Si pu`o pensare, aequo animo, che il signor Freud non abbia passato notti insonni a seguito delle obiezioni avanzategli da Rignano. Peraltro, i rapporti fra i due non dovevano essere troppo tesi. Infatti, nel 1913, Freud aveva po- tuto contare di una notevole visibilit`a su “Scientia” grazie alla pubblicazione di un suo lungo articolo, diviso peraltro in due parti87. Rignano invece po-
teva vantarsi di aver ospitato, sulla sua testata, un personaggio che andava diventando sempre pi`u intellettualmente prestigioso.
In genere, la scarna letteratura secondaria sulle teorie psicologiche di Ri- gnano non si `e mai interessata molto al rapporto di queste due figure. Sava si `e per`o particolarmente interessata al rapporto fra Rignano e la scuola gestaltista di Berlino. Il rapporto, `e presto detto, si configura come con- flittuale. Rignano scriver`a un articolo dal titolo La teoria della forma della nuova scuola psicologica tedesca contrapposta all’associazionismo della scuo- la psicologica inglese, che apparir`a prima sulla “Rivista di Psicologia” e poi, ampliato e corretto, su “Scientia”88.
La posizione di Rignano `e facilmente riassunta:
Non `e facile esporre in che consista veramente la “Gestalttheo- rie”, oggi cos`ı in auge in Germania, n´e `e facile farne uno studio critico obiettivo, in quanto che sotto questo nome di “forma” i Gestaltisti hanno raggruppato fenomeni psichici fra loro sostan- zialmente diversi, ciascuno dei quali ha, invece, una genesi e una
87L’articolo in questione `e S. Freud, Das Interesse an der Psychoanalyse. Teil 1: Das
psychologische Interesse, Scientia : rivista internazionale di sintesi scientifica, vol 14 (1913) , pp. 240-250. Per la seconda parte: S. Freud, Das Interesse an der Psychoanalyse. Teil 2: Ihr Interesse fuer die nicht psychologischen Wissenschaften, Scientia : rivista internazionale di sintesi scientifica, vol 14 (1913), pp. 369-384.
natura sua propria e richiede pertanto una spiegazione per conto suo, diversa da quella degli altri.89
L’idea stessa di “Gestalt”, il punto chiave di questo paradigma e quanto di esso sembrava promettente era semplicemente quanto di pi`u contraddittorio si potesse concepire con le posizioni di Rignano. Sappiamo infatti che Rigna- no proponeva una sua singolare versione dell’associazionismo (con qualche suggestione da comportamentista), in cui sostanzialmente la vita psichica veniva ricondotta ad una particella elementare, ovvero la tendenza affettiva.
I gestaltisti, invece,
Negano l’autonomia qualitativa delle sensazioni elementari. [...] Noi dobbiamo domandarci, scrive il K¨ohler, se le sensazioni pro- venienti da un campo visivo sono indipendenti o dipendenti dal sistema di distribuzione complessivo in equilibrio, al quale esse danno origine. Questo `e il vero punto in questione.90
Rignano opporr`a, alla posizione della Gestalt, la teoria dell’integrazione o “sintesi affettiva”; egli torna a esprimere cio`e la teoria per cui i fenomeni psichici originerebbero dalle tendenze affettive. Come opportunamente rileva Sava,
L’attacco alla Gestalttheorie si svolse in nome dell’associazioni- smo, anche se si riconobbe che quest’ultimo non aveva dato ri- sposte esaurienti al problema delle correlazioni fisiologiche delle percezioni.91
Fronteggiare le emergenti teorie della forma sulla scorta dell’ “accumu- lazione specifica” si risolse, come forse il lettore ha intuito, in un brutto insuccesso. Quando K¨ohler risponder`a a Rignano92, si muover`a soprattutto lungo due direttive: sottolineando la ridotta conoscenza - da parte del suo critico - delle esperienze sperimentali condotte dai gestaltisti, ed attaccando frontalmente la teoria di Rignano. Si rilevi come, a fronte del fatto che Ri- gnano riconosca dei meriti intellettuali al proprio interlocutore93, questi non
sembri intenzionato a comportarsi in modo altrettanto elegante.
Lo scontro fra Rignano e la Gestalt `e piuttosto impari. Mecacci considera il saggio di Rignano “disinformato e teoricamente molto carente”94; per parte
mia dubito si possa considerare “teoricamente molto carente”, un articolo di
89Cf. Rignano, 1927; pag. 145. 90Cf. Rignano, 1927; pag. 147. 91Cf. Cimino, Dazzi, 1998; pag. 459. 92Cf. K¨ohler, 1928.
93Ad esempio l’aver sottolineato, da parte dei gestaltisti, degli effettivi limiti della teoria
associazionista. Cf. Rignano, 1927, pag. 147-148.
questo autore. In genere, di teoria, ce ne `e sin troppa. Va per`o detto che in questo intervento Rignano pasticcia un po’ attorno ai suoi concetti, che peraltro non sono neppure di immediata intuibilit`a. Passa quindi a dipin- gere i Gestaltisti come dei neo-kantiani un po’ confusi, refutandoli quindi con delle ipotassi tremolanti. Indubbiamente `e l’intervento pi`u “debole” del- l’autore, scritto forse in un momento in cui egli non aveva a disposizione le forze che gli avevano consentito di fronteggiare, in ambito biologico, il ter- ribile Weismann. Pur concedendo tutto questo, per`o, mi sembra un poco eccessivo parlare di disinformazione. Rignano `e uno psicologo, ma nel senso tardo-ottocentesco del termine; si `e gi`a detto infatti come egli vedesse la psi- cologia ancora strettamente connessa alla filosofia. D’altra parte, la teoria gestaltista:
Fu in Europa un fatto forse pi`u traumatico di quanto non fu il comportamentismo in America, in parte gi`a anticipato dal fun- zionalismo. Tutta una tradizione di studi e ricerche veniva infatti vanificata, e si doveva ricominciare da zero. Asserire che il dato primario dell’esperienza psichica `e una forma, che non `e possi- bile scomporre ulteriormente in elementi, significava impostare e costruire tutta una serie di nuovi esperimenti e teorie.95
Tornerei quindi all’immagine della lotta impari, su cui una figura brillan- te e intellettualmente attiva come Rignano non dovrebbe essere appiattita. In quanto “grande sintetico” era costituzionalmente vulnerabile agli anacro- nismi, specialmente al termine della sua trentennale carriera. Inoltre, tutto sommato, la psicologia `e stata il campo di suo pi`u recente - e quindi tardo - interesse. Si dovrebbe perci`o resistere alla tentazione di considerare Rigna- no un “dilettante disinformato”. Egli dimostra, nella grande maggioranza dei casi, una conoscenza della letteratura scientifica praticamente equivalen- te a quella degli addetti ai lavori. Quello che talvolta crea qualche problema di comprensione - ma, si badi bene, solo per lo sguardo retrospettivo dello storico - `e lo spiegare la peculiarit`a di alcune sue posizioni.
Si consideri ad esempio il seguente problema. Si `e visto come Rignano assegni alla memoria un ruolo chiaramente fondamentale, tanto nel suo di- scorso biologico quanto in quello psicologico. Nella sua opera, non `e possibile rintracciare riferimenti particolarmente significativi a Herman Ebbinghaus o a Georg Elias M¨uller96 che della ricerca psicologica sulla memoria possono essere considerati, in un certo senso, i padri fondatori. A prima vista, que- sta potrebbe essere considerata una prova del dilettantismo di Rignano. Ma
95Cf. Cimino, 1980; pag. 196.
96Ebbinghaus, a quanto ho potuto osservare, non sembra essere citato; al contrario
G.E.M¨uller viene citato diverse volte, ma senza una particolare enfasi sui suoi risultati. Il che fa pensare che questi ultimi lasciassero Rignano piuttosto indifferente.
bisogna su questo argomento fare un rilievo pi`u accurato. Innanzi tutto, si `e visto che Rignano `e in rapporti di stretta vicinanza intellettuale (almeno da parte sua) con Semon. Si consideri allora a questo proposito che Schacter, nel suo studio storico su questo autore, avanza un’argomentazione piuttosto interessante.
Il paradigma di Ebbinghaus e M¨uller considerava la memoria nelle sue tre funzioni di immagazzinamento del dato, ritenzione dello stesso ed infine recu- pero e riproposizione, alla coscienza, di un ricordo; secondo uno schema che poi avr`a una lunghissima e fortunata storia. Ora, il recupero era da questi autori trattato “merely as a neutral test device”97. Al contrario Semon ten- deva a considerare il recupero come una fase in cui il dato mnemonico veniva ri-elaborato ed influenzato dalle condizioni in cui, appunto, viene ricordato98.
Questo particolare aspetto della sua teoria anticiper`a in un certo qual modo quelle che saranno le posizioni del famoso psicologo Endel Tulving99.
Rignano, come Semon, non si interessa all’ambito di ricerca aperto da Ebbinghaus; il motivo, per`o, `e sottilmente diverso. Come spiega Sava,
La psicologia sperimentale, secondo Rignano, poteva raggiungere solo limitati scopi pratici e poteva essere utilizzata in pedagogia e ai fini di ricerche attitudinali. Si trattava di “una massa di minute indagini sperimentali che il James argutamente definiva come una “psicologia microscopica” e il Binet, con non minore arguzia, “psychologie d’ horologerie”, la quale per`o, non si pu`o negare che, coordinata e sistematizzata che sia, render`a certo i pi`u utili servigi alla pratica ed aumenter`a, per il bene collettivo, il “rendimento” di ciascun individuo”.100
Anche per Rignano, la fase di recupero del ricordo immagazzinato non `e un semplice automatismo; nel sedicesimo capitolo della Psicologia del ragio- namento si pu`o leggere:
Abbiamo accennato per due volte101 al dubbio che la sola ugua-
glianza fra certi elementi psichici attuali e certi altri rievocati non sia sufficiente, ove si tratti di pure sensazioni o percezioni, a rievocare e rendere cosciente il fatto passato.102
Questo ci potrebbe autorizzare a pensare che Rignano non condividesse la triade “memorizzazione-ritenzione-recupero”, per come proposta da Ebbin- ghaus e M¨uller, in cui il recupero si configura un processo genericamente
97Cf. Schacter, 2001; pag. 150. 98Cf. Schacter, 2001; pag. 167-170.
99E, va detto, ponendo un interessante precedente storico rispetto alla posizione che
Schacter stesso assumer`a sull’argomento.
100Cf. Cimino, Dazzi, 1998; pag. 446. Per il passo citato tra virgolette cf. Rignano,
1928; pag. 63.
101Nel corso, appunto, del sedicesimo capitolo della Psicologia del ragionamento. 102Cf. Rignano, 1984; pag. 368.
“automatico”. Questo `e un elemento, indubbiamente, di interessante “mo- dernit`a” del suo pensiero. Detto elemento, va per`o detto, si configura come qualcosa di poco pi`u esplicito rispetto alla semplice intuizione. Non mi senti- rei quindi autorizzato a considerare le sue teorie una “precursione” di quelle presentate, ad esempio, in tempi piuttosto recenti da Schacter103.
Concludendo, nulla autorizza a pensare Rignano come un “pioniere”, nei termini in cui Schacter tratta Semon. Va per`o rilevato che le sue teorie - per quanto criticate - non mancarono di interessare; segno che forse il “dilettante” aveva colto, almeno in una certa misura, nel segno.
A sostegno di quest’ultima affermazione si pu`o osservare come Pierre Janet, nel suo famoso Les d´ebuts de l’intelligence, non mancher`a di citare il dibattito fra K¨ohler e Rignano, dimostrando un certo apprezzamento sulle argomentazioni del “regrett´e philosophe de Milan”; anche se le sue posizioni appaiono “forse un poco esagerate”:
Ces ´etudes sur la th´eorie de la Forme ont ´et´e bien expos´ees par M. E. Rignano, le regrett´e philosophe de Milan, dans sa belle revue internationale Scientia, en octobre-novembre 1927 ; l’expos´e ´etait suivi d’une r´efutation assez violente et, si je ne me trompe, un peu exag´er´ee. [...] Elles nous permettent de nous mettre au courant de ces int´eressantes discussions, mais elles me semblent, comme vous le verrez, encore un peu ´etroites et nous inspirent le d´esir naturel d’y ajouter quelques mots.104
Inoltre, Janet dimostra di condividere quello che `e il nucleo centrale della critica mossa a K¨ohler, e sembra voler chiarire il “pasticcio” che - effettivamente - rende piuttosto debole l’argomentazione di Rignano:
Rignano a fait, comme nous venons de le voir, une critique s´ev`ere de toutes ces conceptions : il repousse les m´etaphysiques qui y sont rattach´ees, il blˆame ces physiologies fantaisistes, si fr´equentes aujourd’hui et si n´efastes aux recherches psychologiques ; il re- grette que ces auteurs n’aient tenu aucun compte des th´eories qui dans la gen`ese des diff´erentes notions font intervenir l’activit´e de l’esprit. Au point de vue psychologique il reproche aux Gestalti- stes d’avoir employ´e sans cesse le mot Gestalt, forme dans toutes sortes d’acceptions diff´erentes, dans le sens de forme ext´erieure, de structure int´erieure, de groupement intentionnel, de mots, de concepts, etc.
Cette multiplicit´e de sens embrouille toutes les discussions. Ri- gnano insiste surtout sur deux acceptions particuli`eres : tr`es sou- vent il s’agit du concept d’un objet et du sens de ce concept. La signification d’un concept g´en´eral ne d´epend pas toujours de la forme et d´epend aussi de bien autre chose.105
103Cf. Schacter, 1987. 104Cf. Janet, 1935; pag. 233. 105Cf. Janet, 1935; pag. 239.
Pur nel suo anacronismo, il quale in una certa misura va ben ammesso, le posizioni di Rignano non sembrano per`o cadere nel vuoto.