe e meccaniche, che seguono ad un dato stimolo. Di per contro, la tendenza affettiva ha la propriet`a di “gravitare verso un fine, senza alcuna preferenza per il mezzo”220. Questo perch´e la

tendenza affettiva deriverebbe:

dal fatto di essere dovuta alla esistenza allo stato potenziale d’un dato sistema o stato fisiologico, generale o parziale, gi`a determi- nato in passato dal mondo esterno nel suo complesso o da alcuni rapporti particolari con quest’ultimo, e che ora, - svincolato che sia dal perdurare o dal ripresentarsi anche d’una piccola parte di questo ambiente o di questi rapporti, - tende, come qualsiasi altra energia potenziale, semplicemente a riattivarsi. [...] Solo allorquando l’una serie di movimenti sia fortunosamente riuscita, prima delle altre, a ricondurre l’organismo nelle condizioni am- bientali volute, essa sar`a da tal momento in poi, e solo da tal momento in poi preferita alle altre: ci`o che si esprimer`a dicendo che l’affettivit`a ha esercitato una “scelta”.221

Le tendenze affettive si comportano come “energie disponibili”222che pos-

sono applicarsi a una molteplicit`a di atti; posto per`o che questi portino al risultato voluto, in genere coincidente con il recupero dell’omeostasi oppure con uno stato energetico altrettanto accettabile per l’organismo.

Vi `e una differenza fondamentale di natura fra il riflesso e la tendenza af- fettiva, nel senso che quest’ultima costituisce l’origine di quei comportamenti che saranno poi riflessi. Spiega Rignano:

[...] il riflesso - in cui, per accumulazione mnemonica, viene poco a poco a meccanizzarsi e a rendersi autonomo l’atto cos`ı “scelto”, se ripetuto di frequente - rappresenta una tendenza a scaricar- si lungo una sola data via, gi`a determinata prima ancora della scarica stessa.223

In questo modo la memoria, nella sua accezione organica, appare il filo rosso che connette la sfera del meccanicismo fisiologico con quella, pi`u ampia, della soggettivit`a. Lo stesso processo che presiede al trofismo dell’embrione accumula anche, nel corso della vita dell’organismo, tutta una serie di in- formazioni che potrebbero portare - in futuro- all’emergere di adattamenti,

220Cf. Rignano, 1922; pag. 168.

221Cf. Rignano, 1922; pag. 168. Il corsivo `e nel testo.

222Il paragone `e posto da Rignano stesso. Cf. Rignano, 1922; pag. 168. 223Cf. Rignano, 1922; pag. 169.

tanto anatomico-fisiologici che comportamentali. In questa concezione, che ha qualcosa di grandioso, il ruolo fondamentale `e attribuito appunto alla fa- colt`a mnemonica. Quest’ultima, si `e detto, viene spiegata in termini chimico- energetici; si tratta quindi di un fenomeno“speciale”, ma fondamentalmente semplice e coerente con un’impostazione classicamente meccanicista. Eppu- re, in Rignano il mondo organico appare come sede di “manifestazioni fina- listiche”; di cui le pi`u interessanti sono forse quelle costituite dai fenomeni psicologici degli organismi.

Capitolo 3

Teorie psicologiche

Ideally, it might be argued, the psychologist is a superior being, for over all other scientists he has the advantage of being a psychologist. He alone, the argument would continue, knows the human mind without which there could be no science. The work of the exact sciences, as they are sometimes called, involves not only precise observation but also a loose admixture of personal prejudice, ambition and conviction. The psychologist, however, knows the human mind that is both the object and the subject of his work, and is superior to prejudice, to exaggeration, to vanity, and consequently to quarrelsomeness.

3.1

Una difficile introduzione storica.

Il presente lavoro ha come scopo dichiarato quello di analizzare il pensiero di Eugenio Rignano, con attenzione storica e particolare riferimento alle sue teorie biologiche. Nondimeno, lo si `e gi`a visto impegnato in una febbrile operazione poligrafica, che lo ha portato a operare in ambiti distinti e - a un primo sguardo- piuttosto distanti: filosofia politica, biologia, psicologia; per non menzionare tutte le discipline fra queste intermedie, come la sociologia, la filosofia del diritto, l’etologia.

L’esposizione sulle teorie psicologiche di Rignano, per`o, sar`a forse pi`u sin- tetica rispetto a quella sulle teorie biologiche; anche perch´e su queste teorie gi`a si `e scritto, in modo peraltro piuttosto notevole. Sono da menzionare, infatti, gli studi condotti sull’argomento da Gabriella Sava 1, che approfon- disce tanto le teorie psicologiche di Rignano, quanto curano l’inserimento storico di queste ultime. Inoltre, Rignano viene pi`u spesso menzionato in opere storiche che hanno come argomento la psicologia2, che non in storie della biologia o della filosofia.

Per questo motivo nel presente capitolo si tratteranno pi`u schematica- mente quei temi gi`a esposti altrove, e si considereranno invece pi`u approfon- ditamente gli aspetti delle teorie psicologiche che appaiono pi`u strettamente correlati con argomenti biologici. Prima, per`o, di condurre una riflessione sulle proposte in materia psicologica di Rignano, `e opportuno fare un piccolo passo indietro, e considerare - per sommi cenni - il panorama storico entro cui egli opera.

Quando “nasce” la psicologia? La domanda `e indubbiamente velenosa. Si potrebbe scomodare Platone, e ci`o potrebbe essere - in un certo senso - opportuno; ma sarebbe altrettanto elegante citare allora Aristotele, Kant, Cartesio, o magari proporre ( come si `e fatto sopra) una digressione su Maine de Biran. Pur non avendo nulla in contrario - per quanto riguarda questo argomento - nei confronti di letture storiche ad ampio spettro, credo possa essere pi`u proporzionato ai termini della presente discussione proporre un documento che possa funzionare da pietra miliare, attorno al quale costruire lo spazio storico che funzioner`a da contesti per i paragrafi seguenti.

1Oltre a La psicologia filosofica in Italia, edito nel 2000 (Cf. Sava, 2000), una pregevole

analisi si ha anche nel volume curato da Guido Cimino e Nino Dazzi La psicologia in Italia (Cf. Cimino, Dazzi, 1998), di cui il testo di Sava costituisce il capitolo 15. Molto interessante, ma con un taglio non strettamente psicologico, `e anche l’intervento di Sava in Il nucleo filosofico della scienza (Cf. Cimino, Sanzo, Sava, 1997).