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L’Origine delle Specie

2.2 Le teorie trasformiste ed il problema dell’ereditariet` a

2.2.1 L’Origine delle Specie

Negli ottanta anni successivi alla pubblicazione dell’Origine delle specie, av- venuta il 24 novembre 1859, il dibattito scientifico in biologia `e comples- so e piuttosto acceso. Considerando, infatti, soltanto le “divisioni interne” al paradigma evoluzionista, ci si rende conto della straordinaria variet`a di declinazioni che l’idea darwiniana aveva scatenato.

“Le divergenze di opinione tra gli evoluzionisti [...] sono davvero sor- prendenti” osserva senza troppi giri di parole uno storico della biologia17. La quantit`a di forme assunte dalla teoria, per`o, non esaurisce il problema. Sebbene infatti Thomas Huxley avesse predetto a Darwin “Tu avrai la rara soddisfazione di vedere le tue idee trionfanti nell’arco della tua vita”18, come `

e lecito aspettarsi le nuove idee incontrarono comunque energiche resistenze. Si possono rintracciare motivazioni che abbracciano uno spettro piuttosto ampio: biologiche, scientifiche, filosofiche, religiose. A titolo esemplificativo ricorderemo come il famoso paleontologo americano di origine svizzera Louis Agassiz sia stato uno dei primi e pi`u strenui oppositori di queste nuove idee.

16Cf. Pratt, 1927; pag. 297. 17Cf. Mayr, 1990; pag. 482.

Per lui, il trasformismo era semplicemente “un errore scientifico, erroneo nei fatti e non scientifico nei metodi, fallace nelle sue implicazioni”19. Nocivo,

quindi, sotto tutti i punti di vista.

Potremmo parlare di una caotica diaspora del pensiero biologico succes- siva all’esposizione della teoria di Darwin; gi`a in atto mentre egli era in vita, essa aumenta quantitativamente negli anni successivi alla sua morte. Innan- zitutto va rilevato come il darwinismo venga recepito, accettato (o rifiutato) con modalit`a e misure piuttosto differenti in diversi paesi.

In Inghilterra la teoria darwiniana fu come spezzata in due: ciascuna sezione ebbe una ricezione sostanzialmente diversa. Se l’idea di “evoluzione per discendenza con modificazione” fu accettata in modo pressoch´e generale - almeno dai biologi - nei confronti della selezione naturale si ebbe sempre un atteggiamento di sospetto che va dal tiepido dubbio sino al sostanziale rifiuto; sono da segnalarsi per`o le notevoli eccezioni di Alfred Russel Wallace, Henry Walter Bates, Joseph Dalton Hooker. Questa situazione si protrasse per almeno una generazione, ovvero sino a quando lo zoologo Ray Lankester fond`o una scuola di selezionismo ad Oxford. Presso gli atenei di Londra e Cambridge, verso la fine dell’Ottocento, la selezione naturale era tutt’altro che accettata.

Negli Stati Uniti, nonostante l’energia profusa dal grande naturalista Asa Gray, l’evoluzionismo fu discusso soprattutto in ambito umanistico (dato, infatti, l’esiguo numero di biologi e paleontologi). Con la morte di Agassiz nel 1873, e l’accettazione da parte di Dana nel 1874, il dibattito fra “gli addetti ai lavori” sembra concludersi con un trionfo del paradigma trasformista. Ma, al di fuori di questo cerchia ristretta, la situazione si complica enormemente con l’avvento e la subitanea popolarit`a del cosiddetto “darwinismo sociale” di Spencer.

In Francia gioc`o un ruolo decisivo il frangente politico. Durante il Se- condo Impero, con Napoleone III al potere, qualsiasi attacco alla religione costituiva una minaccia a quel fronte compatto fra Stato e Chiesa che aveva prodotto e reggeva il potere imperiale. In questo clima piuttosto autoritario, L’origine delle specie apparve tradotto nel 1862. Conviene ricordare che l’ attentato perpetrato da Orsini ai danni della coppia imperiale era avvenuto piuttosto di recente, agli inizi del 1858. In quel particolare momento, il clima sociale risentiva ancora di quell’atto, ed il controllo reazionario dello Stato era piuttosto forte.

In questa situazione , che per certi aspetti costituiva gi`a una grave pregiu- diziale sul futuro del darwinismo francese, intervenne un fatto editoriale di una certa importanza. L’origine delle specie fu tradotta da Cl´emence Royer,

una letterata e scienziata atea nonch´e famosa per le sue prese di posizione anti-religiose. Sembra piuttosto chiaro che la traduzione francese veniva pro- posta ad un pubblico che non voleva limitarsi ai biologi di professione, e si prefiggeva scopi pi`u ampi e immediati di un cambio di paradigma in biolo- gia. Infatti questa energica intellettuale - che Ernest Renan, pare, definiva “uomo di genio”20 - non manc`o di anteporre al testo vero e proprio una lun-

ga prefazione che dibatteva la portata filosofica, sociale, politica della teoria darwiniana.

Le posizioni politiche della traduttrice, quindi, e l’infiammata prefazione, ove si legge - fra l’altro - che l’opera di Darwin dimostrerebbe “quanto siano, sino ad oggi, state false le nostre leggi civili e politiche, e la nostra morale religiosa”21, gettarono sull’opera una luce fosca e sovversiva, chiaramente mal

tollerata dalle autorit`a.

Per di pi`u, sul piano scientifico, le idee di Darwin richiamarono alla mente dei colleghi francesi il lavoro di Lamarck. Cos`ı come era stata combattuta, quindi, la Philosophie Zoologique, doveva essere affossata anche L’origine delle specie. A torto od a ragione, il dibattito ricadde sulle contrapposte posizioni dei lamarckiani e dei sostenitori di Cuvier. Questi ultimi riuscirono a mantenere il proprio paradigma al sicuro; in questo dibattito un ruolo chiave fu giocato dalle conclusioni di Pasteur sulla generazione spontanea, che sembravano invalidare le posizione darwiniste e che riuscivano a conciliare scienza e pensiero religioso.

Il darwinismo in Francia attecchisce solo presso una pattuglia di studiosi, fra cui spicca il naturalista Charles Naudin. Pi`u complessa appare la posizio- ne del grande neurologo Paul Broca; pur non considerandosi un “darwinista”, sembra manifestare discrete aperture nei confronti di questa teoria. Scrive Francis Schiller, nella sua monografia su Broca:

“Trasformism”, as they were calling evolutionary theory in Fran- ce, had frequently figured in the discussions of the Soci´et´e d’An- thropologie22. But only in the spring of 1870 did the time seem

ripe for taking a stand on Darwinism. Broca’s opinion, sympa- thetic but critical, appeared fully formed by 1866, when another bone became one of contention: a chinless, massive jaw of the Neanderthal type, found the year before at La Naulette in Bel- gium. Broca had no doubt that it was human, “quite close, in fact, to the jaws of superior apes.” He lined it up in the middle of a series of jaws arranged from ape to man. “But little I care, facts are facts. I have already had an occasion to state that i am not a Darwinist. Yed I do not hesitate to call this the first link in

20Cf. Duris e Gohau, 1990; pag. 90. 21Cf. Royer, 1870; pag. LXV. 22Fondata da Broca stesso nel 1859.

the chain which, according to the Darwinists, extends from man to ape.23

Per dare un’idea delle resistenze incontrate sul suolo francese, soltanto nel 1888 fu possibile per Alfred Giard insegnare il detestabile trasformismo alla Sorbona24.

In Germania, la situazione `e invece radicalmente diversa. Si `e infatti significativamente osservato:

La spiegazione del mondo vivente tramite processi naturali, noc- ciolo della teoria darwiniana, sedusse subito molti biologi tede- schi. Da poco liberatisi dalle divagazioni metafisicamente errati- che della Naturphilosophie, accettarono senza preconcetti senti- mentali il meccanismo della selezione naturale.25

Se questa accettazione deve avere un protagonista, probabilmente la figu- ra adatta da richiamare `e quella di Ernst Haeckel. Medico di formazione, ma biologo e zoologo per vocazione, Haeckel `e una figura piuttosto complessa. Indubbiamente, egli lavor`o infaticabilmente alla diffusione del darwinismo, ma in pi`u di un punto sembra lecito riconoscere in lui suggestioni romanti- che, in particolare goethiane. Si `e visto come in Haeckel il darwinismo non sia “soltanto” una teoria scientifica, quanto pi`u un’ “idea totale”, le cui im- plicazioni si estendono dalle scienze della vita al pensiero politico, passando ovviamente per considerazioni di natura filosofica26.

Strutturalmente parlando, il suo Darwinismus `e da considerarsi una sorta di versione mitteleuropea e neoromantica della teoria trasformista. Monista e vitalista, non manca di associare alle nuove (magnifiche e progressive) teo- rie biologiche d’oltremanica un attacco piuttosto vigoroso contro le credenze sovrannaturalistiche, in special modo contro il cristianesimo. In questo mo- do non manc`o di procurare alla nuova teoria tutto un complesso di accuse: materialismo, immoralit`a, e - data la predilezione prettamente haeckeliana per i preziosi neologismi27 - persino oscurit`a metafisica.