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Che cosa sono i Distretti di Economia Solidale?

L’idea di Distretto è la stessa che è alla base dei distretti industriali: rapporto integrato tra filiere produttive e territorio e sistemi di relazione diretta tra i vari attori delle filie- re, in questo caso i Gas e i produttori, che creano una conoscenza reciproca che è alla base delle collaborazioni lavorative [Tavolo Res]. Queste reti di relazioni si fondano su un’economia alternativa che fa riferimento all’agricoltura biologica, al Commercio Equo e Solidale, alla finanza etica, alle energie rinnovabili e al riciclo e si fonda sul concetto di solidarietà che le distingue da altre forme di economia alternativa come quella civile dei mercati a km0 [Tavolo Res]. Tuttavia è importante che i Des si con- frontino con altre esperienze di filiere corte, avendo però presente quali sono i soggetti coerenti con i loro principi di base con cui instaurare le relazioni. Questi distretti non sono tutti uguali, ma ognuno si fonda sulle specificità del proprio territorio e sui sogget- ti che vi operano: ci sono i Distretti territoriali, metropolitani, urbani, regionali e rurali [Tavolo Res]. I primi Distretti sono nati dall’avvio di reti locali tra gli attori che gene- ralmente scelgono di operare in questo tipo di economia, prima di coinvolgere le reti “verticali” sparse a livello nazionale: in Lombardia ad esempio si sono costituiti sulla promozione da parte delle Botteghe del Commercio Equo e Solidale e le cooperative di “Mutua Auto Gestione” della finanza etica insieme ai Gas[Tavolo Res]. Gli attori più difficili da coinvolgere sono i produttori che riforniscono i Gas perché esterni alle aree urbane di riferimento e le amministrazioni locali che curano maggiormente altri inte-

ressi. Purtroppo i Gas e le reti di Economia Solidale scontano un’abilità comunicativa limitata, incentrata solo su concetti ed idee [Tavolo Res]. Quest’ultimi sono fonda- mentali ma non bastano da soli per la comunicazione di un gruppo: si deve creare una visione comune che possa essere rappresentata visivamente e diffusa a tutti. Spesso le immagini utilizzate si rifanno ad alcuni stereotipi del mondo agricolo ed ambientale: è necessario invece elaborare narrazioni collettive, fondate su simboli e riti per creare un linguaggio nuovo e condiviso, altrimenti rimangono solo concetti complessi ed astratti [Tavolo Res]. Facendo un confronto, l’economia basata sul PIL, sul consumismo, sulla crescita continua possiede una capacità evocativa forte nella mente delle persone perché diffonde in queste delle aspirazioni di benessere attraverso l’acquisizione di disponibi- lità materiali sempre maggiori. La pluralità e polifonia dei gruppi, dei progetti e delle reti, se manca di uno stabile tessuto di connessione perde il suo valore e si frantuma, cadendo nella disomogeneità perché si creano delle barriere che ostacolano la circo- lazione delle informazioni [Tavolo Res]. In questo modo è difficile creare delle idee contagiose, dei casi emblematici da diffondere tra la collettività per stimolare la loro ripetizione. Serve uno spazio pubblico in Internet, riconosciuto da tutti, in cui creare momenti di confronto e di progettazione: le informazioni non devono essere perse in una miriade di siti web e di mailing list. Ad oggi i siti di riferimento a livello nazionale sono quelli di retegas.org e retecosolo.org, ma non sono aggiornati, a cominciare dalla grafica stessa dei siti [Tavolo Res]. I mezzi da utilizzare sono i blog e i social network perché sono quelli più seguiti ed accessibili a tutti. La collaborazione con le aziende è fondamentale per diffondere le informazioni e ciò è possibile se si trasforma gli stessi prodotti, di qualsiasi categoria, in canali di comunicazione verso un’altra economia. 3.5.1 Rapporto tra i produttori e i GAS

Le aziende che instaurano dei rapporti con i Gas sono generalmente di dimensione medio-piccola, a conduzione familiare e la maggior parte non riesce a competere con le altre nei mercati convenzionali [ARSA]. Queste trovano nei Gas il canale più adatto per valorizzare la propria produzione perché generalmente i consumatori non conosco- no le dinamiche produttive del mondo agricolo e quindi spesso compiono scelte non del tutto consapevoli e senza attribuire il giusto valore ai prodotti [ARSA]. Entrando in un Gas i produttori comunicano direttamente con i consumatori e riescono a fonda- re un rapporto basato sulla trasparenza e la comprensione reciproca. I prodotti trattati dalle aziende per i Gas sono ormai un’estesa gamma: i più recenti sono gli oli di se-

mi biologici spremuti a freddo, prodotti di erboristeria, prodotti tipici locali, prodotti tessili e dell’artigianato [ARSA]. Molti orticoltori ad esempio hanno anche ampliato il numero di specie di ortaggi da coltivare per andare incontro alle svariate esigenze dei gasisti, sempre seguendo la stagionalità: si cerca quindi di soddisfare i gusti personali attraverso specifiche richieste dai gruppi, risolvere alcuni problemi di allergie e intolle- ranze, si sfruttano le diverse varietà della stessa specie (tardive e precoci) per integrare le consegne settimanali nei vari mesi dell’anno, soprattutto in inverno [ARSA]. Inoltre le aziende devono dotarsi anche di adeguati mezzi di trasporto perché nel caso di carni e latticini devono essere refrigerati, ma anche pensare ad una riorganizzazione se scel- gono di effettuare alcuni processo di trasformazione. Entrare in rapporto diretto con i consumatori non è facile per le aziende e avviene in maniera graduale perché com- porta sia investimenti economici sia costi non monetari, come tempo e impegno per apprendere nuovi metodi produttivi, migliorare la logistica e le capacità comunicative [ARSA]. Gli imprenditori agricoli più giovani sono più aperti, mentre le generazioni precedenti preferiscono continuare a dialogare con i mercati convenzionali, anche se la remunerazione è molto più bassa, perché sono più sicuri e non sono pronti al cambia- mento. L’intero processo di rinnovamento potrebbe essere meno oneroso se le aziende si appoggiassero ai produttori che hanno già intrapreso questa strada e costituire così una rete di supporto tra le varie aziende [ARSA]. Molto efficace sarebbe la stretta in- terazione tra i produttori e i tecnici di questo settore (agronomi, veterinari, esperti di micro-finanza, ecc.) perché si potrebbero diffondere le diverse forme di conoscenza di ognuno e predisporre degli obiettivi comuni [ARSA]. Ad esempio il passaggio al biologico è un processo difficile per un’azienda perché comporta un ripensamento ra- dicale della gestione dei processi produttivi (reperimento delle sementi, difesa, diserbo e concimazione delle colture, nutrizione e cura degli animali), della rete di relazioni di riferimento e oneri burocratici gravosi. Èper questo che molti ricorrono all’autocerti- ficazione, sulla base dei rapporti di fiducia instaurati con i consumatori, rispettando i principi e le modalità concordate all’interno di una rete di agricoltori, in cui si gestisce il controllo dei singoli operatori [ARSA]. Il problema è che le aziende regolarmente certificate non hanno un giudizio positivo di queste iniziative perché lo strumento di cer- tificazione deve essere univoco per conseguire la giusta visibilità al metodo biologico e consolidarne il riconoscimento da parte dei consumatori. La necessità di disporre di si- stemi di certificazione e di controllo alternativi ha promosso a livello internazionale un nuovo modello comune, fondato su metodi partecipativi che coinvolgono direttamente sia i produttori sia i consumatori all’interno di specifiche realtà territoriali: i Sistemi

di garanzia partecipata o Sistemi partecipati di garanzia [ARSA]. Si cerca di sviluppa- re una visione d’insieme dell’aspetto ecologico della gestione aziendale, che va oltre alla verifica dell’applicazione corretta delle singole tecniche biologiche, coniugando i principi di giustizia sociale. In questo modo ogni sistema crea un suo marchio, che può estendere l’insieme di produttori, evitando la concentrazione su pochi accreditati, e anche la rete distributiva senza cambiare il quadro di valori di riferimento [ARSA]. I produttori, in generale, notano una maggiore capacità di valutare ed apprezzare la qualità dei prodotti nei Gas, collaborando alla ricerca di soluzioni in caso di difficoltà produttive, mentre i consumatori che acquistano attraverso il canale della vendita diret- ta non conoscono per niente o solo in parte i processi produttivi e metodi che portano a produrre quel determinato prodotto [ARSA]. Spesso infatti i produttori collaborano con i Gas per la raccolta di frutta e verdura, per il diserbo manuale o la preparazione di conserve e marmellate, amplificando gli effetti positivi [ARSA]:

• si riduce la distanza materiale e di pensiero tra produttore e consumatore, com- prendendo le difficoltà dei processi produttivi;

• si alleggerisce il lavoro del produttore e si risparmia sulla spesa in base alle ore lavorate;

• si sviluppa una maggiore comprensione di come si formano i prezzi dei prodotti e la remunerazione delle aziende;

• si rafforzano le relazioni e la fiducia.

Negli Stati Uniti e nel Nord Europa sono molto diffuse queste pratiche: Community Supported Agriculture(CSA) in cui gruppi di persone gestiscono insieme al produttore l’azienda agricola e “Pick your own” che è una forma di vendita diretta che prevede la raccolta dei prodotti dagli stessi acquirenti [ARSA]. La raccolta essendo spontanea non implica un rapporto di lavoro subordinato, quindi è sufficiente stipulare una polizza di responsabilità civile verso terzi oppure sottoscrivere un accordo privato tra produttore e raccoglitori. La maggior parte delle aziende coinvolte non fa e forse non è capace di valutare complessivamente i costi di produzione e la loro incidenza sui prezzi di ven- dita e nemmeno si preoccupano di verificare la loro redditività aziendale [ARSA]. Se si instaurano rapporti con i Gas la gestione delle attività e le stesse dimensioni azien- dali crescono, di conseguenza si rendono necessarie queste capacità valutative. I prezzi spesso vengono determinati sulla base di una personale valutazione di qualche agricol- tore della zona, anche se le condizioni produttive sono differenti, comportando delle

ripercussioni sui rapporti con i Gas[ARSA]. Un prezzo equo è la risultante di un in- contro tra le esigenze dei produttori e di quelle dei consumatori, andando al di là del semplice vantaggio economico che resta comunque importante. Arrivare a definire un prezzo trasparente non è semplice perché il produttore dev’essere disponibile a met- tere sotto osservazione la propria attività e i gasisti devono accettare un prezzo che a volte può comportare un più alto dispendio economico [ARSA]. Per stimolare una maggiore comprensione di quest’aspetto, i produttori possono ad esempio far leva su alcune caratteristiche “tangibili” dei prodotti: valore nutrizionale che si lega alla fre- schezza, assenza di composti chimici per la loro produzione e conservazione, bontà organolettica di particolari varietà di colture, qualità e quantità di lavoro necessario per ottenerli [ARSA]. Resta fondamentale puntare sulla comunicazione che aiuti a valutare positivamente le caratteristiche “intangibili”: riduzione degli impatti ambientali usan- do energie rinnovabili, non impiegando sostanze chimiche, rispettando le biodiversità, eliminazione degli imballaggi, rispetto delle condizioni lavorative e di remunerazione [ARSA].