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Strumenti alternativi di tutela contro il buyer power: art 62 della L n.

L’Autorità Antitrust per contenere il buyer power può applicare l’art. 2 della L. n. 287/90, che cerca di evitare l’acquisizione di un eccessivo potere di acquisto dei grup- pi distributivi attraverso la crescita esterna, oppure l’art. 101 del TFUE che valuta i comportamenti della GDO nei confronti dei fornitori privi di carattere unilaterale, le

cosiddette intese verticali[Antitrust]. Qualora si presupponga la detenzione di una po- sizione dominante dell’acquirente, l’Antitrust può intervenire ai sensi dell’art. 3 della L. n. 287/90 e dell’art. 102 del TFUE, ma non è semplice riscontrarla in questo settore. Si devono anche ricordare le competenze dell’Autorità nei casi di conflittualità privata d’ufficio o su segnalazione in materia di abuso di dipendenza economica, art. 9 della L. n. 192/98, e di abuso di potere contrattuale, art. 62 della L. 24 marzo 2012 n. 27, accan- to all’ordinaria tutela del giudice ordinario su istanza di parte [Antitrust]. Quest’ultime disposizioni legislative rispondono ai crescenti diverbi fra i produttori agricoli primari e l’industria della trasformazione alimentare da una parte e la distribuzione dall’altra: il forte potere negoziale di quest’ultima incide negativamente sulla formazione del valore delle materie prime e dei prodotti alimentari, minando la sopravvivenza delle pmi, oltre che sull’interno sistema perché si comprime il livello degli investimenti e dell’innova- zione. Il tradizionale approccio antitrust vedeva nella GDO la possibilità di sfruttare le economie di scala generate per ridurre i costi e portare maggiore efficienza nelle condizioni di vendita praticate al consumatore finale. Recentemente invece numerosi Paesi europei (Francia, Germania, Regno Unito, Italia, ecc) hanno avviato delle inda- gini conoscitive per analizzare la situazione all’interno della filiera agro-alimentare54. La scelta di attribuire all’Antitrust anche la materia di abuso di dipendenza economica è dettata dall’esigenza di tutelare la concorrenza considerata come modello ottimale di mercato da perseguire per il bene pubblico, dato che molte clausole della GDO cercano invece di comprimere i margini relativi all’attività dei fornitori. L’art. 62 al comma 1 si riferisce ai contratti che hanno come oggetto la cessione di prodotti agricoli ed alimen- tari, ad esclusione di quelli conclusi con i consumatori finali, non operando differenze riguardo alla dimensione delle imprese coinvolte [Antitrust]. Il comma 3 disciplina le modalità di pagamento: se sono prodotti deteriorabili il pagamento deve avvenire entro il termine legale di 30 giorni dall’ultimo giorno del mese di ricevimento della fattu- ra, per tutte le altre merci invece il termine è 60 giorni. In attuazione della Direttiva 2011/7/UE del 16 febbraio 2011 del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo, è stato introdotto il Decreto Legislativo n. 192 del 9 novembre 2012 (modificando il D. Lgs. n. 231/2002) che disciplina in maniera più organica i ritardi nei pagamenti previsti dall’art. 62 [Antitrust]:

• il termine può superare i 60 giorni se pattuito espressamente dalle parti e non è

54L. Di Via, “Gli equilibri contrattuali tra industria alimentare e GDO”, relazione presentata al Con-

vegno “Antitrust tra diritto nazionale e diritto dell’Unione Europea”, Treviso, 17-18 maggio 2012, 3 ss.

iniquo per il consumatore (art. 3 comma 3 del D. Lgs. n. 231/2002 e successive modifiche);

• in caso di ritardo gli interessi sono determinati nella misura degli interessi le- gali di mora e le parti possono altresì trovare un accordo per applicare un tasso d’interesse diverso (art. 5 comma 1 del D. Lgs. n. 231/2002).

L’Autorità ha dunque chiesto al Consiglio di Stato, in data 8 maggio 2013, di chiarire se le disposizioni dell’art. 62 comma 3 sono vigenti o implicitamente abrogate a fron- te dell’entrata in vigore del D. Lgs. n. 192/2012, ma non ha ancora ricevuto alcuna risposta. In conclusione l’art. 62 della legge n. 27/2012, riprendendo le disposizioni dell’art. 9 della L. n. 192/1998 sulla dipendenza economica e facendo riferimento al solo settore agroalimentare, conferisce all’Antitrust il potere di sanzionare le condotte unilaterali che, non potendo tecnicamente ricondursi ad un abuso di posizione domi- nante, sono considerate un illegittimo esercizio di potere contrattuale da parte della domanda a danno dei fornitori [Antitrust].

3

Canali di vendita alternativi: GAS e Fairtrade

3.1

I GAS come laboratori di economia civica

I gruppi di acquisto solidale (GAS) sono definiti nel paper di Laura Colombo come dei laboratori di economia civica perché il mercato diventa uno strumento di relazione e un luogo di incontro civile e civilizzante, in cui l’elemento della socialità è molto più importante dell’atto di acquisto[Colombo]. Ciò deriva da un cambiamento nella matri- ce culturale che finora aveva supportato il sistema economico. Un gruppo di acquisto è sostanzialmente costituito da un certo numero di persone che decidono di cooperare per acquistare i loro prodotti di consumo quotidiano direttamente dai produttori, saltando il passaggio dell’intermediazione e usufruendo di un tasso di sconto[Colombo]. I mo- tivi che spingono ad aggregarsi in questi gruppi non sono solo riguardanti il risparmio economico:

1. cercano di promuovere la consapevolezza del ruolo e del potere che ogni consu- matore ha nel processo economico;

2. sostengono la diffusione dei prodotti locali, biologici o del commercio equo e so- lidale che provengono da imprese o fattorie che operano legalmente, rispettando l’ambiente e i loro lavoratori;

3. incoraggiano l’instaurazione di una relazione con i produttori basata sulla solida- rietà reciproca.

Come si legge nel sito nazionale della rete dei GAS55, ci sono tre aggettivi che descrivo- no questi gruppi: piccoli per un’organizzazione semplice e favorire le relazioni, locali perchè ci prendiamo cura del nostro territorio, solidali nelle relazioni tra soci, con i pro- duttori e con l’ambiente. Secondo la disponibilità e le competenze dei singoli membri si cerca di strutturare un’organizzazione interna per gestire gli ordini e ridistribuire i prodotti, oltre che stilare un calendario di incontri formativi, con la partecipazione dei produttori, delle organizzazioni locali e di altri Gas del territorio italiano [Colombo]. Quando si entra a far parte di un Gas o se ne costituisce uno è come far parte di un net- work che è quello della rete nazionale dei Gas, in cui si possono condividere progetti, esperienze, competenze ed avere anche un grosso impatto sulle istituzioni e i media.

Sul sito della rete nazionale56 sono registrati 900 gruppi, ma il numero potrebbe esse- re il doppio considerando quelli sparsi in tutta Italia: comunque di fatto solo 100 Gas partecipano al network nazionale. Il numero medio di famiglie partecipanti è circa 25 che equivale a 100 persone circa: a livello nazionale si stima che sono circa 200.000 persone , cioè quasi 50.000 famiglie con una spesa media annua per famiglia intorno ai 2000 euro [Colombo]. Il primo Gas è stato costituito nel 1994 a Fidenza, nell’Emilia Romagna e come racconta uno dei suoi pionieri, Mauro Serventi, è nato dall’esigenza di mangiare sano ma facendolo “insieme”57. Nel 1999 ci fu il primo incontro nazionale dei Gas in cui, sulla base del documento “I Gas - un modo diverso di fare la spesa” si spiegarono le origini di queste aggregazioni e le linee guida per costituirle. In pochi anni, il network dei Gas si sviluppò dal Trentino fino a Siracusa, anche se la maggior parte dei gruppi è collocata nel Centro-Nord [Colombo]. Nel 2008 furono inoltre rico- nosciuti dall’art. 1 della Legge Finanziaria (paragrafi dal 266 al 268), precisando che le loro attività non erano commerciali e non soggette ad IVA o tassazione58. Il sistema di idee che sta alla base dei Gas si fonda su tre elementi: persone, pianeta e profitto. Questi richiamano il linguaggio usato nella Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR) e in particolare i pilastri della Triple Bottom Line59, ma con un approccio differente. Persone la relazione diretta basata sulla conoscenza e la fiducia unisce e lega il produt-

tore al consumatore. I membri del Gas possono conoscere tutte le caratteristiche del prodotto prima di acquistarlo, anche lo stesso spirito in cui è stato concepi- to, entrando anche in collaborazione con il produttore [Colombo]. Quest’ultimo, può trovare il giusto sostegno alla propria attività nei Gas, dopo aver subito le forte penalizzazioni delle politiche di prezzo dei grandi retailers. Infatti i piccoli produttori possono sganciarsi in tutto o in parte dal servire le grandi catene distri- butive, che gli imponevano le quantità e i prezzi senza considerare i loro bisogni e le loro capacità produttive. La conseguenza di questi comportamenti era spesso una riduzione del livello qualitativo dei prodotti, violando i principi e la dignità stessa del produttore. Un altro pilastro importante è la relazione tra i membri del Gas, fondata sull’educazione, la socialità e la loro volontaria dedizione nelle attività organizzate [Colombo].

56Ibidem

57Davide Musso, “Il cambiamento preso per la gola”, in “Altreconomia” n.8, Luglio/Agosto 2000

58Legge 24.12.2007 n. 244, G.U. 28.12.2007

Pianeta il concetto alla base è l’”Environmental Justice” come definita da Martinez Alier60. I membri del Gas, i produttori e l’ambiente devono coesistere nel rispet- to dell’uno con gli altri perché sono complementari e non antagonisti. L’ambiente non deve essere preservato dalla “contaminazione” degli uomini, come prevede il “cult of wilderness” [Colombo]. Dall’altra parte, la natura non è una mera “risorsa” da sfruttare, né un “capitale” in cui investire e né un “servizio” da am- ministrare per le imprese, come si evince dal “gospel of eco-efficiency”. Inoltre le azioni messe in atto dai Gas sono pianificate per il lungo tempo, in prospettiva delle future generazioni [Colombo].

Profitto secondo la definizione di Luigino Bruni, il commercio può essere considera- to come un fattore civilizzante61. Il mercato sotto delle precise condizioni può diventare uno strumento con il quale rinforzare i legami sociali: infatti tra i Gas e i produttori non ci sono solo scambi di beni ma anche la condivisione di un percorso comune e di valori, oltre a idee e un reciproco aiuto [Colombo].

La prospettiva della Civil Economy, che pervade le iniziative dei Gas, è nata a metà del diciottesimo secolo, con il contributo degli economisti Adam Smith e Antonio Ge- novesi che hanno cercato di riconciliare la tradizione di civiltà dell’Umanesimo con l’emergente società commerciale [Colombo]. Successivamente durante l’Illuminismo in Italia, il tema della felicità pubblica e del senso civico sono stati riscoperti62. Con l’espressione Civil Economy ci si riferisce ad una nozione di attività economica in cui le virtù civili come la reciprocità, la cooperazione e la fiducia condivisa sono alla ba- se per lo sviluppo di una nazione63. Quest’approccio si è sviluppato anche in Gran Bretagna nei primi decenni del ventesimo secolo. Nella prima metà del diciannovesi- mo secolo si è assistito alla scoparsa della Civil Economy nelle ricerche e nei discorsi politici e culturali. Le cause principali sono state la diffusione della filosofia utilitaria di Jeremy Bentham, la rivoluzione industriale e l’instaurazione della società industria- le [Colombo]. Nel 1970 il tema della felicità è riapparso nelle discipline economiche

60Martinez Alier, “Environmentalism of the poor. A study of ecological conflicts and valutation”,

Edward Elgar Publishing, 2002

61Luigino Bruni, Stefano Zampagni, “Civil Economy. Efficiency, Equity, Public Happiness”, Peter

Lang AG International Academic Publisher, Bern, 2007, p.80

62Luigino Bruni, Civil Happiness, Economics and human fluorishing in historical perspective, Ed.

Routledge, 2006, p. 2

63Piercarlo Maggiolini, Krysnaia Naini, “Ethical Meaning of the Re-emerging Thought about Civil

grazie a Richard Easterlin e il suo “Paradosso della Felicità”64. In sostanza questo pa- radosso afferma che una volta la felicità variava direttamente in base al reddito, ma col tempo non è stato più così. Infatti si è scoperto che la felicità è legata alle relazioni interpersonali non strumentali, cioè i cosiddetti “relational goods”, delegittimando il sistema del capitalismo [Colombo]. Anche Elinor Ostrom ha contribuito a diffondere la prospettiva della Civil Economy per quanto riguarda la gestione collettiva delle risorse attraverso delle pratiche comuni, che devono coinvolgere ogni singola persona e non solo il settore privato oppure solo lo Stato65. I Gas dunque rappresentano il superamen- to della tipica logica economica in cui si crede che ogni azione di un singolo agente economico è dettata dal proprio interesse personale: il loro scopo è quello di creare delle relazioni sociali attraverso l’attività di produzione di beni e servizi e distribuire equamente la ricchezza generata tra tutti gli attori della filiera [Colombo].