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La Responsabilità Sociale d’Impresa nella Grande Distribuzione

La Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) è definita dalla Commissione Europea co- me la consapevolezza da parte delle imprese di avere un impatto sulla società, da cui deriva la loro responsabilità in merito alle pratiche svolte43. Le imprese devono dun- que riuscire a conciliare le questioni socioambietali ed etiche, oltre alle richieste dei consumatori, nelle loro strategie operative. Ciò deve avvenire tramite la stretta colla- borazione tra i vari interlocutori in modo da creare un valore condiviso ed identificare le eventuali conseguenze negative, cercando di prevenirle e in caso di stemperarle. Or- mai la Commissione Europea dà per scontato che tutte le imprese si comportino in maniera responsabile nel loro operato, cambiando totalmente approccio rispetto a quel- lo adottato nel Libro Verde del 2001 in cui l’integrazione di questi aspetti era lasciata alla volontarietà delle singole imprese44. Molti considerano la Responsabilità Socia- le d’Impresa come uno strumento per far sopravvivere o sviluppare la stessa impresa, ma ci sono numerosi studi che attestano l’esistenza di una relazione positiva tra l’RSI e le performance delle imprese45. Le pratiche di RSI più diffuse nelle aziende asso- ciate a Federdistribuzione si possono suddividere in base ai vari stakeholders coinvolti [Federdistribuzione]:

Clienti Indagini di customer satisfaction (95%), servizi di ascolto (90%), controllo qualità (85% di esse ha un ufficio dedito a questo scopo), etichette con informa- zioni aggiuntive sul prodotto (100% soprattutto per le private labels), prodotti per ogni tipologia di consumatore (60% cura l’offerta rivolta a persone celiache, vegetariane, ecc) figura;

Certificazioni di qualità (20%), ambientali (10% ISO14001 che stabilisce le modalità con cui un’azienda deve predisporre un sistema di gestione ambientale efficace mantenendo un giusto equilibrio con l’attività svolta), etiche (5% SA8000 che sulla base di uno standard internazionale si conferisce a quelle imprese che adot- tano dei criteri gestionali in merito alla tutela dei lavoratori e alla selezione dei

43Commissione Europea, Communication from the Commission to the European Parliament, the

Council, the european economic and social committee of the regions. A renewed EU strategy 2011-2014 for Corporate Social Responsibility, 2011

44Libro verde: Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese,

Commissione Europea 18/07/2001.

45Molteni, M. “Responsabilità sociale e performance d’impresa. Per una sintesi socio-competitiva,

fornitori), di sicurezza e salute per i lavoratori (10% OHSAS 18001 che attesta l’adozione di uno standard organizzativo per controllare questi aspetti) ;

Collaboratori tutela delle pari opportunità (60%), flessibilità negli orari di lavoro (100% consente di richiedere il part-time), miglioramenti organizzativi e con- trattuali (80% attua un trattamento migliore rispetto al contratto nazionale e nel 60% dei casi viene effettuata periodicamente un’indagine sul clima aziendale), premi (85% adotta un sistema di valutazione strutturato delle prestazioni), buoni sconto (85% ma solo il 10% offre la possibilità di usufruire di servizi come l’asi- lo aziendale o altre convenzioni simili), corsi di formazione e percorsi di carriera (95%);

Fornitori criteri di eticità alla base della loro selezione (60%), rapporti di lungo ter- mine con PMI del territorio (70%);

Corporate governance codice etico aziendale (70%), carta dei valori (65%);

Comunicazione istituzionale sezione RSI nel sito web aziendale (60%), bilancio so- ciale (solo il 25%), ecc;

Comunità donazioni ad enti sociali (100%), ridistribuzione delle eccedenze alimenta- ri (100% collaborazione con Banco Alimentare), vendita prodotti equo-solidali (65%), collaborazione con scuole ed università (95%);

Ambiente utilizzo di energia rinnovabile (85%), riduzione dei consumi di risorse idri- che ed energetiche (100%), gestione migliorata dei rifiuti (90% e l’85% adotta dei sistemi per ridurre gli imballaggi come l’uso di materiali naturali e composta- bili per le confezioni), preferenza per i prodotti locali e regionali (91% e l’80% offre prodotti biologici).

Tabella 33: I costi e i benefici della RSI per un’impresa

Per quanto riguarda le pratiche di RSI rivolte ai clienti, nelle imprese del settore alimen- tare associate a Federdistribuzione prevale un serrato controllo della qualità dei prodotti sia nella vendita sia negli approvvigionamenti (85%). Sulle reti di vendita si verifica il rispetto dei sistemi aziendali di autocontrollo, soprattutto in merito alle norme igieni- che, mentre sui fornitori e sui relativi prodotti ci si basa su un processo di risk assess- ment. Inoltre l’82% di queste aziende ha sviluppato autonomamente degli strumenti di rintracciabilità aggiuntivi per velocizzare il processo di identificazione dei prodotti, come la lettura ottica dei codici a barre e il sistema RFID basato sulle radiofrequenze (Radio Frequency Identification) [Federdistribuzione]. L’obiettivo è arrivare a control- lare tutta la filiera, verificando la conformità alle norme europee in merito alla sicurezza alimentare e permettendo di conoscere la provenienza e lo svolgimento delle fasi pro- duttive. La rintracciabilità, oltre ad essere obbligatoria per legge, è anche un elemento qualificante nella comunicazione con il consumatore perché permette a quest’ultimo di conoscere la storia del prodotti e gli elementi che li rendono unici. La trasparenza sulle informazioni fornite tramite le etichette è fondamentale sia per le imprese sia per i consumatori, i quali sono particolarmente attenti nell’acquisto delle private labels. Un altro aspetto fondamentale delle pratiche di RSI messe in atto dalle aziende di Federdi- stribuzione è il costante impegno a mantenere dei rapporti di lunga durata con piccoli

e medi fornitori (70%) perché si traduce in un ampliamento dell’offerta delle catene distributive, riuscendo a predisporre degli spazi ad hoc per prodotti locali, regionali e biologici sempre più richiesti dai consumatori [Federdistribuzione]. Questa collabora- zione rappresenta un’opportunità di crescita anche per le PMI perché interpretando gli input forniti dalla GDO possono capire che un prodotto non è tale solo per le materie prime che lo compongono, ma sono essenziali la componente di servizio e quella di logistica in un contesto commerciale altamente competitivo. Infatti le PMI che rifor- niscono la GDO sono stimolate ad espandere la propria produzioni e i loro mercati di riferimento, migliorando i processi produttivi e intraprendendo nuove vie di sviluppo. Impostare il rapporto di fornitura in un’ottica di medio-lungo periodo consente ad en- trambe le parti di avere dei ritorni più fruttuosi in ragione degli investimenti effettuati [Federdistribuzione]. La selezione dei fornitori da parte della GDO è importantissi- ma per migliorare la qualità della propria offerta ed accontentare così i clienti: per il mantenimento degli standard concordati, la GDO sottopone periodicamente i fornitori ad un processo di auditing e in certi casi partecipa alla predisposizione delle migliorie per qualificare la performance dei propri partner. Le imprese che operano in contesti internazionali poco regolamentati selezionano i propri fornitori in base al codice etico, in modo da concordare degli standard minimi da rispettare (come ad esempio non uti- lizzare lavoro minorile, che in alcuni paesi è ancora diffuso) e innescare delle pratiche virtuose. Un esempio di questo fenomeno è la catena di ipermercati Auchan che, co- me viene riportato nel rapporto di Federdistribuzione, tra i suoi 5000 fornitori il 29.4% sono PMI quindi il 92% dei prodotti totali è “Made in Italy” [Federdistribuzione]. Nel 2011 sono stati venduti 12.000 prodotti locali grazie al successo del progetto “Sapori delle Regioni” che ha diffuso le tipicità locali a livello nazionale ed internazionale e il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali è stato rinno- vato per altri cinque anni, dal 2012 fino al 2017. Riguardo la valorizzazione dei prodotti locali all’estero, Auchan ha costituito un Ufficio Export dal 2009 tramite il quale dif- fonde questi prodotti in altri 11 paesi dell’Europa e dell’Asia, conseguendo nel 2011 un fatturato quadruplicato rispetto all’anno precedente a fronte di 581 tipicità locali esportate [Federdistribuzione]. Finora è emerso che la GDO contribuisce in maniera positiva al nostro sistema paese in quanto:

• genera una buona occupazione (il 23.1% ha meno di 30 anni e il 59% sono don- ne; l’88.7% ha un contratto a tempo indeterminato e il 62.9% ha partecipato ad almeno un giorno di formazione);

• tutela il potere d’acquisto;

• tramite i suoi investimenti crea un forte indotto;

• migliora la filiera produttiva e contribuisce allo sviluppo delle PMI; • rispetta i regimi fiscali;

• sviluppa nuove forme di pagamento;

• promuove la sicurezza dei prodotti e dei punti vendita; • modernizza il sistema distributivo nazionale.

Nei successivi paragrafi si cercherà di analizzare anche gli impatti negativi dell’attivi- tà svolta dalla GDO in modo da fornire una visione completa dell’operato di queste aziende.