1.8 La strategia del valore per il successo dell’agroalimentare italiano
1.8.2 Livello di conoscenza delle Denominazioni di Origine e del
sanno riconoscere le sigle che si riferiscono alle certificazioni, dato che uno su tre è in grado di elencare addirittura le loro caratteristiche, ma soprattutto attribuiscono grande importanza ad esse: i consumatori si ricordano su quali prodotti le trovano e le consi- derano un attributo di affidabilità [ACCREDIA]. Il campione intervistato proviene da Milano, Bologna, Roma, Cagliari e Ragusa e nel 76% delle volte è responsabile degli acquisti in casa, per il 60% è di sesso femminile e ha un’età compresa tra i 35 e i 65 anni. Al Sud la percentuale di chi preferisce i marchi DOP, STG, DOC e IGT è più elevata, ma questa proporzione è invertita se si considera chi li sa riconoscere (84% in Sicilia e Sardegna contro 51% di Lazio, 68% di Lombardia e 72% di Emilia Roma- gna) e chi sa anche le loro caratteristiche (33% per Lombardia, 51% per Lazio e 72% Emilia Romagna contro 3% della Sicilia e 14% della Sardegna)[ACCREDIA]. Per i marchi IGP e BIO si rileva una conoscenza comune in tutto il territorio italiano. Nel comportamento d’acquisto dei consumatori i marchi di certificazione sono importanti nel determinare quale prodotto acquistare e sono preceduti da prezzo, marca, tipicità, aspetto nutrizionale, comodità d’uso e rispetto dell’ambiente [ACCREDIA]. La va- rietà nelle percentuali riguardo alla conoscenza dei marchi è dovuta alla miriade di altre certificazioni nella filiera agroalimentare che sono finalizzate a valorizzare altre caratteristiche del prodotto come il sistema di produzione, l’etica del produttore, gli imballaggi utilizzati, ecc. È doveroso quindi descrivere brevemente le principali sigle che attestano la qualità a livello europeo:
DOP è l’acronimo di Denominazione di Origine Protetta ed è uno dei più conosciuti. L’Unione Europea lo conferisce ai prodotti le cui caratteristiche qualitative so- no strettamente interdipendenti dalla zona geografica in cui viene svolto l’intero processo produttivo (Reg. CE 510/06 art.2 comma 1 a);
IGP si riferisce alla dicitura Indicazione Geografica Protetta e viene attribuito ai pro- dotti le cui qualità o la loro stessa reputazione dipende strettamente dall’origine geografica (Reg. CE n. 510/06 art.2 comma 2 b);
STG il marchio Specialità Tradizionale Garantita mira a tutelare a livello comunitario le produzioni agroalimentari le cui peculiarità distintive sono riconosciute come tradizionali. Questo riconoscimento è concesso solo quando il prodotto è in uso sul mercato comunitario da un periodo tale che attesti un passaggio generaziona- le, cioè almeno 25 anni. Il Reg. CE n. 509/2006 disciplina questa certificazione e si riferisce in particolare a quei prodotti che possono essere considerati una spe- cialità a fronte dei metodi di produzione attuati o della sua stessa composizione che è legata ad un’area territoriale, ma che non necessariamente devono essere prodotti qui.
BIO il Reg. CE n. 834/2007 sancisce la disciplina della produzione biologica che si basa su una gestione sostenibile dell’attività agricola, scegliendo di adottare le migliori pratiche colturali per il rispetto dell’ambiente, delle biodiversità e degli animali.
Spostando la nostra attenzione sul tema dell’agricoltura biologica, si può affermare che nonostante la forte crisi mondiale economica questo comparto, sulla base del rapporto Bio in cifre 2012 di Sinab, è in forte espansione a livello internazionale, sia per quanto riguarda l’offerta sia per la domanda. Infatti nel 201120 le superfici mondiali coltivate ad agricoltura biologica sono aumentate del 3% rispetto al 2010 raggiungendo i 37.2 milioni di ettari e gli stessi operatori sono cresciuti del 14,3%, pari a circa 1.8 milio- ni [Bio in Cifre]. In questa direzione si è ampliato anche il mercato mondiale con un +6.3% nel 2011, con un valore che si attesta intorno ai 48 miliardi di euro e si con- centra principalmente nel Nord America ed in Europa, che ha registrato un +6% per le superfici e un +9% per il mercato[Bio in Cifre]. Si deve sottolineare che le aree in cui si sviluppano i fatturati più alti non corrispondono a quelle con le superfici coltivate più estese, questo perché c’è una forte propensione ad esportare verso le aree con una maggiore richiesta. Lo stato europeo con il giro d’affari più elevato è la Germania, avendo un mercato nazionale che vale 6.6 miliardi di euro, segue la Francia con 3.8 miliardi e il Regno Unito con 1.9 miliardi [Bio in Cifre]. L’Italia si trova al quarto po- sto avendo un valore di mercato interno pari a 1.7 miliardi, che sale a 3.1 considerando
20 Èstato preso il 2011 come anno perché è l’ultimo anno per cui è possibile fare una comparazione con i dati mondiali al momento disponibili.
l’export, ed un peso sul fatturato europeo che si aggira all’8%: questi dati assumono ancora di più una valenza positiva se si pensa che non sono sostenuti da un’elevata spesa pro-capite perché godono del buon andamento della domanda interna ed estera nel nostro Paese[Bio in Cifre] . Avvalendosi delle elaborazioni effettuate da Ismea sui dati del Panel Famiglie Gfk-Eurisko, si nota come gli acquisti domestici di prodotti biologici confezionati sono aumentati in valore dell’8,8% nei primi sei mesi del 2013 a dispetto della spesa agroalimentare che, per lo stesso periodo, è diminuita del -3,7% [Bio in Cifre].
Tabella 22: Acquisti domestici in valore di prodotti bio confezionati nel I semestre 2013
Fonte: Elaborazioni ISMEA, GFK-Eurisko [Bio in Cifre]
Questa dinamica in controtendenza del biologico all’agroalimentare nel suo com- plesso dipende soprattutto dai significativi aumenti di biscotti, dolci e snack bio (+22,7% in valore), dell’ortofrutta fresca e trasformata (+14,6%) e delle uova (+14,6%), mentre a scalare c’è il contributo di pasta, riso e sostituti del pane con un 8,4%[Bio in Cifre] . Risultano interessanti anche gli incrementi registrati per il miele e gli omogeneizzati, seppur con valori di mercato contenuti, mentre rimane stabile l’approvvigionamento dei prodotti lattiero-caseari e le bevande biologiche. Se si confronta la buona perfor- mance del comparto biologico con altri comparti simili o con l’intero settore agroali- mentare si evidenzia ancora di più il suo vantaggio su quest’ultimi: negli ultimi cinque anni ha sempre registrato risultati migliori rispetto ad altri prodotti di qualità, come
le DO[Bio in Cifre]. Per tutto il 2012 e anche per il primo semestre 2013, si con- ferma la sensibilità dei consumatori nell’acquistare preferibilmente prodotti biologici ad alto consumo rispetto agli stessi prodotti convenzionali perché quest’ultimi posso- no implicare dei rischi maggiori per la salute (ad esempio uova, latte, yoghurt, pasta, confetture). In questo modo questa tipologia di prodotti biologici gode di un’eleva- ta penetrazione rispetto ai consumi totali dello stesso prodotto, che considera la parte biologica e quella convenzionale. Analizzando la spesa domestica di prodotti biologici per area geografica si evidenzia un consumo più forte nel settentrione (72% Nord), se- gue il Centro (21,2% includendo la Sardegna) e il Sud (6,9% considerando la Sicilia) [Bio in Cifre].
Figura 31: Tendenze degli acquisti domestici in valore nelle categorie bio e confronto tra i comparti, I semestre 2013 (variazioni % I sem ’13./I sem ’12)
Figura 32: I maggiori aumenti e diminuzioni della spesa domestica per i più importanti prodotti bio confezionati, I semestre 2013
Fonte: Elaborazioni ISMEA, GFK-Eurisko [Bio in Cifre]
Tabella 23: Tendenze degli acquisti domestici di prodotti bio confezionati per area geografica, 2011-2012 (% calcolata su dati in valore)
Fonte: Elaborazioni ISMEA, GFK-Eurisko [Bio in Cifre]
Con il Panel di dati fornito da Ismea si sono indagati gli acquisti effettuati nel ca- nale della GDO, mentre per conoscere l’andamento degli acquisti attraverso i negozi specializzati si devono esaminare i dati Bio Bank21 e quelli del Progetto InterBio22del
21Bio Bank è un portale che consente agli operatori commerciali biologici di registrarsi, creano così
una banca dati che si autoalimenta dal 1995.
22Il progetto InterBio era all’interno dell’obiettivo strategico n.1 del “Piano d’Azione Nazionale per
2010, dato che non esistono delle statistiche quantitative ufficiali sull’andamento delle vendite attraverso questo canale. Infine è importante analizzare i prezzi dei prodotti biologici, considerando il paniere esaminato nel rapporto Sinab che osserva i prodotti biologici a maggior consumo e diffusione23 rispetto agli stessi convenzionali. Inoltre è stata calcolata la media ponderata delle variazioni dei prezzi per ogni prodotto del paniere (utilizzando come peso i consumi domestici di ogni periodo considerato), in modo da mettere in evidenza la variazione media “pesata” di questi prodotti biologi- ci sia all’origine e sia al consumo. Nel 2012 i prezzi alla produzione per il paniere di prodotti biologici hanno subito un innalzamento, che nel primo semestre 2013 ha continuato a crescere, contro il modesto calo registrato per i prodotti convenzionali che hanno subito meno gli andamenti inflattivi [Bio in Cifre].
Tabella 24: Evoluzione del n° di canali distributivi di prodotti bio, 2005-2012
Fonte: Elaborazioni Bio Bank [Bio in Cifre]
Tabella 25: Evoluzione del n° di canali extradomestici di prodotti bio, 2005-2012
Fonte: Elaborazioni BioBank, * il numero si riferisce ai comuni in cui sono presenti le mense scolastiche bio [Bio in Cifre]
i suoi valori a livello nazionale e internazionale.www.interbio.it
23Sono stati selezionati questi prodotti nel panel: limoni, cipolle, uova, latte alla stalla, latte fresco,
Figura 33: Evoluzione del n° dei punti vendita in alcuni canali bio, 2005-2012 (dati indicizzati, 2005=100)
Fonte: Elaborazioni ISMEA su dati BioBank [Bio in Cifre]
Figura 34: Evoluzione del n° dei punti vendita in alcuni canali extradomestici bio, 2005-2012 (dati indicizzati, base 2005=100)
Fonte: Elaborazioni ISMEA su dati BioBank [Bio in Cifre]
Una prova di questo comportamento è data dal differenziale percentuale di prezzo all’origine tra biologico e convenzionale che nel 2011 era in media attorno al 24%,
nel 2012 resta comunque alto anche se scende al 19,6%, mentre nei primi tre mesi del 2013 ritorna a salire fino a raggiungere il 30% [Bio in Cifre]. Per quanto riguarda i prezzi al consumo dei prodotti biologici nel 2012 l’aumento è intorno al 2,1% rispetto al 2011 e i prodotti convenzionali registrano un incremento lievemente inferiore.Èevi- dente dunque che nel 2012 per i prodotti biologici l’incremento complessivo dei prezzi è stato più elevato all’origine, viceversa i prodotti convenzionali che hanno addirittura registrato una variazione negativa. Nei primi tre mesi del 2013 si è registrato un incre- mento maggiore dei prezzi al consumo dei prodotti convenzionali (+4,4%) rispetto a quelli biologici che sono rimasti stabili dal 2012 [Bio in Cifre]. Questo non vale per i prezzi dei prodotti biologici all’origine nel 2013 che sono aumentati rispetto al 2012. Per quanto riguarda il differenziale percentuale di prezzo tra biologico e convenzionale si nota che dal 2011 al 2012 è diminuito di 3,4 punti in valore assoluto, raggiungendo il 38% circa e anche nei primi tre mesi del 2013 continua questa tendenza: rispetto allo stesso periodo del 2012 è diminuito ulteriormente di 8 punti in valore assoluto, aggirandosi intorno al 41% [Bio in Cifre].
Tabella 26: Tendenza dei prezzi all’origine dei prodotti bio e di quelli convenzionali dal 2011 al 2013 (variazioni % sull’anno prec. e sullo stesso trimestre dell’anno prec.)
Tabella 27: Tendenza dei prezzi al consumo dei prodotti bio e di quelli convenzionali dal 2011 al 2013 ( var. % sull’anno pre. e sullo stesso trimestre dell’anno prec.)
Fonte: Elaborazioni ISMEA[Bio in Cifre]